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Autore: Misery13    05/09/2011    1 recensioni
Ooook. Non so cosa mi sia preso. Cioè, lo so. L'ho scritta per Xavisio Bluttemberg che mi ha chiesto una fic su Bones con questa canzone ( Jethro Tull - To cry you a song ).
Mi ha fatto pensare a Jack, perché è uno di quei personaggi che non riesce a lasciare il passato dietro di sé. Ho pensato che così poteva farlo.
Gli ci era voluto un po’ per sentire ancora quella canzone, vibrare dentro di sé, nel proprio subconscio, troppo tardi per dimenticarla, troppo presto per andarsene. Era dentro di sé, era ciò che pensava, era tutto ciò che aveva nascosto lì e non era mai riuscito a tirare fuori. Si costrinse a concentrarsi su qualcos’altro. Su quella strada in cui si trovava.
Sui cadaveri chiusi in quei bidoni della spazzatura. A giudicare dagli insetti doveva essere rimasto poco di loro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Angela Montenegro, Jack Hodgins
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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 ( Jethro Tull - To cry you a song ).


A Xavisio Bluttemberg, sperando che gli piaccia.

Cosa diavolo ci faceva, lì? Non riusciva a ricordare. Non ricordava neanche le cose semplici.

Doveva concentrarsi, per farlo. Doveva ritirarsi nel suo piccolo angoletto, ascoltare ciò che la testa voleva dirgli. Ci provò.  Non ci riusciva.

C’era solo una canzone. Una chitarra. Note, una dopo l’altra.

Dov’era? Un vicolo, un vicolo cieco. Sporco. Chiuso.

Straordinariamente chiuso:  claustrofobico.

Gli vennero in mente le parole, ma non erano sue. Erano di qualcun altro. Si chiese perché le sentisse dentro la sua testa.

Flying so high, trying to remember

how many cigarettes did I bring along?

Si svegliò da quel tremendo dormiveglia in tempo per sentire la voce della moglie.

- Tra poco piangerà di nuovo, Jack.-

- Lo so, Angela, lo so. Forse sarebbe meglio non addormentarsi.-

Angela sorrise debolmente.

- Ho sonno - mormorò.

- Allora dormi. - replicò lui.

- Si vede che hai sonno anche tu, se dici una frase contraddittoria dopo l’altra. - ridacchiò lei.

 Si girò a guardarla. Non era facile, dalla posizione scomoda che era la poltrona accanto al lettino di Michael, ma ci riuscì. Era stanca. Quel tipo di stanchezza che si incolla addosso, inumana come una pellicola di plastica. Quel tipo di stanchezza che distorce le immagini e i suoni.

- Dormi. - sussurrò Jack, cercando di essere più convincente. Era difficile. Sperò che, attraverso alla pellicola di plastica, Angela potesse scambiare davvero la sua stanchezza per convinzione.

Con non poca sorpresa, la vide annuire.

Si chiese come avrebbe fatto lui, a non addormentarsi.

Non ebbe risposta, perché si addormentò sul serio.

When I get down I'll jump in a taxi cab

driving through London town

Si trovava a Londra. Era già stato a Londra. Era chiusa, piena di vie strette. Era claustrofobica.

Ecco perché si sentiva così: chiuso dentro qualcosa che non poteva conoscere. Costretto a non respirare.

to cry you a song.

Gli ci era voluto un po’ per sentire ancora quella canzone, vibrare dentro di sé, nel proprio subconscio, troppo tardi per dimenticarla, troppo presto per andarsene. Era dentro di sé, era ciò che pensava, era tutto ciò che aveva nascosto lì e non era mai riuscito a tirare fuori. Si costrinse a concentrarsi su qualcos’altro. Su quella strada in cui si trovava.

Sui cadaveri chiusi in quei bidoni della spazzatura. A giudicare dagli insetti doveva essere rimasto poco di loro.

It's been a long time --

Erano lontani, vecchi, in bianco e nero, quei corpi senza vita.

still shaking my wings.

Quello era il punto. Tremava. Pensava che quelli una volta erano uomini.

Vomitò.

Non era spaventato. Era disgustato.

E pensare a se stesso gli faceva sentire ancora quella canzone.

Well, I'm a glad bird

I got changes to ring.

Si agitò, nel sonno.

Closing my dream inside its paper-bag.

Cercò di non pensare al significato di quelle parole.

Qualcosa era chiuso in uno dei cassonetti. Si agitava, come lui. Tentò di avvicinarsi.

Pensare a ciò che avveniva attorno a lui, ecco cosa doveva fare.

Si immaginò aprire quel cassonetto.

Non ci voleva niente.

Però poi  qualcosa lo guardò dalla fessura del coperchio.

Thought I saw angels

Conosceva quell’occhio. Finalmente. Era un amico.

Zack Addy.

but I could have been wrong.

Il bambino aveva cominciato a piangere. Piano, molto piano. Non gli badò: il cadavere di Zack Addy lo stava ancora fissando.

Guardò altrove.

Cosa volevano dirgli?

Search in my case,

can't find what they're looking for.

Waving me through

to cry you a song.

Iniziò a correre. Non sapeva dove. Non sapeva perché.

Sapeva solo che tutto quello lo spaventava a morte.

Voleva andarsene, chiudere quella porta che non aveva mai aperto. Scappare.

Tremava.

La canzone era sempre più forte. Anche il pianto. E il vicolo non c’era più.

It's been a long time --

Era una stanza. No, un’auto.

Meglio ancora: una scatola.

still shaking my wings.

Odiava quel posto. Gli ricordava quell’istante passato in un’auto, sottoterra. Senza aria.

Well I'm a glad bird

I got changes to ring.

E la cosa più strana, era l’essere arrabbiato con se stesso. Perché aveva paura, perché tremava.

Era orgoglioso, troppo. Voleva essere se stesso, non quello che gli altri vedevano.

Non c’era ancora riuscito.

Luce. Troppa luce.

Troppe lacrime. Troppi suoni.

Lights in the street,

peeping through curtains drawn.

Rattling of safety chain taking too long.

- Oddio, Jack, mi dispiace! E’ il mio cellulare. Pensavo di riuscire a trovarlo in tempo per non svegliarti. - Angela lo guardò ancora. Stava frugando dentro la borsa.

Lui cercò di alzarsi, ma non era sicuro di essere sveglio. C’era luce, lacrime e quella maledetta canzone.

- Non hai neanche sentito Michael piangere. Mi dispiace che fossi così stanco. - aggiunse la moglie.

Il bambino continuava a strillare. Aveva sonno anche lui.

Jack lo guardò e qualcosa si mosse dentro di lui, veloce, forte, improvviso e caldo.

- Ehi - sussurrò - Ehi, calmati. E’ tutto ok. - e lo prese in braccio.

Era piccolo, e fragile. E aveva una voce potentissima, per urlare in quel modo, concluse Jack.

-  Lights in the street, peeping through curtains drawn. Rattling of safety chain taking too long. The smile in your eyes was never so sweet before -- Came down from the skies to cry you a song. - canticchiò . Michael strepitò per qualche altro secondo, poi nella stanza ci fu solo silenzio.

Angela lo interruppe, ma lui non la sentì. Pensava a qualcos’altro. Si ricordò di quando si erano chiesti se sarebbero stati dei genitori normali. Loro, che lavoravano coi cadaveri. Loro, che avevano visto cose tremende, una dopo l’altra.

Lei che era andata avanti, che aveva lasciato tutto dietro. Lui che aveva ancora gli incubi.

Ma non era vero. In quel momento si sentiva padre più di quanto non lo fosse mai stato prima.

- Cosa? - chiese ad Angela.

- L’hai fatto smettere di piangere -  la sentì rispondere.

- Perché ho pianto io. -


 

  
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