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Autore: Eledhel    07/09/2011    3 recensioni
[Garou]
Questa è una storia dedicata a Garou, cantante canadese che adoro in tutti i sensi, molto famoso in Francia e in altri paesi del mondo tranne l'Italia ahimè! Parlerà di una ragazza italiana che decide di allontanarsi il più possibile dal suo paese dopo essere stata tradita dal proprio ragazzo. A voi scoprire come andrà avanti!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzi!!!
In pochi hanno letto il primo capitolo e solo una l'ha recensito, l'ormai fedelissima Spuffyna, ma non demordo e posto il secondo capitolo sperando che qualcun'altro spenda un po' del suo tempo per leggerlo e magari recensirlo.
:)
Anche questo capitolo ha come titolo una canzone di Garou, "Accidental", questa volta in inglese. Ma ora vi lascio sperando di sentirvi presto!
BUONA LETTURA!!!


2. Accidental1
 
Era il quarto giorno di permanenza a Parigi per Fleur, era stanca ma felice. Le cose da vedere e visitare erano molte, ma comunque la sera riusciva a ritagliarsi dei momenti per se.
Erano circa le 19:00 quando rientrò in albergo dopo una giornata a Versailles, salutò il ragazzo alla reception e dopo essersi fatta dare la chiave salì in stanza. Ancora estasiata dalla magnifica reggia e dai maestosi giardini, si distese sul letto per riposare i piedi stanchi ed accese la televisione. Da una pubblicità capì che di lì a poco sarebbe iniziato un programma dove avrebbero fatto vedere i migliori duetti nella storia della musica francese. “Fantastico!” disse sarcastica. “Meglio che mi vada a fare una bella doccia.” La ragazza entrò in bagno lasciando cadere i vestiti sul pavimento. Le docce di Fleur erano sempre lunghe un’eternità, cosa che faceva mandare in bestia il suo ex ragazzo, ma ora non aveva nessuno che le rompesse e ci stette una bella mezz’ora rilassandosi e cacciando via la stanchezza della giornata. Una volta finito chiuse l’acqua e sentì, provenire dalla televisione nell’altra stanza, una voce che le sembrò familiare, una voce roca e potente che cantava una canzone melodica e molto dolce. Uscì velocemente dalla doccia, cercando di non scivolare, per vedere da chi provenisse, ma arrivò troppo tardi. Una volta davanti alla TV vide solo la pubblicità di uno yogurt. Mentre si rivestiva e asciugava i capelli guardò con attenzione il resto della trasmissione, ma era ormai al termine e il proprietario di quella voce misteriosa non si fece più vedere né sentire. Le venne in mente qualche sospetto, quella voce le ricordava qualcuno, ma affamata com’era ci pensò poco. Mise un filo di trucco ed uscì in cerca di un buon ristorante dove poter cenare.
Dopo mangiato decise di andare a vedere la Tour Eiffel illuminata; era uno spettacolo magico che avrebbe tanto voluto guardare in compagnia di qualcuno, le coppiette appoggiate al muretto della piazza del Palais de Chaillot le mettevano invidia.
Andò così verso l’interno della piazza dove c’erano vari gruppi che si esibivano cantando, ballando o facendo entrambe le cose. Si fermò a guardare due ragazzi che facevano breakdance, erano simpatici e molto coinvolgenti.
Pur non conoscendo nessuno si trovava bene lì, si stava divertendo senza alcuna preoccupazione. Per un attimo le venne in mente di chiamare Pierre, ma cancellò in fretta quel pensiero, era un perfetto sconosciuto e poi non voleva guai, chissà che sarebbe accaduto! Certo però, che l’aveva scombussolata parecchio quel giorno in aereo, se fosse stata priva di autocontrollo gli sarebbe saltata addosso, al diavolo che fosse uno sconosciuto!
Sospirò a quel pensiero così atipico per lei, guardò l’orologio e vedendo che era parecchio tardi decise di ritornare in albergo.
Passarono due giorni, l’indomani sarebbe dovuta ritornare in Italia, non ne aveva voglia ma prima o poi sarebbe successo. Così, quel pomeriggio, decise di andare sugli Champs-Élysées per fare un po’ di shopping selvaggio. Entrò in ogni negozio del viale facendo zig zag da un marciapiede all’altro, quando ad un tratto vide, dall’altro lato della strada, il palazzo della boutique di Luis Vuitton. Fleur era al settimo cielo, estasiata da quella visione e si fiondò in direzione della grande insegna con la L e la V incrociate cercando di attraversare proprio in mezzo alla strada trafficata. Era quasi arrivata al marciapiede opposto quando una macchina non fece in tempo a frenare.
 
Pierre era seduto sul divanetto del suo camerino nella sede parigina di TF1, la prima televisione francese, mentre attendeva l’inizio delle prove di un programma di varietà che sarebbe andato in onda due sere dopo, quando ad un tratto il suo cellulare squillò. Rispose e una voce femminile gli chiese se conosceva una certa ragazza di nome Fleur, Pierre scattò in piedi rispondendole affermativamente. La voce riprese dicendogli che aveva avuto un piccolo incidente ma che stava bene ed ora era ricoverata all’Hôpitaux de Paris. L’uomo rispose che avrebbe fatto il più in fretta possibile. Uscì dal camerino di corsa e nel corridoio degli studi incontrò il suo manager in preda al panico dopo averlo visto fuggire così. “C’est une urgence!”2. Urlò l’uomo e la sua voce riecheggiò in tutto il corridoio.
Una volta davanti all’ospedale vi entrò in fretta e quando arrivò davanti al banco informazioni, si tolse gli occhiali da sole e chiese in quale stanza fosse Fleur. Alla donna seduta dietro al bancone quasi non venne un colpo nel sentire quella voce. Alzò gli occhi per confermare il suo presentimento e cercando di rispondere alla domanda dell’uomo iniziò a balbettare. Fortunatamente Pierre la capì e la ringraziò, mentre stava per andare però, si fermò come se avesse dimenticato qualcosa e ritornò verso la donna. “Mais souvenez-vous, vous ne le dites à personne que je suis ici!”3 disse scrivendo qualcosa su di un foglio. La donna annuì solertemente senza mai smettere di contemplare il viso dell’uomo, che le sorrise in modo alquanto accattivante, sicuro che ormai lei avrebbe fatto tutto quello che avrebbe voluto lui. Quando Pierre se ne andò la donna prese il foglietto e vi lesse una dedica autografata con i ringraziamenti per la discrezione avuta; a quelle parole si accasciò pesantemente sulla sedia e portandosi il foglio sul petto sospirò estasiata.
Pierre arrivò davanti alla stanza 213, terzo piano, bussò delicatamente e una voce all’interno lo invitò ad entrare. Aprì e richiuse silenziosamente la porta, una volta dentro vide Fleur sul letto con la schiena appoggiata sui cuscini e la testa fasciata con una benda sottile mentre sfogliava una rivista di moda. “E tu che ci fai qua?” disse la ragazza sorpresa di rivederlo proprio in quella stanza di ospedale.
“Mi hanno chiamato poco fa discendomi che eri ricoverata qui.” Disse l’uomo avvicinandosi al letto.
“Cosa?! E perché mai hanno chiamato proprio te?” La ragazza era ancora più perplessa.
“Forse perché era l’unico numero franscese che avevi in tasca.” L’uomo sorrise divertito. Fleur ci pensò un po’ su ed effettivamente il bigliettino di Pierre l’aveva messo nel portafoglio, vicino alla carta d’identità.
“Cosa ti è successo?” le chiese costatando che in fin dei conti sembrava stesse bene. La ragazza riprese a sfogliare la sua rivista.
“Ah, niente… mentre stavo per andare a vedere le vetrine di Luis Vuitton, sugli Champs-Élysées, una macchina mi ha presa di striscio facendomi cadere a terra ed ho sbattuto la testa.” Disse come se in realtà fosse andata al supermercato a fare la spesa. Pierre, stupito, sgranò gli stupendi occhi azzurri. “E come stai ora?”
“Ah, io bene, domani mattina mi dimettono, solo che non mi vogliono far ritornare in Italia perché dicono che devo fare ancora una settimana di riposo, dopodiché devo ritornare qua per un controllo.” La ragazza non staccava gli occhi dalla rivista.
“Beh allora, che male sc’è?” disse Pierre dubbioso.
“Che male c’è? C’è che l’albergo è pagato solo fino a domani mattina e non ho più soldi per poter prolungare di un’altra settimana! Ecco cosa c’è!” Fleur era parecchio arrabbiata, in quel momento avrebbe solo voluto tornare a casa propria.
“Ma chère, non devi preoccuparti per questo.” Pierre si bloccò un attimo sorprendendosi nell’immaginarsi insieme alla ragazza a casa propria. Poi riprese. “Puoi venire a stare da me.”
“Cosa? Oh no no! Non ci penso proprio!” Fleur si girò di scatto verso l’uomo.
“E dove vorresti andare allora, sotto uno dei tanti ponti della Senna insieme ai clochards?”
“Beh, perché no, sono ben organizzati.” Disse la ragazza, poi entrambi si sorrisero divertiti.
“No seriamente, domani verrò a prenderti e troverai già tutte le tue cose a casa mia. Ora devo andare però, riposati e ci vediamo domani.” Fleur rimase un po’ spiazzata e, nel vederla così, Pierre le sorrise divertito e le diede un bacio sulla guancia. L’uomo uscì dalla stanza non sapendo esattamente cosa avesse fatto, ma il profumo della ragazza gli era penetrato nella mente, rimise gli occhiali da sole ed uscì dall’ospedale diretto agli studi televisivi. Intanto Fleur, ormai sola nella sua stanza, era sprofondata sotto le lenzuola. “Oddio cos’ho fatto, ho accettato il suo invito… una settimana a casa sua? Oddioddioddio!!!” Agitata com’era mise la testa sotto al cuscino, poi ripensò alle sue labbra sulla propria guancia, calde… morbide… lisce… “Non ce la farò mai!!”
  
 
 
1 Accidentale (titolo inglese)
2“E’ un’emergenza!”
3“Mi raccomando, non dica a nessuno che sono qui!”

   
 
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