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Autore: akachan    09/05/2006    23 recensioni
Tristezza, solitudine. L'unica persona importante nella sua vita è scomparsa, non c'è più. Prima fic in assoluto, perciò ringrazio i miei numi tutelari, le mie care lettere dell'alfabeto greco... ovvero i miei beta, gamma e delta reader: Tiger_eyes, Nemesis e Watashiwa7!
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Bentornati a tutti(grazie per i commenti e gli incitamenti a scrivere!), finalmente sono riuscita a scrivere il decimo capitolo, devo dire che mi ero bloccata per un po', ma poi leggere il 31 di nrsu di tiger_eyes (saluto la beta, pubblicità occulta..) mi ha dato la forza per andare avanti... beh bando alle ciance: la storia si sta avviando verso la conclusione, abbiamo lasciato Akane sconvolta dalle rivelazioni di Kenta su Mizuko... che non sia davvero Ranma?

Capitolo X

Full of memories.

Un vento freddo e tagliente porta con sé l’odore acre della pioggia, che ormai il cielo sembra faticare a trattenere.

Akane riprende lentamente conoscenza: i sensi e le membra sono ancora intorpidite, così come la sua mente, che si ostina a vagare in una specie di limbo lattiginoso e indefinito, evitando intenzionalmente qualsiasi pensiero.
La ragazza percorre con lo sguardo assente le travi della camera, osservando il ritmico gioco delle assi, unite in un sapiente incastro da chissà quali mani.
Socchiude gli occhi, mentre le labbra si aprono in una silenziosa preghiera, cheperò non ottiene risposta.
Perché sono finita in questa situazione?
Le sue dita stringono i lembi della coperta, che le copre il petto.
Deve esserci un particolare che mi sfugge, una soluzione che non riesco a vedere.
Questa volta sono sicura di non essermi sbagliata, io sento che lui…
La ragazza si porta velocemente le mani al viso, per non scoppiare a piangere, ma le lacrime sfuggono al suo controllo, scorrendo silenziose lungo le guance.
Si asciuga il viso, poggiando lo sguardo sulla parete che comunica con il corridoio.
Devo parlare con Mizuko, cercare di capire qualcosa.
La ragazza in quello stesso istante apre la porta, con in mano una ciotola di riso fumante.
“Akane, ben svegliata! Dovevi proprio essere affamata per svenire in quella maniera. Dopotutto sei stata in giro tutto il giorno, avrai una fame da lupi, tieni.”
La locandiera porge il riso ad Akane, che lo prende tra le mani ed inizia a mangiare, sentendo il calore proveniente dalla tazza invadere lentamente il suo corpo.
Possibile che Mizuko non si sia accorta di nulla?
Akane la osserva sorridere soddisfatta, seduta con le gambe incrociate di fronte a lei.
Devo chiederglielo adesso, è inutile aspettare ancora.
“Mizuko, vorrei sapere una cosa…”
La ragazza si cinge i piedi con le mani, protraendosi curiosa verso di lei.
“Dimmi pure.”
Akane abbassa leggermente lo sguardo, posando gli occhi sulla trama chiara del tatami.
“So che non mi riguarda, ma… è vero che tu e Kenta vi siete baciati?”
L'altra deglutisce a fatica, cominciando ad arrossire.
”Ecco, in teoria sì…”
I suoi occhi continuano a cercare avidamente un appiglio, che possa nascondere l’ansia che le scorre sotto la pelle.
Che vuol dire in teoria? Rispondimi, per favore.
Mizuko si porta una mano dietro la testa e sorride.
“Insomma, io non mi ricordo affatto di averlo baciato in bocca.”
A quelle parole Akane sente il cuore farsi più leggero, mentre il suo viso sembra riprendere vita.
Se lui non ricorda, vuol dire che magari non è successo…
Mizuko interrompe il flusso dei suoi pensieri, aprendo l’armadio e tirandone fuori uno scatolone che riesce a fatica a sorreggere.
“Però… ecco, ti faccio vedere.”
La ragazza prende tra le mani un vecchio e grosso album di fotografie, iniziando a sfogliarne le pagine con consumata sicurezza.
“Vedi? Che ti dicevo? Qui mi sta baciando sulla guancia.”
Akane osserva attonita la fotografia indicatale dalla ragazza.
Non riesce a parlare, non riesce quasi a respirare.
Tutto sembra improvvisamente così assurdo, così privo di senso.

Nella foto c’è un piccolo gruppo di bambini, intento a giocare in quello che riconosce essere il kawa no ryokan addobbato a festa.
Tutti sono riuniti attorno ad una bottiglia: un bambino sta baciando sulla guancia una ragazzina della sua stessa età, che ha i capelli rossi raccolti in una coda, gli occhi azzurri ed il viso pieno di disappunto.

È lei.

Gli occhi di Akane iniziano a bruciare, mentre le lacrime si affacciano di nuovo prepotentemente sul suo viso.
È Mizuko, non c‘è dubbio. È uguale.

Il cielo si squarcia improvvisamente, facendo cadere dal suo ventre un muro incessante di pioggia, che sorprende la gente sulla strada, senza lasciare loro scampo.
Mizuko inizia a ridere.
“Visto, Akane? Sapevo di avere ragione. Gliel‘ho detto mille volte a Kenta, ma è tutto inutile, quello è testardo come sua cugina, forse peggio.”
La ragazza continua a sfogliare rilassata l’album, facendosi trasportare indietro nel tempo da ogni singola pagina, mentre Akane mantiene il capo chinato, immobile.
“Quanto tempo è passato. Guarda qui, ci siamo tutti, la mia famiglia e mia nonna. Sai, d‘estate io e i miei venivamo spesso a trovarla, lei gestiva da sola tutta la pensione prima che venissi ad abitare qui, quando i miei...”
Mizuko si interrompe, vedendo Akane scattare improvvisamente in piedi.
Sgrana gli occhi, notando qualcosa di strano nei suoi movimenti: sono così innaturali, come dettati da un’ombra nascosta dentro di lei. Il suo volto è spento, quasi irriconoscibile, le lacrime scendono ininterrottamente sul suo viso, bagnandole la camicia. Non l’ha mai vista in quelle condizioni.
“Akane, ma che c‘è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
Lei esita un istante, come se non fosse in grado di sentire le sue parole, poi si volta lentamente, dirigendosi verso il borsone ai piedi del letto. Nulla in lei, né il suo andamento, né il tono della voce tradiscono alcuna emozione.
“Mizuko… credo sia ora di assaggiare la tua famosa zuppa di miso.”
La ragazza la fissa immobile, trattenendo il respiro.
No, non può essere vero.
Mizuko si sforza di sorridere, ma le parole escono a fatica, come se fossero estirpate con violenza dal petto.
“Che vuol dire, Akane? Vuoi andartene?”

“Mi spiace, ma non posso più restare, nient‘altro.”

Quelle semplici parole lacerano il cuore di Mizuko, penetrandole silenziosamente la carne come lame di ghiaccio e lasciandola inerte.
Sapeva che Akane se ne sarebbe andata prima o poi, che non sarebbe rimasta con lei.
Ma ora è troppo presto, sei appena arrivata… non puoi lasciarmi così, senza un motivo.
Akane indossa lentamente la giacca ed il borsone, mantenendo sempre la testa bassa, perché in questo momento non riuscirebbe a sostenere lo sguardo di Mizuko, a sentire i suoi occhi su di lei.
Non riuscirebbe più ad andarsene.
Mizuko si alza di scatto, prendendo Akane per un braccio.
“Non avrai intenzione di andartene adesso? Vuoi prenderti un accidenti, forse? Non vedi che sta diluviando?!”
Akane sente il sangue fermarsi, incapace di scorrere: Mizuko le sta stringendo il polso con una forza incredibile, bloccando ogni suo movimento. La ragazza esita ancora un istante, poi serra gli occhi con forza ed alza il tono della voce.
“Lasciami per favore, mi stai facendo male! Devo andarmene, non posso più restare, te lo giuro!”
Mizuko allenta la pressione sul polso di Akane, lasciandola andare del tutto. Il suo volto però inizia lentamente a trasfigurarsi: gli occhi diventano gelidi, mentre le labbra si increspano in uno sprezzante sorriso.
“È per colpa di quel Ranma, vero? È lui che ti ha ridotta in questo stato!”
Una morsa invisibile blocca il respiro di Akane. Si volta lentamente verso Mizuko, piangendo disperata. Non c’è più ragione di nascondere i propri sentimenti, dato che Mizuko non è altro che un’estranea.
“Non hai nessun diritto di parlare di lui in questo modo, cosa ne sai tu?!”
Quelle parole dette con disprezzo fanno perdere totalmente il controllo alla ragazza, che inizia ad urlare senza riuscire a contenersi.
“Cosa so?! Che lui ti ha fatto solo del male e non ti merita affatto!”
Akane la guarda spalancando gli occhi: il cuore sembra scoppiarle nel petto, mentre la disperazione la fa impazzire, offuscandole la ragione.
“Basta! Stammi lontana! Non avvicinarti più a me!”
La ragazza spalanca la porta e si precipita fuori dal locale, iniziando a correre senza meta, perdendosi nella nera confusione della sua anima.

“È per colpa di quel Ranma, vero? È lui che ti ha ridotta in questo stato!”

La pioggia smette improvvisamente di cadere, andandosene con la stessa velocità con cui è apparsa.
Mizuko rimane immobile nel locale, senza capire cosa possa aver fatto precipitare la situazione fino a questo punto. Si guarda attorno confusa, respirando il silenzio nel quale è tornata la sua esistenza.
Akane in pochi giorni era riuscita ad aprirle il cuore, a farle provare sentimenti che non credeva di possedere, vincendo con quel semplice sorriso puro e luminoso ogni sua stupida resistenza.
Le lacrime iniziano a solcare le sue guance, bruciandole il cuore. La ragazza stringe i pugni ed inizia a colpire con forza la parete, fino a quando il sangue non macchia le sue mani.
Stranamente però non sente alcun male: è tornata ad essere un corpo vuoto, incapace di provare gioia o dolore.
Mizuko serra gli occhi, mordendosi le labbra, mentre le gocce di sangue stillano silenziosamente a terra.
Non voglio lasciarla andare via.

I piedi continuano a correre per inerzia, sprofondando nel fango e nelle pozzanghere a causa del peso del borsone sulle spalle, che le impedisce di muoversi agilmente.
Nella gola l’aria fredda e acre si mischia al sapore delle lacrime, impedendole di respirare.
Corre senza sosta, senza preoccuparsi di nulla, lasciandosi trasportare dal vento.
Il suo cuore, come la sua mente, sprofondano in un nulla silenzioso, ottenebrati da una paura e una disperazione più grandi di lei.
Ha perso l’ultima speranza di ritrovarlo, di poter ritornare a vivere. Tutta la sua vita e i suoi sogni si sono dissolti come sabbia tra le mani, lasciandola sola e inerme. Ma non può addossare la colpa ad altri, è solo a causa sua che ora è in questo stato, perché si è ostinata a credere che avrebbe potuto sorridere di nuovo, a dispetto di ogni palese realtà.
Sono stata solo una stupida, una maledetta stupida!

“Akane!!!”

L’urlo disperato di Ranma risuona all’improvviso nella sua anima, percorrendole il cuore con un brivido lacerante.
Perché devo sentirlo proprio ora?! Lasciami sola, ti prego!
Quante volte lo aveva sentito in passato. Lui urlava così il suo nome quando temeva di perderla: era l’unico momento in cui riusciva a vincere la paura di mostrarle i suoi sentimenti, facendole sentire, anche solo per un attimo, quanto l’amava.
“Akane!!!”
La ragazza continua a correre, piangendo. Perché il suo cuore si ostina a farle così male? Perché continua a sentirlo?
La voce di Ranma sembra così reale, così vicina a lei, quasi in grado di raggiungerla per poterla abbracciare di nuovo.

“Akane! Maledizione, fermati!”
La ragazza si volta smarrita: non è un fantasma ad inseguirla, ma Yu, ad un centinaio di metri di distanza da lei.
“Vattene via, stupido!”
Ma lui ormai non ha più intenzione di arrendersi.
“Non ti lascerò andare via!”
Ti prego Yu, per favore! Non capisci che così mi fai stare ancora peggio?!
Akane serra gli occhi e continua a correre a perdifiato, inoltrandosi nel parco.

Le foglie rosse si separano dall’acero, persuase dal vento insistente ad effettuare il loro ultimo viaggio, posandole sullo specchio increspato del lago di Takinomiya1.
Aya chiude il suo ombrello viola, scrollandolo innervosita per far cadere le gocce rimaste.
La guancia non le fa più male, certo, ma il suo orgoglio è ancora profondamente ferito. Nessuno aveva mai osato contraddirla finora, tanto meno colpirla.
“Come fai a non averla trovata, me lo spieghi?!”
Kenta mette le mani dietro la testa, alzando gli occhi verso il cielo plumbeo.
“Senti, io sono andato al fiume, ma non ho visto nessuna ragazza con il kimono blu, te l‘ho già detto.”
Aya agita nervosamente il piede destro, innervosendosi sempre di più.
“Perché non hai chiesto a Mizuko, allora?”
Kenta la guarda sorpreso.
“Mizuko? Che c‘entra lei, cosa ti ha fatto?”
Aya si rende finalmente conto della situazione, il che la fa andare su tutte le furie.
“Ma allora non capisci nulla! Io ti ho detto di andare al fiume! Alla locanda del fiume!2
Kenta cerca di ottenere una spiegazione più dettagliata dalla cugina, ma inaspettatamente la vede girare il collo verso destra e spalancare gli occhi, stranita.
“Aya, che c‘è? Stai bene?”
La ragazza impallidisce per un attimo, ostinandosi a non credere ai suoi occhi, dopodichè, sbotta improvvisamente, incapace di trattenersi.
“È lei! È quella stupida odiosa ragazzina! Perché Yu la sta inseguendo?!”
Kenta si volta sorpreso, osservando tranquillamente la scena.
“Ah, ma allora parli di Akane, la ragazza che lavora alla locanda.”
Allo scoprire il nome della sua detestata rivale, le pupille nelle iridi della ragazza si fanno sottili, mentre le sopracciglia si inarcano in un‘espressione di fastidio incontrollabile.
“Vai subito a darle la lezione che si merita!”
Kenta si porta le mani dietro la testa e si volta, cercando di dissuaderla.
“Dai Aya, lascia perdere, Akane mi è sembrata tranquilla, non ho molta voglia di metterle le mani addosso.”
La ragazza perde definitivamente il suo innato self-control, montando su tutte le furie e prendendo il cugino per il bavero della giacca di velluto nero.
“Tu non capisci un accidente! Quella stupida ragazzina è venuta qui da nemmeno una settimana e già tratta Yu come se lo conoscesse da anni! Non posso sopportarlo! Se non fai come ti dico, la prossima volta dirò a quella odiosa di Mizuko a quante ragazze fai la corte, voglio vedere se poi ti starà ancora a sentire!”

Akane inciampa per terra, sorreggendosi con le mani, che sprofondano nel terriccio bagnato.
Non riesce più a respirare, a pensare. Vorrebbe solo essere capace di dimenticare tutto e ricominciare di nuovo, lasciandosi tutto alle spalle, ma è impossibile.
Yu la raggiunge senza fiato, fermandosi a pochi passi da lei per recuperare le forze.
Akane è lì, di fronte a lui, chinata a terra con le mani immerse nel fango. L’ha inseguita pensando di riuscire a fermarla, di poterle dire qualcosa di sensato che le facesse capire cosa prova per lei, quanto desideri averla accanto, ma ora le sue labbra rimangono immobili, incapaci ancora una volta di esprimere i suoi veri sentimenti.
Il ragazzo si alza in piedi, muovendosi con passo malfermo verso di lei, quando viene interrotto dalla ferma sagoma di Kenta, che si para sulla sua strada.
“Sono desolato, ma devo interrompervi.”
Il ragazzo incrocia lo sguardo di Yu, guardandolo con occhi carichi di insofferenza. Non ha mai potuto sopportare quel ragazzo, che più e più volte si è messo in mezzo tra di loro, impedendogli di conquistarla. Prima o poi gliela farà pagare, è solo questione di tempo, ma ora ha altro da fare, deve risolvere una piccola questione lasciata in sospeso.
“Non ho nulla contro di te, Akane, a dire il vero sei molto carina, ma ho il dovere di farti capire che con la famiglia Higashi non si scherza.”
Così dicendo fa scroccare le nocche delle dita, premendole insistentemente contro il palmo della mano e allo stesso tempo avanzando verso di lei.
Lo sguardo di Akane è perso, totalmente assente. La ragazza rimane chinata a terra, con il volto piegato sullo sterno. Le parole di Kenta non la sfiorano affatto, non riescono a penetrare il vuoto della sua anima.
Per un attimo Yu rimane ad osservare esterrefatto la scena, ma poi si dirige di scatto verso di loro, prendendo Kenta per un braccio.
“Lasciala stare immediatamente, cosa vuoi farle?!”
A quelle parole Akane si volta verso i due ragazzi, riprendendo coscienza di sé.
Yu…
Sul volto di Kenta lo stupore iniziale si tramuta presto in una smorfia divertita, senza saperlo l'altro gli ha offerto su un piatto d’argento la possibilità di realizzare il suo più grande desiderio, quello di riempirlo di botte.
“Ti stai forse mettendo in mezzo, Yu? Lo sai che sono mille volte più forte di te, non ti conviene.”
Ma il ragazzo continua a fissarlo deciso negli occhi, senza tentennamenti.
Le parole di Kenta sono vere, la differenza tra loro è abissale: mentre lui non ha mai combattuto in vita sua, l’altro ha sempre tenuto in pugno con la sua forza tutti i teppisti della zona, dimostrando più volte che la sua fama non era priva di fondamento.
Ma ora non posso farmi da parte, non posso permettere che tu te la prenda con Akane, che la sfiori anche solo con un dito… tutto il casino è successo per colpa mia, sono l’unica persona responsabile di questa faccenda.

“Fatti sotto Kenta, sono pronto.”
Yu si para di fronte a lui, posizionandosi in atteggiamento di sfida ed invitandolo ad attaccare, con una sicurezza tale da sorprendere anche se stesso, che mai si sarebbe creduto capace di una cosa simile.
Kenta sorride sornione, rispondendo al suo invito.
“Da dove proviene questa tua improvvisa spavalderia? Ti farò pentire amaramente di tutto, idiota!”
Il ragazzo si precipita subito verso il suo avversario, rifilandogli un possente pugno sul volto che fa barcollare Yu.
Akane rimane a bocca aperta ad osservare la scena, incapace di dire una sola parola. Potrebbe approfittarne per scappare di nuovo, per abbandonare quel mondo che in fin dei conti le è totalmente estraneo e non le è mai appartenuto, ma qualcosa dentro di lei la blocca a terra.
La lotta tra i due ragazzi appare subito a senso unico: i movimenti di Kenta sono molto più veloci ed efficaci di quelli di Yu, che viene spesso colpito e non riesce a difendersi.
Aya osserva da lontano la scena.
Stringe in silenzio il manico del suo ombrello, appoggiandosi ad un albero. Il suo orgoglio non può tollerare di vedere Yu combattere per un’altra donna, dopo che per anni lei era stata l’unica ad avvicinarsi a lui. La persona che sta combattendo con suo cugino non è lo stesso Yu che aveva conosciuto, di cui si era innamorata. La presenza di quella donna lo ha reso totalmente diverso, donandogli qualcosa che lei teme ma che la affascina allo stesso tempo.
Devi essere mio, solo mio, Yu.

Il cielo rimane immobile e silenzioso ad ascoltare i gemiti strozzati ed il rumore dei passi veloci che calpestano la terra, facendo crepitare ad ogni movimento la pesante coltre di foglie che la ricopre.
Kenta si sposta in maniera veloce e calcolata, con consumata esperienza, facendo finta a più riprese di colpire il ragazzo, che tenta nervosamente di scansare i suoi movimenti ed indietreggia inconsapevolmente sempre di più, fino a trovarsi con le spalle contro un albero.
Sul volto di Kenta si legge la consapevolezza di essere il migliore, di tenere già in pugno il suo avversario: Yu, del tutto preso ad evitare i suoi colpi, non si è accorto di essere finito vittima del suo gioco. Con uno scatto repentino Kenta sferra una ginocchiata nello stomaco del ragazzo, facendolo ripiegare su se stesso ed utilizzando l'acero dietro di lui come una morsa pronta a spaccargli le costole.
Il rimbombo sordo del colpo scuote il fusto dell’albero, come con una folata di vento improvvisa, colmando l’aria di una cangiante pioggia di foglie variopinte, che avvolge in un caldo abbraccio screziato il corpo di Yu, riverso a terra.
Senza perdere tempo Kenta sale su di lui e comincia a sferrargli una serie di pugni sul volto, compiaciuto nel vedere le sue mani sporche del sangue del ragazzo.
“Dov‘è finita tutta la tua improvvisa voglia di combattere? Non dirmi che ti arrendi già, mi deludi.”
Yu continua in silenzio a subire i colpi dell’avversario, che non gli lascia un attimo di respiro, mentre al sapore del sangue si lega, nella sua bocca, quello caldo e salato delle lacrime.
Ogni singolo pugno ferisce il suo corpo e umilia la sua anima, facendolo sentire ancora di più un essere inutile di fronte ad Akane.
Basta per favore, smettetela…
La ragazza si alza lentamente in piedi, stringendo i pugni, mentre un’amara consapevolezza prende corpo dentro di lei.
Questa è l’ennesima, definitiva conferma che Yu e Ranma non sono la stessa persona.
Lui avrebbe combattuto, avrebbe preso in giro il suo avversario come sta facendo Kenta ora, non gli avrebbe lasciato la minima opportunità di muoversi, conducendo il gioco come solo lui sapeva fare. E soprattutto non si sarebbe mai arreso.
Ma anche se lui non è ciò che sperava, questo non vuol dire che Akane debba sostenere in silenzio la vista di quella lotta assurda.
Stupido Yu!…
“Muoviti maledizione! Colpiscilo, fa qualcosa!”
Yu si volta verso di lei, sorpreso.
Quelle parole risvegliano l‘istinto assopito del ragazzo, dandogli la forza di bloccare le mani del suo rivale e di assestargli prontamente una testata, tanto da stordire Kenta per un istante e consentirgli di liberarsi.
Yu si alza in piedi, pulendosi il viso dal sangue con la manica della camicia e recuperando il fiato. Aspetta lentamente che l'altro si rialzi, incapace in questo momento di colpirlo.
Kenta si porta le mani sulla fronte, per fermare il sangue. La sua voce è fredda, forte di una ancora manifesta superiorità, nonostante la momentanea defaillances.
“Bel colpo Yu, complimenti, non credevo avessi una testa così dura.”
Non posso farmi sconfiggere adesso Kenta, non di fronte ad Akane!
Senza perdere tempo Yu si getta su di lui, cercando di sferrargli dei calci, che l’altro evita con estrema facilità, senza il minimo sforzo.
“Sei troppo lento, ti ci vorranno mille anni di allenamento per sconfiggermi!”

Il pallido disco del sole tramonta silenzioso, creandosi un varco tra la coltre di nubi e rifrangendosi in mille riverberi scarlatti sullo specchio del lago.
Gli ultimi raggi del sole illuminano il volto contratto di Yu, percorso da sottili rivoli di sangue, mentre il vento della sera, gelido e tagliente, scompiglia i suoi capelli corvini bagnati dal sudore in una danza silenziosa. I suoi occhi, freddi e profondi come l’acqua del lago, osservano attentamente il sorriso sprezzante del suo avversario.
Non pensavo che Kenta fosse una persona così meschina, come posso accorgermene solo ora? Ed io che mi preoccupavo per lui, che temevo di ferirlo perché non provavo i suoi stessi sentimenti…
In quell’istante il pensiero di Yu si sposta di nuovo verso Akane, facendolo voltare di scatto per sincerarsi di trovarla ancora vicino a lui.
Lei è lì, ferma ed in piedi, con le mani raccolte sul petto e lo sguardo inquieto.
Yu la fissa insistentemente, mentre il suo cuore inizia a battere sempre più forte. Di nuovo l’angoscia l’assale e gli blocca il respiro: la cosa che lo preoccupa più di tutte non è sconfiggere Kenta, o rimanere ferito, il suo unico pensiero è rivolto al momento in cui finirà di lottare e si troverà di nuovo faccia a faccia con lei.
Cosa potrò dirle? Prima sono stato un idiota, le ho parlato senza pensare a quello che avrebbe potuto provare, sono stato uno stupido egoista.
Kenta si accorge della momentanea distrazione del suo avversario, approfittandone per fare un attacco a sorpresa: si lancia verso di lui, portando un calcio alto che colpisce Yu in pieno petto, facendogli perdere l‘equilibrio.
Kenta insiste senza dargli un attimo di respiro, colpendolo prima allo stomaco con un montante e poi sferrando pugni veloci e ripetuti in diverse parti del corpo.
Yu cade a terra, ma riesce ad evitare altri colpi dell’avversario rotolando nel fango.
I loro movimenti, rapidi e senza tregua, mischiano nell’aria che li sfiora le gocce di sangue a quelle di sudore, facendole cadere a terra in schegge cremisi, pulsanti come i loro respiri affannosi.
Kenta assesta al ragazzo una serie di cazzotti nel volto, che vanno quasi sempre a segno e fiaccano le ultime resistenze dell’avversario.
Di tanto in tanto però, Yu riesce a schivare alcuni di quei colpi forti e pesanti, intuendone un attimo prima la traiettoria.
Che strano, mi sembra quasi che i suoi movimenti si siano fatti più lenti, probabilmente anche lui inizia a stancarsi.
L’atteggiamento passivo di Yu comincia a far innervosire tremendamente Kenta, che inizia ad urlare e a far fuoriuscire incontrollatamente tutta la rabbia trattenuta fino a quel momento.
“Che hai Yu, non riesci a colpirmi neanche una volta?! Adesso comincio proprio a stancarmi di te, la farò finita una volta per tutte, così finalmente non ci sarà più nessuno tra me e Mizuko!”
Kenta sferra con forza esasperata i colpi in direzione di Yu, facendo ghiacciare ogni volta il sangue del ragazzo, che pure riesce ad evitare per un soffio la maggior parte degli attacchi, lanciati ora con minore precisione.
Le loro membra si muovono ad una velocità altissima, in una ritmica danza di rabbia e paura.
Akane vorrebbe intervenire, vorrebbe essere in grado di fare qualcosa per bloccarli, ma un senso di angoscia e disperazione continua a prendersi gioco di lei e a non farle capire più nulla.
Yu schiva i colpi del nemico, che si porta sempre più vicino a lui, quasi tanto da poter sentire il suo respiro e la sua rabbia profonda.
Kenta urla ancora una volta con forza, sferrando un pugno così veloce e potente da rendere visibile l’attrito con l’aria.
Mi dispiace Akane, perdonami!
Yu sente la paura scorrergli nelle vene e percorrere i brividi sotto la pelle: non ha più scampo.
Chiude con forza gli occhi, e sferra istintivamente un montante verso l’alto, senza riuscire però a colpire l‘altro.
Kenta sorride beffardo, ma mentre il suo terribile pugno sta per andare a segno, un improvviso turbine d’aria nato dal nulla lo solleva verso l’alto, sbalzandolo lontano con una forza indomabile.
Yu riapre gli occhi, osservando attonito lo scatenarsi furioso degli elementi, senza esserne minimamente lambito, mentre intorno a lui un netto cratere fumante affonda nel suolo, strappando gli ultimi aneliti di vita ad una terra morente.
Il cuore di Akane cessa per un istante di battere, mentre le sue iridi rimangono spalancate, a contemplare in silenzio quell’immensa distruzione.
Le sue labbra hanno la forza di pronunciare due sole parole.
“…L' Hiryu Shotenha…”



1. Takinomiya è uno dei parchi di Niihama
2. Il gioco di parole è tra Kawa, che significa appunto fiume e “Kawa no ryokan”, il nome della locanda di Mizuko.
   
 
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