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Autore: Eledhel    02/09/2011    3 recensioni
[Garou]
Questa è una storia dedicata a Garou, cantante canadese che adoro in tutti i sensi, molto famoso in Francia e in altri paesi del mondo tranne l'Italia ahimè! Parlerà di una ragazza italiana che decide di allontanarsi il più possibile dal suo paese dopo essere stata tradita dal proprio ragazzo. A voi scoprire come andrà avanti!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti i miei nuovi e vecchi lettori! :D
Eccomi qua con la mia terza FF nata dopo un tuffo nei vecchi ricordi! In effetti è da anni che conosco questo cantante molto famoso in Canada, Francia e altri paesi del mondo, l'ho poi abbandonato per un po' per poi ritornare ad amarlo più di prima dopo la mia vacanza a Parigi.
Si chiama
Garou, vero nome Pierre Garand, occhi di ghiaccio sorriso solare e voce da mozzare il fiato! Se vi dovesse capitare di fare un giretto su youtube andate ad ascoltarlo!
Per quanto riguarda la storia, invece, ho deciso di i
ntitolarla con il titolo di una sua canzone "Que l'amour est violent" "L'amore è violento", e così sarà per i titoli di ogni capitolo della storia, ho scoperto che ce n'è parecchi che sono perfetti! ;D
Mi scuso già con chi sa il francese meglio di me, ma sono una frana nello scritto, accetto ogni aiuto possibile! Per chi invece non lo masticasse per niente metto le traduzioni della frasi più lunghe nelle note a piè di pagina.
Ma ora vi lascio, ho già scritto troppo! Spero vi piaccia come inizio!
BUONA LETTURA!!

Ah, ecco due foto di Pierre.
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1. Ton premier regard1
 
Fleur venticinquenne italiana, capelli lunghi neri e mossi, quasi ricci e intensi occhi marroni venati di verde era imbarcata sull’aereo per Parigi in partenza da Montreal. Decise di andare in Canada dopo aver scoperto il suo ragazzo tradirla nella casa in cui convivevano dopo una relazione durata sette anni. L’aveva letteralmente mandato a fanculo senza neanche dargli il tempo di replicare e dopo aver preparato le valige si era recata all’aeroporto; il primo nome che lesse fu Montreal.  Ora, dopo aver passato un mese in giro per il Canada era giunto il momento di ripartire, ma non se la sentiva ancora di rientrare in Italia e vedere la faccia da culo del fidanzato mentre implorava il suo perdono, sapeva che l’avrebbe attesa sotto casa, così decise di fare una piccola deviazione per Parigi. Non era una grande amante dei francesi, li trovava antipatici e poco cordiali, ma desiderava da sempre visitare quella città così magica, così perché non unire l’utile al dilettevole?
Era seduta lato finestrino in business class, voleva trattarsi bene durante quel viaggio. La poltrona era comodissima, appena si fu seduta si rilassò al punto di addormentarsi, ma non lo fece, voleva godersi il decollo, la sua parte preferita del viaggiare in aereo. Tirò fuori una rivista di gossip tra le dieci che aveva preso dal giornalaio dell’aeroporto per affrontare le sette ore di volo che l’attendevano, e iniziò a sfogliarla guardando soprattutto le immagini. Capiva poco il francese, l’aveva studiato alla bene e meglio a scuola, ma il tanto che bastava per sopravvivere un mese da sola in Canada, aiutandosi anche con un po’ d’inglese. L’aereo era praticamente al completo, solo il posto accanto a lei era vuoto. Ad un tratto il vociare dei passeggeri alle sue spalle si trasformò in un leggero brusio, ma ci fece poco caso intenta com’era nel cercare di capire chi si fosse sposato con chi.
Un uomo si fermò nel corridoio davanti al posto vuoto accanto a lei. Lo guardò con la coda dell’occhio per non farsi notare; era molto alto e vestito con un paio di jeans, una camicia nera e una giacca dello stesso colore, in viso portava un paio di occhiali da sole. L’uomo posò il suo bagaglio nella cappelliera insieme alla giacca e si sedette pesantemente accanto a lei. Tolse gli occhiali e si girò a guardarla. “Bonjour.” La sua voce era molto scura e rauca, profonda.
“Bonjour.” Rispose la ragazza voltandosi verso l’uomo; due occhi azzurri come il ghiaccio la trafissero come due frecce. Fleur, imbarazzata da quello sguardo ritornò alla sua rivista. L’uomo fece un mezzo sorriso e guardò davanti a sé.
Il capitano e le hostess iniziarono il solito rituale di inizio volo. Fleur allacciò la propria cintura e così fece anche l’uomo accanto a lei. Lo guardò di sfuggita contenta di non aver iniziato una conversazione e si girò verso il finestrino per godersi la fase di decollo.
Una volta in quota la ragazza sorrise senza neanche accorgersene, pensando a come fosse così strano che un coso così enorme e pesante riuscisse a stare sospeso a mezz’aria!
“C’est tout ok?” Fleur si voltò sorpresa verso quella voce così particolare.
“Oh… oui.” L’uomo le sorrise e la ragazza si meravigliò ti quanto fosse gentile.
“Tu n’es ni canadienne ni française. C’est vrai?”2 disse l’uomo continuando a sorriderle. La ragazza contraccambiò annuendo “Mh mh.”
“English?” il sorriso dell’uomo si allargò.
“No no.” Fleur sorrise divertita.
“Mmmh… Dai tuoi lineamentti sembri italliana.” La ragazza stupita da ciò che aveva appena sentito rise allegramente. “Bravo! Ottimo intuito.”
“Ah ah! Lo sapevo! Amo l’Italia!” e concluse la frase con aria sognante. “Io sono Pierre, piascere!”
“Fleur.” Rispose la ragazza stringendo la mano dell’uomo che le aveva appena porto, era calda ed accolse la sua completamente da quanto era grande.
“Chiedo scusa per il mio francese ma non sono bravissima.” Disse la ragazza intimidita da quegli occhi glaciali.
“Oh, fa niente! Io un po’ so l’italiano. Non sc’è problema.”
“Bien!” esclamò la ragazza cercando di recuperare la rivista che le stava cadendo dalle gambe.
“Hai un bel nome.”
“Ah, grazie. L’ha scelto mia madre amante dei fiori, ma in italiano non le piaceva, così ha optato per il francese.” Rispose guardando il giornale.
“Viaggi per lavoro?” disse Pierre continuando a guardarla in viso. Fleur si girò e gli rispose nonostante non avesse voglia di parlarne, ma gli occhi dell’uomo la trafissero per la seconda volta.
“Oh no, svago più che altro. Il mio ragazzo mi ha tradita ed ho voluto allontanarmene il più possibile.” La ragazza riprese a guardare la rivista. Voleva chiudere quel discorso, non le andava a genio fare sette ore di conversazione con un uomo che la metteva un po’ in soggezione, causa occhi da infarto e voce tremendamente sexy.
“J’ai compris.” Disse Pierre. “Mi dispiasce.”
“A me no.” Rispose la ragazza sorridendo senza guardarlo.
Rimasero in silenzio per un po’, nel mentre venne servito il pranzo, niente di entusiasmante, il giusto per non rimanere a stomaco vuoto. Dopo un po’ che ebbero finito di mangiare, Fleur fece per andare alla toilette e Pierre si alzò dal proprio posto per farla passare senza smettere di guardarla.
Una volta chiusa la porta la ragazza sospirò; un flash dell’uomo che entrava in bagno insieme a lei baciandola con passione le annebbiò la mente. “Oh cavolo! Fleur, che cosa ti salta per la testa!” La ragazza si sciacquò abbondantemente il viso per togliere via quella visione così imbarazzante, prese fiato ed uscì da quel bagno angusto. Arrivata al proprio posto Pierre si rialzò per farla sedere. “Merci.”
“De rien.” La voce dell’uomo era ancora più profonda e rauca quando parlava la propria lingua. Ancora più sconvolgente. Fleur cercò di distrarsi guardando l’oceano dal finestrino.
“Ti dispiasce se mi addormento un poco? Viaggio molto per lavoro e sono un poco stanco.”     
Fleur guardò l’uomo cercando di sembrare il più naturale possibile. “Oh, sì! Tranquillo, dormi pure quanto vuoi!” Pierre la ringraziò con uno sguardo e un mezzo sorriso che le mozzarono il fiato.
Fleur si rigirò verso il finestrino mentre strani pensieri le passarono per la testa. “Oddio, ma che ti prende! Lo conosci appena, Fleur! Ma sì, vedrai che appena scenderai dall’aereo tutto passerà e non lo rivedrai più!” La ragazza si mise a contemplare l’oceano sotto di lei, non voleva addormentarsi, ma mancavano ancora quattro ore all’arrivo e l’acqua blu la rilassava parecchio. Appoggiò la testa al sedile e dopo aver guardato per un attimo Pierre ormai entrato nel mondo dei sogni, anche lei lo seguì addormentandosi a sua volta. Fu un sonno tranquillo, senza sogni, ma ad un tratto sentì una voce chiamarla.
“Fleur.” La ragazza non si mosse. Pierre le posò una mano sulla sua. “Fleur, svegliati. Sta iniziando l’atterraggio.” A quel tocco così caldo della mano dell’uomo la ragazza si risvegliò sedendosi meglio sulla poltrona. “Oddio, ma quanto ho dormito?”
“Parecchio, ma hai fatto bene, io non ci sono riuscito.” La ragazza imbarazzata arrossì palesemente. Pierre le sorrise notandolo. “Sarai da sola a Paris?”
“Sì, sola soletta per una settimana intera.” L’aereo toccò terra.
“Allora tieni questo.” Le porse un bigliettino da visita. “Chiamami per qualsiasi cosa.” I passeggeri iniziarono a recarsi all’uscita.
“Grazie.” Fleur prese il biglietto e Pierre si alzò dal suo posto per aiutarla a prendere la borsa dalla cappelliera. L’aereo era ormai semi vuoto e le poche persone rimaste si fermarono davanti alla porta a guardarli parlottando tra loro, ma entrambi non ci fecero caso.
“Allora ciao Pierre, e felice d’averti conosciuto.” La ragazza gli tese la mano per salutarlo.
“Il piacere è stato tutto mio.” Sembrava che la voce dell’uomo fosse ancora più scura, profonda e… sexy. Al contatto con la sua mano le tornarono in mente le sconvolgenti visioni avute prima.          
Fleur accennò un sorriso, il più normale che riuscisse a fare e si allontanò verso l’uscita. Arrivata al pullman che l’avrebbe portata all’aeroporto, si girò in direzione dell’aereo in cerca di qualche traccia dell’uomo, ma vide solo le hostess e gli ufficiali che parlavano tra loro. Possibile che fosse ancora dentro? Naaa… era di sicuro sceso, ma dov’era finito? Non ci pensò più di tanto, elettrizzata per la settimana che le si presentava davanti e salì sul pullmino.
Intanto Pierre, sceso dall’aereo e diretto ad un’uscita secondaria scortato da una guardia, ripensava a quella ragazza così graziosa e che non aveva la minima idea di chi fosse lui. Chissà se l’avrebbe chiamato. Chissà se avrebbe scoperto la sua identità durante la permanenza a Parigi.
Si ritrovò sovrappensiero come non faceva da anni. “Tu es vraiment une très belle fleur, ma chère!”3 sospirò senza accorgersi di essere udito dal bodyguard, e continuò a camminare in direzione dell’uscita dell’aeroporto cercando di non farsi riconoscere.

 
1 Il tuo primo sguardo
2“Non sei né canadese né francese. Vero?”
3 “Sei veramente un fiore molto bello, mia cara!”

   
 
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