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Autore: eleanor89    02/09/2011    11 recensioni
Gli amici di Cedric affronteranno l'ultimo anno di spensieratezza rimasto agli studenti di Hogwarts prima della guerra e dei Carrow, ma riusciranno comunque a mettersi nei guai in modi che non avevano neppure immaginato. Seguiteli tra strane pozioni, coppie neonate, incontri dettati dal destino e aggiunte inaspettate al loro già sgangherato gruppo!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Cedric's friends.'
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E questo è l’ultimo capitolo con epilogo.

Vi ringrazio ancora TUTTI, siete meravigliosi, e mi dispiace ribadire che ci sarà una lunga pausa per permettermi di scrivere l’anno successivo (e di dare esami nel frattempo).

Grazie, grazie davvero, e vi ricordo se siete su facebook che nel mio profilo c’è il link per il gruppo di facebook, nel caso vogliate comunicare con me a proposito di questa o altre storie o qualsiasi altra cosa.

Grazie davvero a tutti per le recensioni, il supporto e tutto!

Buona lettura!

 

 

 

 

20

 

«I Ravenclaw sono molto Gryffindor nel nostro anno.» osservò Megan, comprando i dolciumi dalla signora col carrello, «Qualunque cosa significhi.»

«Se non lo sai tu quello che significa…» commentò Wayne. «Quest’estate passerò spesso a trovarti.»

«Starò bene.» ribatté lei con un’occhiataccia che a lui ricordò i vecchi tempi e le valse una pacca sulla testa.

«Lo so, ma il padre di Michael è ancora sospettosamente a casa mia, e non voglio assistere a qualcosa di terribile come quello che penso che potrebbe accadere.»

Megan scoppiò a ridere, la prima risata dal ventitré giugno, e annuì comprensiva: «Fratellastro di Michael, ma te lo immagini? Minore, perdipiù.»

«Io sono qui, eh.» fece presente Michael, «Tra l’altro non ho capito cosa c’entra, mio padre è solo coinquilino di tua madre, sono diventati amici.»

«Oh, Michael…» sospirò Georgia, «Come farò l’anno prossimo senza la tua stupidità?»

«Ti scriverò! Ehi!»

Lei sorrise debolmente, col cuore a terra per via di Dorian. Era carino che tutti volessero tirarla su di morale distraendola, ma sentiva che in parte era colpa sua, che Monica non l’avrebbe usato come vendetta se non fosse stato per lei.

 

«Mi scriverai?» domandò Sally-Anne.

Terry la guardò storto: «Ti ho già detto che non mi interesserò di cose da donna all’improvviso solo perché ho capito che preferisco… il pesce alla carne. La mia personalità è identica.»

«Lo so, sei una scimmia come gli altri, non ne dubito.» disse lei e Terry aprì la bocca per ribattere, «È solo che può sempre servirti un consiglio femminile su quella questione. E non era male parlare con te sapendo che non puntavi a portarmi a letto.»

«Sì, e non era male parlare con te, quando non sapevo che mi nascondevi di una pazza.» commentò lui sarcastico.

Lei si mise le mani sui fianchi, scocciata, «Perché te la prendi tanto? Proprio tu?»

«Perché sono io che l’ho presa in giro gli anni passati, a Monica dico, perché sono io quello che si è fidato di tutti voi, persino più di quanto ha fatto Anthony, e voi non avete mai pensato di avvertirci. Perché anche io voglio bene a Dorian, anche se non posso permettermi di lamentarmi davanti agli altri perché Kevin fa tanto il tranquillo ma chiaramente è a pezzi e perché ci sono molti altri che hanno il diritto di stare da schifo più di me!» terminò alzando la voce e senza interrompersi neppure per respirare.

«Questo non è vero.» lo interruppe Michael Corner ed entrambi sobbalzarono. La faccia di Terry divenne una maschera di puro terrore all’idea che avesse sentito qualcosa di troppo. «Tu hai il diritto di stare male come tutti. In questi ultimi mesi hai passato moltissimo tempo con Dorian, oltre che con Kevin e Anthony, quindi…»

«Io devo andare.» disse Sally-Anne prontamente.

«Ti scriverò.» promise Terry prima che lei uscisse.

«Lo so.» rispose lei senza neanche voltarsi.

«Cos’era quel discorso di pesce, carne e scimmie?» chiese Michael, non commentando sul fatto che si fosse appena contraddetto del tutto con quella promessa.

Terry cercò freneticamente una scusa: «Oh, è un lungo discorso sul fatto che di solito i pesci piacciano di più alle donne e gli uomini siano più per la carne.»
Lui inarcò le sopracciglia, «Non ha molto senso. A me piacciono entrambi.»

Terry cercò di non ridere. Non fu difficile perché il pensiero di Dorian lo colpì di nuovo, e tirò un calcio al sedile davanti a sé, «Non ci posso credere!»

«A cosa?» domandò Michael, sbigottito.

«A Monica! Al fatto che nessuno ci ha detto niente! Al fatto che quella come minimo verrà ad ammazzarmi nel sonno per tutte le volte in cui l’ho presa in giro e non ne sono fiero, va bene, ma avevo tredici anni e vorrei poter fare qualcosa per rimediare che non sia morire! E guarda cos’ha fatto a Dorian solo per colpire Georgia, che adesso come minimo si starà anche dando delle colpe mentre io vorrei ammazzare Stebbins per aver difeso quell’altra, ma a che gioco stava giocando? Se fosse stato una donna l’avrebbe accusata di stupro ma lui no, lui deve fare il cavaliere anche con miss psicopatica!»

Michael ascoltò con crescente stupore le parole del migliore amico, che era rosso in faccia dalla rabbia e quasi non respirava. Non l’aveva mai visto così indignato, e da un po’ di tempo a quella parte non l’aveva neanche più visto coinvolto in una discussione mentre parlava con lui, si limitava a sfuggirgli con lo sguardo e ridere nervosamente di tanto in tanto, sembrava quasi Ginny prima che lui le avesse chiesto di uscire. Qualunque problema avesse ora però sembrava passato grazie alla rabbia che stava provando e lui non sapeva come sentirsi a riguardo.

«Come hanno potuto non dircelo?» sbottò alla fine, «Credevo fossimo amici! Mi sono fidato ciecamente di loro!»

«Ho visto.» concordò Michael senza riuscire a fermarsi, guardando poi fuori dal finestrino.

«Che vuoi dire?» domandò Terry, sgonfiandosi.

«Niente, continua.» disse subito lui, tornando a fissarlo.

Terry scosse la testa, «No, neanche per idea. Cosa non mi stai dicendo?»

Michael rise senza divertimento: «Io non ti sto dicendo qualcosa?»

L’amico incassò il colpo e il rossore sul suo viso si accentuò.

«Sono sicuro che qualunque cosa tu non mi stia dicendo, Terry, la sanno tutti. Specialmente gli Hufflepuff. Specialmente Susan.»

«Io e Susan ci siamo mollati!»

«Non sembra così!»

«Sei geloso?» sbottò Terry, che lo aveva detto con completa curiosità e divertimento, non come un’accusa, cercando di capire cosa ci fosse di sbagliato.

Fu il turno di Michael di arrossire e ribattere nervosamente: «Io non sono geloso di nessuno, non mi piace Susan, sto solo dicendo che non ti fa stare bene il fatto di essere all’oscuro di qualcosa che anche la gente conosciuta quest’anno sa già.»

«Non l’ho conosciuta quest’anno, eravamo nel D.A. assieme.» fece notare Terry perplesso.

«Grazie, c’ero anche io lì!» ringhiò Michael.

«Scusa, ma stiamo litigando tra noi due?» domandò lui, attonito, «Quando è successo?»

Michael emise un verso di frustrazione e si prese la testa tra le mani: «Non stiamo litigando, devi avere un cervello per litigare.»

«Ehi!»

«Mi dispiace per Dorian, sul serio.» riprese lui e Terry sobbalzò come se se ne fosse scordato e poi abbassò lo sguardo, «E devi stare molto vicino a Kevin perché è vero che sta crollando. Ma se ti senti crollare tu io ci sono. A meno che tu non preferisca gli Sfigapuff e Susan.»

Terry continuò a guardarlo con aria sorpresa e confusa e Michael alzò gli occhi al cielo. Ovvio che non era geloso del tempo che Susan passava con Terry, gli dava fastidio il tempo che Terry passava con quella quasi sconosciuta invece che con lui, e che avesse segreti e ora stesse svolazzando intorno alla Perks, di nuovo, nonostante lei l’avesse già lasciato malamente una volta.

«Lascia perdere. Comunque se vuoi sfogarti con me puoi farlo, come sempre.» offrì ancora Michael. Non avrebbe mai detto nulla del genere a nessun altro ragazzo, ma Terry era Terry, non un ragazzo, come gli aveva già detto. Lui non ci vedeva nulla di male nel considerarlo così, Terry era davvero delicato come una ragazza ma sapeva benissimo che era anche un uomo, l’aveva visto anche poco prima, nel modo in cui la sua espressione e persino il modo in cui teneva la schiena cambiava quando era arrabbiato, nel modo in cui si era messo a minacciare Buggin per quell’insulto rivolto a entrambi mesi prima, con la bacchetta ferma alla mano e, nonostante il suo apparente disprezzo per la galanteria, senza mai attaccare la sorella di Buggin e prendendosi un pugno per questo. Non si era neanche lamentato del sopracciglio spaccato, aveva stretto i denti e riso delle battute di Kevin, e non aveva esitato un momento a unirsi all’associazione segreta di difesa l’anno precedente. E anche adesso si stava trattenendo solo perché voleva essere presente per i suoi amici. Era quasi un uomo ed era più forte di lui, ma era anche Terry e lui voleva proteggerlo.

«Michael? Ho detto “grazie”.» disse Terry lentamente, agitandogli una mano davanti alla faccia.

«Sì, certo, scusa. Dovremmo andare dagli altri ora, mi avevano mandato a chiamarvi.» lo avvisò, grattandosi la testa con imbarazzo.

«Sì, certo.» borbottò lui, che lo stava ancora guardando un po’ preoccupato.

«Stavo solo pensando… Sai, anche se non mi dirai cos’è che ti ha tormentato tutti questi mesi prima di Dorian, penso che tu sia comunque una persona ammirabile.» disse, alzandosi in piedi.

Terry lo guardò allibito e arrossì di nuovo. Michael sorrise e pensò che, se non fosse stato un ragazzo, gli avrebbe davvero ricordato il modo di fare di Ginny quando le faceva i complimenti.

 

Anthony portò giù anche il bagaglio di Sally-Anne, che non aveva ancora diciassette anni e non poteva usare la magia per farlo senza sforzo. Tutti alla stazione erano molto più silenziosi del solito, non c’erano grandi riabbracci perché molti avevano visto i genitori due giorni prima, pur scegliendo di non tornare a casa con loro, e chi invece non li aveva incontrati veniva portato via in tutta fretta come se ci si aspettasse un attacco di Mangiamorte anche lì.

Anche Harry Potter, Ron ed Hermione erano tornati in treno e stavano scendendo mestamente dietro di loro, insieme a Ginny Weasley, Neville e Luna Lovegood.

Anthony notò che i primi quattro sembravano veramente a terra, più di chiunque altro avesse visto a scuola, e nessuno di loro parlò fino a che non ebbero raggiunto gli altri Weasley.

«Continuerai a frequentare?» domandò allora a Sally-Anne, anche lei rimasta in silenzio.

«Certamente.» si raddrizzò la strega, «Ce ne vuole per sbattermi fuori dalla mia scuola.»

«Ben detto.» approvò Megan, scendendo gli scalini con leggerezza dato che aveva lasciato i propri bagagli ad altri studenti perché li portassero per lei. Anthony si domandò per un momento se li conoscesse o li avesse obbligati con le minacce di ritorsioni.

«Malfoy non è davvero tornato.» constatò Ernie, che aveva fatto il giro del treno.

«Sei ossessionato.» sospirò Susan. «Io vado a cercare Hannah, ha detto che sarebbe passata!»

«Ehi, Cindy, Jeremy, ci vedremo ancora prima della vostra partenza?» domandò Georgia, che scendeva con Michael. I due stavano già andando via con i loro bagagli alla mano.

«Certo, dobbiamo sapere da dove partire… Chiederò a mio padre, lui saprà sicuramente da dove cominciare.» rispose Jeremy.

«Quindi abbiamo potenzialmente tutta l’estate davanti.» disse Cindy dopo averla abbracciata.

«Chissà cos’altro succederà…» sussurrò Georgia, cercando il fratello e la sorella con lo sguardo, «Mike, lo sai che ti voglio a casa mia praticamente ogni giorno, vero?»

«Tutto il tempo che vuoi. Dammi solo una settimana per sistemare il mio appartamento decentemente…» promise lui, conducendola fuori dalla folla, «Ragazzi, inutile salutarci qui, tanto entro due giorni minimo ci vedremo a casa di qualcuno.»

Gli altri annuirono, partendo alla ricerca delle loro famiglia.

«Manca ancora qualcosa…» mormorò Stephen, «Ho la sensazione che manchi qualcosa a concludere quest’anno.»

«L’allegria di aver finito la scuola, come gli anni scorsi?» suggerì Wayne, «Comprensibile.»

Stephen si strinse nelle spalle, «Credo proprio di sì.»

 

 

 

 

Sei mesi prima - 29 dicembre 1996

 

«Questa è la migliore comunità di guaritori della mente di tutta la Spagna.» disse Monica.

Sua madre annuì tra le lacrime e suo padre si guardò attorno con aria assente.

Monica terminò di firmare il tutto: «Non preoccupatevi, vitto, alloggio, si sta qui finché non sono certi che il paziente può vivere normalmente fuori e poi si è liberi di nuovo, e si è sani.»

«Ci servono le bacchette.» la avvisò una guaritrice e Monica annuì.

«Il tempo di salutarli o mia madre avrà un collasso.»

La donna sorrise comprensiva e poi li lasciò soli.

«Moni…» singhiozzò sua madre.

«È tutto okay. Abbiamo scritto la lettera a Dumbledore, no?»

«Credo che l’abbiamo scritta male.» piagnucolò lei.

Suo padre continuò a fissare il soffitto.

«No, l’abbiamo scritta bene. Adesso vi lasceranno tutti in pace, nessuno verrà a farvi domande fastidiose.» promise Monica, frugando tra le tasche di suo padre e tirando fuori la bacchetta, «Dammi la tua, mamma.»

La donna gliela consegnò con mani tremanti e Monica si avvicinò alla porta lasciata aperta dalla guaritrice e la chiuse alle sue spalle.

«Ora, non puoi andare in giro a parlare di quella lettera, lo sai, no? Non vuoi mettermi nei guai, mamma.»

Sua madre pianse più forte.

«Fidati di me, tu mi ami, sei la mia mamma, non vuoi mettermi nei guai. E io ti amo, non ti farò male. Devo solo renderti un po’ meno… coerente. Ti sentirai meglio comunque, non avrai nessun pensiero cattivo, sarà come essere tornata bambina.» disse Monica, poggiandole le mani sulle spalle. «Ti farò bene.»

E poi le puntò la propria bacchetta contro.

 

Quando la guaritrice tornò Monica aiutò i genitori ad avvicinarsi a lei e scosse la testa.

«Tornerò prestissimo a trovarli. Posso contare comunque sulla vostra discrezione…»

«Ma naturalmente, signora Stebbins. È molto coraggiosa, in ogni caso, a prendersi cura dei suoi genitori in questo modo. A separarsene, intendo. È senza dubbio la cosa giusta.»

«Dopo l’attacco dei Mangiamorte non potevo fare altro.» rispose Monica con tristezza, «Ciò che conta è che loro siano felici… E introvabili, ovviamente, non vogliamo che li vengano a cercare.»

«Ovviamente.» annuì la donna, e poi chiamò altri guaritori per aiutarla a portarli nelle loro stanze.

Monica li guardò allontanarsi e pensò che era fatta, nessuno li avrebbe più trovati e avrebbe saputo che lei non era mai entrata in quella casa per pazzi. Certo, se i suoi avessero capito il suo amore per Michael e l’avessero coperta invece che protestare come idioti non avrebbe dovuto sconquassargli il cervello, ma in questo modo li stava anche proteggendo, dopotutto. E ora lei poteva pensare al suo piano, a fare le sue ricerche e il resto prima di andare a riprendersi il suo futuro marito e rendere la vita di quella Runcorn un vero inferno. Se non fosse stato per lei Michael l’avrebbe amata, lui le aveva praticamente detto questo, era quella ragazza che lo costringeva a stare lontano da lei. E Runcorn stessa non le stava praticamente ridendo in faccia? Ma gli altri Hufflepuff stessi, era sicura di averli visti ghignare nella sua direzione, indicarla…

Lo facevano sempre tutti, solo Michael era sempre stato dalla sua parte.

Finse di guardare qualcosa all’esterno perché nessun’altro la vedesse in volto e poi strinse la bacchetta tra le dita, preparandosi a confondere la memoria della guaritrice perché non ricordasse la sua faccia.

«Può tornare ogni domenica.» le ricordò la donna e lei annuì prima di mormorare le parole dell’incantesimo. La guaritrice barcollò e poi si strofinò il viso con le mani.

Monica le diede le spalle e uscì all’aria aperta, alzando il viso verso il cielo azzurro e sospirando.

“Cosa non si fa per amore… pensò.

E sorrise.

 

 

 

 

 

 

   
 
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