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Autore: alessiasc    05/09/2011    1 recensioni
questa fan fiction parla di una storia speciale. Una star della musica e una ragazza malinconica del suo paese natale. Passione, emozione, casini, disastri, lacrime, e musica.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente, quando mi svegliai, ero nuda, ricoperta dalle lenzuola bianche e leggere che rivestivano il mio letto. La testa mi faceva leggermente male e, cosa più importante, ero sola. Mi alzai in piedi, aprii la valigia e presi i primi slip che trovai, aprii l'armadio e presi la prima maglia di mio fratello che mi capitò davanti e dei pantaloncini. Mi stropicciai gli occhi e li sentii umidi. Mi alzai in piedi e mi guardai allo specchio. Le lacrime mi stavano già bagnando le guance, ma le asciugai subito e mi sforzai il più possibile di non lasciare più spazio a quel tipo di emozioni. Feci per uscire dalla stanza quando mi resi conto di quello che avrei dovuto fare quella mattina stessa.
Corsi fino alla scrivania dove trovai il mio cellulare, guardai l'ora. Nove e trenta. «Merda!» sussurrai.
Mi catapultai in bagno con in mano biancheria pulita, una camicia e dei jeans, mi spogliai ed entrai nella doccia. Lasciai che i nervi si sciogliessero sotto il getto d'acqua bollente e, dopo essermi accuratamente lavata, uscii circondata da vapore, mi asciugai e mi vestii velocemente. Mi infilai delle scarpe da tennis, presi una borsa e ci infilai un costume che trovai in uno dei cassetti dell'armadio. Poi dalla valigia presi una scatoletta e dopo averci pensato qualche secondo, infilai anche quest'ultima nella borsa. Uscii dalla stanza e scesi le scale con i trucchi in mano. Mi misi un po' di mascara guardandomi nello specchio che c'era vicino alla cucina e decisi che, per non far lacrimare gli occhi, la matita non mi serviva. Poi, finalmente, entrai in cucina, già affollata. Passai affianco a mio fratello e gli stampai un bacio sulla guancia. Lui fece una smorfia.
«E' in salotto» disse, per poi sorridermi e aggiungere: «Buongiorno bellissima sorellina!»
Sgranai gli occhi. In salotto? Percorsi la stanza velocemente con un pancake in mano ed entrai nell'enorme salotto di mia nonna, arredato di mobili antichi e di un divano enorme e comodissimo. Daniel mi oltrepassò e si sedette affianco al suo vecchio amico che aveva in mano una manetta della playstation e guardava lo schermo della televisione come se ne fosse ipnotizzato.
«'Giorno» dissi scocciata. Non volevo che rimanesse. Rendeva tutto più difficile. La colazione era passata, era ora che levasse le tende. Perché era sul divano a fare il coglione con mio fratello? C'era un copione da rispettare, non poteva cambiare le regole di quel gioco in quel momento. Non ora che si era preparata al post-notte.
«Hey Jude, volevo svegliarti ma dormivi così bene..» disse Jeremy, mi fece l'occhiolino e mi mandò un bacio.
Stavo per mandarlo a quel paese quando suonarono il campanello. Sospirai e mi precipitai ad aprire. Avevo completamente dimenticato il motivo della mia preparazione così frettolosa, così quando aprii la porta a Nick Jonas mi sembrò estremamente strano. «C-ciao!» balbettai. «Entra!» dissi, spostandomi dall'entrata per farlo passare. Lui rise e mi guardò, poi abbassò lo sguardo e rise ancora.
«Cosa ridi?» dissi, sorridendo.
«Niente, niente. Buongiorno! Sei pronta?»
«Emh, sì. Ti va un caffè prima? Ho avuto un contrattempo e non sono riuscita a bere il mio..» lui acconsentì, così percorremmo insieme l'ingresso e poi il salotto per entrare in cucina, seguiti poco dopo da Daniel e Jeremy.
Presi due tazze e le riempii di caffé fumante, ne passai una a Nicholas e sorseggiai il mio.
«E' buono» disse lui. «Certo che è buono, è italiano» risposi io, sorridendo.
In quel momento entrarono Jeremy e Daniel ridendo, ma si fermarono appena ci videro.
«C...ciao? Ci conosciamo?» chiese Jeremy, mentre Daniel si avvicinò e gli porse la mano.
«Daniel Hayes, il fratello di Jude. Tu sei... Nick Jonas, vero? Quello dei Jonas Brothers?»
«Ma dai! Judie?» sbottò Jeremy. Mi pentii di aver invitato Nick a bere un caffè. Lui porse la mano a mio fratello e annuì.
«Sì sono io» disse, educatamente, rivolse uno sguardo a Jeremy e poi guardò me. Sembrava uno sguardo disperato, così sorrisi, mi avvicinai, lo presi per un braccio e lo trascinai fuori dalla stanza scusandomi con Daniel e Jer, dicendo che dovevo andare e che sarei tornata verso sera.
Eravamo già fuori quando dissi a Nick di aspettarmi un secondo, tornai dentro e fulminai Jeremy. «Non puoi essere così scortese con gente che conosco. Non mi importa se hai passato la notte qui o cazzate varie. Non ci vediamo da quasi due anni, e ho conosciuto altra gente. Piantala di intrometterti nella mia vita solo quando ti fa comodo e solo per qualche ora, distruggendo tutto e facendo il maleducato con tutte le persone che mi rivolgono la parola. Non sono tua. Chi frequento non è affar tuo, non lo è ora e non lo è mai stato. Cazzo! Ci vediamo l'anno prossimo, eh!?» dissi e senza sentire la sua risposta uscii di casa sbattendo la porta, per poi entrare nella Mustang di Nick parcheggiata davanti a casa della nonna. Ci salii con parecchia rabbia, sbattendo la portiera e buttandomi letteralmente sul sedile, per poi assumere un'espressione imbronciata con lo sguardo dritto davanti a me e le braccia strette al petto. Sembravo una bambina, una stupida, piccola, viziata bambina che voleva la caramella e che ora si lamenta del mal di pancia. Stupida caramella. Stupida me.
Affianco a me Nick mi guardava, con aria quasi divertita, che però era ben nascosta da un'espressione quasi-seria. Aspettò ancora qualche secondo prima di accendere il motore, fare retromarcia sul vialetto per poi percorrere la via. Svoltò a destra e poi a sinistra fino a quando ci ritrovammo sulla superstrada.
Dopo qualche minuto cominciai a distendere i nervi, ma solo quando cambiai posizione, mettendomi con il gomito appoggiato al finestrino e gli occhi che seguivano l'asfalto sotto di noi, che scorreva veloce, Nick si decise a parlare.
«Prima di parlare di quello che è successo, devo chiederti un favore» fece una pausa così mi girai a guardarlo. Aveva lo sguardo fisso sulla strada, attento, ma ogni tanto buttava un'occhiata divertita su di me, il sorriso stampato sulle labbra. «Non guardare i segnali stradali. Nè quelli che ci dicono dove siamo, nè quelli che ci dicono cosa abbiamo passato nè quelli che ci fanno sapere dove stiamo andando. Promettilo. Fino alla fine del viaggio» lo guardai strano. Che cosa significava? Non voleva farmi sapere dove mi avrebbe portato? Ma che gioco perverso era questo? Eppure, qualcosa mi diceva che dovevo solo chiudere gli occhi e annuire. Fidarmi, insomma. E così feci.
«Va bene. Ma la musica la scelgo io!» dissi, ma prima che potessi portare la mano alla radio per accenderla, lui l'allontanò.
«Hey! Non credere di poter cambiare argomento. Se lasci la porta aperta, quello che dici, fuori, si sente. Chi è quel tipo?» chiese, lasciandomi la mano. Sbuffai.
«Speravo davvero che te ne dimenticassi. Alla fine non è così importante» rise.
«Oh, lo è, lo è eccome. Però mi conosci appena, quindi se non vuoi parlarne con me non ci sono problemi. Sappi anche, però, che sono un buon ascoltatore, sto guidando quindi non posso parlare molto, so mantenere un segreto, non giudico la gente e se vuoi puoi parlarne, mi fa piacere» sorrisi.
«Owh. Eccolo il tenero della situazione, l'uomo perfetto. E va bene, ma solo perché insisti tanto» sapevo perfettamente che non aveva insistito affatto, ma avevo un innaturale bisogno di parlare di Jeremy con qualcuno. E Nick era lì. Era così un male?
«Parla pure..» mi invitò con un sorriso, e così cominciai:
«L'ho conosciuto tanti anni fa, prima di trasferirmi in Oklahoma. Era il compagno di camerata di mio fratello durante una vacanza con la scuola estiva. Io avevo 6 anni, loro 9. Sono diventati molto, troppo amici, così tanto che Daniel, mio fratello, si è fatto trasferire nella scuola di Jeremy e hanno fatto elementari e medie in classe insieme. Quando avevo 11 anni - quindi loro 14 - ci siamo trasferiti a Milano. Sto saltando il periodo Oklahoma perché è stato l'unico anno in cui sono stati separati per un lungo periodo, e se ti racconto tutto alla fine muori di noia. Quindi, dicevo... Milano, sì. Tutte le estati e per le vacanze di Natale, torniamo in America per festeggiare con la nostra famiglia. Solitamente stiamo dai nonni, ora. Ma prima, quando la casa in Texas era più abitata dato che mio padre ogni mese ci passava una settimana, era frequente che il Natale, ad esempio, si passasse a casa nostra e invitassimo anche gli amici che durante l'anno non potevamo vedere, tra cui Jeremy e la sua famiglia» presi un respiro, e continuai «Un'estate, io avevo 13 anni e lui 16, ci mettemmo insieme e passammo così due estati circa. Poi lui mi tradì con l'ex ragazza di mio fratello, lo venni a sapere, lo lasciai e da quel momento la cotta da bambina di 13 anni divenne qualcosa di più serio, così tanto che l'estate dopo persi la verginità con lui, e l'estate dopo ancora lo feci di nuovo e... beh, cosa ti posso dire? Sono quattro anni che ci rincorriamo e sette almeno che sono follemente innamorata di lui. Ma sai.. lui è uno stronzo. Uno che gioca. Lo sanno tutti, anche i miei. Lui arriva, viene con me, e poi sparisce. E' così, sono il suo contentino. Ma cosa posso farci? Quando me lo ritrovo davanti non riesco a provare nient'altro che assoluta felicità. E non riesco a dirgli di no quando comincia a baciarmi e... okay, forse è meglio che la smetta» rimasi in silenzio e lui anche per qualche minuto. Lo guardai. Era pensieroso.
«Lui non ti merita, ma se tu lo ami quanto dici di amarlo, devi lottare sul serio per avere quello che vuoi tu e non quello che vuole lui.»
«Nicholas, grazie. Davvero, dovresti fare lo psicologo, altrochè cantante» risi, poi tornai seria. «No davvero, grazie di avermi ascoltata e capita, è importante»
«Quando vuoi Jude!»


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okay finalmente sono riuscita ad aggiornarla tutta quanta :D Spero che vi piaccia sul serio, andrò avanti presto. Ho tanti progetti *ç*
   
 
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