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Autore: suzako    09/09/2011    4 recensioni
Cosa succede ai personaggi del libro dopo l'ultima pagina? (NaruSasuSaku) (Nonsense/AU)
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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To-do List:

 
1.     Raccogliere tutti i propri effetti personali.
2.    Portarli fuori dall’appartamento e chiuderlo con cura.
3.    Seppellire i propri effetti in un posto isolato.
4.   Dimenticare suddetto posto.
5.    Bruciare l’appartamento.
6.   Ricordare i propri amici. 

Last, say goodbye

  
7.   Dirgli addio.

 

 
 
 
 
 
Sakura piegando graziosamente la testa di lato, avevo sorriso amabilmente, per poi dire:
 
<< Sei un completo idiota. >>
 
Decisi di non ribattere, per quanto fossi convinto di avere un discreto numero di argomenti contro tale tesi. Dopotutto, uccidere uno dei più grandi ninja mai esistiti oltre che tuo fratello all’età di diciassette anni doveva pur valere qualcosa, no?
 
No?
 
Naruto, seduto di fianco a lei con un’espressione annoiata stampata sul volto stanco, aveva alzato gli occhi al cielo, per poi borbottare qualcosa.
 
<< Sono stato sveglio fino alle quattro, fino alle quattro del mattinoa scrivere una fottutissima relazione sull’ultima missione, ok? Ci siamo allenati tutto il pomeriggio. Domani mi sveglierò all’alba perché ho un’altra missione – e per di più non ho ancora cenato. Non è il momento per le tue turbe mentali, ok? Facciamo che per una volta è rimandato, dopodomani ci mettiamo qui, giuro, facciamo terapia di gruppo, piangiamo, ci urliamo addosso, tutto quello che vuoi Sasuke… Ma non adesso.>>
 
Il lungo monologo mi lasciò alquanto perplesso.
 
<< Pensavo semplicemente che fosse educato perlomeno salutarvi, visto che non tornerò. >>
 
Sembrava la cosa giusta da fare.
 
<< A me sembra più che tu voglia assicurarti di averci attaccati alle chiappe la prossima volta che dovremo salvarti il culo. >>
 
Sakura l’aveva fulminato con un’occhiata. Lei ci riusciva a farlo stare zitto.
 
<< Insomma, cosa stai cercando di dirci? >>
 
Incominciava ad intuire la serietà della situazione. Forse.
 
<< Quello che vi ho già detto, in realtà. Vi sto dicendo…
 
Ma no, no, così non va bene. Così è tutto sbagliato. E’ sempre stato tutto sbagliato, ma questa volta seguirò l’ordine, la stupida lista, una cosa alla volta, con ordine, come non è mai stato. Il principio. Bisogna iniziare dal principio.
 
 
 

1.

 
 
 
C’era nebbia, quella mattina. L’alba entrava dalle finestre lasciate aperte per tutta la notte, schermata dalle tende di tela grezza, e la stanza era fredda. L’appartamento non era piccolo: cinque stanze per lui solo. Ma adesso, completamente vuoto così com’era, sembrava uno spazio in grado di moltiplicarsi all’infinito.
 
Al centro del salotto stavano quattro scatole di cartone. Tutto quello che rimaneva di trent’anni di vita.
 
<< Un po’ poco. >>, mormorò lui, sedendosi per terra a gambe incrociate.
 
Aveva messo tutto – tranne i mobili, ovviamente – in quelle quattro scatole. Due album di foto che non aveva mai sfogliato. Uno della sua famiglia, l’altro dei suoi amici. Sakura doveva averli messi lì. C’era la sveglia, la stessa che aveva sempre avuto da quando era bambino. Le coperte del futon appallottolate e ficcate dentro. I kunai e gli shuriken, che gli aveva dato Kakashi. Il coprifronte del villaggio, quello con il taglio nel mezzo. Alcuni piatti e posate che non ricordava di aver mai comprato, ma che c’erano comunque. Naruto ogni tanto compiva le sue azioni missionarie di diffusione del ramen. Doveva averle lasciate lì lui.
 
Era sempre la stessa storia. Ricordi che non erano suoi, pezzi di vita che appartenevano ad altri. Portati lì ed lasciati, forse nella speranza che lui potesse raccoglierli.
 
Non era stato così.
 
 

2.

 
 
Erano stranamente leggere, quelle quattro casse. Sasuke le aveva portate giù, due alla volta, perché comunque non aveva fretta. Il marciapiede era vuoto, non c’era nessuno a tener testimonianza di quel bizzarro e triste trasloco. Le chiavi girarono silenziosamente nella serratura. Tre volte a destra, una a sinistra. Quattro sigilli. Sarebbe dovuto bastare.
Faceva ancora freddo. Ma non era un problema. Sapeva già dove andare.
 
 

3.

 
 
L’alba era ormai completamente sorta. I rami secchi degli alberi si stagliavano contro un cielo di un tenue e gelido azzurro. Il fiato si condensava in nuvolette di vapore che si disfacevano nell’aria mentre camminava. Erano leggere, quelle quattro casse. Ma durante tutto il tragitto verso la foresta della morte sembrarono pesare molto di più.
 
Non era cambiato molto, quel posto. Forse più tetro, con quell’aria decadente che sapeva di vaga minaccia, ma che ormai non lo spaventava più. E pensare che un tempo ne era stato terrorizzato.
Era passato molto tempo. Gli esami per i Chunnin non si svolgevano più lì da anni, oramai. Il luogo, accuratamente recintato e protetto da un genjutsu che impediva la localizzazione dell’entrata, era caduto in uno stato di patetico abbandono.
 
<< Non servi proprio più nessuno. >>
 
Chi era stato a dirlo? La foresta o il bambino? A chi era diretto? Sasuke non lo sapeva.
 
Il genjutsu che proteggeva la foresta era stato ideato da Sakura. Non fu difficile scioglierlo. Perlomeno, non in maniera eccessiva. Non in maniera eccessivamente indecorosaper un jounin della foglia, precisamente.
 
Non riuscì a ritrovare il punto preciso.
Era sicuro – se l’era immaginato molte volte – che una volta arrivato lì qualcosa sarebbe scattato, una forza invisibile avrebbe guidato i suoi passi, e lui avrebbe ritrovato quel posto, lo stesso che l’aveva visto vittima del sigillo per la prima volta, quando Sakura aveva tagliato i propri capelli. Cosa si aspettava? Di vederli ancora lì, loro tre, nascosti sotto la cavità di un grosso albero, a stringersi intorno al fuoco mentre si leccavano le ferite?
Non c’era nessuno.
 
<< Voi non siete qui. Non esistete. >>
 
I suoi fantasmi non si dettero pena di rispondergli, e dopo un’occhiata perplessa, scomparvero insieme alle scintille di un fuoco mai esistito.
 
Non era quello il posto, era tutto uguale in quella foresta – alberi caduti, tranciati di netto, la terra portava tagli così profondi da non poterne vedere la fine – non c’era nulla che distinguesse la loro battaglia da altre mille che erano venute, da altre mille che sarebbero arrivate.
 
Non era il posto, ma sarebbe andato bene lo stesso. Scavò per quindici piedi. Poi decise che non era abbastanza, e continuò a scavare. Ancora un poco. Un altro poco. Pomeriggio inoltrato. Era aria di tempesta, quella, o semplicemente la sera che si avvicinava? Smise di scavare. Lasciò cadere le casse con gesti meccanici, una ad una. Incominciò a ricoprire la buca senza aspettare che esse toccassero il fondo.
 
 

4.

 
 
La Foresta della Morte non era mai esistita.
Sasuke non aveva mai conosciuto un posto con un nome così ridicolo – andiamo, neanche a un neo-diplomato dall’accademia avrebbe fatto paura, una cosa del genere. Non era mai neanche stato un concepito un posto simile, come era vero che tre bambini pieni di ferite e con gli occhi lucidi non si erano mai nascosti sotto la cavità di un albero, ad aspettare che il loro sangue si coagulasse, e le tenebre lasciassero il posto al giorno.
Quei tre bambini non erano mai stati amici. Neanche si sarebbero dovuto conoscere. Sarebbe stato meglio così.
 
 

5.

 
 
Quando tornò indietro trovò l’appartamento ancora chiuso. I sigilli e le carte-esplosive erano ancora tutte al loro posto. Sasuke fece un passo indietro, guardando l’edificio per qualche istante. Era una palazzina a tre piani. Ne occupava solo uno, ma era tutta di sua proprietà.
 
<< Tre piani! Noi siamo tre! Un giorno potremmo venire tutti ad abitare da te, ne, Sasuke? Sarebbe- >>
 
A quel punto l’aveva zittito. Tre piani, ma solo uno era occupato. Non aveva affatto senso. Avremmo potuto vivere qui, Naruto? Quando tempo prima di ammazzarci a vicenda? Dodici anni, Sasuke, dodici anni. Eh, Sakura-chan, sei riuscita a zittire anche lui.
 
Fece un altro passo indietro. Estrasse un rotolo.
 
<< Kashin. >>
 
Una vampata di fiamma accese il rotolo da un’estremità.
Il palazzo prese fuoco, bruciando lentamente, dalle fondamenta all’alto.
 
Avremmo potuto… Ne, Sas’ke?
 
 

6.

 
 
Naruto e Sakura vivevano, rispettivamente, in due appartamenti privati agli opposti di Konohagure. Sakura si trovava nella zona residenziale, non distante dalla casa dei propri genitori. Naruto era a pochi minuti dalla torre di avvistamento ovest, vicino all’uscita del villaggio. Per comodità con le missioni, ovviamente.
Sakura era ancora ninja medico all’ospedale. Ehi, come stai? Non c’è male, sì, funzioni vitali sotto controllo, sopravvivo. Dai, che stupido. Sto scherzando, dai. Lo so, anche io scherzavo. Già.
 
I villaggi ninja finalmente avevano raggiunto una precaria pace. Le cose sembravano migliorare, lentamente. Dovevano migliorare. Konoha si preparava ad una spettacolare rinascita per innalzarsi dalle proprie ceneri. Lui aveva visto fin troppe persone rinascere. Nessuno di loro se ne preoccupava. Non si preoccupavano quasi più di nulla. Si annoiavano quasi. Abbiamo vissuto troppo, Sasuke? Abbiamo vissuto, Sakura? Piantatela con le idiozie filosofiche, voi due. Io voglio arrivare ai novanta. E per fare che, Naruto? Non aveva risposto.
 
E loro? Loro non facevano niente. I nodi erano stati sciolti, la trama risolta. Alla fine i segreti, i complotti, le macchinazioni e i pezzi più complessi di quell’esistenza avevano trovato soluzione. Ororchimaru era stato ucciso. L’Akatsuki sconfitta. Sasuke aveva avuto la sua vendetta. Ne è valsa la pena? Ti senti bene, adesso? Razza di stronzo, lo vedi, adesso? Lo vedi che non è servito a un cazzo? Smettila, Naruto, smettila di ridere. Lo sapevo, tu lo sapevi, Sasuke? Eh? Lo sapevo, sì. Oh. Eppure l’hai fatto lo stesso. Sì. Adesso basta, per favore. Andiamo a casa. Sì, andamo. E’ finita? E’ finita.
 
Cosa succede ai personaggi del libro dopo l’ultima pagina?
 
Non era rimasto niente.
 
Abbiamo vinto? Ma certo che abbiamo vinto, Sakura-chan! No, Sasuke? Non abbiamo perso, dillo che non abbiamo perso! No, non abbiamo- Ecco! Ho ragione io, abbiamo vinto. Non abbiamo perso. Non abbiamo perso.
 
Non ricordava quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si erano visti, tutti e tre insieme, per più di cinque minuti. Non sapeva neanche perché ci stesse pensando.
 
Ma certo. La lista. Sono arrivato all’ultimo punto della lista. Adesso possiamo riprendere tutto da dov’era incominciato.
 
Che era la fine.
 
Quindi questo è l’inizio.
 
No, no, quella era la fine e-
 
Cioè. Quello era l’inizio che avrebbe dovuto essere la fine, quindi.
 
Questa è la fine.
 
 

7.

 
 
<< Vi sto dicendo che me ne vado. >>
 
Naruto inarcò un sopracciglio.
 
Sakura sorrise nuovamente, con fare indulgente. Andiamo, ce la puoi faresembrava dirgli. Quando odiava quell’aria di benevola superiorità.
 
<< Vi sto dicendo che me ne vado, e non ho intenzione di tornare. >>
 
L’espressione di Naruto non mutò di una virgola.
 
<< Di nuovo? >>, rispose con un accento sarcastico.
 
<< Oh, lascialo finire. Vedrai che riuscirà a dirlo. >>, sorrise Sakura, che riusciva sempre a zittirli entrambi.
 
<< Eh? Cosa? Cosa devi dirci? Stai per sposarti? Sei incinta? Sei gay? >>
 
<< Sappiamo che lo vorresti, Naruto… >>
 
<< Quale delle tre? >>, rispose aggrottando ancora di più le sopracciglia.
 
<< Vi sto dicendo addio. >>, sbottò infine Sasuke, preso dalla disperazione.
 
<< Oh, finalmente! >>, sospirò lei, abbandonandosi sullo schienale del divano.
 
<< Eh? >>
 
<< Addio! Me ne vado! Non torno! Addio, okay? Addio! >>
 
<< Dobbiamo crederci? >>
 
<< Mmh, non lo so, a dir il vero. >>
 
<< Uhn, Sasuke-
 
<< E lasciatemi andare in pace! >>
 
<< Ma nessuno ti sta-
 
<< Addio, e fanculo a tutti! >>
 
<< Sasuke-kun, non stai dimenticando di dire qualcosa? >>, cantilenò Sakura. Si era alzata in piedi, e mentre lo guardava un lampo di malizia le attraversò gli occhi verdi.
 
Lui si voltò con studiata lentezza.
 
<< Grazie, Sakura. >>, mormorò a denti stretti.
 
<< E a me? Ehi, a me niente? Non cerchi di uccidermi neanche una volta? Non vale! Non vale per niente! >>
 
Ignorò Naruto, e uscì di casa sbattendo la porta alle proprie spalle.
 
 

 
Fine
 
 
 
O forse, no.


 

 
 
Non era arrivato neanche in fondo al viale, quando li sentì chiamarlo.
 
<< Sas’keee! Oi, Sas’ke! >>, Naruto urlava  a squarciagola, agitando le braccia, mentre Sakura, al suo fianco, sorrideva appena e senza più malizia.
 
Suo malgrado, si fermò. Ma senza voltarsi. Quello…
 
<< Sasukeeee, non ti sarai mica offeso? Eh? Dai! >>
 
<< Sasuke, non essere così drammatico… >>
 
<< Prova a metterti piangere Sakura-chan, magari questa volta funziona >>
 
…Mai.
 
<< E’ un’altra cosa, Naruto. >>
 
Si voltò appena. Giusto per sbirciare con la coda dell’occhio. Troppo tardi. Si erano accorti di lui.
 
<< Ehi, eccolo! Si è girato! >>, Sakura battè due dita sulla testa di Naruto, che scattò verso di lui.
 
<< Scusa se non ti abbiamo dato un degno Addio, Sasuke… Sarà per la prossima volta. >>
 
<< Sì, la prossima volta! E pretendo un combattimento decente! >>
 
Sasuke non rispose. Ma forse, solo forse, rispose con il più piccolo dei sorrisi, per poi voltarsi di nuovo, e continuare a camminare.
 
La prossima volta.
 



 
Ja ne
 
Ja ne, Sasuke
 
 
Cosa succede ai personaggi del libro, dopo l’epilogo?
 
Fine? Forse. No.  Non ancora. Non per loro.

 

Forse, la prossima volta.



 

 
 
 
 
 
 
 
  
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