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Autore: suni    10/09/2011    7 recensioni
"Verrà persino Oliver. Ci saremo proprio tutti quanti,” continuò a blaterare, sperando di riuscire in qualche modo a ridestare il suo interesse. Ce la fece, ma non nel modo che aveva sperato.
George infatti aggrottò la fronte, con una scintilla di collera nello sguardo.
“Ma davvero?” commentò, con un'allegria fittizia e malevola. “Questa sì che è una sorpresa
meravigliosa, Ron,” aggiunse, prima di voltarsi verso la stanza vuota, nello sgomento del fratello, per alzare la voce. “Ehi! Andiamo a cena fuori con la squadra, domani sera!” annunciò. Apparentemente, rivolto alla porta della camera da letto.
Ron deglutì in un silenzio pesante e scomodo.
George finse di ascoltare attentamente, percependo solo, ovviamente, quello stesso silenzio. Poi si strinse nelle spalle, con aria fatalista.
“Forse non vuole venire,” ipotizzò caustico.
Rom emise un altro respiro lungo, più tremulo, dominando un qualcosa che gli pungeva la gola e gli faceva venir voglia di prendere a calci una sedia, o magari la gamba del tavolo.
“Ok, messaggio ricevuto,” replicò, a disagio e un po' rabbioso. “Tutti quanti quelli che sono ancora vivi.” Strinse le labbra. “Non è divertente,” aggiunse a mezza voce.

[Pre-Georgelina]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Weasley, George Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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4.



Ricapitoliamo.”
Ronald...” sospirò Hermione.
Seriamente! Guarda che non è mica semplice!”
Per tutte le...le Pluffe, Ronald! E' tuo fratello, non è mica un...un ragno gigante!”
Harry seguiva quell'acceso battibecco con interesse. A quelle ultime parole si sporse leggermente alla propria destra, piegando il capo verso il basso.
Era un'esclamazione sportiva, hai sentito?” mormorò nell'orecchio di Ginny. “Dev'essere davvero esasperata,” concluse, strappandole una sommessa risata.
Ron gettò loro un'occhiata supplichevole, in cerca d'aiuto, ma Harry si strinse nelle spalle per significare che non ci poteva far nulla: Hermione aveva decretato che sarebbe stato demenziale lanciarsi in chissà quale piano arzigogolato per convincere George a fare una cosa senza avergliela nemmeno proposta prima. Aveva stabilito, quindi, che la cosa più logica da fare fosse cominciare semplicemente con l'invitarlo alla cena e vedere come avrebbe reagito.
Ron non l'aveva presa molto bene.
Aveva preteso un comitato di supporto, per cominciare, e visto che loro quattro erano il cuore pulsante dell'Esercito di Silente, insieme nella buona e nella cattiva sorte eccetera, sia la sua ragazza che i futuri coniugi Potter avevano acconsentito a quel suo capriccio senza troppe proteste, nonostante l'espressione stizzita che Hermione conservava stampata in faccia. Sapevano che George era un problema delicato, per Ron – lo era per chiunque, ma per lui in particolare, dato che era quello che vi aveva più strettamente a che fare.
Mi aspettate qui,” ribadì lui per la trentesima volta, sul punto di imboccare le scale verso l'appartamento del fratello.
E dove vuoi che andiamo...” bofonchiò Hermione.
Non preoccuparti, oh eroico fratello, attenderemo il tuo ritorno sventolando stendardi di Gryffindor,” lo incoraggiò scherzosamente Ginny.
...Per celebrare il tuo straordinario coraggio,” concluse Harry, annuendo solenne.
Ron storse il naso, diede uno sbuffo e s'incamminò su per i gradini bofonchiando qualcosa come “bell'amico”. Si piantò davanti alla porta e bussò con decisione patibolare.
Ciao Ron, buona serata,” lo raggiunse la voce sbrigativa di George dall'interno.
Sì, ehm, sto entrando,” borbottò Ron, prima di girare prudentemente la maniglia. Attese per un paio di secondi ma, siccome il fratello non protestava, si decise ad entrare in casa.
In Gemelleria c'era ancor più casino del solito, constatò guardandosi intorno. Tra le altre cose, vecchie pergamene scarabocchiate e libri di scuola avevano fatto la loro ricomparsa in bella vista.
Ehi,” salutò incerto, chiudendosi la porta alle spalle.
Ehi,” rispose George, appoggiato al fornello con una noncuranza che sembrava più che altro nevrastenia mal travestita.
Non aggiunse nulla, ovviamente, e Ron si schiarì la voce.
Beh, spero di non disturbare,” disse, prendendo tempo.
George non si sognò nemmeno di rispondergli che no, non disturbava affatto, ma fece soltanto spallucce.
Che c'è?” domandò senza interesse.
Ron buttò fuori l'aria, rassegnato.
E' per la cena,” gemette, più che parlare. “La cena della squadra di Quidditch,” precisò, alla muta domanda espressa dagli occhi diffidenti del fratello.
Di cosa parli?”
Ron si strinse nelle spalle.
E' solo una cena della squadra di Quidditch di Gryffindor. La stiamo organizzando per domani sera. Un'idea di Harry,” puntualizzò, nella speranza di mettere il progetto in una miglior luce facendo il nome dell'amico.
George lo osservò senza il benché minimo entusiasmo – ovviamente. Non emise verbo, e dopo un breve silenzio Ron si sentì costretto a continuare.
Lee si è occupato della parte pratica. Ha scelto il ristorante e...e ha avvisato tutti. Verrà persino Oliver. Ci saremo proprio tutti quanti,” continuò a blaterare, sperando di riuscire in qualche modo a ridestare il suo interesse. Ce la fece, ma non nel modo che aveva sperato.
George infatti aggrottò la fronte, con una scintilla di collera nello sguardo.
Ma davvero?” commentò, con un'allegria fittizia e malevola. “Questa sì che è una sorpresa meravigliosa, Ron,” aggiunse, prima di voltarsi verso la stanza vuota, nello sgomento del fratello, per alzare la voce. “Ehi! Andiamo a cena fuori con la squadra, domani sera!” annunciò. Apparentemente, rivolto alla porta della camera da letto.
Ron deglutì in un silenzio pesante e scomodo.
George finse di ascoltare attentamente, percependo solo, ovviamente, quello stesso silenzio. Poi si strinse nelle spalle, con aria fatalista.
Forse non vuole venire,” ipotizzò caustico.
Rom emise un altro respiro lungo, più tremulo, dominando un qualcosa che gli pungeva la gola e gli faceva venir voglia di prendere a calci una sedia, o magari la gamba del tavolo.
Ok, messaggio ricevuto,” replicò, a disagio e un po' rabbioso. “Tutti quanti quelli che sono ancora vivi.” Strinse le labbra. “Non è divertente,” aggiunse a mezza voce.
No, non lo è,” confermò George brusco, a voce alta e fremente. “E sai cos'altro non è divertente? La tua stupida cena. Sai cosa ne penso de...” continuò, innervosendosi ulteriormente.
No!” lo interruppe Ron con un accesso di collera, che riuscì a dominare al prezzo di un violento sforzo di controllo di sé – cui decisamente per natura non era portato. “Non so cosa sia questa nuova faccenda dell'incazzarsi, ma non ti lascerò spingermi in mezzo. Se vuoi arrabbiarti lo puoi fare con qualcun altro,” continuò, respirando velocemente. “Non ci vuoi venire? Non venirci. Come ti pare. Ora vado, mi stanno aspettando.”
Non aggiunse altro e non aspettò assolutamente la risposta: si scaraventò fuori dalla porta con la massima urgenza e se la chiuse alle spalle con un tonfo, balzando giù per gli scalini a due a due con un diavolo per capello. Certe volte George lo faceva andare talmente fuori da ogni grazia che l'avrebbe preso a botte fino a lasciarlo incosciente, ma era chiaro che se avesse dato sfogo alla collera non avrebbe ottenuto nessun risultato a parte forse allontanarlo: e Ron sapeva di essere letteralmente vitale nell'esistenza attuale del fratello.
Ginny, davanti a Harry e Hermione, lo aspettava col sorriso sulle labbra. Le bastò guardarlo in faccia per un istante perché quello rapidamente svanisse, lasciando il posto a un'espressione mesta di rammarico.
Già,” mormorò soltanto, prima di voltarsi per allontanarsi.
Hermione lanciò al fidanzato un'occhiata tenera e consolatoria, mentre Harry prima osservava lui e poi faceva per seguire Ginny. Mentre Hermione abbracciava brevemente Ron, però, Harry colse i suoi occhi puntarsi verso di lui e poi il capo ricciuto dell'amica si piegò a puntare le scale. Harry si morse le labbra, annuì e saltellò verso il piano superiore in uno slancio del suo consueto ardimento – senza avere la più vaga e remota idea, come al solito, di come procedere dopo essersi buttato.
Har...” lo trattenne Ginny con voce rotta.
Permesso,” disse lui, aprendo la porta. George gli scagliò un'occhiata decisamente poco accogliente.
Non ti ci mettere an...”
No,” lo trattenne Harry con tono controllato. “Volevo solo avvisarti che passerò domani sera, prima di andare alla cena. Sai, nel caso ci pensassi su e cambiassi idea.”
Non ho bisogno di pensarci.”
Harry annuì. Era quel genere di situazione che lo faceva arrabbiare. Non con George, nella fattispecie, quanto con tutte le cose che erano successe, in generale.
Forse invece dovresti.”
George levò lo sguardo al cielo, con uno sbuffo spossato.
Non mi interessa la cena.”
Lo so. Però tuo fratello lavora otto ore al giorno nel tuo negozio e non si lamenta mai, e tua sorella ha passato tutta la vita a farsi consolare da te e Fred quando era giù di morale e ora non può più, ma sono due anni che non ti chiede niente. Mai. E loro vogliono che tu ci sia.” Harry inspirò e deglutì pesantemente, recuperando l'aria. Non era mai stato molto bravo a parlare, ma col tempo stava accettando che ci sono momenti in cui si è costretti a farlo.
Non mi fare la predica, Harry!”
Il tono di voce di George tornò a farsi rabbioso. Harry aggrottò la fronte.
Sì, avanti, dai. Prenditela con me, perché è con me che devi avercela. Sono stato io,” continuò, puntandosi i pugni sul petto.Io vi ho portati tutti a Hogwarts, quella notte. Io ci ho portato i Death Eaters e Voldemort. È successo tutto per me.”
Non...” George annaspò nervosamente.
Sì, invece,” scandì Harry deciso. “Sono morte molte persone. Le conoscevo tutte. Le conoscevi tutte anche tu.” Fece una pausa, durante la quale George non lo interruppe, limitandosi a fissarlo con sguardo tormentato. “Volevo un bene fottuto a molte di loro ed è stato un incubo, ogni tanto lo è ancora. Qualche volta di notte mi sveglio cercando di urlare, ma non mi esce la voce. Ti succede mai?” mormorò ancora.
Gli occhi azzurri di George schizzarono a lato. Non rispose né sì né no e strinse le labbra.
Harry diede un sospiro di stanchezza. Esprimere certe cose, parlare chiaro lo stremava.
Pensala come ti pare. È solo una stupida cena e starai male lì come se rimanessi a casa o in qualunque altro posto. Non sei tenuto a divertirti. Ma Ron e Ginny chiedono solo che tu sia lì, e se lo meritano.” Rilassò le braccia contratte, e la sua mascella serrata si distese. “Passo domani,” concluse, prima di andarsene com'era arrivato.


Siamo in anticipo di ore,” sospirò Katie, lisciandosi meccanicamente la coda di capelli.
Sì, e allora?” replicò placidamente Lee, sbuffando una nuvoletta di fumo a forma di bicchiere. “Non c'è scritto su nessuna pergamena che non possiamo vederci prima di cena per un bicchierino, Bell.”
Angelina ridacchiò della sua performance fumogena. Gettò un'occhiata vaga e molto affettuosa alle due figure che avanzavano lungo il sentiero di Hogsmeade accanto a lei. Lee, alto e slanciato in una veste scura e piuttosto elegante, che portava con tanta noncuranza, abbinata a scarpe e cappello molto più più dimessi, da risultare perfettamente naturale. Gli anni, le sembrò, erano gentili con Lee, che adesso era un bell'uomo giovane e piuttosto avvenente, con i fittissimi riccioli corti ammassati sulla testa. La pipa che teneva perennemente in mano o più spesso tra le labbra gli dava un'aria un po' dandy e l'insieme risultava decisamente affascinante. Sembrava il più inglese dei giovane maghi inglesi di Gryffindor, il che le risultò piuttosto buffo, con quella sua pelle ancor più scura di quella di lei.
Katie invece era ancor più pallida e minuta di come la ricordasse. I suoi occhioni nocciola spiccavano su un viso fine e con la pelle così chiara che s'intravedeva il reticolo delle venuzze intorno al suo naso, guardandola da vicino. Aveva una sua grazia delicata e un sorriso ricco, sincero come quello dei bambini, ma non era quel che si potesse definire una bellezza – né, a guardarla, la si sarebbe ritenuta una giocatrice di Quidditch credibile, nonostante il suo sicuro talento. Pareva una cosetta indifesa e Angelina si disse che forse era per quella ragione che Lee le stava costantemente intorno – o in mezzo ai piedi, come precisava rassegnata Katie – sin da quando la maledizione della collana l'aveva quasi uccisa, ai tempi della scuola.
Per lei era una buona amica, anche se le preferiva la più spigliata Alicia. Era quest'ultima che considerava la propria amica più cara, sebbene i suoi rapporti con le altre ragazze fossero sempre stati molto meno spontanei di quelli con i maschi. L'adolescenza di Angelina era stata colonizzata dalle sghignazzate e dalle battute, a volte di cattivo gusto, del manipolo di Gryffindor più incontenibili della scuola: i gemelli Weasley e Lee Jordan. E per lei era stato molto più normale lanciarsi in una sfida di Tarantallegre con George – eccellente nel campo – che in confidenze intime con le compagne di dormitorio.
Tre Manici?” propose dubbiosa Katie, osservando il tramonto sulla montagna.
Lee storse il naso, prima di voltarsi verso Angelina. Aggrottò appena la fronte, in attesa del cenno affermativo che lei si affrettò a fare.
Testa di Porco,” decise lui con aria soddisfatta.
Katie non sembrò molto convinta ma, siccome Angelina si era già accodata all'amico lungo la strada, si rassegnò a seguirli.
Quel posto è sporco, sapete” disse, tentando senza convinzione di dissuaderli.
Il Firewhisky è ottimo,” osservò Lee noncurante.
Oh, no,” protestò Katie accigliandosi. “Non avrai intenzione di bere di nuovo whisky prima di cena!”
C'era una tale esasperazione in quel “di nuovo” che Angelina aggrottò la fronte, perplessa.
Lee sbuffò un punto esclamativo di fumo.
Soltanto un goccetto, mia cara... E una burrobirra per te,” la ammansì con un sorriso aperto.
Sai che il whisky fa venire la pancia?” s'intromise Angelina, tanto per dire qualcosa. “Lo bevi spesso?” chiese con fare vago.
No. Katie vede tutto drammatico,” sospirò Lee, spalancando la porta e facendo loro segno di entrare nel locale con una cavalleria condita da un sorriso che sembrava dire che, più che dame, le considerava troll feroci. “Non diventerò un trippone attaccato alla bottiglia, smetti subito di immaginartelo,” affermò scherzoso, guardando Angelina dritta negli occhi.
Lei ridacchiò rallegrata, scuotendo la chioma ricciuta.
In compenso mangia come un gigante tenuto a stecchetto,” osservò Katie, sedendosi a un tavolino libero accanto alla finestra.
Cosa vuoi tu, Angie?” domandò Lee.
Lei si strinse nelle spalle.
Andrà benissimo un succo di zucca,” stabilì.
Corretto?”
No. In Africa mi sono abituata a non bere alcolici,” commentò lei, sedendosi a sua volta.
La nostra piccola selvaggia!” celiò Lee, dirigendosi al bancone.
Le due ragazze lo guardarono parlottare con il proprietario con una certa confidenza. Lee rise e quel vecchio spaventapasseri di Aberforth tossì a sua volta una risata cavernosa, prima di iniziare a riempire i bicchieri.
Katie sbuffò rilassata.
Non ti volevo mettere in pensiero, sai,” disse poi, sistemandosi la veste. “Lee si è attaccato un po' alla bottiglia, al principio, ma poi ha stabilito di dedicarsi compulsivamente alla pipa.”
L'ho notato, questo,” replicò lei annuendo, senza aver bisogno di chiedere a quale periodo si riferisse. Al principio del dopoguerra, naturalmente.
Ti fermerai in Inghilterra, Angelina?” continuò Katie gentilmente.
Lei annuì con decisione. Non sapeva quel che avrebbe fatto precisamente, non era sicura di come si sarebbe arrangiata per mantenersi, ma sapeva che non era tornata per ripartire, lo sapeva perché quando si era alzata da davanti al fuoco acceso nella savana, dopo il suo ultimo colloquio con Mbasu, era stata certa che il suo viaggio era finito.
Dovrei trovarmi un lavoro, ma in realtà non so bene...” iniziò, interrompendosi vaga. Sorrise quasi a mo' di scuse, fissando il tavolo. “Parlavamo di sempre di come avrei...partecipato alla gestione dei Tiri Vispi. Fred avrebbe voluto affidarmi la filiale qui a Hogsmeade,” continuò con voce molto bassa.
Lee stava ritornando verso di loro e faceva svolazzare tre bicchieri pieni.
La gestisce Luna Lovegood,” annunciò, come se non si fosse perso una sola sillaba. “Non chiedermi perché. Forse George si sta auto-boicottando,” aggiunse ironico. Poi aggrottò la fronte con gravità. “Forse potresti...”
Buonasera a tutti e forza con quelle scope!”
La voce chiara e autoritaria che li interruppe ebbe il potere di far sussultare tutti e tre. Angelina abbe per un attimo l'impulso di saltare in piedi e inforcare la sua Comet prima che il Capitano desse in escandescenze.
Oliver!” esclamò intanto Lee, con un gran sorriso. “Vecchia roccia, come butta?”
Ottimamente, Jordan,” rispose spiccio il giocatore di Quittidtch. “Volevo vedere come ve la cavate a riflessi, ma sono un po' deluso,” continuò con fare compreso.
Ciao, Oliver,” intervenne Angelina, alzandosi per abbracciarlo brevemente.
Ma pensava a quel negozio, quello di cui aveva scelto lei i colori per le pareti e gli infissi, lì a Hogsmeade, mentre Fred, dopo aver buttato giù e ricostruito tre volte le pareti interne per organizzarne gli spazi nel migliore dei modi, dipingeva schizzando se stesso e lei di vernice a colpi di bacchetta.


Harry bussò piano alla porta, sistemandosi il colletto un po' troppo stretto.
Non sentendo provenire nessuna risposta dall'interno pensò per un attimo che George avesse optato per il silenzio stampa. Provò a picchiettare sulla porta una secondo volta, con più convinzione.
Avanti.”
entrando, Harry scorse George seduto in poltrona. La prima cosa che notò fu che si era evidentemente aggiustato i capelli, che ora sembravano avere una forma umana, e che aveva indossato una veste linda e ordinata. Sorrise sollevato nella sua direzione e George rispose con una smorfia sofferta che non riuscì a sembrare allegra nemmeno per sbaglio.
Allora, ehm, vieni?” domandò Harry con tono casuale.
George emise uno sbuffo lento, appoggiando indietro la testa con le labbra strette.
Pensavo di sì,” rispose meditabondo. Non si mosse e non diede nemmeno nessun segno di volersi alzare di lì in tempi ragionevoli. Harry aggrottò la fronte.
Ma...?” lo spronò.
George ridacchiò senza divertimento.
Come fai quando...” mormorò. “Quando pensi di doverti alzare dalla sedia e andare dove sei atteso, ma sai anche di non poterci riuscire?”
Harry respirò a fondo, si mordicchiò un labbro pensosamente e si andò a sedere di fronte al tavolo, con gli avambracci poggiati sulle ginocchia.
Quando è finita la guerra a volte... Magari sapevo che Ginny e gli altri mi stavano a spettando ma mi sembrava di non farcela. Non volevo uscire di casa, incontrare parenti di qualche vittima, cioè... Quello che ho detto ieri è vero. Ogni giorno in più che ho impiegato a vincere ha significato più morti, perciò in un certo senso è anche colpa mia e all'inizio mi sentivo male. Me ne stavo lì e mi sforzavo di muovermi.”
Come?”
Harry sbuffò, raddrizzando le spalle.
Facevo questo... gioco, in un certo senso. Mi sforzavo di immedesimarmi in quel momento in cui sono dovuto andare là da...lui, ad affrontarlo. Mi convincevo che se non mi fossi alzato e non mi fossi mosso sarebbe finito il mondo. Era capitale.”
Funzionava?”
“Abbastanza,” confermò Harry. “Potresti provare con qualcosa del genere, che valga lo stesso per te.”
George emise un mugugno.
Non mi sembra ci sia nulla,” commentò, laconico.
Harry si strinse nelle spalle, alzandosi.
Ci faremo venire in mente qualcosa. Nel frattempo, per stasera non ce n'è bisogno.”
Perché?” chiese George scettico.
L'altro gli sorrise, tendendo la mano.
Perché ci sono io a costringerti. Forza, o arriveremo tardi a cena.”
Prese il suo polso senza troppo impeto, ma abbastanza fermamente, e lo strattonò con garbo. George fece resistenza per un secondo e poi si lasciò tirare in piedi. Gettò un'ultima occhiata alla stanza vuota, mentre prendeva il mantello, e arricciò le labbra con un tremito.
Non si sentirà troppo solo, non è vero?” mormorò.
Harry scosse la testa.
No. È con te in qualunque posto.”
George annuì lentamente, mentre Harry apriva la porta, e lo seguì fuori nella sera londinese.
   
 
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