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Autore: Lovely Grace    04/09/2011    11 recensioni
Isabella Swan è una giovane giornalista, laureata a pieni voti alla NY university. Vive in un appartamento nella periferia di New York con la sua migliore amica Alice Brandon.
Per il compleanno di quest’ultima, i genitori della ragazza le regalano una piccola vacanza di un week-end a Las Vegas.
Alice riesce a convincere Bella a partire, seppur non sia entusiasta.
Ma cosa succederà quando, il giorno dopo la festa di compleanno, Isabella di sveglierà con una fede all'anulare sinistro?
Spero di avervi incuriosito.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note dell'autrice

Buonasera! No, non sono morta, se è ciò che pensavate. Come saprete ero in vacanza, sono tornata qualche giorno fa ed ho aspettato che fosse Domenica in modo da riprendere la solita routine.
Finalmente questo è IL capitolo, quello che darà inizio alla storia. Spero vi piaccia, e anche se non mi convince molto non saprei come scriverlo altrimenti.
Vorrei ringraziare le splendide persone che hanno recensito numerose, chi ha aggiunto la storua tra le seguite/preferite/ricordate e chi mi ha contattato privatamente: tranquille, non disturbate mai, anzi, mi fa piacere sentirvi. Per le persone che mi hanno contattato dicendo "vorrei recensire ma ho paura di scrivere cavolate": ma scherzate? Per me sentirvi vuol dire molto, perchè se continuo a postare è proprio per le persone che mi lasciano messaggi nella posta. Quindi non vi preoccupate e, se volete, contattatemi o recensite pure.
Mi dispiace avervi fatto attendere così tanto...Spero di rimediare con questo aggiornamento.
Nel corso del capitolo troverete un link, Hit the road Jack: vi chiederei di ascoltarlo da quel punto in poi, è la musica che ha ispirato il capitolo.
Ho fatto leggere il capitolo a mio cognato, ma sorvoliamo sulle sue reazioni, poi capirete perchè.
Dedico il capitolo a tutte le persone che hanno recensito e, naturalmente, ad Annie, per averlo letto in anteprima e per tutto il resto ( Patatine <3)
Ci leggiamo in fondo, buona (spero) lettura!


Capitolo 3

Don’t be Shy Edward…


Edward Pov

Osservo la stoffa scura aderire ad ogni sua curva e cerco inutilmente di deglutire.
E questa dove si era nascosta, penso mentre afferro un calice di champagne dal vassoio che una giovane cameriera sta portando in giro.
Se non fosse per i suoi capelli color mogano, unici, penserei che si tratti di un’altra persona.
Ho la conferma che si tratti di lei quando vedo la sua amica, la ragazza che abbiamo incontrato poco fa nel corridoio dell’albergo.
Ha i capelli sciolti, un rossetto rosso sulle labbra decisamente appariscente ed un abitino chiaro, ma non è lei che voglio guardare, bensì Capelli di Cristallo, la sua amichetta.
Se ne sta ancora lì, un calice di champagne in mano, ad ascoltare la ragazza che ha davanti.
< Hai già puntato qualcuna?> Chiede Emmett lanciandomi un sorriso malizioso.
Mando già un sorso di champagne e ricambio il sorriso. < Oh sì> Rispondo sospirando soddisfatto.
< Che cosa stai aspettando allora?> Domanda dandomi una spintarella. < Vai da lei> E mi fa l’occhiolino, allontanandosi da me.
Di solito la mia Caccia funziona così: entro, sfodero il mio bel faccino, punto qualcuna e mi lancio. Mostro la mia faccia da poker, dico qualche cavolata sulle luci, ci aggiungo qualche complimento, e pochi minuti dopo mi ritrovo con una ragazza che mi rovista nei boxer: semplice, divertente, efficace.
Faccio per avvicinarmi a lei, ma improvvisamente mi rendo conto che non c’è più.
Ci rimango quasi male, ma decido di fare un giro per trovarla.
Il salone è completamente pieno di ragazzi, tutti più o meno sui venti/trent’anni.
Potrei fermarmi a parlare con qualcuna, provarci, ma nella mente ho solo lei, Capelli di Cristallo.
Non so bene che cosa mi abbia colpito così tanto di quella ragazza, ma voglio parlarle in tutti i modi.
Quando arrivo in prossimità dei divanetti, al secondo piano, la vedo lì, seduta solitaria con un calice di champagne in mano.
Sfodero il sorriso più ammiccante che possiedo e mi faccio avanti.
< Ciao> La saluto cortesemente. < Posso sedermi?> Domando con voce roca.
Quello non è il mio normale tono di voce, ma questo non deve saperlo.
Sono sicuro che, più tardi, abbia occasione di sentire la mia vera voce roca e ansimante.
Mi guarda, nei suoi occhi vedo passare diverse emozioni: perplessità, seccatura, noia.
Non mi scompongo, non sarà di certo questo particolare a farmi scappare.
So quello che voglio, e combatterò per averlo.
Alza le spalle. < Non vedo cartelli con scritto “vietato sedersi”> Risponde guardandosi intorno, il tono sarcastico con una punta di acidità che, però, fa tutt’altro effetto su di me: m’incuriosisce.
Mi siedo accanto a lei, tenendo in mano il calice di champagne.
Mi piace tenerlo in mano, come un piccolo trofeo, come un diamante.
Mi fa pensare ad un uomo maturo, adulto, sensuale… Mi fa sentire tale, e mi rende più sicuro.
è come le pochettes che usano le donne: sono minuscole, dentro vi entra a mala pena il telefonino e qualche trucco, niente di più. A che cosa servono? A niente, ma è un accessorio, completa il look.
Ebbene, il calice di champagne è la mia pochette: completa l’Edward Cullen, medico in carriera.
< Allora, posso sapere il tuo nome?> Domando con lo stesso tono di voce, avvicinandomi un poco a lei.
< Bella> Risponde mandando giù un goccio di champagne.
< Direi che si tratta proprio di un nome appropriato> Gioco subito la “carta vincente”, ovvero le lusinghe: le donne, specie quelle insicure, arrivano subito a mettermi le mani nei pantaloni.
Mi lancia un’occhiata seccata, dicendomi con gli occhi “cosa cazzo vuoi da me?”.
Rimango sorpreso.
Insomma, se una ragazza come lei se ne sta tutta sola su un divano del privè, a cosa pensereste?!
Faccio una debole risatina, fingendomi divertito dal suo comportamento.
< Sei leggermente nervosa, mia cara?> Domando umettandomi le labbra con la mia stessa lingua.
Sorride, un sorrisino innocente, che le illumina gli occhi.
Ricambio il sorriso, gesto che si allarga quando mi fa segno di avvicinarmi a lei, muovendo un dito.
Posa le labbra a pochi centimetri dal lobo del mio orecchio e vi sussurra dentro, facendomi rabbrividire nel sentire il suo respiro caldo e le sue labbra sfiorare quella porzione di pelle estremamente sensibile.
< Divento nervosa quando ho intorno idioti come te> Sussurra staccandosi poi, e guardandomi nuovamente seccata.
Lunatica.
Ecco la prima cosa a cui penso.
Pazza e lunatica.
Non mi do per vinto, e mando già un altro sorso, giusto per fare l’indifferente.
< Ho capito che genere di ragazza sei> Dico ad un tratto, allungando un braccio sullo schienale, proprio dove si trova lei.
< Sarei lieta di sentire la tua teoria> Continua, la voce calma e quasi dolce.
Confermo: lunatica.
Mi avvicino a lei, per parlarle nello stesso punto in cui l’ha fatto anche lei, e non si ritrae.
< Conosco le ragazze come te. Sanno di avere le curve al posto giusto, un bel faccino angelico  e se la tirano, giusto per stuzzicare un po’> Dico allontanandomi quando finisco di parlarle.
Mi guarda, le guance rosse, ma non di certo per l’imbarazzo quanto per la rabbia.
< Ed io conosco i ragazzi come te> Risponde usando il mio stesso tono di voce.
< Sono i più viscidi, quelli che non riescono a tenerselo nei pantaloni neanche per dieci minuti> Dice sorridendo, come se mi avesse detto “amo i tuoi occhi”.
Stringo con forza il calice tra le mie mani e vedo il poco liquido rimanente vibrare al suo interno.
< Credo abbia sbagliato categoria a cui appartieni, allora> Dico infine, sospirando come se ammettessi un delitto.
Mi regala un sorriso vittorioso, probabilmente con l’orgoglio a mille.
< E…?> Domanda ancora, convinta di avere la vittoria in tasca.
Ahi ahi ahi, Capelli di Cristallo: non conosci Edward Cullen.
Mi avvicino a lei, di nuovo, e inizio a parlare.
< Sei unica> Sussurro facendo scendere una mano sul suo braccio.
< Non vuoi tirartela, non apri le belle gambette che ti ritrovi per darla a tutti… Sei una piccola frigida> Sussurro posando una mano sul suo ventre.
Accade tutto in pochi secondi, e l’unica cosa che sento, è un forte schiocco seguito dal pizzicore alla guancia destra: mi ha tirato uno schiaffo.
Con le guance rosse e le mani leggermente tremolanti, si alza, rischiando di inciampare nei suoi tacchi e si volta verso di me.
< Le persone come te sono  esseri viscidi. Mi fate schifo> E così dicendo fugge via, quasi correndo.
Ancora scosso e stupito da ciò che è successo, mi massaggio la guancia dolorante, posandovi il bicchiere fresco di champagne.

*****

Bella Pov
Frigida. Mi ha chiamato frigida.
Con gli occhi che bruciano per colpa delle lacrime che continuano a scendere dai miei occhi, esco fuori dal salone, fermandomi davanti alla piscina con le gondole, esattamente come quelle su cui sono montata la primavera scorsa a Venezia, in Italia.
MI sento presa in giro, ferita… Ed è proprio ciò che è successo.
Ripercorro con la mente quei dieci minuti passati a parlare con Mister Arroganza e sento la rabbia montare e, di conseguenza, le lacrime scendermi sulle guance.
Sono arrabbiata me stessa, per non riuscire a non scoppiare a piangere quando sono arrabbiata, per essere rimasta con lui, per non essere scappata via prima.
E, allo stesso tempo, sono più che furiosa con quello la, Rosso Malpelo o come si chiama.
Cosa voleva da me? Una scopata?
Certo, che domande inutili ti fai, Bella?
Certo che voleva scopare.
Quelli come lui sono sempre in calore, peggio di un toro da monta.
Rimango lì fuori per altri dieci minuti, cercando di cancellare le tracce del pianto e provando a pensare ad altro.
Devo tornare dentro, devo farlo per Alice.
Anche se non mi divertirò, anche se probabilmente rincontrerò Rosso Mal Pelo.
Alice mi aspetta. Glielo devo. Dopo tutto quello che ha passato per me e insieme a me, è il minimo che possa fare.
Prendo un bel respiro, mi faccio coraggio, ed entro di nuovo.

*****

Edward Pov
Seduto al bancone con un bicchiere di Margarita in mano, ripenso a ciò che ho detto, allo schiaffo appena ricevuto.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Io, Edward Cullen, il Don Giovanni del ventunesimo secolo che riceve uno schiaffo.
Beh, non mi stupisco.
Non dico che sono pentito, ma forse ho un po’ esagerato.
Insomma, non avevo il diritto di dirle quelle cose.
Quella ragazza è pur sempre una sconosciuta, non avrei dovuto perdere il controllo.
< Hey fratello, che hai sulla guancia?> Domanda Emmett sedendosi accanto a me ed ordinando una Tequila.
Alzo le spalle, trangugiando velocemente, forse eccessivamente, il mio Cocktail.
< Hai preso un due di picche?> Continua divertito dalle occhiate che gli lancio.
< Una stupida santerellina dei poveri> Rispondo sprezzante, facendolo ridere.
< Però, non l’avrei mai detto! C’è sempre una prima volta, non è vero?> Continua ad infilare il dito nella piaga, dandomi colpetti nel braccio con il gomito.
< Beh, dovrai cercare qualcun'altra…> Dice infine, guardandosi intorno.
In quel momento, la musica si ferma di botto e un occhio di bue illumina un cubo, dove la ragazza con il rossetto rosso saltella con alcune ragazze sorridenti intorno.
è il dj a parlare: < Allora ragazzi, siete pronti a festeggiare il compleanno della nostra bellissima Alice?> Grida nel microfono, facendo sollevare un coro di “sì” e fischi di ammirazione vari.
< Bene! Allora, preparatevi a cantare!> Continua a gridare, inserendo una versione remixata di “Buon compleanno”.
Tutti iniziano a cantare, ed io li trovo semplicemente patetici, anche se la mia attenzione è catturata da Capelli di Cristallo.
Se ne sta sotto al cubo, e sorride alla sua amica, che le fa una serie di gesti incomprensibili con le mani, gridando e ridendo.
Sembra tranquilla, e solo con la coda dell’occhio mi accorgo del bicchiere ormai vuoto di Cocktail che tiene in mano.
Probabilmente l’alcool la sta aiutando a perdere pian piano la sua rigidità, penso mentre rivolgo l’attenzione alla festeggiata che sta soffiando sulla sua torta di compleanno. 

 Bene, perché non ho intenzione di lasciar perdere.
 Non so che cosa mi prende, probabilmente mi sono intestardito.
 Quando Edward Cullen vuole una cosa, la ottiene. Non importa in che modo.
 Ed io voglio quella ragazza.
 Decido di aspettare che beva un altro po’, giusto per non rischiare.
 E, per la cronaca, non sono un codardo. La mia è semplicemente furbizia.

Qualche ora dopo, verso la mezzanotte, la festa è ancora in corso, e nessuno sembra aver voglia di andarsene.
La maggior parte delle persone presenti sono ubriache, sudate, alcune fanno praticamente petting ballando, altri preferiscono appartarsi sui divani del privè.
Ed io sono sbronzo.
Lancio un’ultima occhiata a Bella, seduta su un divano davanti ad Alice e Jasper che parlano ridendo tra di loro, e decido di farmi nuovamente avanti.
è lontana da me, ma riesco a vederla bene, anche se la mia vista è leggermente annebbiata.
Sento le gambe tremare, e non sono sicuro che sia tutta colpa dell’alcool.
Ce la posso fare, continuo a ripetermi.
Non stai per affrontare un Grizzly, Edward, è solo una ragazza.
Hit the road Jack
Cammino verso di lei, la musica e le voci degli altri un brusio di sottofondo.
Colpisci la strada Edward, continuo a ripetermi.
Mi sento come un cacciatore durante una battuta, come un vampiro che insegue la sua preda: io sono il predatore, lei la preda.
Io ho i denti, lei il sangue.
Io sono forte, lei è fragile.
Io sono Edward Cullen, lei è Bella.
E quasi non mi accorgo di esser arrivato davanti a lei quando sento Jasper presentarmi alle altre.
< Alice, Bella, questo è mio fratello Edward> Dice ridendo, e capisco quanto ubriaco sia. Non solo lui.
< Ciao Edward!> Grida Alice, scoppiando subito dopo a ridere, come se avesse detto una battuta divertentissima.
Anche Bella ridacchia, e mi fa l’occhiolino.
Ricambio, sedendomi accanto a lei.
< Ordiniamo da bere?> Domando gentilmente. Ordiniamo quattro Tequila.
< Ti stai divertendo?> Domando a Bella, seduta accanto a me.
Mi sorride, e sono quasi sicuro di sorridere pure io tanto quel semplice gesto sia così luminoso, così contagioso.
Come il sole.
< Non molto!> Risponde avvicinandosi a me per non dover gridare più di quanto sia necessario.
< Scusa per prima!> Continua posandomi una mano sul ginocchio.
Oh cazzo…
< Dovrei essere io a chiedere scusa> Rispondo cercando di pensare ad altro.
Gattini morti, il mio braccio destro rotto,  la mia prima volta col sesso orale…
Ok, ci sono.
< Che lavoro fai?>  Domanda ancora, usando un tono di voce leggermente differente, quasi eccitante.
Possiamo anche togliere il quasi.
Bella è tremendamente eccitante. Punto. Non la sua voce, e nemmeno il suo vestito.
< Sono un medico> Rispondo facendole l’occhiolino e stendendo il braccio sul divanetto dietro di lei.
< Wow, un medico> Dice ammiccante, facendomi ben capire le sue intenzioni.
Non mi interessa nemmeno sapere che cosa fa, non voglio sapere chi sia né quale sia il suo vero nome…
Ad un tratto, tutto quanto si annebbia, inizia a vorticare.
Non sto avendo un capogiro, no. È la sbronza.
I colori psichedelici di Las Vegas si riflettono qua e la, con la coda dell’occhio vedo qualcuno che cammina accanto a me, qualcuno che mi viene addosso, o forse sono io a schiantarmi contro qualcuno.
Rido, ancora e ancora, e assieme alla mia voce, ne sento altre: Bella, Jasper ed Alice.
Percepisco il sedile di pelle di un’auto sotto di me, sento il rombo del motore.
Sento la voce squillante di Alice gridare qualcosa, eccitata.
Sento una mano calda intorno alla mia, una mano sulla mia coscia, i pantaloni farsi terribilmente stretti.
Mi ritrovo in una stanza, subito dopo in un’altra, ma è da tempo che non capisco più niente.
Vedo qualcosa di bianco, dei fiori, un anello, una voce dirci “dovrebbero fare tutti come voi!”.
Sento qualcuno applaudire e, un secondo dopo, un paio di morbide labbra posarsi sulle mie, in maniera tutt’altro che casta.
Sento una lingua giocare con la mia, massaggiarmi il palato.
Sento un corpo bollente sotto il mio, la mia lingua su quello che sembra un seno morbido e profumato.
Sento gemiti profondi, rochi, il suono più bello che abbia mai sentito.
Qualcuno geme il mio nome, il letto di muove, e non solo su e giù, sembra girare su se stesso.
Sento il mio corpo tendersi, i brividi riempirmi e, pochi secondi dopo, un piacere immenso sovrastarmi.
Ho fatto sesso.
Non so con chi, non capisco dove mi trovo né cosa ho fatto, ma riconosco fin troppo bene quella sensazione.
E mi sento benissimo.
Sento la mia voce biascicare qualcosa, sento una risata, altre parole biascicate.
Poi, chiudo gli occhi, e il buio mi avvolge.

*****

Bella Pov
Ouch.
è tutto ciò che riesco a pensare.
Provo ad aprire gli occhi, ma non ci riesco.
Sento le mie tempie pulsare dolorosamente, come se minacciassero di scoppiare da un momento all’altro.
Diversi minuti od ore dopo, riesco a sedermi sul letto.
Mi guardo intorno, e mi accorgo di essere nella nostra camera d’albergo.
Non ricordo nulla della notte precedente, la mia amnesia inizia dal momento della torta.
Il resto, buio totale.
Allungo le gambe, e solo in quel momento mi accorgo di ciò che indosso: un lenzuolo.
Sotto, la mia pelle.
Sono nuda.
Porto una mano al viso, cercando di tirarmi indietro i capelli, quando la mia pelle incontra qualcosa.
Porto la mano sinistra davanti al viso, e resto completamente sconvolta: un anello d’oro avvolge il mio anulare, facendo risaltare il piccolo neo che si trova proprio lì sotto.
E non ci vuole un genio per capire che si tratta di una fede.
Sento un sospiro e, quando mi volto, accanto a me trovo lui.
E impiego meno di due secondi per realizzare ciò che ho fatto: mi sono sposata con Rosso Malpelo.


Note dell'autrice

Ok, è successo.
Mio cognato è rimasto scandalizzato da questo e dalla scena di "sesso", ma è un tipo all'antica, aspetto di sentire le vostre opinioni.
Spero di postare Domenica , ultimo aggiornamento delle vacanze (uccidetemi per favore).
Tra l'altro devo pure iniziare i compiti dato che non ho aperto libro per 3 mesi... Sorvoliamo.
A presto!
Un bacio, Chiara. 
   
 
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