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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    04/09/2011    8 recensioni
Cosa succederebbe se il nostro trio di protagonisti più uno schifato Draco Malfoy dovesse passare la serata in un discopub babbano per un compito scolastico? Tra vortici vaganti, organismi lampadati unicellulari e improbabili danze kuduro... riusciranno i quattro eroi a portare a scuola il loro compito?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A VERY POTTER SATURDAY NIGHT


"Che barba questi posti babbani. Non capisco perché siamo dovuti venire qua".
"Malfoy, sempre a lamentarti? Lo sai benissimo perché siamo qui", sospirò Hermione alzando gli occhi al cielo.
"Quando mi sono iscritto a Musica non pensavo che saremmo stati divisi in gruppi e mandati in tour nei locali babbani per ascoltare la loro musica".
"E che cosa ti aspettavi?", chiese Harry. "Per iniziare, vogliano farci notare la differenza tra la musica babbana e quella magica, quindi dobbiamo ascoltarle entrambe. Noi siamo stati scelti per fare una ricerca su quella babbana e, che ti piaccia o no, a lezione dovremo portare una registrazione di ciò che abbiamo ascoltato".
"Che schifezza", decretò Malfoy. "Io pensavo...".
"Che cosa pensavi? Dài, sono curioso!", esclamò Ron, un ghigno stampato sul viso.
"Beh... che so, pensavo che avremmo suonato degli strumenti".
La mente di Ron fu invasa dalla visione istantanea di Draco Malfoy che suonava la mandola battendo il tempo con il piede, e il poveretto non poté fare a meno di mettersi a sghignazzare sguaiatamente.
"Cosa c'è di tanto buffo?", chiese Draco stizzito, gli occhi ridotti a due fessure.
"Ha ragione, Ron. A volte sei talmente infantile...", lo rimproverò Hermione.
"Ma no, aspettate, non è come credete!", biascicò Ron, cercando di riacquisire un certo tono. "Ridevo perché...".
"Ragazzi, entriamo qua!", esclamò Harry, interrompendo la discussione. Si trovavano in una caotica viuzza del centro di Londra. Indicò un locale dall'aria allegra, pieno di gente che rideva e ballava. Malfoy storse il naso, e Harry gli augurò silenziosamente che la proboscide gli si bloccasse per sempre in quella posizione.
Entrarono.
"Che razza di musica", si schifò Malfoy, rintronato dall'ossessivo tunz-tunz.
"Beh, consolati: è solo per stasera", gli disse Hermione visibilmente scocciata, "da domani cambiamo genere di musica, si passa all'heavy metal. Contento?".
"Gna", mormorò Malfoy, depresso e schifiltoso.
Il locale era piccolo e pieno di gente che ballava, il caldo si sarebbe potuto tagliare con una lama e la musica a palla stava progressivamente assordando tutti quanti. Si appoggiarono al bancone, dove un barista serviva bevande e coktail babbani, pentiti di aver messo piede in quel tugurio claustrofobico. Nessuno dei quattro si sentiva troppo a proprio agio, ma Ron sembrava stare soffrendo più degli altri.
"Io non ce la faccio a stare qua", boccheggiò, "è troppo caldo e c'è troppa gente. Presto, acqua!". E, senza che il barista se ne accorgesse, arraffò dal bancone un'enorme bicchiere che qualcuno aveva abbandonato, contenente un liquido trasparente.
"RON, QUELLA NON E'...", iniziò Harry, ma il suo amico aveva già tracannato l'intero contenuto del bicchierone e ora si stava pulendo la bocca con le sopracciglia agrottate, tossicchiando:
"Mi sa che non era acqua", disse, confuso, fra i colpi di tosse.
"No, infatti", rispose Harry preoccupato, "era vodka".
"ODDIO!". Hermione prese energicamente Ron per le spalle e lo scosse con violenza. Poi lo piegò in avanti di forza fino a fargli quasi toccare per terra con il naso e iniziò a dargli delle pacche sulla schiena. "FORZA, VOMITA!".
"Ma perché?", chiese Ron cercando di proteggersi dalle manganellate della sua futura moglie, già leggermente intontito.
"PERCHE' REGGI L'ALCOL QUANTO UNA PAPERA! E non posso farti nessun incantesimo perché non ci è stato permesso di portare le bacchette!".
Malfoy rise, sprezzante:
"Vedi cosa succede a mandare dei deficienti in mezzo ai babbani!".
Ma il suo momento di superiorità fu breve. La musica improvvisamente cambiò. Il tunz-tunz lasciò il posto a ritmi latinoamericani. Malfoy spalancò improvvisamente gli occhi e sorrise. Fu un attimo, poi si ricompose subito e tornò ad indossare la sua solita faccia scocciata. Non era però convincente quanto prima...
"Ehi, Malfoy", ghignò Harry, mentre accanto a lui Hermione continuava a prendere Ron a sprangate, "come mai per un attimo hai assunto quell'esrpessione paradisiaca?".
"Io? Ti sbagli, Potter", rispose il biondino, ma il tono della sua voce lo tradì.
"Cos'è, vuoi andare a BAILAR?", lo provocò Harry dandogli di gomito.
"Potter, non mi toccare", cercò di ringhiare Malfoy, ma riuscì solo a emettere una vocina strozzata. Somigliava ad un vulcano in procinto di eruttare, ma bloccato da un tappo di lava solidificata.
Guardò i babbani davanti a lui. Ballavano nei loro vestiti dai colori sgargianti, seguendo il ritmo spensierato della canzone... il tappo di lava espolse.
"Basta, non ce la faccio più. ADORO QUESTA CANZONE!". Il sorriso a centotrenta denti, si tolse la giacca e si buttò a capofitto nella folla con un urlo selvaggio: "DANZA KUDUROOO!".
Mancò poco che la mandibola di Harry cadesse a terra da quanto aveva spalancato la bocca. Anche Ron e Hermione fissarono allibiti lo scenario che avevano davanti: Malfoy ballava come uno scatenato.
Addirittura, quando la folla si aprì in cerchio, Malfoy si lanciò al centro a dimenarsi!
"A questo punto credo di averle viste veramente tutte", mormorò Harry scioccato.
"E dire che non ha bevuto niente", commentò Hermione, acida. "Al contrario di... lui".
Ron si stava dirigendo verso Harry, barcollante. Come gli fu davanti, sorrise in modo altamente ebete e lo abbracciò.
"HARRY, AMICO MIO!", sbraitò.
"Ssì", rispose il poveretto, tentando di scrollarsi Ron di dosso.
"TI VOGLIO BENE!".
"Certo...".
Ron si allontanò da lui e lo fissò negli occhi. Il sorriso ebete si tramutò nell'espressione contratta e sofferente che i neonati assumono prima di mettersi a strillare.
"Oh, no", disse Harry, terrorizzato.
"WAAAAAH!". Ron crollò nuovamente su di lui. "MIO BUON VECCHIO HARRY! ALMENO TU SII FELICE!". Detto questo prese un lembo del colletto di Harry e ci si soffiò bellamente il naso.
"Ronald Weasley!", strillacchiò Hermione mollandogli l'ennesimo smataflone. "Smettila di torturare Harry e vomita quella roba!".
"Tranquilla, Hermione", la rassicurò Harry mentre Ron singhiozzava sulla sua spalla, "ci penso io a lui. Tu va' a recuperare Malfoy".
Hermione annuì disperata. Fece in tempo a muovere qualche passo che un "HERMIONE GRANGER!" la bloccò. A chiamarla non era stato Harry, né Ron, né Draco: si trattava di un ragazzo biondo e lampadato. Indossava una canottiera aderente, un paio di jeans e dei boxer di Armani di cui era ben visibile il bordo poco sopra la cintura di D&G. Un paio di occhiali da sole enormi e una collana in anelli di ferro simile ad una catena da bibicletta completavano il quadro alla perfezione: un perfetto concorrente mancato di Tamarreide.
"HERMIONE GRANGER!", ripeté l'essere. "TI RICORDI DI ME?".
"Ehm...". Hermione cercò di individuare i lineamenti del viso dell'essere da sotto gli occhiali, la frangia piastrata e i piecring/orecchini sbrilluccicanti. "Eehmmm...".
"SONO JOHN EDWARDS! ERAVAMO IN CLASSE INSIEME ALLE ELEMENTARI!".
Hermione si sforzò di collegare al nome una faccia, ma inutilmente.
"Ceerto...", tentò. "Come sei... cambiato. A che scuola vai adesso?".
"NO, CEH, IO HO MOLLATO LA SCUOLA. ADESSO LAVORO!".
"Aah...". Inizialmente Hermione si era chiesta perché quell'essere subumano urlasse tanto, ma ora cominciava a capire. Probabilmente, a furia di passare le serate in locali come quello, era diventato sordo.
Harry stava osservando la scena con occhi preoccupati. Poi il suo sguardo passò a Ron, che era ancora accasciato a piangere su di lui, e infine a Draco, che anche se la canzone era cambiata si stava scatenando a ritmo come un forsennato.
"Ron, ti prego, fa' qualcosa", gemette, "almeno tu collabora!".
Ron si staccò da lui, mosse un passo, barcollò, si afflosciò e fracassò a terra rovinosamente.
"BASTA, NON CE LA FACCIO PIU'!", urlò Harry esasperato. "Ron con la sbornia triste, Hermione con il corteggiatore tamarro e Malfoy con il ballo di San Vito! BASTA!".
"Eh?". Ron riemerse improvvisamente dalla catalessi. "Hermione ha un corteggiatore?".
"Non so se è un corteggiatore, ma è lì che... Ron?".
Ron era già da Hermione e amichetto, e stava prendendo a spintoni quest'ultimo:
"COSA CREDI DI FARE ALLA MIA RAGAZZA, EH? EH?!", gli sbraitò in faccia.
"OH VAI TRA MAN, IO NON CREDO DI FARE NIENTE!".
Ron e l'organismo unicellulare iniziarono a lottare furiosamente, mentre Hermione li supplicava invano di smetterla. Nel supplicarli però si avvicinò loro un po' troppo, e in men che non si dica venne risucchiata nella rissa.
Un saltellante Draco Malfoy raggiunse Harry, i capelli in disordine, la fronte sudata e l'espressione indemoniata. Dobbiamo aggiungere altro? La cravatta sbrindellata, la camicia con tre o quattro bottoni mancanti, le scarpe slacciate...
"Potter, dài, vieni a scatenarti anche tu!", berciò.
"Ne faccio a meno, grazie...".
"Eddài, forza!".
"No!"
"Daìììh!".
"Malfoy, ho detto di no! Non voglio ridurmi come te o come loro!". Indicò Ron, Hermione e il microcefalo, che ormai avevano formato un vortice vagante di lotta furiosa e seminavano devastazione ovunque passassero. Solo dopo averlo fatto si accorse delle conseguenze catastrofiche che il suo gesto avrebbe potuto avere.
"Figo! RIS-SA-RIS-SA-RIS-SA!", cominciò infatti ad urlare Draco, battendo le mani a ritmo. "Dài!", aggiunse poi prendendo il povero Harry per un braccio, "Andiamo!". Harry tentò di sottrarsi alla presa di Malfoy mentre si avvicinavano sempre di più al vortice vagante, ma fu tutto inutile e ben presto si ritrovò trascinato nella mischia.
Stare dentro al vortice non era poi così male, rifletté. Certo, ogni tanto ti beccavi un pugno in un occhio o un pestone, ma ci prendevi subito l'abitudine; inoltre potevi dare libero sfogo a tutta la tua ira repressa senza preoccuparti di niente. Fu così che poté finalmente togliersi la soddisfazione di strappare una ciocca di capelli biondi a Malfoy.
"Ragazzi! Se non la smettete subito chiamo la polizia!".
I cinque combattenti si bloccarono all'istante. Harry teneva per il colletto Draco, che teneva Ron per i capelli, che teneva John Tamarreide Edwards per la gola, che teneva Hermione per la caviglia, che teneva Harry per la maglia. Il proprietario del locale li fissava digrignando i denti e con gli occhi che mandavano scintille. Ci mancava solo il fumo che usciva da orecchie e narici.
"F-U-O-R-I!".
L'esplosione della bomba H sarebbe stata meno devastante dell'urlo belluino del proprietario. Gli occhiali di Harry, che fino a quel momento erano rimasti miracolosamente intatti, si ruppero, e i capelli di Malfoy da biondi diventarono bianchi. Abbandonarono John Tamarreide Edwards, che si accasciò al suolo privo di sensi, e schizzarono fuori in un battibaleno.

A tutti fischiavano le orecchie, e rabbrividivano dal freddo. Dall'interno del locale all'esterno, la cui temperatura era quella di una normalissima notte di aprile, c'era un'escursione termica di almeno 30 gradi.
Si incamminarono barcollando.
"Oooh...", gemette Ron.
"Ron, vomita", disse Hermione, ma senza la tempra di poco prima. Ron, finalmente, eseguì.
"CHE SCHIFO! NON ADDOSSO A ME! NON SULLE MIE SCARPE! AAAH!", strillò Malfoy inviperito.
"Ragazzi, diamoci una calmata. Malfoy, le scarpe si possono sempre lavare". Harry fece una pausa per sbadigliare. "Ora, per favore... torniamocene ad Hogwarts".
"Non abbiamo registrato niente! Cosa diremo a lezione sulla musica da locali babbana?", chiese Hermione preoccupata. Harry ghignò:
"Direi che il qui presente Draco Malfoy potrà esibirsi nella sua meravigliosa Danza Kuduro!".



LA FINE



   
 
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