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Autore: AliceWonderland    04/09/2011    3 recensioni
Una serata che sembrava cominciata nel verso sbagliato, potrà mai riservare delle belle sorprese?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Capeta Taira, Naomi Minamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



-Baciami, perché...?-



-Insomma, si può sapere perché l'ultima sera devo cucinare proprio io?! Per quale ragione nessuno si è preso la briga di prenotare un ristorante?-.
Indaffarato ai fornelli, Capeta si voltò verso la sala da pranzo ghermita di tecnici e meccanici del suo team e li fulminò con lo sguardo, mentre questi, allegri e bonari, ridevano e scherzavano fra di loro.
-Ahahah! Hai ragione, Taira, ma purtroppo eravamo tutti così presi dai preparativi di quest'ultima gara di stagione che non ci è proprio passato per la testa- ammise uno di questi, levando festosamente un enorme boccale di birra per aria.
-Già! Quando ci è venuto in mente, tutti i ristoranti del posto erano oramai al completo-;
-Possibile che debbano sempre avere l'ultima parola?- pensò il giovane pilota, mordendosi le labbra infuriato e tornando a padelle e tegami -Ma... Minamoto!-.
-Ahi!-.
Naomi ritrasse la mano dal vassoio degli antipasti, dopo che il compagno l'ebbe colpita col mestolo, e la massaggiò.
-Minamoto, ti ho visto! E' la quinta volta che...-;
-Si può sapere quanto ci metti?- tergiversò lui, riassumendo la solita espressione flemmatica.
Capeta distolse lo sguardo, offeso da quell'esortazione; non era mica il loro servo!
-Se continui a rubare dai vassoi non finirò mai!- replicò -E voi smettetela di bere! Vi rovinerete l'appetito con tutta quella birra!-;
-Ahahahah! Ma guardali!- risero alcuni dei meccanici, fissandoli, -Sempre a punzecchiarsi-;
-Già. Come moglie e marito!-;
-CHECOSA?!- esclamarono paonazzi i due interessati, voltandosi verso la saletta.
-Trascorro dieci mesi su dodici sui circuiti di tutto il mondo, e in quei dieci mesi ci pensano questi due a ricordarmi cosa mi aspetta una volta arrivato a casa! Ahahahah!-.
Naomi piegò le labbra in una smorfia, riducendo gli occhi a fessure; lo faceva sempre quand'era in imbarazzo.
-Per colpa tua guarda cosa va a pensare la gente- brontolò.
-EEEH?! Ma cosa vorresti dire, Minamoto?!- scattò Capeta, rosso come un pomodoro, fra le risate generali della sala.
-E' un vero peccato che dalla prossima stagione entreranno in team differenti- disse, nel frattempo, uno del gruppo.
-Bé, separati, ma pur sempre in Formula 1, no?-.
Ad alcuni vennero le lacrime agli occhi: -Non li dimenticherò mai! E nemmeno i loro squisiti pranzetti...!-;
-Adesso piantala, Mike! Mi si chiude lo stomaco con questi discorsi smielati-;
-Ah! La verità è che stai invecchiando, Julian, ecco cosa-.
Capeta sorrise melanconico. Per quanto stravaganti, anche a lui sarebbero mancati molto. In fondo, per lui erano stati una grande famiglia fin dal giorno del suo arrivo.
Erano trascorsi quattro anni da quando Naomi era partito per l'Italia, convocato dall'attuale team, in F3, e da un anno che il giovane Capeta vi si era unito, facendosi conoscere in quella medesima categoria da case automobilistiche e fans, ma a volte faticava enormemente a stare dietro alle 'bizzarre' persone che l'avevano scelto come pilota, alle usanze e alla vita frenetica che conduceva in quel nuovo paese, alla lingua che ancora non comprendeva appieno.
Minamoto era l'unico aggancio che aveva con il passato e con il Giappone e, da quando si trovava lì, la consapevolezza di avere lui come compagno di squadra lo rendeva più sicuro e determinato nell'affrontare la vita di tutti i giorni, sui circuiti. Non avrebbe mai creduto, fino ad un anno prima, di potersi avvicinare tanto a lui, non solo come rivale, ma anche nelle piccole cose di ogni giorno.
-Ma dove stai andando?- gli domandò.
Il ragazzo indossò il giubbotto e si voltò verso di lui: -Be'? A fare due passi-.
-Eh? A-aspetta, vengo anche io-;
-Taira, Minamoto, dove andate? E la cena?-;
-E' pronta. Servitevi!- disse il primo, lanciando il mestolo di legno fra le mani dell'uomo.
-Ah be', se la metti così... EHI, RAGAZZI, SI MANGIA!-;
-FINALMENTE!-.

-Una ciurma di pirati affamati- pensò Capeta, con un sorrisetto, uscendo dal cancello dell'azienda e cercando il compagno di squadra fra le viuzze che si diramavano lungo il quartiere.
Quella sera, nonostante l'ora tarda, le strade della città erano ancora parecchio affollate; i negozi erano rimasti aperti e l'atmosfera allegra che regnava per le stradine del centro metteva addosso a chiunque la voglia di passeggiare e di esplorare il luogo.
-Aspetta, Minamoto!-.
Naomi lo individuò mentre cercava di farsi strada tra la folla con evidente difficoltà, così afferrò la mano che il più piccolo aveva allungato verso di lui e lo aiutò ad uscire dalla calca che andava addensandosi nella piazza principale.
-Perché te ne sei andato?-domandò Capeta, quando ripresero a camminare -Non avevi fame?- chiese senza ottenere risposta -...è per quella mestolata-;
-Come?- domandò il ragazzo davanti a lui, continuando a percorrere il ciottolato umido.
-E' per quello?- insistette il più piccolo.
-Figurati se è per quello-;
-E allora perché sei così strano, stasera?-.
Naomi si fermò sul marciapiede, le mani immerse nelle tasche del giubbotto e lo sguardo imperturbabile rivolto verso Capeta.
Fissò i suoi occhi limpidi, il viso incorniciato dai capelli scuri e sbarazzini sempre sollevati dalla brezza, e sospirando alzò le spalle. Sembrava intenzionato a parlarne, ma quando lo sguardo del compagno si fece più intenso da sostenere, tornò a voltarsi e riprese a camminare.
-N-non ho niente ti ho detto- mormorò infastidito dal dovergli fornire una spiegazione -Si può sapere per quale motivo mi stai seguendo?-.
Capeta si fermò, inarcando le folte sopracciglia, indispettito.
-Se... se non hai niente allora perché hai quel tono strano?!- esclamò, facendo voltare alcuni passanti -E' l'ultima settimana che trascorreremo insieme come compagni di squadra, e tu fai ancora l'eremitKH!-.
La mano di Minamoto si posò sulla sua bocca: -Finiscila di gridare, scimmia. Ci guardano tutti- lo rimproverò trascinandolo via, mentre questo si dimenava, paonazzo -E' proprio necessario mettere al corrente tutta la piazza di cosa ti gira per la testa?!-;
-Almeno io lo faccio- replicò Capeta, liberandosi dalla sua presa -Non mi tengo tutto dentro come fai tu-;
-Forse perché io non sono te, Taira- ribatté il pilota, gettandosi su una delle panchine del parco in cui erano entrati.
Capeta rimase a fissarlo, arricciando le labbra senza trovare alcuna replica.
-Questo lo so- mugugnò -Però...-.
Il cellulare del compagno suonò, interrompendolo.
-Bé, lascia perdere- si arrese il moro, avanzando in solitaria verso un piccolo spiazzo illuminato, a pochi metri di distanza.
Naomi lo seguì con lo sguardo per qualche istante, poi rispose: -Che vuoi?-.
La voce della signora Nanako si allargò per tutto il parco.
-Come sarebbe, Naomi? Almeno una chiamata di tanto in tanto potresti farla! Ricordi tua madre, vero? E' quella che ti ha cresciuto, se non sbaglio-;
-Ma che discorsi fai?- la interruppe il figlio, infastidito, -Vai a dormire, piuttosto. Sei troppo stressata. Ti saranno sicuramente aumentate le rughe da quando sono partito. Ciao, buonanotte-;
-Aspetta un secondo! Dimmi almeno quando hai intenzione di torn...!-.
CLIK.
Naomi tirò un lungo sospiro di sollievo, alzando nuovamente lo sguardo sul compagno e su di un cartello metallizzato, a poca distanza dalla piattaforma su cui era salito.
-Era tua madre, vero?- ridacchiò Capeta, divertito, -Non dovresti trattarla così male. E' preoccupata perché sei lontano. Fa così anche mio padre, sai? L'altra sera era addirittura in lacrime-;
-Taira- lo interruppe Naomi, avvicinandosi e passando lo sguardo sulla targa -Non credo dovresti salire lì-.
-Perché no? Guarda che belle luci- disse il più piccolo abbassando gli occhi sui piccoli oblò luminosi, incastonati nell'asfalto liscio.
-Sì, ho capito, ma ora scendi-;
-No-;
-No?-;
-Solo se mi dici cosa ti è preso stasera!- sbottò.
-Non credo sia il momento ne il posto per parlarne...-;
-E quando sarà il momento? Io vorrei solo capire che cosa ti gira per la testa, Minamoto. Siamo... Be', siamo compagni-;
-Ci tieni così tanto a saperlo?- domandò Naomi.
Capeta annuì, sicuro.
Il fruscio delle alte cime degli alberi e l'eco della musica proveniente dal centro coprirono le loro voci, e, prima che potessero dire altro, un inquietante sgocciolio si fece largo dal fondo della piattaforma illuminata.
-Che cosa...?-.
Fili d'acqua sempre più spessi si innalzarono da alcuni piccoli fori sulla pavimentazione di cemento, inspessendosi man mano che raggiungevano il suo centro, sollevandosi, per poi incrociarsi fra loro, diradandosi in una fitta pioggia che lasciò Capeta completamente fradicio, sconvolto e senza parole.
-Cough! Coff! Coff! M-ma è... una fontana!?- esclamò incredulo.
Naomi fissò la scena ad occhi sgranati e, quando finalmente riuscì a scorgere nuovamente il compagno tra i getti d'acqua, serrò le labbra cercando di trattenere un'incombente risata.
Capeta corrugò la fronte, serrando le labbra e irrigidendo le spalle: -Non ridere!-;
-Ci sono alternative?- sogghignò Minamoto, senza perderlo d'occhio.
-E' successo per colpa tua!-;
-Cosa? Ma se ti ho anche avvertito!-.
Capeta rimase in silenzio. Non lo sopportava quel sorrisetto strafottente! Era così irritante! Era così... era anche così raro vederlo sorridere.
-Io ero solo preoccupato per te- sussurrò a disagio, distogliendo lo sguardo, -MA...!-;
-Sì, l'avevo intuito- asserì il ragazzo, saltando sulla piattaforma e fermandosi davanti a lui.
-Che fai, Minamoto? Ci massacreranno quando ci vedranno rientrare tutti e due bagnati fradici!- esclamò Capeta, colto di sorpresa dal suo gesto.
Naomi alzò gli occhi sul cielo stellato: -Gli diremo che ha piovuto-;
-Non è da te campare per aria scuse tanto inverosimili-.
Il ragazzo lo zittì con un'occhiata, sollevandogli il visetto bagnato.
-Taira, tu finisci sempre in situazioni del genere perché parli troppo-.
Il più piccolo scosse debolmente il capo, perdendosi completamente nelle iridi profonde e magnetiche del compagno di squadra. -No, non è vero... quali situazioni...?- sussurrò con un filo di voce, prima che le labbra di Naomi gli imponessero nuovamente il silenzio, posandosi sulle sue.
Capeta percepì le guance e tutto il resto del corpo farsi teso e rovente, nonostante l'acqua fredda e la gelida brezza invernale che sferzavano ad entrambi i capelli e gli abiti umidi; assaporò la morbidezza delle labbra del compagno, poi, prendendo coraggio, strinse le braccia attorno al suo collo rispondendo timidamente al suo bacio, fino a quando ogni rumore attorno a loro cessò...
-Minamoto, n-non mi hai ancora detto...-;
-Non l'hai ancora capito?-;
-S-sì, cioè...-.
-PER LA MISERIA!- la voce roca di un anziano li raggiunse, facendoli trasalire, -NON AVETE ALTRI POSTI DOVE ANDARE A LIMONARE?! TOGLIETEVI SUBITO DA LI', VANDALI!-.
Naomi allontanò le labbra da quelle del compagno e, distogliendo lo sguardo imbarazzato, scese dalla fontana trascinandolo fuori dal lastricato umido.
-Andiamo o mi farai prendere una polmonite- brontolò, mentre Capeta scorgeva il suo viso tingersi di un'intensa sfumatura color ciliegia.
-Non dare sempre la colpa a me!-.
I passanti si voltavano man mano, fissando straniti quei due ragazzi attraversare in gran fretta le strade e i marciapiedi, completamente bagnati; la mano di Naomi stringeva ancora quella di Capeta che, di tanto in tanto, fra di sé, non poteva fare a meno di sorridere felice al ricordo di quell'umida ma piacevole passeggiata.
-Senti, Minamoto...-;
-Che c'è?-;
-Cosa vuol dire “limonare”?-.
Il ragazzo deglutì, preso alla sprovvista: -C-che domande fai?! Vuol dire... significa... Ma lascia perdere, Taira. Non è per te-;
-Eh? Che intendi, scusa? Dimmelo, no?-;
-TAIRA! MINAMOTO!- li ammonì il team manager, dopo averli scorti rientrare di soppiatto nell'atrio, fradici e gocciolanti -MA COSA AVETE COMBINATO?! FILATE A CAMBIARVI, DISGRAZIATI! DOMANI AVETE LE ULTIME INTERVISTE! NON VORRETE PRENDERVI UNA POLMONITE?!- latrò fuori di sé.
-C-ci scusi!-.

-o-o-O-o-o-



Disse l'autrice:
Salve, salve a tutti! Come va?
Eccomi riapprodata nuovamente sulle sponde di questa sezione. Avevo promesso che io e la mia quasi-inseparabile Tension saremmo tornate presto. Giusto il tempo di toglierci di dosso questa maledetta ed opprimente afa estiva e tutto ciò che ne concerne! Anf!
L'atmosfera era talmente pesante, tipo quella saturniana, che premere anche solo un tasto della tastiera comportava alla sottoscritta una giornata intera di riposo! Ad ogni modo, d'ora in poi riprenderà ufficialmente il mio tran-tran fanficcaro tipicamente Settembrino! Mi auguro sinceramente che questa little oneshot d'apertura sia stata di vostro gradimento. Ho molte altre idee in cantiere, e spero di riuscire a pubblicare anche quelle. Nel frattempo, ringrazio tutti quelli che hanno raggiunto soddisfatti la fine di questa storia. ^__^

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