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Autore: xvespersgoodbye    02/09/2011    2 recensioni
Troppo vicini per non brillare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, avviso, non importa se la leggiate o meno, è per una persona che ultimamente mi è vicina più che mai: Miriana. Tu non sai quanto sei importante per me, tesoro. Pensavo che la nostra amicizia non si fosse "sviluppata" così, per modo di dire. E invece guarda qua. Ti voglio bene. Ti prego, anche se fa schifo leggila perché l'ho scritta per te. Davvero. Anche se fa schifo. Ti voglio bene.

Il suo soffitto era sempre lo stesso, tappezzato di tintura lilla e con qualche macchia di viola qua e là, un effetto che suo padre aveva voluto regalare alla stanza tanto tempo prima, quando lei era ancora una bambina. In realtà lo aveva fatto solo per lui, visto che a lei neanche piaceva il lilla, né tanto meno il viola. Era più una ragazza tutto pepe, legata più ai ragazzi che alle ragazze, senza una migliore amica vera e che sapeva giocare a calcio. Da due settimane l’incubo della sua vita aveva tornato a prendere forma nella sua testa, costantemente. Non riusciva a toglierselo dalla mende. Le martellava le pareti del cervello senza neanche rendersene conto, faceva cerchi sempre più stretti fino a farle perdere il senso di sé, non le faceva capire neanche il peso delle conseguenze. Si rese conto dopo molto tempo di avere chiuso gli occhi inconsapevolmente. Adesso non stava più guardando il suo soffito, ma quel strano disegno che avevano fatto tanto tempo prima. Avrebbe dovuto ritrarre un gatto e un cane intenti a picchiarsi, ma sembravano più due polli spennati senza ali. Lei rideva e lui le dava un bacio sulla guancia, come per farsi perdonare per aver disegnato uno dei due, lei gli sorrideva. Non preoccuparti, gli diceva, io ti amo lo stesso. Lui la teneva stretta tra le sue braccia come se dovesse scappare da un momento all’altro.
Aprì gli occhi. Non ci poteva credere. Erano giorni e giorni che riviveva quella scena, e le veniva solo da piangere. E lo stava anche facendo. Dio, sei patetica, piangi per un tipo a cui adesso non importa niente di te. Ma lei non voleva crederci. Sì, lo odio. Il mio è odio puro. Ma non era un odio il suo, in realtà lo amava, lo amava più di se stessa e lo avrebbe fatto per tutta la vita. Ma non se ne poteva ancora rendere conto, aveva solo diciassette anni, andava ancora al liceo e, purtroppo per lei, doveva sopportare quella tortura ancora per un paio di mesi, prima di prendere il diploma e andare a Yale. Già, aveva fatto richiesta per uno dei college più importanti di tutto lo stato del New York, e neanche riusciva a vedersi lì dentro. Lei, una ragazza semplice che viveva in un appartamento di un piano, con il padre assente e la madre senza lavoro. Era lei che manteneva la sua famiglia, con un lavoro part-time che aveva trovato in un bar, il pomeriggio. Quando tornava studiava tanto, per la sua borsa di studio.
Non poteva meravigliarsi se un ragazzo come lui l’avesse lasciata. Justin era arrivato a New York da poco, era del Canada e si era trasferito per il lavoro dei genitori. Destino aveva voluto che finisse nel suo stesso liceo, nella sua stessa classe di chimica. Si erano conosciuti per fare un esperimento insieme e avevano iniziato a frequentarsi. Un pomeriggio come tutti gli latri un movimento sbagliato di labbra li aveva uniti. Per sempre, aveva pensato Miley. Ma invece non era così, anzi.
 
Jasmine strinse la sua mano ancora più forte, quando a lui invece sudava. La mollò e quando lei lo puntò con aria interrogativa, lui scrollò le spalle. Fa caldo, Jasmine le aveva detto. Adesso camminava per New York, guardando le vetrine. Jasmine si fermò davanti a un negozio tutta felice, assorta a guardare uno dei vestiti che le rubavano il cuore. Scherzi? Starebbe bene solo a una gallina commentò Justin. Lei per tutta risposta lo guardò malissimo, tornando a contemplare la vetrina. Era solo una battuta, pensò lui. A Miley sarebbe piaciuta, avrebbe riso e poi mi avrebbe abbracciato sfoderando uno dei suoi sorrisi. Abbassò lo sguardo quando quel nome attraversò la sua mente, sovrastandolo di pensieri. Ma non poteva pensare a lei, adesso aveva tutta la sua carriera davanti con Jasmine, e farlo sarebbe stato solo un grosso grasso errore. Sbuffò. Qualcosa non va, Justin? Jasmine lo distolse completamente dai suoi pensieri guardandolo con aria interrogativa, buffa ma anche cattiva. Lei aveva buoni agganci, suo padre era un manager e avrebbe potuto aiutarlo con qualche canzone che lui aveva scritto. Solo così poteva andare avanti nella vita. Aveva bisogno di Jasmine, anche a costo di diventare il suo burattino. Voleva essere qualcuno, quel desiderio l’aveva da quando era bambino e non poteva sparire da un momento all’altro. Tutto okay rispose scrollando le spalle. Lei sì che sapeva come farlo sentire a disagio. Senti, amore, io andrei via. Ho un po’ di mal di testa disse Justin, solo per scrollarsi da quella situazione che si creava ogni volta che usciva con lei, non la sopportava più. Era diventato tutto troppo pesante, ma lo doveva fare. Per me, continuava a ripetersi, per il mio futuro. Jasmine lo osservò con aria torva e poi annuii, distrattamente. Ve bene amore, ci sentiamo più tardi si avvicinò a lui e gli stampò un bacio sulle labbra, lui abbozzò un sorriso e sgattaiolò via.
 
Miley non sapeva neanche che cosa diamine ci faceva là dentro; visto che quello era il loro covo. Tornare là dentro le aveva messo una malinconia macabra addosso, visto che là dentro avevano trascorso pomeriggi interi, senza mai stancarsi. Prese un foglio dalla sua borsa, ne portava sempre un po’ con sé, perché qualcosa le poteva far venire l’aspirazione per un nuova canzone. Aveva già in mente la melodia…
I miss the years that were erased 
I miss the way the sunshine would light up your face 
I miss all the little things 
I never thought that they'd mean everything to me 
Yeah I miss you 
And I wish you were here 

Mentre scriveva delle piccole lacrime solitarie le rigavano il viso, appannandole la vista e rendendola debole, così debole agli occhi degli altri, ma soprattutto ai suoi…
I feel the beating of your heart 
I see the shadows of your face 
Just know that wherever you are 
Yeah, I miss you 
And I wish you were here 

Continuava a scrivere, e ormai le lacrime non erano più silenziose, ma così rumorose che i suoi singhiozzi si potevano sentire anche a chilometri di distanza, non riusciva a fermarsi, le usciva tutto così spontaneo che anche il mondo le sembrava girare in senso contrario… Le mancava, e non poteva farci niente. Lui era tutto per lei. La luce dei suoi occhi, la strada del suo cammino, tutto ciò che aveva avuto davvero nella sua vita, che l’aveva aiutata a uscire da periodi brutti ma adesso non c’era… Lui era da un’altra e lei lo doveva accettare. Non era mai stato quello giusto, avrebbe dovuto capirlo molto tempo prima, invece adesso stava soffrendo come un cane, perché lui l’aveva lasciata. Per la sua carriera.
 
Justin non ne poteva più, continuava a sudare e la maglietta bianca gli appiccicava sul petto, rendendolo ancora più accolorato. Non voleva andare a casa, era un bel po’ di tempo che voleva andare… voleva andare nella loro casa. Beh, se si poteva definire casa. Era una baita abbandonata e diroccata che si trovava alla periferia di New York. L’avevano trovata quando giravano mano nella mano, senza una meta precisa, altro che negozi. Già, loro. Justin e Miley, Miley e Justin. Due anime separate dal loro stesso destino… No, da lui. Non c’era modo di convincersi di altro, lui l’aveva fatta soffrire, se ne rendeva conto, ma ormai non poteva tornare più indietro. Forse sì, ma non era sicuro di volerlo fare, soprattutto per il bene di Miley.
Okay, stai solo camminando Justin. Non c’è nessuno là dentro, non c’è mai stato nessuno. Si fece coraggio e aprì la porta di quella casa abbandonata, scoprendo una persona dentro. Bene, pensò. All’inizio non capì che quelli erano singhiozzi, e che quella ragazza era Miley. Il suo istinto gli diceva di andare ad abbracciarla, ma lui si trattenne. Non voleva, non poteva. Cazzo, non poteva. No, si che poteva invece. Le si avvicinò, abbracciandola. Miley? Per favore non piangere. In quel momento si sentiva bene, stava stringendo l’amore della sua vita. Lei lo abbracciò stringendosi alle sue braccia, mentre le lacrime e il mascara gli sporcavano tutta la maglietta bianca. Non fa niente, pensò Justin, un altro segno di lei nella mia vita.
 
Voglio tornare a dicembre, si diceva Miley. Voglio abbracciarlo senza avere paura delle conseguenze. Continuava a piangere, ma era tra le sue braccia e si sentiva protetta. Tutto sarebbe andato bene. Il suo profumo, non troppo forte, le invadeva le narici e la faceva sentire una bambina. Lei era una bambina. E loro erano destinati a stare insieme. Ti amo, Justin.
Ti amo disse Justin, all’improvviso. Voglio stare con te perché ti amo. Non pensò a Jasmine, neanche alla sua carriera, in quel momento voleva solo Miley. L’aveva fatta soffrire, troppo, e aveva pianto anche lui per lei. Parecchie notti. Per tutti i due anni in cui non erano stati insieme.
Non è troppo tardi per due stelle tornare a brillare insieme.
  
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