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Autore: Tati Saetre    08/09/2011    18 recensioni
Isabella Swan si trova a casa di Edward Cullen, a causa di uno scambio culturale.
Edward Cullen si trova a casa di Isabella Swan, per lo stesso motivo.
Uno a Forks, l'altra a Londra.
Riusciranno a incontrarsi, alla fine di questa gita?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Epilogo
 
Isabella prese la sua borsa beige, le chiavi della macchina e l’ombrello che era nell’ingresso notando una valigetta nera posta su una sedia, accanto alla porta d’entrata.
Ottimo, suo marito si era dimenticato la ventiquattrore. E per l’ennesima volta nell’arco di quella settimana.
Con un sorriso la prese, uscendo dalla villetta bianca e salendo sulla sua Mercedes.
Le strade erano bagnate dalla pioggia, come sempre. Tirò fuori dalla borsa il suo cellulare, scrivendo un messaggio alla sua collega, informandola che avrebbe tardato di qualche minuto.
Parcheggiò nei sotterranei dell’edificio bianco, scendendo dalla macchina e chiamando l’ascensore. Dopo cinque minuti buoni, era nel reparto di Pediatria.
Sorrise, quando vide Elizabeth seduta su una sedia di plastica, mentre compilava qualche modulo.
“Isabella!” La salutò, appena la scorse.
“Elizabeth! E’ un piacere rivederla!” Quante volte le aveva detto di darle del tu? Forse troppe, ma Isabella non ci riusciva.
“Oh, tesoro anche per me! La piccola dov’è?”
“Dai nonni.” Spiegò, avvicinandosi.
“Dovreste venire a trovarmi un giorno di questi. Lo dico sempre a tuo marito.”
“Con il lavoro e tutto il resto, siamo fortunati ad avere i genitori che ci tengono la bambina.”
“Ti capisco benissimo, tesoro. Comunque, lui è nel suo studio.” E le indicò una porta infondo al corridoio, che Isabella conosceva fin troppo bene.
“La ringrazio!” E così si diresse a passo spedito verso lo Studio, mentre la sua mente tornava a un anno prima, quando aveva saputo dell’esistenza di Elizabeth.
 
“Bella, è impossibile. Non se ne è andato! Ne sono pienamente convinta!” Alice cercava di convincere la sua migliore amica, quando iniziava a sospettare anche lei di una fuga da parte di Edward.
“N-no.” Singhiozzò al telefono, tappandosi la bocca con una mano. Sembrava un adolescente alla sua prima cotta. Quando il fidanzato ti lascia senza una spiegazione.
Peccato che Edward l’aveva già fatto con lei, ma non aveva versato una lacrima nove anni prima. Ora, stava rimediando per tutti gli anni passati.
“Shh. Tesoro, ora prendo la macchina e vengo da te.” E si sentì terribilmente in colpa in quel momento.
La luna di miele di Alice era stata rovinata in partenza, con la prima chiamata di Bella. Poi, c’era stato il parto di Leah, che per quanto felice aveva lasciato tutti un po’ spossati. E poi, di nuovo un’altra chiamata da parte della sua migliore amica.
“No. No, scusami. Non venire qui. Stai con Jazz. Ora chiamo Edward, promesso.” E questa volta non mentiva. Perché voleva chiamarlo. Sapere dov’era, farsi spiegare perché se ne era andato, di nuovo.
“Okay. Fammi sapere, qualunque cosa accada.”
“Certo. Ti chiamo dopo.”
“Ciao, tesoro.”
“Ciao Alice.” Riattaccò, asciugandosi le ultime lacrime che sgorgavano dai suoi occhi e prendendo un bel respiro.
Impiegò meno di due minuti a comporre il numero di Edward, per far partire la chiamata.
Peccato che il suono provenne da casa sua. Precisamente dalla porta d’ingresso, che si stava aprendo.
Con il fiato sospeso Isabella non attaccò, pensando che fosse tutto frutto della sua immaginazione. Fin quando Edward con due una bustina di carta in mano entrò nel salone, fissandola sbalordito.
Aveva le guance infiammate e gli occhi gonfi. E lui, se ne era reso conto immediatamente.
“Cos’è successo?” Domandò in un sussurro, ricevendo una cuscinata in pieno viso.
“COS’E’ SUCCESSO? Te ne sei andato già una volta! Vuoi avvertirmi quando esci? Svegliami!” Gli inveì praticamente contro, alzandosi dal divano.
“Hey, dovevo fare una telefonata urgente.”
“I tuoi?”
“No, Elizabeth.” Spiegò semplicemente, riponendo il cuscino al suo posto.
“S-stai con un’altra?” Ovvio, non c’era spiegazione più logica.
Per nove anni non si erano visti, ed ora lui era fidanzato. Forse anche sposato. Ed era andato a letto con Bella.
“Cosa? No, no. Certo che no. Elizabeth lavora con me, ed ha più di cinquanta anni. Sai, è sposata con un marito e una famiglia. Comunque, le ho chiesto altri due giorni di ferie.”
“Perché?” Gli domandò subito, avvicinandosi lentamente a lui.
“Perché, eh?” Sussurrò Edward, prendendole le mani fra le sue. “Perché non voglio andarmene. Perché voglio passare il resto della vita con te, Isabella Swan. E perché ora possiamo farlo, siamo persone adulte, maggiorenni e vaccinate. E Dio solo sa perché non sono corso da te, nove anni fa!” Alzò le mani al cielo, pentendosi di quello che aveva fatto negli anni passati.
“Cosa hai detto?”
“Che forse, dovevo parlare con te, nove anni fa. Spiegarti, non mandarti via.”
“No, no.” Isabella scosse energicamente la testa. “Intendevo, prima.” E allora Edward capì.
“Ho detto che non voglio più lasciarti.” Confessò, nuovamente. “Che ti voglio tutta per me.”
“Come… come faremo?”
“Beh, tu sei un avvocato. E a Londra, potrai benissimo trovare lavoro. Ed io sono un medico. E se qui c’è un Ospedale a stento, anche se sono specializzato in Pediatria potrò tornare a fare l’infermiere, se questo è necessario.”
“Scombussolare tutta la tua vita per… me?”
“Sì.” Dritto e secco. Bella si grattò la testa, per poi abbassarla.
“Aspetta… tu non vuoi? Non vuoi stare con me?” Domandò infine Edward, spiegandosi in quel momento quello strano comportamento.
“Certo che voglio! Voglio stare con te, Edward. Ora, e per sempre.” Sorrise, ancorandole con una mano la vita, per farla combaciare con il suo bacino.
“Ti amo, Isabella Cullen.” Le sussurrò sulle labbra, prima di baciarle.
“Cosa?”
“Certo, perché tu diventerai anche mia moglie se non l’hai ancora capito.”
 
Isabella scosse la testa, sorridendo nel ricordare quei vecchi ricordi.
Era stata la proposta di matrimonio più strana che avesse mai visto in vita sua, ma appunto, quello era Edward.
Bussò una volta alla porta, e senza aspettare una risposta entrò.
Suo marito era seduto sulla sedia di pelle, con una montatura nera posata sul naso e una penna in mano.
“Elizabeth mi ha porta-”
“Sì, la tua ventiquattrore.” Continuò Isabella, mentre con un sorriso lui alzava lo sguardo da quelle scartoffie.
“Hey.” Si alzò, per stamparle un bacio sulle labbra.
“Buongiorno.” Si erano visti a malapena nel corso della mattinata, anche perché Renesmee aveva dormito dalla nonna.
“La piccola?”
“Con Esme e Renée.” Spiegò lei, approfondendo quel bacio.
Un anno prima avevano deciso infine che sarebbe stata Isabella a lasciare Forks, e il suo Studio nelle mani di Angela. Si fidava di lei, ed era la persona più idonea a prendersi cura dei suoi clienti nel modo migliore. E come aveva detto Edward, non fu affatto difficile trovare un lavoro a Londra.
Aveva aperto nel corso di sei mesi uno Studio tutto suo, stupendosi nel sapere che il suo nome era affermato anche fuori dalla sua piccola cittadina.
Ma ovviamente, non poteva lasciare sua madre da sola. Dopo vari tentennamenti Renée aveva deciso di seguirli, e aveva preso una piccola casa accanto alla villa dei Cullen. Qualche isolato più avanti, abitavano Isabella e Edward.
“Non la vizieranno un po’ troppo?”
“Ti dico solo che la prima parola che ha detto tua figlia è stata ‘Nonna’.” Specificò lei, staccandosi di qualche centimetro da quell’abbraccio.
“Sì, ricordo perfettamente.” Nessuno poteva dimenticare quel momento esilarante della loro vita famigliare.
Erano a cena, e Edward stava dando il vasino di carne a sua figlia, mentre con il labiale le faceva vedere a rilento come si pronunciava ‘Papà’. Era convinto al cento per cento che fosse stata la prima parola che avrebbe detto, e invece quella stessa sera Renesmee se ne era uscita fuori con ‘Nonna.’ Edward aveva di colpo smesso di darle da mangiare, alzandosi e uscendo dalla cucina.
Lasciando sia lei che sua figlia sbigottite da quel comportamento.
“Okay amore, ora devo andare. Mi aspettano.” Isabella gli lasciò l’ennesimo bacio, afferrando la sua borsa.
“Devi proprio?”
“Sì. E anche tu. Quindi, ci vediamo stasera.”
“Non dimenticarti la cena!” L’ammonì Edward, mentre lei usciva dal suo Studio.
“E tu non dimenticarti tua figlia!” L’ammonì Isabella, ricordando che una volta Edward si era dimenticato di andare a prendere Renesmee dalla nonna.
 
*
 
Isabella si strofinò le mani sullo strofinaccio che aveva legato in vita, poi passò ai fornelli.
Era tornata a casa da una mezz’oretta, e si era subito dedicata alla cena. Erano sei mesi che lei e Edward erano sposati, e ovviamente suo marito voleva festeggiare ogni singolo anniversario.
Per quello, avevano deciso di stare a casa, insieme a loro figlia.
Una normale cena di famiglia, insomma.
Quando sentì la serratura scattare, si diresse verso l’entrata. Scorse subito una chioma rossa e ricciuta fare capolino dalle braccia di Edward.
“Amore!”
Mama!” Per sua figlia, le lettere doppie erano un optional per le poche parole che aveva imparato. Si sporse dalla braccia del padre, mentre Isabella la prendeva per issarla sul suo braccio.
“Allora, ti sei divertita dalle nonne?”
Annuì con il capo, facendo muovere i suoi ricci in alto e in basso. “Amele.”
“Ti hanno dato le caramelle, eh?” Le grattò il pancino, facendola ridere.
“Io te l’ho detto che ce la viziano.” Esordì Edward, stampando un bacio sulle labbra di sua moglie. “Com’è andata la tua giornata?”
“Tutto bene. Solite scartoffie, incontrerò domani i Miller.” Spiegò, togliendo il cappottino rosso a sua figlia. “La tua?”
“Al solito.” Rispose Edward dalla cucina, sgranocchiando un Crackers che era posto sulla tavola apparecchiata.
“Hey! Quante volte ti ho detto che non si mangia prima della cena?” Lo ammonì, dandogli uno schiaffetto sulla mano.
Edward alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
“Renesmee, difendimi tu.” Supplicò suo padre, avvicinandosi a le con il capo.
Mama ha ‘gione.” Isabella sentì un moto d’orgoglio che la invadeva.
“Hai visto, sì? Io ho sempre ragione, Cullen.”
“Non ti atteggiare troppo. E guarda l’arrosto.” Edward le pizzicò un fianco, facendole una linguaccia.
Mentre si avvicinava al forno con un panno in mano, Isabella sorrise.
“Ammetti che ti manca la bella vita, eh?”
“No, direi di no. Le belle donne le vedo tutti i giorni in Ospedale, la bella vita la faccio a tua insaputa e ho anche un amante fissa.” La beffeggiò, richiudendo il forno.
Isabella posò la piccola dentro il box, voltandosi verso suo marito.
“Non scherzare troppo, eh!” Edward le andò incontro, prendendola per i fianchi.
“Ah, non ho specificato che le belle donne che vedo in Ospedale hanno un età media tra un mese e dieci anni. Che la bella vita la faccio con mia moglie e che… la mia amante ha appena un anno, ed ora sta giocando con una macchinina.”
“Beh, non credo che lei possa lamentarsi, signor Cullen.”
“No, sono finalmente felice così, signora Cullen.” Edward avvicinò il viso a quello di Isabella, lambendole le labbra con la lingua.
“Ti amo, Bella.” Sussurrò, lasciandole un bacio casto.
“Ti amo anche io, Edward.” Rispose infine lei, ricambiando quel bacio.
E lì, in quella cucina e con la loro famiglia continuarono ad occuparsi beati di quella parte piccola, ma perfetta, della loro vita.
 
**
 
NOTE:
 
Vorrei tanto dire che l’ultima frase è frutto della mia mente maligna, ma non è così. Come ben saprete, l’ultima frase è frutto di quel capolavoro di Breaking Dawn, anche se ho cambiato qualcosa. Ed eccoci qua, all’ultimo capitolo. Sì è davvero l’ultimissimo di questa FF. Niente extra, nessun continuo.
Edward e Bella ne hanno passate davvero tante qui (e ritorniamo alla mia mente maligna!) però ce l’hanno fatta. Ora sono insieme, ed hanno una splendida figlia.
Davvero pensavate che Edward fosse partito? Non lo farei mai, almeno non all’ultimo capitolo!
Ringrazio davvero tutti, dal primo dall’ultimo. Da chi ha recensito dal primo capitolo, da chi ha scoperto la storia proprio dall’ultimo capitolo e a chi ancora dovrà leggerla. Alle anime che mi sopportano su Facebook, a quelle su Twitter. Trovate tutti i miei contatti nella pagina autrice. Grazie, grazie e grazie. Spero che mi seguirete anche nelle mie altre storie. Bon, non so proprio cosa aggiungere, se non un immenso GRAZIE. A tutti.
Alla prossima.
Tatiana.
   
 
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