AFTER ALL, I’M BORN THIS WAY. AND THAT’S OK.
Blaine era seduto a gambe incrociate sul letto di
Kurt, un grosso libro posato sulle ginocchia e gli occhi intenti a scorrere le
pagine; il professore di storia aveva dato loro da leggere un approfondimento a
scelta e il ragazzo aveva optato per un librone su Alessandro Magno. Certo, le
dimensioni erano quelle che erano, tuttavia la lettura era molto interessante.
Blaine non aveva niente di cui scoraggiarsi,
soprattutto perché stava tenendo le dita intrecciate a quelle di Kurt, sdraiato
a pancia in giù sul letto, vicino a lui, mentre era intento a sottolineare il
suo libro di scienze.
Il giovane
non poteva sperare di meglio.
Abbandonando
il libro per un secondo, si perse nell’osservare il fidanzato al suo fianco. Ci
aveva messo parecchio a convincerlo a sdraiarsi sul letto – Kurt non voleva
assolutamente stropicciare il copriletto – ma ci era infine riuscito quando
aveva pronunciato le parole tenerci per
mano.
Gli mancava
immensamente.
Kurt era
tornato al McKinley solo da due giorni, e Blaine già
non sopportava il fatto di non potersi sedere vicino a lui durante le lezioni,
sfiorare il suo ginocchio con il proprio, facendolo arrossire in quel modo
adorabile che amava tanto, o passare la pausa pranzo a chiacchierare degli
ultimi articoli del nuovo numero di Vogue, le dita intrecciate sotto il tavolo
e gli occhi luminosi che non si lasciavano un secondo.
Blaine rilasciò un sospiro, dandosi dello stupido:
se solo si fosse accorto prima dei sentimenti che provava per Kurt, avrebbero
avuto molto più tempo da passare insieme.
Tuttavia
sapeva che Kurt ora era felice. Aveva passato circa mezzora prima a parlare del
nuovo compito affidato loro dal Mr Schuester, qualcosa che aveva a che fare con il nuovo inno
di Lady Gaga, Born this way.
Kurt,
sentendolo sospirare, si voltò verso di lui e si scontrò con i suoi occhi. Per
un attimo annegò in quelle iridi caramellate per cui aveva perso la testa sin
dal primo momento in cui le aveva viste, poi però si riscosse e sorrise.
“Blaine, perché mi stai guardando?” chiese con una punta di
malizia nella voce – il massimo che riusciva a permettersi finora.
L’interpellato
alzò le spalle, sorridendogli di rimando. “Pensavo.”
“A cosa?”
chiese Kurt, curioso e con una punta di preoccupazione.
Blaine si spostò, lasciandogli la mano e
sdraiandosi al suo fianco, a pancia in giù esattamente come l’altro, con la
testa voltata nella sua direzione.
“Al fatto
che mi manchi.” Buttò fuori, non riuscendo più a trattenersi.
Kurt sorrise
dolcemente al suo fidanzato e una sua mano corse ad accarezzargli i capelli,
giocando con i suoi ricci liberi dal gel. Adorava quando li lasciava così,
poteva scompigliarli e passarci le dita in mezzo senza preoccuparsi di
spettinarlo troppo o di ungersi le mani.
Blaine sospirò e chiuse gli occhi al suo tocco,
muovendo appena la testa contro la mano di Kurt. In quei momenti si sentiva
straordinariamente rilassato, ma allo stesso tempo si sentiva ribollire il
sangue nelle vene, desideroso di avere di più.
Per stare
più comodo, Kurt si girò su un fianco, e fu subito imitato da Blaine, che si avvicinò un po’ a lui, posandogli
delicatamente una mano sulla spalla. Sapeva quanto Kurt fosse pudico e quando
stava con lui si muoveva sempre come se stesse camminando sulle uova: un passo
affrettato, e avrebbe rotto tutto. E lui non aveva affatto l’intenzione di
spaventarlo.
Tuttavia
Kurt, sorprendendolo non poco, si avvicinò ancora di più, annullando ogni
distanza tra loro e posando le labbra sulle sue. Il moro si sentì
improvvisamente andare a fuoco – capitava tutte le volte che le loro labbra si
sfioravano, come se ogni volta che lo baciava, fosse la prima – e rispose al
bacio, facendo scivolare una mano sulla schiena di Kurt.
Sospirò
felice quando sentì la lingua di Kurt premere gentilmente contro le sue labbra,
invitandolo ad aprirle. Le loro lingue si sfiorarono e iniziarono a
intrecciarsi, dando vita a una danza che aveva come ritmo quello dei loro
respiri.
Respiri che
si facevano via via più pesanti e affaticati.
Preso dall’impeto
del momento, il soprano si fece ancora più vicino a Blaine,
facendo in modo che i loro petti si scontrassero – la sua mano tra loro, posata
all’altezza del cuore dell’altro.
Bisognoso di
aria, il moro si staccò e scese a succhiare la mandibola e poi il collo di
Kurt, lasciando baci sempre più umidi. Kurt sentì un gemito nascere in fondo
alla sua gola e, chiudendo gli occhi e stringendosi più forte a Blaine, lo lasciò uscire.
Sentendo il
verso appena emesso dal suo fidanzato, Blaine non
riuscì più a trattenersi e, spinto dall’euforia e dall’adrenalina che gli
scorreva veloce nelle vene, fece scontrare il suo bacino con quello di Kurt.
Quest’ultimo si sorprese, non tanto nel sentire l’erezione di Blaine, quanto piuttosto nel sentire la propria.
Si staccò
velocemente dal suo ragazzo, allontanandosi fino a trovarsi sul bordo del
letto, un’espressione colpevole sul volto, quasi come se dovesse chiedere scusa
per la reazione più che naturale avuta dal suo corpo. Ma così si sentiva Kurt:
colpevole. E spaventato.
“Blaine… io… scu-”
provò a dire, ma venne subito interrotto.
“No, non
devi chiedere scusa.” Sussurrò, avvicinandosi a lui con le mani sollevate, come
a volerlo tranquillizzare.
Blaine sapeva bene cosa pensasse il suo fidanzato a
proposito del sesso, perciò poteva immaginare quanto Kurt si sentisse sconvolto
e spaventato da ciò che era appena successo. Tuttavia, era stato meraviglioso
sentirlo così vicino e partecipe – non era mai successo che si lasciasse andare
così tanto. E voleva fargli capire che non c’era niente di male nel provare
certe sensazioni, fisicamente ed emotivamente.
Kurt in quel
momento lo stava guardando preoccupato, con le guance rosse e i capelli un po’
fuori posto. Blaine cercò di trasmettergli attraverso
lo sguardo la sua tranquillità, avvicinandosi ancora di più, finché riuscì a
stringere le sue mani.
“Kurt, devi
stare tranquillo d’accordo? Non farò nulla che tu non voglia.” Tentò Blaine, senza osare muoversi ancora. Sentiva le mani di
Kurt tremare, strette tra le sue.
“Lo so…”
A Blaine si spezzò il cuore vederlo così. Non sapeva cosa
dire per farlo stare meglio, e sapeva che un discorso sul sesso ora era da
escludere: doveva parlargliene quando sarebbe stato tranquillo, cosa che di
certo non era ora.
Voleva
stargli vicino però, fargli capire che non era arrabbiato con lui e che ci
sarebbe sempre stato, qualsiasi cosa fosse successa. E aveva in mente un solo
modo per dimostrarglielo, anche se aveva bisogno del suo permesso.
“Posso
abbracciarti?”
Kurt non potè dirgli di no, anche perché non voleva: si fidava di
lui, e mentre il suo ragazzo – il suo stupendo, meraviglioso ragazzo – lo
abbracciava, Kurt si lasciò andare contro la sua spalla, inspirando il suo
profumo e pensando.
La verità
era che Kurt non si fidava di se stesso.
Prima che il
suo rapporto con Blaine evolvesse in una relazione,
non riusciva ad immaginarsi in intimità con qualcuno, né che il suo corpo
avrebbe mai potuto rispondere a certi stimoli.
Però tutto
era cambiato da quando stava con Blaine. Sentiva il
bisogno crescente di toccarlo, di avere un qualsiasi tipo di contatto con lui;
ed era stato inevitabile che il suo corpo reagisse in quel modo.
Blaine gli piaceva.
Aveva sempre
saputo che gli piacevano i ragazzi, ma a un livello platonico. A quanto pare
però, non solo a quel livello.
“Vuoi che ci
rimettiamo a studiare?” domandò Blaine, inconsapevole
dei pensieri del ragazzo che stava stringendo a sé.
“No, ancora
no.” Si strinse ancora di più a Blaine, sfidando ogni
legge fisica – quasi poteva entrare
dentro di lui per quanto gli era vicino. “Mi piaci, Blaine.”
Affondò il viso nel suo collo, sentendosi andare a fuoco.
Il moro
ridacchiò, “Anche tu.”
“Io intendevo… che mi piaci… in tutti
i sensi.” Spiegò il soprano profondamente imbarazzato, sperando che Blaine capisse.
E fu così.
Kurt lo intuì quando Blaine voltò lentamente il viso
verso di lui e iniziò a respirargli tra i capelli, e poteva sentire il suo
cuore battere veloce contro il proprio.
“Non credo
ci sia bisogno che ti dica che per me è lo stesso.” rispose il più basso, dopo
quelli che parvero secoli, con voce roca.
Stranamente,
invece che sentirsi in imbarazzo, Kurt si sentì lusingato; così ridacchiò e,
seppur malvolentieri – aveva ancora due capitoli da studiare entro domani – si
separò dal suo fidanzato, lasciandogli però un casto bacio sulle labbra.
“No… e mi hai anche aiutato per il compito del Glee.”
“Davvero?”
chiese Blaine, alzando un sopracciglio.
*
Il giorno
dopo, Kurt stava attendendo l’arrivo di Blaine,
stringendo tra le mani una maglietta bianca. Non appena lo vide posteggiare
l’auto davanti al suo giardino, si precipitò alla porta, ancora con il sorriso
che gli aveva rivolto Mss Pilsbury in testa, quando le
aveva detto cosa scrivere sulla maglietta.
Aprì la
porta prima ancora che Blaine schiacciasse il
campanello e sorrise quando i suoi occhi si scontrarono con quelli luminosi del
suo fidanzato.
“Ehi.” Disse
il moro, facendo un passo dentro casa e stringendo Kurt in un abbraccio. Questi
si lasciò abbracciare e poi lo trascinò su per le scale, diretto verso camera
sua, dove nessuno avrebbe potuto disturbarli.
Quando Kurt
si chiuse la porta alle spalle, si girò verso Blaine
con un sorriso a trentadue denti e disse tutto d’un fiato, “Devo farti vedere
una cosa! Tu sta’ qui!”
Dopodiché si precipitò in bagno a infilarsi la
maglietta – si vergognava a svestirsi di fronte a Blaine.
Quest’ultimo
rimase nella stanza di Kurt, un sorriso sulle labbra e la solita euforia che
scorreva nelle vene, la stessa che provava ogni volta che si trovava in sua
compagnia. Tuttavia il sangue nelle sue vene si gelò quando Kurt fece la sua
comparsa nella stanza, indossando una maglietta bianca su cui spiccava la
scritta nera LIKE BOYS.
Non ci
andava molto che era stata quella la scelta di parole da mettere per il compito
del Glee Club.
Rimase
paralizzato a fissarlo, non tanto concentrato su quanto quella maglietta
fasciasse il torace di Kurt, mettendo in risalto il suo corpo mozzafiato,
quanto più che altro sulla scritta.
Kurt aveva
intenzione di girare per la scuola con quella maglietta?
Non che
tutti già non sapessero delle sue preferenze sessuali, ma questo era solo un
incentivo a far sì che gli potessero dare fastidio; e anche se Karofsky aveva promesso che non gli avrebbe più fatto del
male, c’erano molti altri ragazzi che avrebbero potuto farlo. E né il giocatore
di football, né Santana avrebbero potuto aiutare il suo Kurt.
Alzò il viso
verso quello del suo fidanzato, che sembrava molto fiero della sua maglietta: i
suoi occhi brillavano così tanto che sembrava di osservare il mare sotto il
sole di mezzogiorno.
“Vuoi
mettere quella?” sussurrò, non riuscendo a contenere la paura che invase il suo
tono di voce.
Vide subito
Kurt farsi serio e fissarlo, senza capire cosa stava evidentemente passando per
la testa di Blaine.
“Sì, mi pare
sia piuttosto ovvio. Perché, non ti piace?” Kurt si strinse le braccia al
petto, in attesa di una risposta. Non capiva come mai Blaine
stava avendo quella reazione: pensava che avrebbe gioito con lui. D’altronde,
era stato proprio lui a insegnargli ad avere coraggio e a comportarsi per
quello che era, senza tener conto dei giudizi malevoli degli altri.
“No, no, mi
piace!” esordì il moro, alzando le mani, “Ma non mi pare il caso di metterla al
McKinley.”
Kurt proprio
non capiva e stava iniziando ad alterarsi: aveva davvero sperato che Blaine condividesse la sua felicità, e ora sentiva montare
dentro di sé una rabbia non indifferente. “Perché no? Questo è il compito della
settimana, e la cosa di cui mi sono sempre vergognato e che da poco ho imparato
ad accettare, è proprio la mia… diversità.”
“Ok, Kurt,
ho capito. E sono fiero di sentirti dire tutte queste cose, ma…
non ti sembra che così facendo rischi solo di ‘svegliare il cane che dorme’?”
disse Blaine, anche lui richiudendosi a riccio su se
stesso dopo il tono duro che Kurt aveva appena usato.
“Se ti stai riferendo a David, sai bene che non
ha più fatto niente né contro di me, né contro altri.”
“Non mi sto
riferendo soltanto a lui: ci sono altre persone che possono farti del male.” Blaine proprio non capiva come Kurt non potesse comprendere
quanto quel gesto avrebbe potuto essere pericoloso per lui.
La reazione
di Kurt tuttavia lo sorprese non poco: alzò le braccia al cielo, iniziando a
misurare la stanza con ampie falcate, urlandogli contro. “E così tu credi che
io, solo per evitare che qualche bullo mi infastidisca, non dovrei indossare
questa maglietta? E dov’è finito tutto il tuo ‘coraggio’?”
Sentendosi
punto sul vivo, anche Blaine reagì urlando, “Già, e
infatti dove ha portato il fatto che io ti abbia detto di avere coraggio? Karofsky ti ha prima baciato e poi minacciato di morte!”
Kurt boccheggiò
ma, preso dalla rabbia del momento, decise di non dar peso alle parole di Blaine e di
continuare la sua filippica. “Sei stato proprio tu a darmi l’idea! Questa frase
significa anche che ho capito che sono interessato ai ragazzi anche dal punto
di vista fisico.”
Accantonò
l’improvviso imbarazzo che minacciava di prenderlo alla fine di quella frase e,
spostando gli occhi sul pavimento – abbandonando quindi quelli di Blaine, che per un attimo lo avevano fissato, incantati –
continuò, “E ora devo sentirmi dire dal ragazzo che mi ha aiutato ad accettare
tutto questo, che mi ha insegnato ad essere forte e a combattere per ciò che
sono, che non posso girare per la scuola con questa maglia.”
Nella stanza
scese un silenzio innaturale. Non c’era mai stato un silenzio del genere tra
loro; avevano provato il silenzio imbarazzato, quello che aveva seguito il loro
primo bacio, il silenzio di quando non c’è nulla da dire, ma si sta bene così,
semplicemente con la presenza dell’altro al proprio fianco. Ma mai c’era stato
un silenzio così carico di tensione.
La paura di Blaine che qualcuno potesse fare del male a Kurt passò in
secondo piano nel sentire quelle parole, sentì quasi il suo cuore creparsi, e
aveva in mente solo una frase, “Mi dispiace averti deluso.”
Si voltò e
uscì dalla stanza, pregando con tutto se stesso che Kurt lo raggiungesse e gli
chiedesse scusa. Non capiva che era semplicemente preoccupato per lui?
Preoccupato che potessero fargli del male?
Il pensiero
di Kurt, ferito – esteriormente o interiormente, non gli importava – lo
perseguitava.
Tuttavia Kurt
non venne; non gli corse dietro pregandolo di fermarsi e giurandogli che non
avrebbe indossato quella maglia. Non lo fermò.
Mentre
guidava verso la Dalton, pensò alle parole di Kurt. Non poteva credere che
pensasse certe cose, che avesse frainteso tutto. Perché Blaine
era fiero di ciò che era.
Vero?
*
L’esibizione
del Glee era appena finita; Mr
Schuester aveva abbandonato l’auditorium seguito da Mss Pilsbury, mentre i ragazzi si
erano attardati a scambiare ancora quattro chiacchiere.
Kurt era
tutto solo in un angolo, seduto alla batteria, lo sguardo fisso davanti a sé,
rigirandosi le bacchette tra le mani; ripensava alla lite avuta con Blaine il giorno prima. Da allora, non si erano più
sentiti.
Aveva sempre
pensato che Blaine fosse forte, e anche se aveva
capito da tempo che non era perfetto come pensava – come dimenticarsi quei
giorni di smarrimento in cui credeva di essere cotto di Rachel Berry? - aveva sempre avuto la certezza che si
accettasse per ciò che era.
Inoltre sapeva
che il problema non era soltanto la sua preoccupazione che potesse accadergli
qualcosa – infatti nessuno aveva fatto battute, anzi, con ogni probabilità non
lo avevano neanche visto.
Avrebbe
voluto aiutarlo, ma questo avrebbe significato andare da lui e scusarsi per
primo per aver alzato la voce; tuttavia il suo orgoglio non voleva sentire
ragioni: sarebbe stato Blaine a tornare da lui.
Però erano
passate più di ventiquattro ore dalla loro lite e non aveva ricevuto ancora
nessuna notizia da parte del suo fidanzato. Iniziava a spaventarsi. E se non lo
avesse voluto più? E dopo quello scontro, cos’erano loro? Erano ancora
fidanzati?
Sospirò,
affranto, senza accorgersi di Mercedes e Tina che lo avevano raggiunto e che lo
stavano ora fissando, domandandosi che cosa avesse.
“Tesoro,
stai bene?” chiese la prima, posizionandosi di fianco a Kurt, che alzò gli
occhi ormai lucidi di pianto verso di lei.
“No,
affatto. Ho litigato con Blaine.” Piagnucolò il
soprano, cercando di trattenere le lacrime.
In men che non si dica, Kurt si trovò circondato da tutti i
suoi amici del Glee Club – esclusa Santana, che non
si era ancora fatta vedere – intento a raccontare loro cos’era accaduto il
pomeriggio prima tra lui e Blaine. Non sapeva perché,
non era da lui parlare delle sue cose private così, in pubblico, ma sentiva che
solo loro avrebbero potuto aiutarlo in quella situazione.
“E così se
n’è andato. E non lo sento da ieri.” terminò con un filo di voce.
I ragazzi si
guardarono tra loro, sorpresi dal racconto, finché Rachel prese parola per
tutti – come al solito. “E’ strano…”
“Già,”
aggiunse Finn, “Magari era davvero spaventato dal
fatto che qualcuno avrebbe potuto farti male.”
“Oh, li
avrei presi a pugni prima.” Disse Puck serrando i
pugni.
“Ho sempre pensato
che Blaine fosse… fiero di
ciò che è.” Proseguì Rachel.
Una voce
alle loro spalle li interruppe.
“Magari non
lo è del tutto.”
Si girarono
verso il punto da cui era provenuta la voce; dalla penombra uscì Santana.
Camminava verso di loro con passo spavaldo come al solito; riuscivano a vedere
il bordo della maglietta bianca, ma non potevano leggere cosa c’era scritto,
poiché teneva i bottoni della giacca chiusi.
“Finito di
pomiciare con Karofsky?” le chiese Sam, ma non
degnato neanche di uno sguardo dalla ragazza ispanica, che proseguì il suo
percorso finché non si trovò di fronte a Kurt.
“Lui ha
degli amici che lo accettano per ciò che è, ma questo non significa che anche
altre persone altrettanto importanti lo facciano. Che rapporti ha con i suoi
genitori?”
Al solo
sentire quella semplice domanda, Kurt si diede dello stupido. Come aveva fatto
a non pensarci prima? Sapeva che i rapporti tra Blaine
e il padre in particolare non erano dei più rosei. Tuttavia pensava che a Blaine non importasse, che fosse forte abbastanza da
scrollarsi di dosso l’incapacità di comprensione del padre.
“Pessimo,
soprattutto col padre.” Sussurrò, più a se stesso che agli altri.
“Eccoti
spiegata la sua reazione allora. Inoltre doveva davvero essere preoccupato per
te; ti ricordo che ho visto la sua reazione la sera dei negletti.” Rispose
Santana, riferendosi a quando Blaine aveva spinto
David per difendere Kurt.
C’era ancora
qualcosa che non convinceva Kurt. Doveva essere successo qualcos’altro,
qualcosa che Blaine non gli aveva ancora detto.
Però era
certo di una cosa: voleva che Blaine capisse davvero
il messaggio di quella canzone – e delle loro magliette – voleva aiutarlo. Per
molto tempo era stati Kurt a cercare l’aiuto di Blaine,
e ora era giunto il momento di dargliene un po’ in cambio.
“Questo non
vuol dire che non sia forte.” Santana interruppe il filo di pensieri di Kurt.
Già, aveva
ragione: Blaine era forte. Aveva dovuto affrontare il
disprezzo del padre – e non solo quello. Aveva solo bisogno di qualcuno che gli
ricordasse quanto non ci fosse niente di sbagliato per essere nato com’era.
Un sorriso
si aprì sul viso di Kurt. Sapeva come fare a risolvere il problema, ma aveva
bisogno di una mano da parte di tutti i suoi amici.
“Ragazzi, ho
un’idea!” esordì euforico.
*
Blaine camminava per i corridoi della Dalton, la
borsa a tracolla piena di libri che pendeva lungo un fianco, sovrappensiero.
Non aveva
mai litigato prima d’ora con Kurt, se si escludeva la loro lite al Lima Bean
dopo la festa di Rachel. In quel caso, a mente lucida, si rimproverò perché si
sentiva come se avesse tradito la fiducia di Kurt. Questa volta si sentiva
esattamente come pochi mesi prima, solo che era molto peggio.
La verità
era che vedere Kurt con quella maglia, gli aveva fatto venire in mente un’altra
occasione in cui era stata ostentata una preferenza del genere in un ambiente
non proprio tollerante. Era stata ostentata da lui stesso, pochi anni prima,
quando aveva deciso di andare al ballo organizzato dal suo vecchio liceo in
compagnia di un suo amico.
Ricordava
ancora il sapore del sangue che gli inondava la bocca e lo scricchiolio delle
sue costole incrinate al contatto con l’asfalto.
Non sentiva
Kurt dal giorno prima e iniziava a sentire seriamente la sua mancanza; sapendo
inoltre quanto orgoglioso fosse il soprano, sapeva che avrebbe dovuto con ogni
probabilità fare lui la prima mossa. Avrebbe dovuto semplicemente dirgli la
verità su quello che gli era successo; effettivamente si domandava perché non
l’avesse ancora fatto.
Forse perché
non voleva mostrarsi debole agli occhi di Kurt.
Improvvisamente,
andò a sbattere contro la schiena di Wes davanti a
lui, che stava parlando allegramente con David.
“Wes, cosa…?”
Le parole
gli morirono in gola quando capì perché Wes si era
fermato nel bel mezzo del corridoio, smettendo di parlare. Seguendo il suo
sguardo, gli occhi si posarono su un gruppetto di ragazzi che davano abbastanza
nell’occhio dal momento che non indossavano la divisa; un gruppetto di ragazzi
che Blaine conosceva bene. E, tra quel gruppo di
ragazzi che adesso si stavano guardando attorno a bocca spalancata, ammirando
la sfarzosità dei corridoi di quella scuola, spiccava il suo ragazzo, che stava
sorridendo nella sua direzione.
Il cuore gli
balzò nel petto quando lo vide lì, sorridente.
Aprì la bocca per parlare, ma Kurt lo interruppe e lasciò uscire la sua voce
cristallina, modulando il suo tono in modo da attirare l’attenzione di tutti i
presenti.
“Blaine, mi dispiace davvero tanto per la nostra
incomprensione di ieri. So che sei forte, volevo solo che lo ricordassi anche
tu.” Kurt sorrise e fece un cenno ai suoi amici, che si disposero abbastanza
distanti da lui.
Solo ora Blaine notò che dei mobili erano stati spostati e incrociò
lo sguardo di Jeff e Nick, che ridacchiavano, poco distanti dalle New Directions. Evidentemente dovevano aver dato loro una mano
a Kurt per organizzare tutto quello.
Il suo
ragazzo nel frattempo si era posizionato al centro del corridoio; gli occhi di
tutti i presenti erano fissi su di lui. Una piccola parte del cervello di Blaine notò il suo abbigliamento e la sua pettinatura,
apprezzando, ma era soprattutto concentrato sul suo volto e sui suoi occhi
cristallini che non avevano ancora lasciato i suoi.
“E sappi che
non mi hai deluso… Non potresti mai farlo.”
Ad un altro
suo cenno, la musica uscì dallo stereo che usavano di solito per fare le prove
dei Warblers e Kurt cominciò a cantare.
It doesn't matter if you love him or capital H-I-M
Just put your paws up
'Cause you were born this way, baby
Tina e Mercedes, che nel frattempo gli si erano
avvicinati, aprirono la sua camicia spessa a quadri rossa e nera che stava
indossando, rivelando la stessa maglietta che Blaine
aveva visto solo il giorno prima. Ora però, c’era una scritta aggiuntiva. Sotto
LIKES BOYS spiccavano, scritte chiaramente a mano e con un pennarello
indelebile, le parole ESPECIALLY BLAINE.
Blaine sentì un fischio di approvazione provenire da alcuni
dei ragazzi in divisa, ma non si
lasciò distrarre da essi; era troppo concentrato su Kurt, che ballava in mezzo
al corridoio, accompagnato dalle sue due amiche.
My mama told me when I was young
We are all born superstars
She rolled my hair and put my lipstick on
In the glass of her boudoir
Le New Directions stavano
rifacendo la coreografia che avevano provato prima in auditorium e sembrava si
stessero divertendo tantissimo. Blaine riusciva a
intravvedere ciò che c’era scritto sulla maglietta di Mercedes, ma non se ne
curò più di tanto. Era completamente assorbito da Kurt e dalle parole che
stavano venendo fuori dalla bocca di Tina.
There's nothin' wrong with lovin'
who you are
She said, 'cause He made you perfect, babe
So hold your head up, girl and you you'll go far
Listen to me when I say
A Blaine sembrava quasi di non riuscire a ragionare
lucidamente, ma allo stesso tempo il suo cervello stava lavorando
freneticamente.
Trovava che
Kurt fosse estremamente sexy così conciato, e se questo bastava a distrarlo, le
parole cantate ora da Mercedes gli stavano entrando dentro, ricordandogli una
cosa che aveva dimenticato.
I'm beautiful in my way
'Cause God makes no mistakes
I'm on the right track, baby
I was born this way
Don't hide yourself in regret
Just love yourself and you're set
I'm on the right track, baby
I was born this way
Ormai tutti
i membri delle New Directions stavano cantando e Blaine deglutì quando si rese conto che quella canzone era
diretta proprio a lui.
Non sapeva
se sorridere di fronte a quella improvvisata – non tanto diversa dopotutto da
quella che lui e i Warblers avevano fatto a scuola da
Kurt neanche una settimana prima – o se lasciare uscire le lacrime che sembrava
minacciassero di uscire.
Perché si
rese conto che Kurt aveva ragione.
Don't be drag, just be a queen
Whether you're broke or evergreen
You're black, white, beige, chola descent
You're Lebanese, you're orient
Whether life's disabilities
Left you outcast, bullied or teased
Rejoice and love yourself today
'Cause baby, you were born this way
Lo stesso
Kurt che proprio in quel momento stava cantando a voce alta, dopo essersi
appena tolto la camicia e averla lanciata verso di lui, aveva avuto ragione per
tutto questo tempo.
Nonostante Blaine si mostrasse sempre forte e fiero di quello che era
– e in realtà lo era, davvero – c’era ancora qualcosa di sé che non riusciva a
superare, qualcosa che lo abbatteva a terra. Una piccola parte di sé desiderava
ancora essere una persona normale, perché almeno così avrebbe avuto l’affetto
di suo padre e non sarebbe stato costretto a patire ciò che aveva patito.
No matter black, white or beige
Chola or orient made
I'm on the right track, baby
I was born to be brave
I'm beautiful in my way
'Cause God makes no mistakes
I'm on the right track, baby
I was born this way
Don't hide yourself in regret,
Just love yourself and you're set
I'm on the right track, baby
I was born this way
Si erano tutti tolti il maglione, o la felpa, o la
camicia che indossavano, rivelando la scritta sulle loro magliette. Blaine
buttò loro un’occhiata veloce e scivolò da un CAN’T DANCE di Finn per finire a un CONFUSED BITCH di Santana, le cui
parole, a differenza di quelle degli altri, erano scritte a mano.
Blaine aveva quasi le lacrime agli occhi e invidiava i
ragazzi di fronte a lui, che non si vergognavano di mostrare a tutti quegli
sconosciuti le loro debolezze. E così giurò a se stesso che un giorno sarebbe
riuscito a dire tutto a Kurt, di riuscire ad avere il coraggio di lasciarsi
alle spalle il disprezzo del padre e quel brutto ricordo del suo ballo
scolastico.
Ooh, there ain't no other way, baby, I was born this
way
Baby, I was born this way
Ooh, there ain't no other way, baby, I was born this
way
right track, baby, I was born this way
I was born this way, hey
I was born this way, hey
I'm on the right track, baby, I was born this way, hey
I was born this way, hey
I was born this way, hey
I'm on the right track, baby, I was born this way, hey
Mentre la canzone volgeva al termine, Blaine strizzò più volte gli occhi, per evitare di
piangere; nel frattempo sorrideva a Kurt – che non aveva mai smesso di
guardarlo per tutta la durata della canzone – e sentiva il cuore battere più
veloce del normale.
Provò un improvviso moto di orgoglio nei confronti del
suo ragazzo; era così diverso da quel ragazzo fragile che aveva incontrato per
la prima volta sulle scale della Dalton. Ma non aveva cambiato nient’altro: era
sempre lo stesso ragazzo di cui si era innamorato, senza saperlo, sin dalla
prima occhiata.
Il pensiero che quel ragazzo meraviglioso fosse suo,
fece fare le capriole al suo stomaco.
La canzone era finita e le New Directions
vennero salutate con un caloroso applauso da parte di tutti gli studenti che la
musica aveva attirato nell’ampio corridoio.
Tuttavia Kurt sembrò non rendersene conto: i suoi
occhi erano fissi su Blaine e sapeva, anche senza il
bisogno di parlare, che aveva capito.
Senza dire o fare altro, si fiondarono l’uno tra le
braccia dell’altro, stringendosi in un caloroso abbraccio, che sapeva di pace
ritrovata e confidenza.
“Scusami.” Sussurrò Kurt con il viso nascosto nelle
pieghe del collo di Blaine.
“No, scusami tu. A volte dimentico che non c’è nulla
di sbagliato in me.” Rispose a sua volta Blaine,
accarezzandogli i capelli distrattamente.
La gente attorno a loro li osservava, chi incantata,
chi imbarazzata, chi semplicemente adorante. Se i Warblers
avevano visto crescere il loro rapporto sempre di più – e avevano inoltre
capito che ciò che li legava andava oltre all’amicizia molto prima dei diretti
interessati – i ragazzi del McKinley erano semplicemente felici di vedere che
Kurt avesse finalmente trovato qualcuno da amare e che lo amasse a sua volta.
Kurt e Blaine invece
sembravano non far caso a tutti gli occhi puntati su di loro, erano persi nella
loro bolla personale, felici dell’essersi chiariti e ritrovati.
“Grazie Kurt.” Disse Blaine
sospirando, lasciando un bacio tra i suoi capelli.
Kurt non rispose: si limitò a stringersi ancora di più
al suo ragazzo, sorridendo contro la sua pelle.
Quando, dopo qualche secondo, si staccarono, Blaine prese un profondo respiro e disse, “Dovrò… dirti delle cose… cose che
ancora non sai.” Si sorprese di quanto faticava a parlare.
Kurt gli posò un dito sulle labbra, arrossendo subito
dopo per quel gesto un po’ avventato, e disse, “Lo farai quando ti sentirai
pronto.”
Il moro lo ringraziò con gli occhi, poi il suo sguardo
fu attirato verso il basso, sulla scritta della maglietta di Kurt. Sapeva
quanto doveva essergli costato aggiungere le ultime due parole e questo lo
faceva essere ancora più fiero di lui.
Rialzò gli occhi verso Kurt, sorridendo
maliziosamente. “Sai, la maglietta mi piaceva anche prima; però la preferisco
adesso.”
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Il personaggio di Blaine mi ha sempre incuriosita molto.Per quanto si mostri forte e fiero di ciò che è, ha degli scheletri nell’armadio – il rapporto con il padre e l’episodio
del suo ballo scolastico al vecchio liceo – che in questa puntata non erano ancora venuti fuori.
Inoltre, come potevo non cogliere al volo l’occasione di far esibire le New Directions alla Dalton?? xDDD
Scritta per un contest.
Spero vi sia paciuta! =)
Pachelbel