Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: edera 74    08/09/2011    6 recensioni
Fuggire non è mai una soluzione, non impedisce infatti al nostro cuore ferito di sanguinare né di anelare a qualcosa di più grande di noi. Maya imparerà la lezione a sue spese, ma quando sarà messa spalle al muro saprà finalmente dare voce al suo cuore?.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chigusa Tsukikage, Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANDATA E RITORNO

 

 

“Fuggire non è mai una soluzione, non impedisce infatti al nostro cuore ferito di sanguinare né di anelare a qualcosa di più grande di noi. Maya imparerà la lezione a sue spese, ma quando sarà messa spalle al muro saprà finalmente dare voce al suo cuore?.”

Rieccomi con un'altra fan fiction su “Il Grande Sogno di Maya”, spero che anche questa volta vi piaccia. Buona lettura a tutti.

 

L'hostess continuava a fissarlo inebetita, si chiedeva se fosse proprio lui, lui in persona, certo l'aveva visto sui rotocalchi rosa di quando in quando, circondato da splendide presenze femminili, ma vederlo dal vivo era davvero tutt'altra cosa. Ricordò che su di lui circolavano voci terribili, del tipo che era un vero squalo, un doppiogiochista, uno senza scrupoli nel campo degli affari, degno erede di suo padre, il gigante spietato che al timone del proprio impero aveva ormai da anni lanciato, almeno agli occhi dei più, l'avvento dell'erede designato....ma non era solo questo a catturare la totale attenzione della fanciulla in questione, ciò che più la impressionava era il fascino che quel giovane uomo sprigionava, era bello da far tremare le vene nei polsi ed allo stesso tempo intrigante quanto bastava a far andare in ebollizione qualunque donna degna di tale definizione.... ad un tratto però si accorse che l'oggetto di quei pensieri non proprio leciti era assorto in chissà quali elucubrazioni, di fatti il volto stanco ed i lineamenti tirati parlavano più di mille parole e raccontavano la storia di diverse notti insonni, “strano” pensò la ragazza. Così dicendo tra se e se si allontanò richiamata al proprio dovere.

 

Nello stesso istante, quel giovane elegantemente vestito, dalla folta capigliatura chiara, dai cui occhi traspariva una vivida intelligenza, passava mentalmente in rassegna uno strano elenco, come poterlo definire altrimenti, ovvero quello delle torture a cui sottoporre una persona, anzi la categoria esatta suonava all'incirca così:” come far capire alla persona amata quanto ci ha fatto soffrire facendola soffrire a sua volta!”. E sì, stavolta quella ragazzina non l'avrebbe fatta franca, lei non poteva nemmeno immaginare cosa gli aveva fatto passare in quei giorni, dal momento della sua scomparsa dopo la vittoria contro Ayumi e l'assegnazione della parte della Dea Scarlatta. Niente, nulla, anzi scomparsa nel nulla, svanita, dissolta e lui in quegli interminabili istanti, divenuti ore e poi giorni si era sentito morire, non c'era scopo, non c'era differenza tra luce e ombra, tra bene e male, tutto perso, tutto arso dal nulla, che notoriamente niente rispetta, passa e divora ciò che trova. Sospirava il giovane ed in quei sospiri, tanto umani quanto incredibilmente nuovi per un animale a sangue freddo come lui, non faceva altro che pensare a lei ed a cosa le avrebbe detto quando se la sarebbe trovata davanti.

Vediamo....le avrebbe detto che l'amava, buona idea!. Sembrava facile a dirsi e meno a farsi, secondo passo le avrebbe urlato che l'aveva sempre amata, per quanto assurda ed irresponsabile poteva sembrare ai più una simile situazione e che la voleva, che aveva bisogno di lei, come un fiore necessita della primavera per godere della propria età dell'oro, che senza di lei aveva paura di vivere, di finire come il padre, incapace ormai di percepire la bellezza e la felicità di essere se stessi, di comprendere quanto è meraviglioso sentirsi liberi perché si appartiene a qualcuno.

Prima però l'avrebbe afferrata e gliene avrebbe dette quattro.

Una volta atterrato avrebbe seguito le indicazioni del suo fedele collaboratore, che messosi subito sulle traccie della fuggitiva, era riuscito a scovarla dopo una settimana e li, ne era ormai cosciente, si sarebbe giocato il tutto per tutto, per arrivare a godere di quella felicità solo assaporata qualche tempo prima.

E già perché di questo era assolutamente certo, lui poteva dire di aver visto la felicità in volto, gliela avevano presentata in una notte da lupi, una notte di pioggia, all'interno di un piccolo e freddo tempio di montagna e poi l'aveva rincontrata su di una nave da crociera e lui stringendole la mano si era affidato totalmente a lei, riconfermando quell'incanto iniziato ben otto anni prima. La felicità esisteva, ora lo sapeva. La felicità aveva le sembianze della sua ragazzina. Solo lei aveva il potere di condurlo per mano versi lidi caldi ed accoglienti. Pensava, o meglio aveva pensato sino a pochi giorni prima di potervi rinunciare, ma dopo averla vista sul palco nei panni di Akoya, dopo aver visto cosa era riuscita a creare, non ne poteva più della Daito, del padre, del fidanzamento con Shiori, dell'opinione degli altri.

“A volte”, si disse, “per essere felici bisogna smettere di accontentarsi di sopravvivere ed iniziare a vivere davvero”. Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura, solo che stavolta niente e nessuno poteva fermarlo. Sorrise immaginandosi nei panni maschili del protagonista del film “Il mago di Oz”, vedeva la strada lastricata di mattoncini dorati proprio lì, doveva solo fare un bel respiro, affidarsi ad una buona stella e poggiare il piede in avanti, per poi proseguire con un altro passo ed un altro ancora, fino al raggiungimento della meta tanto ambita.

 

Alcune ore dopo, al calar del sole di quella stessa giornata, una giovane era preda di altre emozioni.

Un'altra giornata era terminata, gli scolari dell'asilo giapponese situato nel quartiere dove aveva trovato un lavoretto part-time grazie all'amica di Rey, l'avevano salutata agitando le loro manine e di rimando aveva dato loro appuntamento all'indomani con un lieve cenno di commiato...in quel frangente si era chiesta se fosse più in grado di sorridere autenticamente a qualcuno, si rese conto che ormai fingeva con tutti, persino con dei bambini innocenti, a tutti coloro che la circondavano sembrava una giovane ricca di forza interiore e di buona volontà, che non faceva mancare un sorriso od una parola di incitamento a nessuno..certo era lì solo da pochi giorni, ma chiunque avrebbe giurato senza paura alcuna di essere smentito, che lei era davvero una fuori dall'ordinario.

Buffo vero?.Proprio lei che si era sempre sentita profondamente ordinaria, goffa, maldestra e soprattutto inadeguata, troppo grande di età per stare con bambini, troppo giovane, inesperta e fisicamente immatura, per essere guardata come una donna di quasi ventun anni.

Ed allora la mente che spesso ci assiste nella nostra vita, ci guida e ci suggerisce cosa fare, ma che altre volte si comporta come la peggiore dei nemici lasciando affiorare irriverentemente ricordi dolorosi, permise ad un'immagine, all'unica immagine che lei non voleva più considerare, di lasciare il recinto dove con mille sforzi aveva cercato invano di confinarla e fu così che il suo cuore avvertì una folata di vento bollente che da lì prese il largo in tutto il corpo, si guardò ad una vetrina e si diede della stupida, possibile che non riusciva a toglierselo dalla mente, che le bastava richiamare seppur involontariamente il volto nei ricordi vividi e dolorosi per stare male, per aver voglia di mollare tutto, di prendere il primo aereo e tornare a casa e gridargli tutto il suo amore, quell'amore tanto intenso quanto disperato che le toglieva il fiato, il sonno, l'appetito ..tutto anche l'anima irrimediabilmente sua e persa in un sentimento che riteneva a senso unico e da cui, era certa non avrebbe mai avuto scampo. Come accidenti aveva potuto cacciasi in una tale situazione, in un labirinto dove alla fine dei giochi lei sarebbe stata l'unica vittima sacrificale?.

Sospirò e fu consapevole che la propria anima sarebbe rimasta fluttuante nel nulla per il resto della vita perché l'unica cosa a cui avrebbe voluta essere ancorata era l'anima di lui, ma lui ormai si era di un'altra, una donna bellissima, ricca, appartenente all'alta società giapponese che non poteva far altro che dare lustro al suo nome ed alla Daito e che senz'altro gli avrebbe regalato una vita meravigliosa, tra feste, viaggi, incontri importanti ed un giorno dei figli...da crescere insieme...all'idea si sentì morire dentro, ma poi pensò che la decisione che aveva preso ed i passi che aveva compiuto fino a quel momento erano irreversibili....da lì non si tornava indietro.

Non riuscì a tirare su le spalle, ma ordinò ai ricordi di lasciarla stare per un po', quel tanto da permettere ai piedi di rimettersi in marcia; sentiva infatti l'esigenza di un bagno e di andare subito a dormire.

La chiave entrò nella toppa docilmente, l'ingresso era buio ed in fondo non le dispiacque, posò le chiavi sul mobile, appoggiò il leggero soprabito sulla poltrona colorata che aveva preso ad uno dei tanti mercatini dell'usato e si diresse verso il piccolo balconcino, da cui si diramava una scala a chiocciola che portava sula strada principale, la sera infatti era solita sedersi lì con una fumante tazza di thé ad ascoltare le voci delle persone ed attraverso le voci, le vite degli altri.

Spesso si ritrovava ad immaginare di conoscere ognuna di quelle persone, il panettiere che la mattina andava a lavorare tanto presto e rincasava profumato di farina e vaniglia, l'atleta intento a correre nel parco antistante, la vicina impegnata nell'ennesima discussione con un certo Raymond di cui lei si chiedeva.”chi sarà...suo marito, il suo ragazzo o forse il su amante?”. Sorrideva allora la nostra piccola fuggitiva, si era ripromessa solennemente che non sarebbe tornata indietro per nessuna ragione, che non avrebbe calcato più le scene, ma la curiosità per la varietà dei protagonisti di quella cosa che chiamiamo vita, non la mollava un secondo.

Sì sentì pronta finalmente per un bagno caldo ed allora rientrò nel salotto, lasciando aperta la finestra per far sì che la leggera brezza potesse rinfrescare l'aria rese viscida dall'umidità e sicura di essere totalmente sola, cominciò a sbottonare la camicetta blu a fiorellini con graziose maniche a sbuffo, lentamente bottoncino dopo bottoncino e quando l'ebbe slacciata del tutto la fece cadere a terra, poi fu la volta della minigonna di cotone che certo non le rendeva giustizia, ma a lei era piaciuta così tanto che non aveva resistito dall'acquistarla ed anche quella alla fine campeggiava al suolo come un solato sconfitto in battaglia. Era rimasta solo con la biancheria intima addosso, per carità nulla di pretenzioso o lussuoso, ma talmente fasciante da rendere palese l'avventa maturazione del suo corpo, essa infatti rivelava due seni piccoli, ma perfetti, fianchi sinuosi come strade di montagna e glutei sublimi che sembravano essere stati creati per essere afferrati e stretti in mani forti e sapienti. Questo almeno fu quello che passò nella mente e nelle viscere del possessore di quegli occhi che la bramavano in un angolo buio della stanza. Occhi di cui lei ignorava la presenza, ma che avevano pianto per lei...che avevano avuto paura di non rivederla più, occhi che ora non potevano distrarsi neanche un secondo visto lo spettacolo che si parava davanti a loro, uno spettacolo che si era replicato tutte le notti da troppo tempo nei sogni notturni del loro possessore...occhi che all'improvviso si spalancarono per lo stupore di ciò che colsero su quel corpo tanto bramato: una rosa, una piccola rosa scarlatta tatuata sul fondo della schiena, meravigliosa, bellissima, sublime. Lei all'improvviso, rispose a quello sguardo nascosto inconsciamente, si toccò proprio lì dove era deposta la rosa, per poi risalire su tutto il corpo fino a stringersi i seni con forza e sospirando disse tra sé:” Amore mio, mia ragione di vita vorrei sentire le tue mani così forti, grandi e calde su di me, vorrei che mi prendessi adesso, propri qui, a dispetto di tutto quello che ci separa e di tutti quelli che credono di sapere cosa è giusto per noi due”, poi ancora con tono sempre più disperato aggiunse “non ce la faccio più, non resisto più, ogni notte è un inferno, ogni giorno una sofferta messa in scena” e così dicendo fece qualcosa di avventato ed istintivo, si lasciò cadere a terra, a pancia in su e cominciò ad ansimare sempre più forte, e mentre respirava con movimenti leggeri accarezzava le sue gambe, lo sterno, i seni, il collo. Le piaceva farlo perché immaginava che fosse lui a toccarla in quel modo ed avrebbe continuato a lungo se non fosse stata richiamata alla realtà dallo squillo del telefono. All'inizio lo lasciò squillare, ma poi pensò che poteva trattarsi di qualcosa di importante e seppur malvolentieri si rialzò rossa ed accaldata e prese la cornetta.

Fu felice di averlo fatto perché dall'altro capo del telefono c'era una voce amica, quella di Rey , la sua migliore amica, l'unica alla quale aveva raccontato tutto, la persona che l'aveva vista crescere, l'aveva accompagnata nel suo cammino umano e professionale, facendole sempre ricordare chi era e da dove veniva e soprattutto era stata Rey ad aiutarla nella fuga, facendola andare in un posto che ben conosceva e trovandole quel lavoretto.

La sua voce era un vero toccasana....avevano ormai l'abitudine di sentirsi tutte le sere da quando lei era andata via ed attraverso quelle chiacchierate Maya si illudeva, anche se solo per qualche minuto, di essere a casa e che nulla fosse cambiato. Nella realtà, invece, tutto era diverso, lei aveva vinto su Ayumi, la parte della Dea Scarlatta era sua così come i diritti, aveva dato vita ad un personaggio non umano, ad uno spirito facendo leva sul fattore più umano di tutti: l'amore a cui aveva aggiunto, come fosse una pozione magica, un pizzico di solennità, una manciata di dolore e tanta passione, quella con la “p” maiuscola. Sembrava essere trascorso un secolo, sembravano azioni compiute da un'altra persona, una persona che doveva esistere più.

Rey le raccontava delle sue giornate, di cosa aveva fatto insieme alle altre ragazze, ma aveva ricevuto il divieto assoluto di fornire informazioni su di lui. Maya era stata chiara su questo punto, nessuna notizia, nessuna novità nemmeno il nome doveva essere pronunciato. Rey all'inizio, capendo quanto l'amica avesse bisogno di ritrovare se stessa e quanto quell'amore la facesse star male aveva rispettato quella sorta di “off zone”, ma ogni volta era sempre più difficile resistere alla tentazione di infrangere una tale promessa. Lei era rimasta a Tokio e sapeva le ultime novità Maya no, lei sapeva che quei due si amavano perdutamente, Maya no, ma come dirlo a quella testa dura, ecco il suo dubbio.

A toglierla di impaccio intervenne qualcun' altro che con fare deciso le tolse la cornetta dalle mani e disse con un tono che non ammetteva repliche:”Maya cosa hai fatto!”. La ragazza sentì il sangue fermarsi e dovette fare leva su ciò che restava del suo coraggio per rispondere:”Sensei è lei?”.

Si era la sua insegnante, la donna che l'aveva cresciuta al fuoco della propria passione artistica e creativa, colei che aveva riposto in quella creaturina tanto banale all'apparenza tutta la fiducia del mondo, che alla fine le aveva assegnato la parte dell'angelo sacro, il che voleva dire che le aveva dato da custodire la propria anima. La sensei, infatti, al momento della proclamazione si era sentita finalmente sollevata, ora il suo cammino terreno poteva dirsi completato, sarebbe potuta andare al fianco dell'uomo che aveva sempre albergato nel suo cuore senza rimpianti, convinta che la vincitrice avrebbe protetto quel tesoro nella maniera migliore. Invece Maya era fuggita la sera stessa della proclamazione e per di più aveva donato i diritti di rappresentazione al figlio del suo più acerrimo nemico. In cuor suo non era arrabbiata, aveva capito da tempo che tra quei due c'era qualcosa di speciale, qualcosa che alla maggior parte degli esseri umani non capita spesso, ma era delusa che lei non avesse trovato il coraggio per vivere quel sentimento a pieno. Lei avrebbe voluto farlo per tutta la vita con l'uomo che amava, ma la morte si era messa di mezzo portandoselo via.

“E' per lui che stai facendo tutto questo Maya. E' per lui che stai rinunciando a tutto, alla tua stesa vita?”, le chiese.

“Non so di chi parla sensei, non capisco, ho fatto quello che ho fatto per me, perché ho avuto paura..semplicemente io non posso...non posso”, rispose.

“Smettila di mentire Maya, che tu lo faccia è già un insulto per me, ma la cosa peggiore è che lo stai facendo con te stessa, credi davvero a quello che dici?. Tu lo ami ed arrivati a questo punto non si tratta più di cosa vuoi o non vuoi. Qui si tratta di diritti e doveri. Il tuo è il dovere del coraggio, il suo è il diritto della verità che necessita di essere svelata, che non ce la fa più con voi due, che non vuole la benda con cui continuamente cercate di coprirla. Sei forse una vigliacca Maya?. Questo è quello che covavi nel tuo seno, un cesto ricolmo di vigliaccheria e viltà?. Non credevo fossi così, mi hai profondamente delusa!”.

Maya non poteva proferire parola, la sensei aveva capito tutto. Come era possibile?. La sua insegnante era sempre stata una donna eccezionale, fuori dalla norma, con uno spiccato senso dell'osservazione e di sicuro non doveva esserle sfuggito il cambiamento di certi atteggiamenti quando c'era lui. Ecco come aveva fatto. Si diede allora della sciocca e cominciò a piangere, cadendo su se stessa, rannicchiata al suolo, come una bambina messa in punizione dopo essere stata scoperta dopo una marachella.

Il silenzio regnava sovrano e fu allora che Maya aggiunse tra le lacrime:” Signora T. io non volevo deluderla, né deludere nessuno in realtà, non volevo far del male, mi creda, ma l'amore che ho dentro mi sta uccidendo giorno dopo giorno, notte dopo notte, non ce la faccio più!. E' vero io amo pazzamente qualcuno, senza di lui non ho un luogo all'ombra dove riposare, le mie notti sono prive di stelle e ciò che mi brucia dentro mi fa sentire come una farfalla che vorrebbe volare più di ogni altra cosa al mondo, ma non può perché le sue ali sono state inchiodate da un orco malvagio. La mia mente è come una fanciulla anoressica, perché teme se stessa e la vita senza di lui. Questo è ciò che sono io oggi...ma non posso farci nulla. Lui non mi ama, mi ammira come attrice forse, ma non mi considera altro che un oggetto, un prodotto magari un po' di èlite da utilizzare per dar lustro alla sua tanto adorata Daito”.

“Ti sbagli Maya, io credo che anche lui ti...”, disse l'anziana.

“No non dica nulla, non continui per favore..per favore non mi faccia questo. Io non posso parlare di lui né pensare a lui. La decisione che ho preso è irrevocabile. Mi perdoni se può” disse Maya.

“E così sei fuggita nel cuore della notte, come una ladra, una poco di buono, tutto perchè credi che lui non corrisponda i tuoi sentimenti”, l'aggredì la voce dall'altra parte del telefono.

 

 

“Sensei lei lo conosce..lui no perde mai..lui non perde mai. Anche questa volta ha vinto lui, contro tutto e tutti, contro suo padre, perché i diritti che gli ho donato come per le nozze, gli consentiranno di allestire la più bella rappresentazione della Dea Scarlatta che si sia mai vista, contro di lei, ormai ritiratasi dalle scene e dalla vita pubblica ed infine, contro di me che sono distante anni luce e mai più gli creerò problemi di sorta”.

Così dicendo si sentì ancora più sprofondare in un abisso di solitudine e disperazione.

“E va bene Maya se questo è quello che ritieni giusto per te allora io ti do la mia benedizione, ma sappi che ti sbagli sul suo conto ed un giorno potresti rimpiangere tutto”, poi ancora, “ lo sai che quella famosa sera, quando non ti presentasti in sala stampa, lui cominciò a cercarti dappertutto, lo sai che è venuto qui, a casa di Rey entrando come un pazzo e mettendo tutto all'aria, sembrava fuori dalla grazia divina, non siamo riuscite a fermarlo, lo sai o no che ha mandato all'aria il suo matrimonio e che i giornali non parlano di altro ormai da giorni, lo sai o no che l'amore fà paura ma che fa ancora più paura restare soli a questo mondo, quando si sa perfettamente che esiste sulla faccia di questo pianeta qualcuno che ci completa, che ci inonda e ci sommerge di amore e tenerezza, la nostra anima gemella insomma, il cui richiamo è irresistibile. Dimmi la verità Maya quando eri con lui, quando ti guardava o ti sfiorava, quando ti veniva vicino, il tuo cuore non sentiva il suo richiamo, la tua pelle non fremeva come sospinta da un vento fortissimo verso di lui?. E' così non è vero, solo che prima non sapevi cosa fossero quelle sensazioni, eri troppo giovane ora hai dato loro un nome e chissà quanta fatica ha posto lui nel nascondere in modo tanto palese il suo reale essere e ciò che ha sempre provato per te. Si tratta di un giovane davvero eccezionale”

 

“La ringrazio per il complimento signora T. e per tutto quanto ha detto sino ad ora, io non avrei saputo fare di meglio”, si intromise la voce di quegli occhi, ancora avvolti dall'oscurità della notte e venne avanti lentamente fino a fermarsi sotto la flebile luce della luna che dalla finestra aperta faceva da sipario alle vicende dei nostri protagonisti.

Aveva udito tutto, non aveva potuto esimersi dal farlo, tanto quelle due avevano discusso animatamente e lui che già sospettava qualcosa aveva ricevuto la conferma che cercava ai propri sospetti, o meglio ai propri desideri più nascosti: Maya l'amava e tanto anche, l'amava di un amore non quantificabile e lui avrebbe potuto viverle accanto per tutto il resto della vita.

Maya non sapeva come reagire, aveva gli occhi spalancati dallo stupore, la bocca asciutta, la testa piena di troppi “come” e “perché” ed il cuore in tumulto. Era rimasta a terra e per di più senza vestiti addosso, lo guardava e non riusciva a credere a ciò che vedeva.

Allora la sensei disse “In bocca al lupo ad entrambi e per quanto la riguarda Masumi Hayami le ordino in primis di riportare la nostra Dea a casa ed in secondo luogo di amarla per sempre ha capito bene?” e tra una risatina e l'altra interruppe la comunicazione.

“Ehi ragazzina che c'è che non va hai parlato tanto di me ed ora non mi dici nulla, non mi sembra un comportamento educato da tenere!. Hai sentito la tua maestra oppure no?. Si torna a casa e subito anche, poi io e te ci sposeremo e ci ameremo per l'eternità. Ora vai in camera a cambiarti altrimenti non rispondo di me e di quello che potrei farti se rimani così svestita. Corri forza, non vorrei che perdessimo l'aereo.”

“Ma quale aereo, quale matrimonio, ma di che cosa sta parlando e poi come ha fatto a trovarmi ed ad entrare a casa mia, da quanto tempo è qui.?. Oddio sono senza abiti si volti immediatamente ed anzi se ne vada, fuori da casa mia!”, le parole le scorrevano in bocca come un fiume in piena, avrebbe voluto alzarsi e cacciarlo, ma non poteva muoversi. Allora lui, togliendosi la giacca la poggiò sulla sua piccole spalle e nel farlo accarezzò la pelle che sembrava madre perla e poi risalì fino al viso. Santo Cielo avrebbero dovuto metterci un cartello di pericolo su quelle guance e su quelle labbra rosse come ciliegie appena colte. Non resistette e la baciò con passione crescente. Strano gioco il loro, Maya si era dimenticata di dover ricevere delle risposte e lui aveva iniziato un gioco che non sapeva più fermare. Senza più parlare, ma solo con la gioia negli occhi decisero che la razionalità poteva attendere ora era il momento di esultare per quello che avevano scoperto l'uno dell'altra. Masumi si adagiò con tutta la dolcezza di cui era in grado accanto a lei e ciò che accadde in seguito è un segreto custodito dai quei tenui raggi di luna.

FINE


 

  
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