E questo è l’ultimo capitolo con epilogo.
Vi ringrazio ancora TUTTI, siete meravigliosi, e mi dispiace ribadire che ci sarà una lunga pausa per permettermi di
scrivere l’anno successivo (e di dare esami nel frattempo).
Grazie, grazie davvero, e vi ricordo se siete su facebook
che nel mio profilo c’è il link per il gruppo di facebook, nel caso vogliate comunicare con me a proposito
di questa o altre storie o qualsiasi altra cosa.
Grazie davvero a tutti per le recensioni, il supporto e tutto!
Buona lettura!
20
«I Ravenclaw sono molto Gryffindor nel nostro
anno.» osservò Megan, comprando i dolciumi dalla signora col carrello,
«Qualunque cosa significhi.»
«Se non lo sai tu quello che significa…» commentò
Wayne. «Quest’estate passerò spesso a trovarti.»
«Starò bene.» ribatté lei con un’occhiataccia che a lui ricordò i vecchi
tempi e le valse una pacca sulla testa.
«Lo so, ma il padre di Michael è ancora sospettosamente a casa mia, e non
voglio assistere a qualcosa di terribile come quello che penso che potrebbe
accadere.»
Megan scoppiò a ridere, la prima risata dal ventitré giugno, e annuì
comprensiva: «Fratellastro di Michael, ma te lo
immagini? Minore, perdipiù.»
«Io sono qui, eh.» fece presente Michael, «Tra l’altro non ho capito cosa c’entra,
mio padre è solo coinquilino di tua madre, sono diventati amici.»
«Oh, Michael…» sospirò Georgia, «Come farò l’anno
prossimo senza la tua stupidità?»
«Ti scriverò!
Ehi!»
Lei sorrise debolmente, col cuore a terra per via di Dorian. Era carino che
tutti volessero tirarla su di morale distraendola, ma sentiva che in parte era
colpa sua, che Monica non l’avrebbe usato come vendetta se non fosse stato per
lei.
«Mi scriverai?» domandò Sally-Anne.
Terry la guardò storto: «Ti ho già detto che non mi interesserò
di cose da donna all’improvviso solo perché ho capito che preferisco…
il pesce alla carne. La mia personalità è identica.»
«Lo so, sei una scimmia come gli altri, non ne dubito.» disse lei e Terry
aprì la bocca per ribattere, «È solo che può sempre
servirti un consiglio femminile su quella questione. E non era male parlare con
te sapendo che non puntavi a portarmi a letto.»
«Sì, e non era male parlare con te, quando non sapevo che mi nascondevi di
una pazza.» commentò lui sarcastico.
Lei si mise le mani sui fianchi, scocciata, «Perché
te la prendi tanto? Proprio tu?»
«Perché sono
io che l’ho presa in giro gli anni passati, a Monica dico, perché sono io quello che si è fidato di tutti voi,
persino più di quanto ha fatto Anthony, e voi non avete mai pensato di
avvertirci. Perché anche io voglio bene a Dorian,
anche se non posso permettermi di lamentarmi davanti agli altri perché Kevin fa
tanto il tranquillo ma chiaramente è a pezzi e perché ci sono molti altri che
hanno il diritto di stare da schifo più di me!» terminò alzando la voce e senza
interrompersi neppure per respirare.
«Questo non è vero.» lo interruppe Michael Corner ed entrambi sobbalzarono.
La faccia di Terry divenne una maschera di puro terrore all’idea che avesse
sentito qualcosa di troppo. «Tu hai il diritto di
stare male come tutti. In questi ultimi mesi hai passato moltissimo tempo con
Dorian, oltre che con Kevin e Anthony, quindi…»
«Io devo andare.» disse Sally-Anne prontamente.
«Ti scriverò.» promise Terry prima che lei uscisse.
«Lo so.» rispose lei senza neanche voltarsi.
«Cos’era quel discorso di pesce, carne e scimmie?» chiese Michael, non
commentando sul fatto che si fosse appena contraddetto del tutto con quella
promessa.
Terry cercò freneticamente una scusa: «Oh, è un lungo discorso sul fatto
che di solito i pesci piacciano di più alle donne e gli uomini siano più per la
carne.»
Lui inarcò le sopracciglia, «Non ha molto senso. A me
piacciono entrambi.»
Terry cercò di non ridere. Non fu difficile perché il pensiero di Dorian lo
colpì di nuovo, e tirò un calcio al sedile davanti a sé, «Non ci posso credere!»
«A cosa?» domandò Michael, sbigottito.
«A Monica! Al
fatto che nessuno ci ha detto niente! Al fatto che quella come minimo verrà ad
ammazzarmi nel sonno per tutte le volte in cui l’ho presa in giro e non ne sono
fiero, va bene, ma avevo tredici anni e vorrei poter fare qualcosa per rimediare
che non sia morire! E guarda cos’ha fatto a Dorian solo per colpire Georgia,
che adesso come minimo si starà anche dando delle
colpe mentre io vorrei ammazzare Stebbins per aver difeso quell’altra, ma a che
gioco stava giocando? Se fosse stato una donna
l’avrebbe accusata di stupro ma lui no, lui deve fare il cavaliere anche con
miss psicopatica!»
Michael ascoltò con crescente stupore le parole del migliore amico, che era
rosso in faccia dalla rabbia e quasi non respirava. Non l’aveva mai visto così
indignato, e da un po’ di tempo a quella parte non l’aveva neanche più visto
coinvolto in una discussione mentre parlava con lui, si limitava a sfuggirgli
con lo sguardo e ridere nervosamente di tanto in tanto, sembrava quasi Ginny
prima che lui le avesse chiesto di uscire. Qualunque problema avesse ora però sembrava passato grazie alla rabbia che stava
provando e lui non sapeva come sentirsi a riguardo.
«Come hanno potuto non dircelo?» sbottò alla fine, «Credevo
fossimo amici! Mi sono fidato ciecamente di loro!»
«Ho visto.» concordò Michael senza riuscire a fermarsi, guardando poi fuori
dal finestrino.
«Che vuoi dire?» domandò Terry, sgonfiandosi.
«Niente, continua.» disse subito lui, tornando a fissarlo.
Terry scosse la testa, «No, neanche per idea. Cosa
non mi stai dicendo?»
Michael rise senza divertimento: «Io non ti sto dicendo qualcosa?»
L’amico incassò il colpo e il rossore sul suo viso si accentuò.
«Sono sicuro
che qualunque cosa tu non mi stia dicendo, Terry, la sanno tutti. Specialmente
gli Hufflepuff. Specialmente Susan.»
«Io e Susan ci siamo mollati!»
«Non sembra così!»
«Sei geloso?» sbottò Terry, che lo aveva detto con completa curiosità e
divertimento, non come un’accusa, cercando di capire cosa ci fosse di
sbagliato.
Fu il turno di Michael di arrossire e ribattere nervosamente: «Io non sono
geloso di nessuno, non mi piace Susan, sto solo dicendo che non ti fa stare
bene il fatto di essere all’oscuro di qualcosa che anche la gente conosciuta
quest’anno sa già.»
«Non l’ho conosciuta quest’anno, eravamo nel D.A. assieme.» fece notare Terry perplesso.
«Grazie, c’ero anche io lì!» ringhiò Michael.
«Scusa, ma stiamo litigando tra noi due?» domandò
lui, attonito, «Quando è successo?»
Michael emise un verso di frustrazione e si prese la testa tra le mani:
«Non stiamo litigando, devi avere un cervello per litigare.»
«Ehi!»
«Mi dispiace per Dorian, sul serio.» riprese lui e Terry sobbalzò
come se se ne fosse scordato e poi abbassò lo sguardo, «E devi stare molto
vicino a Kevin perché è vero che sta crollando. Ma se
ti senti crollare tu io ci sono. A meno che tu non
preferisca gli Sfigapuff e Susan.»
Terry continuò a guardarlo con aria sorpresa e confusa e Michael alzò gli
occhi al cielo. Ovvio che non era geloso del tempo che Susan passava con Terry,
gli dava fastidio il tempo che Terry
passava con quella quasi sconosciuta invece che con lui, e che avesse segreti e
ora stesse svolazzando intorno alla Perks, di nuovo, nonostante lei l’avesse
già lasciato malamente una volta.
«Lascia perdere. Comunque se vuoi sfogarti con me puoi farlo, come sempre.» offrì ancora Michael. Non
avrebbe mai detto nulla del genere a nessun altro ragazzo, ma
Terry era Terry, non un ragazzo, come gli aveva già detto. Lui
non ci vedeva nulla di male nel considerarlo così, Terry era davvero delicato
come una ragazza ma sapeva benissimo che era anche un uomo, l’aveva visto anche
poco prima, nel modo in cui la sua espressione e persino il modo in cui teneva
la schiena cambiava quando era arrabbiato, nel modo in cui si era messo a
minacciare Buggin per quell’insulto rivolto a entrambi mesi prima, con la
bacchetta ferma alla mano e, nonostante il suo apparente disprezzo per la
galanteria, senza mai attaccare la sorella di Buggin e prendendosi un pugno per
questo. Non si era neanche lamentato del sopracciglio spaccato, aveva
stretto i denti e riso delle battute di Kevin, e non aveva esitato un momento a
unirsi all’associazione segreta di difesa l’anno precedente. E anche adesso si
stava trattenendo solo perché voleva essere presente per i suoi amici. Era quasi
un uomo ed era più forte di lui, ma era anche Terry e lui voleva proteggerlo.
«Michael? Ho
detto “grazie”.» disse Terry lentamente, agitandogli
una mano davanti alla faccia.
«Sì, certo,
scusa. Dovremmo andare dagli altri ora, mi avevano mandato a chiamarvi.» lo avvisò, grattandosi la testa con imbarazzo.
«Sì, certo.» borbottò lui, che lo stava ancora guardando un po’
preoccupato.
«Stavo solo pensando… Sai, anche se non mi dirai cos’è che ti ha tormentato tutti questi mesi prima di
Dorian, penso che tu sia comunque una persona ammirabile.» disse, alzandosi in
piedi.
Terry lo guardò allibito e arrossì di nuovo. Michael sorrise e pensò che,
se non fosse stato un ragazzo, gli avrebbe davvero ricordato il modo di fare di
Ginny quando le faceva i complimenti.
Anthony portò giù anche il bagaglio di Sally-Anne, che non aveva ancora
diciassette anni e non poteva usare la magia per farlo senza sforzo. Tutti alla
stazione erano molto più silenziosi del solito, non c’erano grandi riabbracci
perché molti avevano visto i genitori due giorni prima, pur scegliendo di non
tornare a casa con loro, e chi invece non li aveva incontrati
veniva portato via in tutta fretta come se ci si aspettasse un attacco di
Mangiamorte anche lì.
Anche Harry Potter, Ron ed Hermione erano tornati
in treno e stavano scendendo mestamente dietro di loro, insieme a Ginny
Weasley, Neville e Luna Lovegood.
Anthony notò che i primi quattro sembravano veramente a terra, più di
chiunque altro avesse visto a scuola, e nessuno di loro parlò fino a che non
ebbero raggiunto gli altri Weasley.
«Continuerai a frequentare?» domandò allora a Sally-Anne, anche lei rimasta
in silenzio.
«Certamente.» si raddrizzò la strega, «Ce ne vuole per sbattermi fuori
dalla mia scuola.»
«Ben detto.» approvò Megan, scendendo gli scalini con leggerezza dato che aveva lasciato i propri bagagli ad altri studenti
perché li portassero per lei. Anthony si domandò per un momento se li
conoscesse o li avesse obbligati con le minacce di ritorsioni.
«Malfoy non è davvero tornato.» constatò Ernie,
che aveva fatto il giro del treno.
«Sei ossessionato.» sospirò Susan. «Io vado a cercare Hannah, ha detto che
sarebbe passata!»
«Ehi, Cindy, Jeremy, ci vedremo ancora prima della
vostra partenza?» domandò Georgia, che scendeva con Michael. I due stavano già
andando via con i loro bagagli alla mano.
«Certo, dobbiamo sapere da dove partire… Chiederò
a mio padre, lui saprà sicuramente da dove cominciare.» rispose Jeremy.
«Quindi abbiamo potenzialmente tutta l’estate
davanti.» disse Cindy dopo averla abbracciata.
«Chissà cos’altro succederà…» sussurrò Georgia,
cercando il fratello e la sorella con lo sguardo, «Mike, lo sai che ti voglio a
casa mia praticamente ogni giorno, vero?»
«Tutto il
tempo che vuoi. Dammi solo una settimana per sistemare il mio appartamento decentemente…» promise lui, conducendola fuori dalla folla,
«Ragazzi, inutile salutarci qui, tanto entro due giorni
minimo ci vedremo a casa di qualcuno.»
Gli altri annuirono, partendo alla ricerca delle loro
famiglia.
«Manca ancora qualcosa…» mormorò Stephen, «Ho la
sensazione che manchi qualcosa a concludere
quest’anno.»
«L’allegria di aver finito la scuola, come gli anni scorsi?» suggerì Wayne,
«Comprensibile.»
Stephen si strinse nelle spalle, «Credo proprio di sì.»
Sei mesi prima - 29 dicembre 1996
«Questa è la migliore comunità di guaritori della mente di
tutta la Spagna.» disse Monica.
Sua madre annuì tra le lacrime e suo padre si guardò attorno con aria
assente.
Monica terminò di firmare il tutto: «Non preoccupatevi, vitto, alloggio, si
sta qui finché non sono certi che il paziente può vivere normalmente fuori e
poi si è liberi di nuovo, e si è sani.»
«Ci servono le bacchette.» la avvisò una guaritrice e Monica annuì.
«Il tempo di salutarli o mia madre avrà un collasso.»
La donna sorrise comprensiva e poi li lasciò soli.
«Moni…» singhiozzò sua madre.
«È tutto
okay. Abbiamo scritto la lettera a Dumbledore, no?»
«Credo che l’abbiamo scritta male.» piagnucolò
lei.
Suo padre continuò a fissare il soffitto.
«No,
l’abbiamo scritta bene. Adesso vi lasceranno tutti in pace, nessuno verrà a
farvi domande fastidiose.» promise Monica, frugando tra le tasche di suo padre
e tirando fuori la bacchetta, «Dammi la tua, mamma.»
La donna gliela consegnò con mani tremanti e Monica si avvicinò alla porta
lasciata aperta dalla guaritrice e la chiuse alle sue spalle.
«Ora, non
puoi andare in giro a parlare di quella lettera, lo sai, no? Non vuoi mettermi
nei guai, mamma.»
Sua madre pianse più forte.
«Fidati di
me, tu mi ami, sei la mia mamma, non vuoi mettermi nei guai. E
io ti amo, non ti farò male. Devo solo renderti un po’ meno…
coerente. Ti sentirai meglio comunque, non avrai nessun pensiero cattivo, sarà
come essere tornata bambina.» disse Monica,
poggiandole le mani sulle spalle. «Ti farò bene.»
E poi le puntò la propria bacchetta contro.
Quando la guaritrice tornò Monica aiutò i genitori ad avvicinarsi a lei e
scosse la testa.
«Tornerò
prestissimo a trovarli. Posso contare comunque sulla vostra discrezione…»
«Ma
naturalmente, signora Stebbins. È molto coraggiosa, in ogni caso, a prendersi
cura dei suoi genitori in questo modo. A separarsene, intendo. È senza dubbio
la cosa giusta.»
«Dopo l’attacco dei Mangiamorte non potevo fare altro.» rispose Monica con
tristezza, «Ciò che conta è che loro siano felici… E
introvabili, ovviamente, non vogliamo che li vengano a cercare.»
«Ovviamente.» annuì la donna, e poi chiamò altri guaritori per aiutarla a
portarli nelle loro stanze.
Monica li guardò allontanarsi e pensò che era fatta,
nessuno li avrebbe più trovati e avrebbe saputo che lei non era mai entrata in
quella casa per pazzi. Certo, se i suoi avessero capito il suo amore per Michael
e l’avessero coperta invece che protestare come idioti non avrebbe
dovuto sconquassargli il cervello, ma in questo modo li stava anche
proteggendo, dopotutto. E ora lei poteva pensare al suo piano, a fare le sue ricerche
e il resto prima di andare a riprendersi il suo futuro marito e rendere la vita
di quella Runcorn un vero inferno. Se non fosse stato per lei Michael l’avrebbe
amata, lui le aveva praticamente detto questo, era
quella ragazza che lo costringeva a stare lontano da lei. E Runcorn stessa non
le stava praticamente ridendo in faccia? Ma gli altri
Hufflepuff stessi, era sicura di averli visti ghignare
nella sua direzione, indicarla…
Lo facevano sempre tutti, solo Michael era sempre stato dalla sua parte.
Finse di guardare qualcosa all’esterno perché nessun’altro
la vedesse in volto e poi strinse la bacchetta tra le dita, preparandosi a
confondere la memoria della guaritrice perché non ricordasse la sua faccia.
«Può tornare ogni domenica.» le ricordò la donna e lei annuì prima di
mormorare le parole dell’incantesimo. La guaritrice barcollò e poi si strofinò
il viso con le mani.
Monica le diede le spalle e uscì all’aria aperta, alzando il viso verso il
cielo azzurro e sospirando.
“Cosa non si fa per amore…” pensò.
E sorrise.