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Autore: SunriseNina    02/09/2011    7 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Pieni.
Tutti gli scompartimenti dell’Espresso di Hogwarts maledettamente pieni.
Neville chiuse scusandosi l’ennesima porta e continuò a camminare lungo il corridoio vuoto, trascinandosi dietro il baule: ormai mancavano pochi scompartimenti, era quasi in fondo al treno.
Neville Paciock era uno studente del quinto anno di Hogwarts. Un pensiero malsano si insinuò nella sua mente:”Non ti vuole nessuno, Neville. Sono tutti con i loro amici, tranne te. Chi vuole un tizio impacciato come te?” scosse la testa freneticamente, come per scacciare quell’idea che gli creava un doloroso nodo allo stomaco.
Alla sua sinistra, finalmente, non sentì nessun tipo di chiacchiericcio o cicaleccio: che avesse finalmente trovato uno scompartimento libero?
Con un’espressione di speranza impressa sul viso paffuto si aggrappò alla maniglia con le dita impacciate, fece scorrere la porta per pochi centimetri, poi si fermò come pietrificato.
Era occupato da una sola ragazza.
Neville la osservò dal suo piccolo spiraglio: aveva dei lunghi e disordinati capelli di un biondo sporco, gli occhi argentei spalancati, resi ancor più evidenti dalle lunghe ciglia chiare, e la pelle così pallida da sembrare quasi perlacea. Stringeva tra le dita affusolate una rivista al contrario, e la leggeva con i grandi occhi dilatati con un interesse morboso. Intorno al collo portava una lunga collana di tappi storti ed intrecciati tra loro.
Stupito per il suo aspetto stravagante, Neville sostò ancora qualche istante sull’uscio socchiuso; poi la ragazza chiuse le palpebre due o tre volte con lentezza, come scandendo il ritmo cadenzato di un respiro. Sentì l’aria bloccarsi in gola e il viso avvampare inspiegabilmente: chiuse la porta e cercò di andarsene il più in fretta possibile, lontano da quella ragazza dalle ciglia così… come diceva la nonna?
-Ciao Neville!-
-Ciao, Harry- disse, ansante –Ciao, Ginny… è pieno dappertutto, non riesco a trovar posto…-
-Ma che dici, in questo scompartimento c’è posto! C’è solo Lunatica Lovegood!- disse Ginny allungandosi verso la porta scorrevole.
Neville sentì di nuovo quella sensazione in gola e fu preso dal terrore:-No n-on… v-voglio disturbare n-nessuno…- bofonchiò con il fiato smorzato.
Troppo tardi. Ginny gli aveva detto con una risata:-Non essere sciocco, lei va benissimo!- e aveva spalancato la porta -Ciao Luna! possiamo sederci qui?-
Luna alzò lentamente la testa dalla rivista. Guardò Harry, e poi Neville, il cui stomaco iniziò ad accartocciarsi. Quella ragazza aveva un’aria tremendamente da pazza, ma non era solo quello che faceva rabbrividire Neville.
Si sedettero, trascinando dietro di loro i bauli.
-Hai passato una bella estate, Luna?- spezzò Ginny il silenzio glaciale che era calato sullo scompartimento.
-Sì, è stata abbastanza piacevole, sai- la sua espressione aveva un che di trasognato e la sua voce era un sussurro stanco, come se si fosse appena svegliata –Tu sei Harry Potter- fissò Harry con i grandi occhi sporgenti.
-Lo so- disse lui.
Neville ridacchiò divertito, e Luna puntò il suo sguardo penetrante su di lui  -E non so chi sei tu-.
Il ragazzo sentì nuovamente quella morsa al basso ventre:-Nessuno- disse frettoloso.
-No che non sei nessuno!- sbottò Ginny –Neville Paciock… Luna Lovegood. Luna è del mio anno, ma è di Corvonero-
Luna tornò a leggere la sua rivista al contrario, canticchiando la canzone del cappello parlante.
Harry e Neville si scambiarono uno sguardo con le sopracciglia inarcate: era decisamente tocca.
Nel silenzio tombale che seguì, Neville però non poté fare a meno di pensare come quella ragazza avesse una caratteristica in comune con lui: era in una Casa totalmente e assolutamente inadatta. Una svitata tra i cervelloni e un fifone tra i cuor di leoni.
Cercando di scacciare dalla mente quel fastidioso quesito del perché era nella Casa di Grifondoro (dubbio che lo assaliva almeno due o tre volte al giorno), disse:-Indovinate cos’ho ricevuto per il mio compleanno?-
-Un’altra Ricordella?-
-No, ma mi servirebbe, ho perso la mia secoli fa… no, guarda qui!-
Non vedeva l’ora di mostrare la sua piccola meraviglia: rovistò nella borsa dei libri che portava una grossa toppa fatta da sua nonna e afferrò il vasetto di una piantina, simile ad un piccolo cactus coperto di bubboni grigiastri.
-Mimbulus mimbletonia!- disse con un tono orgoglioso. Iniziò a spiegare di come lo zio gliel’avesse regalata dal suo viaggio in Assiria. Quando aveva visto la rara piantina stretta tra le sue mani aveva smesso di respirare per qualche secondo, sopraffatto da una soddisfazione inesprimibile.
-Fa … qualcosa?- domandò Harry dubbioso.
-Un SACCO di cose!- esclamò lui –Ha uno straordinario meccanismo difensivo! Tienimi Oscar…-
Dalla borsa aperta prese una candida e sottile piuma, entusiasta di far vedere le capacità di quella meraviglia erbacea: aveva resistito a provarci a casa per paura di far scoppiare la nonna in una crisi isterica. Ora era il suo momento.
Tenne il piccolo cactus davanti agli occhi e, mordendosi la lingua tra i denti per la concentrazione, avvicinò la punta della piuma ad una delle bolle…”Delicato, ricorda, delicato…” in quel momento notò che anche Luna lo stava guardando con i grandi e pallidi occhi spalancati e le labbra cremisi socchiuse.  Di nuovo quella sensazione orribile gli stritolò le interiora, e, irrigidendosi, al posto di sfiorare la bolla la perforò con violenza: la Puzzalinfa si riversò su tutti i presenti, esplodendo in fiotti densi e verdastri dal gran tanfo.
Neville sobbalzò, il viso e i vestiti coperti di quella sostanza orripilante.
-Scusate, non ci avevo ancora provato…- iniziò a togliersi con le mani la Puzzalinfa dalla faccia paonazza per l’imbarazzo –Non sapevo che sarebbe successo così… non preoccupatevi, non è velenosa…- si sentì un grande stupido. Un grosso e goffo stupido.
Sentì una voce femminile balbettare qualche parola e vide l’ombra di una chioma di capelli corvini uscire dallo scompartimento. Harry lo guardava con una punta di rammarico e di delusione: Neville non capiva il perché di quello sguardo severo, ma capì di aver fatto qualcosa di male, o di aver rovinato una situazione particolare a cui non aveva fatto caso.
-Scusate- sussurrò nuovamente, assumendo un colorito porpora.
Cercò di soffocare i sensi di colpa ingozzandosi di cibo insieme a Harry e Ginny: stava masticando una Cioccorana, sospirando per aver trovato l’ennesima Circe, quando entrarono Hermione e Ron, che iniziarono a parlare e a sfogarsi con l’amico. Erano diventati entrambi prefetti. Lui no, ovviamente. Non ci aveva neanche sperato. Oddio, onestamente qualche volta si era immaginato a condurre con passo fiero quelli del primo anno verso la sala di Grifondoro, ma era una cosa assai improbabile. Anzi, forse era meglio definirla assurda: era troppo goffo per poter essere Prefetto, ma non sarebbe stato male; tutti lo avrebbero guardato con occhi diversi, senza le loro espressioni di compatimento…
Il suo riflettere venne interrotto bruscamente da una risata prolungata e innaturale: Luna si asciugava le lacrime dal ridere, osservando Ron con i grandi occhi sbarrati. Aveva raccontato una battuta mentre Neville era assorto nei suoi pensieri. Tutti si misero a ridacchiare, un po’ per quella scenata della ragazza, un po’ per l’espressione sconcertata dell’altro.
Mentre la risata di Luna sembrava non cessare, Harry le chiese la rivista e iniziò a sfogliarla e a leggerla perplesso. –C’è qualcosa di buono?- chiese Ron.
-Certo che no, il Cavillo è solo spazzatura- disse Hermione con un tono pungente.
Neville, che stava ancora fissando Luna, vide la risata scomparire dalle sue labbra e le lacrime fermarsi di colpo, lasciandole le lunghe ciglia umide (non si ricordava ancora quella parola che sua nonna usava in quei casi… ammazzanti? ammainanti?):-Mio padre è il direttore-.
Strappò di mano a Harry la rivista con fare rabbioso e si mise a leggerla con un modo ostinato e testardo.
Il viaggio continuò, non senza altri problemi: Malfoy venne a stuzzicarli, mostrando il lucente distintivo da Prefetto; quando lo mandarono via Harry, Ron, Hermione cominciarono a confabulare tra loro, scoccandogli a volte degli sguardi preoccupati. Come al solito non volevano che sentisse. Confabulavano sempre tra loro, quei tre. E a dirla tutta Dean e Seamus non erano poi molto diversi: certo, non borbottavano a bassa voce, ma quando iniziavano un discorso agguerrito tra cosa fosse meglio fra calcio e Quidditch o altri argomenti che interessavano solo loro, Neville tornava ad essere quello che si era sempre sentito: l’ultima ruota del carro.
Arrivati a destinazione salirono sulle solite grosse carrozze che si trainavano da sole, e nulla cambiò dal viaggio in treno: silenzi d’imbarazzo, borbottii e sguardi alla scuola di Hogwarts attraverso i finestrini.
Neville appiccicò il naso al vetro: il castello si stagliava davanti a loro, colmo di guglie e con sporadiche luci a qualche finestra. Quinto anno a Hogwarts. L’anno degli esami, dei G.U.F.O. per cui sua nonna gli aveva dato tante raccomandazioni durante l’estate.
Avrebbe dovuto sentirsi grande, eppure Neville non si sentiva per niente diverso a quando aveva varcato le porte quattro anni prima.
Entrarono, trascinati dalla folla, nell’immensa Sala Grande. Sapeva già cosa li aspettava: undicenni impauriti e tremanti che uno ad uno venivano smistati, un sontuoso banchetto e poi tutti nei dormitori, a pregustare il nuovo anno scolastico. Si sedette accanto a Hermione e a Nick-quasi-senza-testa: gli saliva un brivido per la schiena ogni volta che guardava i pochi centimetri di pelle e tendine che gli reggevano il capo sul collo.
Finito il sontuoso banchetto, satollo come un uovo, Neville decise di andare di corsa a mettere al sicuro la sua Mimbulus mimbledonia nel dormitorio. Salì le scale quasi deserte, visto che gli studenti ancora di attardavano a chiacchierare nella Sala Grande, quando il suo piede scivolò sopra qualcosa: reggendosi allo scorrimano, vide un giornale caduto probabilmente da una borsa. Si guardò intorno, cercando il proprietario, poi lo raccolse arrotolandolo e si affrettò a salire le scale, sperando di trovare chi l’aveva perso. Girò qualche corridoio, ma non trovò nessuno, se non Harry fermo davanti al quadro della Signora Grassa che gli diceva severa:-Niente parola d’ordine, niente ingresso!-
-Harry, la so io!- disse trafelato, agitando la sua piantina –Mimbledus mimbletonia!-
Entrarono entrambi nella sala comune di Grifondoro, e Neville s’apprestò a depositare il suo prezioso cactus sul comodino:-Chissà come sarà orgogliosa la professoressa Sprite!- sussurrò eccitato.
Osservò la pianta per un minuto buono, poi  aprì il baule, prese il largo pigiama color melograno che era di suo zio e se lo infilò.
Gli altri parlavano animatamente, ma Neville non li ascoltava: decise di guardare meglio la rivista che aveva raccolto per capire se poteva appartenere a qualcuno che conoscesse; mentre cercava nella borsa, sentì però chiaramente Harry urlare:-Basta che tu legga la Gazzetta del Profeta come tua madre, no?! Ti dirà tutto quello che devi sapere!-
-Non prendertela con mia madre!- rispose Seamus, arrabbiandosi.
-Me la prendo con chiunque mi dia del bugiardo!-
-Non parlarmi con quel tono!-
-Io parlo come mi pare e piace!-
Entrò Ron, e ben presto si aggiunse alla discussione, e tutti sembravano sempre più irati. Neville cercò di rimpicciolirsi tra le spalle e scomparire. Non gli piaceva assistere alle litigate:-Mia nonna dice che sono scemenze- intervenne con tono timoroso –Diche che è la Gazzetta del Profeta che sta peggiorando, non Silente. Noi…- deglutì, parlando più convinto –Noi crediamo ad Harry- si ficcò sotto le coperte, dimenticandosi della borsa in cui stava cercando –Mia nonna ha sempre detto che TuSaiChi sarebbe tornato, prima o poi. E se Silente dice che è tornato, è tornato-.
Tirò le tendine del suo letto a baldacchino, lasciando uno spiragli da dove osservare il cactus sul comodino. Gli altri, aldilà della scura barriera di stoffa che Neville aveva intramesso tra il suo letto e il dormitorio, si infilarono silenziosi nei loro letti in un frusciar di lenzuola, come se quello che lui aveva detto avesse messo fine alla questione, e questo gli fece scaturire dal cuore una sensazione di soddisfazione.
Osservava dallo spiraglio la sua pianta, illuminata dai  raggi lunari. Quella sera la luna era a dir poco meravigliosa. Sembrava più candida e lucente del solito e vegliava, stupenda ed ammaliante, sui sonni dei ragazzi di Hogwarts.
“Ecco!” si disse: quella parola gli era appena venuta in mente “Ammaliante, non ammainante… che stupido che sono!” pensò divertito.
Poi si ricordò. Fissò attraverso la finestra il satellite nello scuro cielo notturno, e ricordò che era per un’altra Luna che aveva tanto pensato a quel termine, era per le sue lunghe ciglia e i loro movimenti ritmati quando lei abbassava per pochi secondi le palpebre.
Sentì una fitta al petto, e per un momento ebbe paura che qualcosa gli fosse esploso tra le costole, perché uno strano tepore iniziò a diffondersi nel torace. Il cuore iniziò a palpitare più velocemente.
Era forse ammalato?
Si addormentò, non senza tormentarsi per quella faccenda, una mezz'ora dopo; il suo solito russare riempì il dormitorio.
Il primo giorno del quinto anno ad Hogwarts.






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SPAZIO AUTRICE: Ok, è la prima fanfiction che scrivo, sono iscritta da ieri su EFP mi sento in ansia come se stessi presentando un esame scolastico! D:
Su questa storia posso solo dire che ho intenzione di continuarla per parecchi capitoli, o almeno spero xD e che ho deciso di ricalcare perfettamente il libro. Ovviamente alcune scene verranno inventate, ma sto facendo in modo che nulla intralci con la vera storia del 5° libro, anzi, voglio che sia come un retroscena possibile alla vicenda raccontata nel libro :D
Null'altro da dire. Ciao ^^

Nina.
   
 
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