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Autore: telesette    07/09/2011    0 recensioni
[The House of the Dead]
I due diversi finali, sbloccabili a seconda del punteggio ottenuto, del videogioco "The House of the Dead". La fanfiction si riferisce alla storia del primo capitolo della serie...
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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The House of the Dead è il primo episodio di una serie di sparatutto in prima persona con light-gun. Uscito nel 1996 in concomitanza con un'altra serie horror, "Resident Evil", con cui ha diversi punti in comune.

Introduzione:
Il 18 dicembre 1998 l'agente dell'AMS Thomas Rogan riceve dalla fidanzata Sophie Richards una telefonata d'emergenza: la donna lavora per un'azienda chiamata DBR assieme ad uno scienziato di nome Roy Curien in un'enorme villa adibita a laboratorio, ma costui ha creato misteriosamente un'orda di zombie che ha invaso l'intero edificio: con essi si propone di uccidere Sophie e tutti gli altri assistenti per poi procedere alla conquista dell'intero pianeta. Rogan si dirige subito sul posto con il collega e amico G, e insieme si fanno strada tra le centinaia di non-morti (non solo umani: ci sono anche cani, scimmie, rane, pipistrelli e ragni, ai quali vanno aggiunti alcuni gruppi di larve di insetto che hanno assunto notevoli proporzioni in seguito agli esperimenti cui sono state sottoposte) fino a raggiungere Curien, nascostosi in un locale sotterraneo; questi decide di attivare la sua creatura più potente per cercare di eliminare i due agenti: il Mago (Magician in lingua originale). Ma il Mago, evidentemente difettoso, si ribella al suo creatore uccidendolo, dopodiché attacca Rogan e G, che riescono a distruggerlo.

Destino Crudele

Nel momento in cui il MAGO esplose, Rogan e G abbassarono le armi e si scambiarono una breve occhiata. Roy Curien giaceva a terra in un angolo, ucciso da ciò che lui stesso aveva creato, e la minaccia degli zombie da lui generati è morta con lui. Per un attimo i due agenti dell’AMS sembravano incapaci di credere che quell’incubo fosse veramente finito. Morti che uccidono i vivi per generare altri morti e ripopolare la Terra con degli abomini necrorigeneranti… Niente di strano che i due amici e colleghi non avessero parole per esprimere tutto l’orrore che avevano affrontato nelle ultime ore.

- Possiamo andarcene ora ? - domandò G.

Rogan non rispose. Semplicemente si voltò, tenendo la pistola inerte nel braccio destro, e si allontanò in silenzio seguito a ruota dal compagno. Tuttavia dopo pochi passi si fermò e, lasciando che G lo precedesse lungo la strada già percorsa, si concesse un momento per riflettere su quanto era accaduto. Come aveva oltrepassato il cancello di Villa Curien quel giorno, aveva affrontato creature che non avrebbe mai voluto affrontare, visto cose che non avrebbe mai voluto vedere e perso colei che non avrebbe mai voluto perdere. L’immagine di Sophie morente era ancora davanti a lui, terribilmente nitida e dolorosa. Forse se fosse arrivato in tempo, se avesse avuto un’idea più precisa di ciò che si nascondeva in quella casa infernale, sarebbe riuscito a salvarla e a non sentire quel dolore straziante che gli pesava invece sul cuore.

- Addio Sophie…

Rogan pronunciò quelle parole in un soffio, dopodiché si affrettò a raggiungere G e insieme sbucarono nel cortile così da riprendere l’automobile e allontanarsi per sempre da quel luogo maledetto. Una volta all’esterno però, l’agente si rammentò di un particolare: al momento della sua morte, Sophie era entrata in contatto con il gene mutante degli esperimenti di Curien; questo dunque significava una sola cosa, per quanto triste e orribile fosse…
Facendo segno a G di seguirlo, Rogan ritornò indietro fino all’ingresso principale della villa. Qui trovò la conferma dei suoi sospetti: Sophie era in piedi al centro dell’atrio, pallida come un cadavere e barcollante, con lo sguardo spento identico a tutti gli zombie che i due agenti avevano dovuto eliminare. Nel vederla così, Rogan si sforzò di trattenere le lacrime ma era consapevole di non avere altra scelta. Sophie, la sua dolce Sophie, non c’era più; quella davanti a lui era solo un corpo vuoto con le sue sembianze. Temendo che l’amico non fosse in grado di premere il grilletto, G sollevò la propria arma ma Rogan gli fece un cenno con la mano aperta. Un attimo dopo il fragore dello sparo echeggiò nell’aria, lasciando il posto ad un lugubre silenzio. Rogan abbassò la canna fumante della pistola ed osservò il cadavere inerte di Sophie ai suoi piedi, il sangue fuoriuscire copioso dallo squarcio del proiettile, e rimase immobile col capo chinato in avanti. G non disse nulla, conosceva Rogan abbastanza per sapere che non era tipo da manifestare apertamente le proprie emozioni, ma comprendeva benissimo quello che l’amico stava provando. Sophie Richards giaceva a terra in una pozza di sangue, uccisa per mano dell’uomo che amava, ed era questo pensiero ingiustificato a tormentare il cuore di quest’ultimo. Rogan si sentiva un fallito, non era stato capace di proteggerla e l’aveva vista morire due volte, la pistola scivolò dalla sua mano con un tonfo e lì rimase mentre il pavimento intorno si tinse completamente di rosso.

   
 
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