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Autore: Bad Girl    06/09/2011    7 recensioni
Un'illusione ottica può quasi portare all'ossessione, nella speranza di venirne a capo.
Edward ci sta uscendo di testa, forse, ma fortunatamente il colonnello Roy Mustang è sempre pronto a salvare la situazione.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La stanza di Ames è una camera dalla forma distorta in modo tale da creare un'illusione ottica di alterazione della prospettiva.
È stata inventata dall'oftalmologo americano Adelbert Ames nel 1946 su un'idea di Hermann Helmholtz.
La stanza è costruita in modo che vista frontalmente appaia come una normale stanza a forma di parallelepipedo
con due pareti laterali verticali parallele, una parete di fondo, un soffitto ed un pavimento paralleli all'orizzonte.
In realtà la pianta della stanza ha forma di trapezio, le pareti sono divergenti ed il pavimento ed il soffitto sono inclinati.
Le inclinazioni e le proporzioni nella dimensione degli elementi posti alle diverse profondità 
sono calcolate tenendo conto delle regole della prospettiva.
Per effetto dell'illusione una persona in piedi in un angolo della stanza appare essere un gigante,
mentre un'altra persona situata nell'angolo opposto sembra minuscola. 
L'effetto è così realistico che una persona che cammini da un angolo all'altro sembra ingrandirsi o rimpicciolirsi.
Alcuni studi hanno dimostrato che l'illusione si può avere anche senza l'utilizzo di pareti e soffitto,
ma è sufficiente creare un orizzonte apparente (in realtà non orizzontale) su un appropriato sfondo.
L'occhio valuta la dimensione degli oggetti in funzione del finto orizzonte.*

 

 

È facile vedere qualcosa in modo distorto
Ed è altrettanto facile prendere un abbaglio, talvolta è capitato anche ai migliori e, certamente, non gliene si può fare una colpa.
Agli occhi di qualcuno, un altro può sembrare l’irraggiungibile, imponente figura di un dio sprezzante al di sopra del mondo, del paradiso e dell’inferno
Agli occhi di quell’altro, quel qualcuno può sembrare invece un essere insignificante, microscopico, quasi alla stregua di un insetto lurido ed assolutamente disgustoso.

 
Edward, molto spesso, si sentiva quel qualcuno.

Sebbene fosse riuscito a diventare personaggio di rilievo nell’esercito, c’era qualcosa, o meglio, qualcuno a cui sapeva benissimo essere d’intralcio: l’unica persona che segretamente abbia mai amato, il Colonnello Roy Mustang, suo superiore diretto e uomo dannatamente affascinante.
Spendere due paroline sul diretto interessato sembrerebbe d’obbligo: alto, fisico atletico e mozzafiato, capelli neri, poco ma sicuro setosi al tatto, occhi neri come il più profondo oblio, in cui è sicuramente anche fin troppo facile cadere.
Rispecchiava a dir poco perfettamente quell’altro, quella figura divina.
Benché il biondo avesse sempre cercato di prendere le distanze dal Colonnello, sfortunate circostanze lo costringevano al suo fianco.
Giorno dopo giorno, il lavoro li portava a stretto contatto e, per il biondo, era l’inferno più buio.
Si sentiva sempre più schiacciato e oppresso dalla figura del suo superiore, dell’amato sarebbe meglio dire, sospeso tra l’amore e l’amara certezza che fosse per lui qualcuno di troppo elevato e irraggiungibile.

 

Del resto, non poteva certo sapere che era solamente una stupida e banale illusione ottica, provocata dal troppo bagliore che creava attorno al suo amato.
Guardava con occhi troppo poco attenti e concentrati per carpire la vera essenza di ciò che gli capitava attorno.
La luce creata attorno al suo dio, gli dava quella visione distorta, gli donava quel senso di grandezze del Colonnello e di minutezza insignificante della sua piccola figura bionda.
Ogni gesto, ogni parola, ogni essenza del superiore, veniva portata all’esasperazione, veniva sublimata e contornata di ogni artificio.. un po’ come l’ineffabilità dell’esperienza amorosa ancora così bramata e ricercata da qualunque scrittore degno di rispetto
Perché era proprio questo ciò che Edward provava: amore, amore nel suo stato più puro, amore in tutte le sue sfumature.
S.u.b.l.i.m.e  e  s.e.m.p.l.i.c.e  A.m.o.r.e.
Peccato che le distanze dovevano essere mantenute
Una costante doveva esistere tra di loro, altrimenti, le differenze sarebbero scomparse… peccato che, di questo, Edward, ne fosse all’oscuro

Giorno dopo giorno
L’uno sempre più immenso, l’altro sempre più insignificante
La prospettiva dei due angoli sembrava, da un momento all’altro, ribaltarsi e far scivolare il biondo nel buio eterno.

 

 

“Oggi il colonnello ha sventato appena in tempo un attento all’ambasciata, sai?”
“Wow! Giusto ieri ha fatto arrestare quella banda di teppisti che da giorni terrorizzava Central!”
“Ma dai! Gli era appena stato affidato il caso e già lo ha risolto? Brillante, come sempre!”
“Già! Il nostro Roy Mustang è fenomenale, mi chiedo chi potranno mai eleggere Furher dopo Bradley se non lui”
“Infatti penso che nessuno possa proprio competere con lui!”
“Non ci sono dubbi, anche perché nessuno è migliore del Flame Alchemist”

 
Bla Bla Bla.
Ogni giorno era, d’altronde, la stessa, medesima,identica, sputata storia.
Non appena metteva piede in ufficio, Edward non poteva non assistere, impotente, alla sequela di miracoli compiuti dal Dio del Nuovo Mondo.
Per sfottere, avrebbe potuto chiedere se avesse persino salvato un micetto da un albero… ma calcolando quante probabilità c’erano (e quanta sfortuna aveva) l’aveva fatto quella mattina stessa.

 

Eppure lo ami, dovresti essere felice per lui.
Dovresti essere orgoglioso.
Dovresti guardarlo con occhi pieni d’ammirazione.
….E invece perché ti senti così schifosamente un perdente, Edward?

Il biondo conosceva perfettamente la risposta alla domanda che si ripete, ormai, da un anno a questa parte.

 

Hai paura di sporcare la sua perfezione con il tuo amore impuro, vero, FullMetal?


…si

 

Ogni qualvolta che ti avvicini a lui, 
ogni qualvolta che lavorate a stretto contatto per una serie di sfortunati eventi,
ogni qualvolta che anche solo ti rivolge la parola,
ogni qualvolta il suo sguardo ti sfiora,
ogni qualvolta le vostre mani vengono a contatto per errore...
hai paura che gli altri possano scorgere quella dolce scintilla nei tuoi occhi e rompere l’illusione della Stanza di Ames, vero?

 

Fottutamente, fottutamente si.

 

Stava diventando ormai un’ossessione, come un veleno che lento entra in circolo: inizialmente si cerca di combatterlo, di non cadere sotto il suo controllo… ma poi l’invitante oblio sembra decisamente più confortevole.
Per quanto il biondo alchimista avesse cercato di vincere quasi fino allo stremo delle forze, si stava ormai arrendendo all’evidente inferiorità della propria forza di volontà.
Se prima trovava inaccettabile quell’apparente divario tra loro, cercava quasi di preservarlo, arrivati a questo punto.
Follia?
No.
Amore, pazzo amore?
Si.

 

 

Per questo quando, quella sera, dopo l’ennesima tirata lavorativa fino a tardi con il colonnello, quest’ultimo gli aveva chiesto di concedergli l’onore di poterlo portare fuori a cena, Edward si era ritrovato a tremare, gli occhi dorati increduli, combattuto tra il desiderio di acconsentire o mandarlo al diavolo come al solito, nella speranza che l’altro non si accorgesse dell’inflessione tremante della propria voce.

 
“Mh? Ti ho forse shockato, FullMetal?”

Il suo torno canzonatorio era forse ciò che serviva al più piccolo per risvegliarsi da quella specie di stato semicomatoso in cui era crollato.

 
“… a dire la verità si. Cosa crede? Le pare?! Non è certo materia di tutti i giorni ricevere un invito a cena da uno come lei”
“Illuminami: devo prenderlo come un complimento o come un insulto?”
“La prenda dal verso che preferisce. Io me ne vado.”

 
Fuggire.
Quale migliore soluzione.
Oramai stava diventando maestro di tale arte.
Ma prima che il biondo potesse mollare la presa sugli ultimi documenti ed alzare i tacchi, una mano grande e calda… Dio, terribilmente calda, dal tepore quasi intossicante, si strinse al suo polso, ponendo fine a quella che era una vera e propria ritirata strategica.


Maledizione.


“Perché scappi? Guarda che non sono mica il lupo cattivo”

 

No, non sei tu il lupo cattivo.
Sono io.
Sono io che rischio di rovinarti.
Sono io, sono io l’erba cattiva.
Sei tu quello immenso.
Non sono io.


L’evitare i suoi occhi, l’evitare il suo contatto, l’evitare la sua presenza…
Il tremare del suo corpo, il tremare della sua voce…
No, no, no!
Si stava mettendo a nudo, stava scoprendo quei sentimenti che aveva soffocato per dodici interi mesi … e rischiava di mandare tutto a puttane per uno stupido invito che, forse, non voleva dire proprio nulla, se non un’uscita tra commilitoni.


“Non piangere…”


….Da quando quelle lacrime avevano preso a bagnargli il viso?
Mistero.
Fatto sta che se un secondo prima si trovava già sulla via della porta, bloccato da Roy, adesso eccolo tra le sue braccia.
Maledetto, l’aveva distratto a dovere per poi farlo cadere in trappola.
Ed ora cosa avrebbe fatto?
Lo avrebbe deriso?
Umiliato?
Denigrato?

 
“Smettila di allontanarti da me, non lo sopporto… smettila di tenermi distante, perché non c’è posto dove io voglia stare che non sia al tuo fianco”


Amato?

“M-ma che sta dicendo?… mi lasci.. mi lasci!”
“Non respingermi”
“Perché proprio io?!”

Stava urlando, l’alchimista d’acciaio.
Di disperazione, probabilmente.


“Perché ha scelto me?! Si è insinuato nei miei pensieri senza permesso, ha messo a soqquadro il mio mondo, l’ha rigirato a suo piacere, ne è diventato signore e padrone, mi ha fatto innamorare di lei per cosa?! Perché si diverte a torturarmi invitandomi a cena, sussurrandomi parole così disgustosamente smielate?! Lo sa meglio di me che non potrò mai far parte del suo cuore, non potrò mai averla! Perciò mi faccia la cortesia, se non sa cosa cazzo provo, allora eviti di illudermi perché sono stanco! Stanco! Stanco! Lei è.. lei!! Ed io sono solo un fottuto cane dell’esercito, quello che lei ha sempre disprezzato dall’alto della sua figura!! Ebbene si, io la amo! LA AMO! E mi dispiace di provare questi sentimenti che sicuramente la disgusteranno, ma sono un essere umano, un fottuto essere umano!! Potrò avere un braccio ed una gamba meccanici, ma ciò non toglie che il mio cuore sia fatto di carne come il suo!! Quindi, mi lasci immediatamente o-“


Perché non mi hai messo a tacere prima?

Due labbra morbide, leggere per essere un bacio dato con impeto e con tutta intenzione di fermare uno sproloquio durato sin troppo.

 
“Conosci il paradosso della Stanza di Ames?”

Il lieve annuire della testolina bionda, diede il via libera al moro di continuare.


“Sai dove sta la chiave dell’illusione? Per quanto la persona posta più in alto sembri immensa e quella posta più in basso minuscola, in realtà sono uguali. Uguali in tutto e per tutto. … Anche se forse, nel nostro caso, una piccola differenza c’è.”
“E sarebbe..?”
“Che tu sei veramente basso, fagiolino mio”


The End :3

* http://it.wikipedia.org/wiki/Stanza_di_Ames

Piccola legenda per la lettura per chi non avesse inteso:
-corsivo -> pensiero di Ed
-grassetto-> dialoghi

-corsivo e grassetto-> una specie di “coscienza” del nostro fagiolino.

 
Ebbene si, sono tornata sul fandom di FMa dopo tanto tempo.
Devo ciò ad un bel messaggio che ho ritrovato nella casella di posta e che mi ha fatto tornare la voglia di darmi da fare :) 
Spero solo di non averci perso la mano.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe davvero tanto piacere.
Intanto, mi impegno solennemente a portare avanti le storie che ho lasciato incompiute, come
Math's Session -quando la matematica non è più così spiacevole- , Le leggi della Fisica e Scuola .....NOOOOO !!!


Per ora passo e chiudo.
Alla prossima
Un bacio
BG
  
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