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Autore: GoldenRose    10/09/2011    12 recensioni
"Il ragazzo le aveva posato le mani sulle spalle, e le sue dita avevano scavato nella sua pelle. Le sue parole erano dolci, a differenza dei suoi modi, il suo tono suadente. Ma qualcosa, in quello che Lily - era davvero lei? Aveva vissuto quel sogno semplicemente da esterna, prima, eppure ora si ritrovava a viverlo in prima persona; una prospettiva terrificante - aveva mormorato lo aveva fatto adirare. I suoi occhi avevano mandato lampi, la stretta sulle spalle di lei era aumentata a ogni secondo che passava, diventando sempre più dolorosa."
Tutto sembra andare per il meglio, più di vent'anni dopo la fine della seconda guerra. Eppure, in questa apparentemente ormai consolidata pace, nuove, inattese forze sono pronte a sferrare i loro attacchi, mentre Lily Luna Potter si trova a dover affrontare sinistre ombre che emergono dalle brume di una memoria lasciata inavvertitamente mal sepolta.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Beneath our Skin


Capitolo 4
«Ci saranno almeno duecento coppe da lucidare, qua dentro» sibilò Scorpius Malfoy, straccio alla mano e dita nere di polvere. Lily Potter, con aria abbattuta, si accinse a strofinare con decrescente energia quella che doveva essere la centoventitreesima targa d'oro brunito. Non aveva idea che così tanti studenti, ad Hogwarts, avessero meritato un premio speciale, in passato; sbuffò, massaggiandosi con i polpastrelli il polso indolenzito.
«Questi lavori alla Babbana non fanno per me», continuò Scorpius, beccandosi un'occhiataccia da Gazza, che sostava davanti all'entrata della Sala dei Trofei, quasi temesse che quei due potessero svignarsela prima del tempo. Dopo essere stati beccati, la notte prima, a bighellonare per il castello, era stata inflitta loro una punizione immediata; subito dopo le lezioni della mattina erano stati spediti da Gazza, che li avrebbe controllati mentre si dedicavano alla lucidatura di trofei, coppe, medaglie e altra argenteria varia nella Sala dei Trofei - il tutto, ovviamente, senza ricorrere all'ausilio della magia, ma lavorando di gomito. Lily sbuffò di nuovo, sempre più scocciata. Bel modo di trascorrere il giorno del suo quindicesimo compleanno, doveva riconoscerlo.
«Avresti dovuto portare il Mantello dell'Invisibilità di cui mi parlavi l'altro giorno», proseguì Scorpius, rinfacciandole quella mancanza mentre rimuoveva uno spesso strato di polvere dai manici di una coppa d'argento.
«Zitto e pulisci, se non vuoi che Gazza te la faccia togliere con la lingua, quella sporcizia.»
«Certo, capitano. Agli ordini, capitano. Come desidera, capitano.»
Lily aprì bocca per stare al gioco, ma la richiuse in fretta quando si soffermò a leggere l'iscrizione sulla centoquarantaquattresima targa che le era capitata fra le mani quel giorno.
«Qualcosa non va?», chiese Scorpius, incuriosito, piazzandosi dietro Lily e sbirciando la targa che quest'ultima stringeva ancora fra le dita.
«Nulla, tranquillo», si affrettò a mormorare Lily, riponendo svelta l'oggetto nell'armadio d'angolo, dove l'aveva trovato. Scorpius sfoderò con disinvoltura il suo scintillante sorriso-lama, un sorriso che non si estese ai suoi occhi grigi, che la scrutavano con raggelante freddezza, inchiodandola.
«Ma certo.» Tolse lo straccio dalla spalla dove l'aveva poggiato e riprese a lucidare le vecchie coppe senza più rivolgerle la parola. Lily si mordicchiò il labbro inferiore, infelice, dimentica delle restanti centosettantanove targhe che aspettavano a loro volta una lucidatura. Immaginò come sarebbe stato, potersi confidare con Scorpius; rivelargli tutto, vedere sotto quale luce l'avrebbe guardata, dopo la sua confessione. Ma non poteva, e non doveva. Era condannata a sostenere quel peso sulle sue spalle, le sue soltanto. E di Jeremy Smith.
Era così facile, con Scorpius. Tutto svaniva nell'esatto momento in cui si trovavano assieme - cognomi, passati di famiglia, segreti destinati a rimanere non pronunciati -, che fosse solo per parlare, leggere uno accanto all'altra, o ordire una delle loro vendette. Scorpius era suo amico, il primo che avesse mai avuto - no, fratelli e cugini non contavano. La paura di deluderlo, la paura di perderlo per un motivo così stupido - Scorpius era certo che Lily non si fidasse abbastanza di lui, nemmeno per le sciocchezze più minime - le faceva tremare le gambe.
«Scorpius», lo chiamò, mentre si apprestava a prendere una targa a caso dal mucchio mentre lui era di spalle. Scorpius la raggiunse subito, l'espressione interrogativa. «Tieni.» Lily gliela porse, a occhi bassi. «E' per questo che, uhm, prima ero turbata e... Non volevo ammetterlo.» Era una menzogna, e come sempre, quando mentiva, i suoi denti cercarono il labbro inferiore per stringerlo in una morsa. Ma Scorpius era intento ad osservare la targa, e per fortuna non notò nulla.
«E' per Hermione Granger», fece, sorpreso, rigirandosela fra le mani. «E' tua zia, non è vero?» Lily annuì, preferendo rimanere in silenzio.
«Ho capito», sospirò Scorpius, e nell'occhiata che le lanciò Lily vi lesse pura rassegnazione. «Non volevi farmela vedere perché la tua famiglia ha ricevuto più trofei negli ultimi vent'anni di quanti la mia ne abbia guadagnati da secoli.»
«E'...Io...»
«Shhh.» Scorpius avvicinò l'indice alle labbra dischiuse di Lily, ma senza sfiorarle per davvero. «Non importa. Davvero. Comunque io ho finito con queste stramaledette coppe. Ci vediamo più tardi.» Gettò lo straccio a terra, un gesto calcolato, compiuto appositamente per far innervosire Gazza, che, infatti, si mise a imprecare fra i denti, consentendo a Scorpius, però, di passare.
Lily riprese a strofinare. Doveva essere ottimista. In fondo, le mancavano solo centocinquantuno targhe.
Quella di Tom Riddle, splendente di fresca lucidatura, giaceva sul fondo di quell'armadio d'angolo, preclusa alla vista di chiunque fosse passato di lì in futuro.

-

Steffon Norcross li fissava, gli occhi simili a quello di un avvoltoio dietro gli occhiali dalla montatura di ferro rossa che indossava. Le mani gli sostenevano il mento, e un piede, sotto il tavolo, batteva contro il pavimento con costante impazienza.
«Mostralo, Lily», intervenne rapido Scorpius Malfoy, temendo che le testimonianze fornite fino a quel momento non risultassero sufficienti - soprattutto considerato che lui e Lily avevano ricevuto una punizione, quel giorno, e quindi, forse, erano stati poco credibili. Lei, altrettanto rapida, sollevò l'orlo della gonna della divisa, esponendo un livido sulla coscia, che, seppur piccolo e ormai quasi in via di guarigione - la colorazione violacea stava sfumando in un chiaro giallastro -, aveva un aspetto ugualmente orribile. Scorpius distolse lo sguardo, educatamente, ma il professor Norcross, il preside, si levò in piedi per osservarlo con più chiarezza.
«E così il signor Steeval ti ha colpita proprio lì, con la punta del suo manico di scopa.» Aggrottò le sopracciglia, pensieroso, mentre rimetteva assieme i pezzi. Lily si era recata nel suo ufficio, poco prima di cena, accompagnata da Scorpius; a turno, i componenti della squadra dei Serpeverde - Trystane, Edric, e tutti gli altri - erano venuti a confermare la sua testimonianza. Tre giorni prima, durante il loro allenamento, alla quale Lily aveva partecipato da spettatrice, i Corvonero erano giunti reclamando per loro il campo; avevano sfoderato le bacchette e Mathis Steeval era stato sul punto di aggredire fisicamente Scorpius, il loro capitano, dopo averlo precedentemente già insultato. Lily, per mettere pace, si era intromessa, ma Mathis Steeval, dopo aver tremendamente offeso anche lei, insinuando, per di più, che sua madre fosse una donna di facili costumi, era passato alle mani e le aveva inferto quel colpo con la punta del suo manico di scopa, usufruendo di eccessiva forza. C'era una parte di verità, in tutto quello, ma la faccenda era stata ingigantita, mettendo Mathis Steeval nella luce peggiore. Aggredire una ragazzina non era un gesto ben visto da nessuno, soprattutto se quella ragazzina era Lily Luna Potter, aveva un'espressione così innocente e un aspetto così delicato e gli insulti erano stati rivolti alla sua famiglia. La sua famiglia. Suo padre era Harry Potter! La parola "oltraggio" era dipinta a chiare lettere sul viso di Steffon Norcross.
«Molto bene», asserì il preside, osservando Lily che, scossa, ricambiava lo sguardo e sembrava sull'orlo delle lacrime. Complimenti, Lily. Sei diventata un'ottima attrice.. In realtà, quel livido se l'era procurato durante una delle sue escursioni nella Foresta Proibita, e aveva fatto proprio al caso loro. Ora, pensò Scorpius con immensa soddisfazione, mentre, poco dietro Lily, le accarezzava la schiena con quello che doveva essere un fare rassicurante, avrebbe definitivamente spazzato via Mathis Steeval dalla circolazione. Perché sapeva che la punizione che gli avrebbero inflitto sarebbe stata definitiva, irrevocabile.
«Ora che ho sentito la versione dei fatti di voi Serpeverde, mi sarebbe utile udire anche quella dei Corvonero.» Scorpius si irrigidì, ma Lily, dopo essersi asciugata una sfuggente lacrima, annuì piano.
«Ma certo, professore. Abbiamo il Portiere dei Corvonero proprio fuori dal vostro ufficio, che attende di raccontare a sua volta cos'è accaduto. Purtroppo gli altri membri della squadra si sono rifiutati di testimoniare contro il loro capitano. Spero che lei capisca.» E Lysander Scamander venne fatto entrare, serio e composto, le mani raccolte dietro la schiena.
«Professore.» La sua voce era rigida, solenne. Rimase in piedi, accanto a Scorpius; l'unica seduta era Lily, che voltò un attimo il capo in direzione di quest'ultimo, dando le spalle al preside Norcross. Si scambiarono un'intensa occhiata d'intesa.
«Confermi ciò che hanno detto i Serpeverde, dunque, e ciò che è successo fra la signorina Potter e il signor Steeval, signor Scamander?»
«Confermo.» Negli occhi blu di Lysander non era visibile neppure il più minuscolo lampo d'incertezza. «Quando ho tentato di aiutare Lily, signore, Mathis Steeval si è intromesso. Mi ha spinto a terra, gettato nel fango, ordinandomi di rimanere al mio posto.» Norcross emise un lungo, profondo sospiro, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano.
«Non è la prima volta che il signor Steeval si macchia di tali atti.» Sia Lily che Scorpius storsero il naso di fronte a tanta melodrammaticità. «In altre occasioni ha dato sfoggio della sua terribilmente scarsa pazienza, e immensamente grande propensione al trasformare ogni battibecco in una rissa. Ma adesso, ha esagerato.» Si rivolse, quindi, a Lysander. «Vallo a chiamare, signor Scamander. Dovrò comunicargli della sua espulsione dalla squadra di Quidditch.» Scorpius si trattenne con fatica dall'esultare; Lily continuò a recitare la sua parte, mostrandosi ancora abbatuta.
E fu proprio Mathis Steeval che incontrarono mentre uscivano dall'ufficio del preside Norcross. Era accompagnato da Lysander, e aveva un'aria preoccupata, perplessa; con sorpresa di Scorpius, che non fece in tempo a trattenerla, Lily gli gettò le braccia al collo e gli depose con delicatezza un bacio sulla guancia.
«Per quello che è successo l'altro giorno... E' tutto perdonato, Mathis.» Lui strabuzzò gli occhi, stupito, ma poi gonfiò il petto, ringalluzzito.
«Tranquilla, anch'io ti perdono, Potter.» Scorpius, disgustato, sbuffò. Che grandissimo stolto.
«Ora vai dal preside. Corri! Ti deve fare un annuncio importante.» Lily sfoderò il più luminoso dei sorrisi. Scorpius, se non avesse saputo come stavano davvero le cose, le avrebbe perfino creduto. Dopo, fianco a fianco, mentre la prima lama di luce dopo interi giorni di pioggia spazzava via le nubi dal cielo, si diressero verso la sala comune dei Serpeverde.
«Stai diventando in gamba.»
«Siamo il maestro e l'apprendista. L'hai detto tu. E le mie lezioni sono solo all'inizio.»
«Uh-uh. Forse è meglio che finiscano, queste lezioni. Risparmiami l'imbarazzo per il giorno in cui riuscirai a superarmi.»
Lily ridacchiò, piegando appena il capo all'indietro e sporgendo lievemente la gola bianca. Scorpius rimase a fissarla più di quanto la buona educazione di solito concedeva; quando si riscosse, disse in fretta: «Per stasera, Morgaine ha organizzato una cosa nella Foresta Proibita. Per te.» Gli occhi chiari di Lily si ingrandirono per lo stupore.
«Nella Foresta? Di notte, e per me? Potremmo essere beccati...»
«Porta il Mantello dell'Invisibilità, ammesso che tu ce l'abbia davvero.» Lily inarcò un sopracciglio, fulminandolo con lo sguardo.
«Sì che ce l'ho. Posso portare un po' di gente?»
«Dipende. Di che gente si tratta?» Scorpius incrociò le braccia sul petto, sospettoso.
«In verità, questa sera la dovrei passare in compagnia di Albus, Rose ed Hugo. Sai, mio fratello e i miei cugini. Ma siccome non poss-»
«Ma siccome la loro compagnia ti annoia e preferisci di gran lunga la nostra», la corresse Scorpius, interrompendola, mentre sul suo viso dai tratti aguzzi si dipingeva un largo ghigno.
«...non posso», proseguì Lily, ad alta voce, come se Scorpius non avesse parlato, «tanto vale invitarli a stare con noi.»
«Te lo scordi.»
«Non farò di certo come dici tu.»
«Morgaine non li vorrà fra i piedi.»
«Morgaine, invece, sarà d'accordissimo.»
«E va bene. Tanto vale dirtelo. Trystane ha avuto una storia con tua cugina e rivederla lo ferirebbe.»
«Te lo stai inventando. Rose ha un ragazzo da ben tre anni, ed è Lysander Scamander.»
«Splendido, davvero splendido! Visto che oggi ci sentiamo particolarmente caritatevoli, invitiamo anche lui; così, tanto per ringraziarlo dell'aiuto che ci ha dato oggi con Norcross.»
Lily si fermò, bloccandogli la strada, e il suo sorriso era carico di dispettosa perfidia. «Credo che farò proprio così.» Mentre battibeccacano avevano ormai raggiunto i sotterranei; Lily riprese a camminare, dandogli le spalle.
«Spero proprio che tu abbia acquistato un regalo per me, Scorpius. Non vorrei che tu sfigurassi davanti agli altri.»
«La mia deliziosa presenza non ti basta?»
«Mi spiace per te, ma no.»
«Allora mi premurerò di offrirti qualcos'altro.» Quando furono all'interno della sala comune - praticamente vuota, visto che erano quasi tutti a cena - la colse di sorpresa, cingendole la vita con un braccio mentre le era alle spalle. Lily sussultò, ma non si divincolò; bensì sfiorò con dita leggere l'incavo del gomito di Scorpius, scoperto dalle maniche della camicia, arrotolate poco più sopra. Fu il turno di Scorpius di trasalire per quel contatto inaspettato.
«Spera che mi piaccia», sussurrò Lily, per poi tirargli un pizzicotto. Ma Scorpius non la liberò.
«A questa notte, allora.» Scostò con una mano un fastidioso insetto che gli ronzava attorno, e sbuffò. Aveva rovinato tutta l'atmosfera, quella schifezza alata. Lily arricciò le labbra, palesemente divertita, ricacciando indietro una risata.
«A questa notte. Chissà che tu non riesca a sedurmi meglio senza insetti in giro.» Poi si diresse verso il suo dormitorio, lasciando Scorpius a scuotere il capo, divertito, un sorriso che aleggiava sul suo volto.

-

«Era l'unica soluzione.» Morgaine Vypren si strinse nel mantello, come se sperasse che quel tessuto neppure tanto pesante riuscisse a farle da scudo. «L'ho fatto per proteggerti.»
«Non ho bisogno di protezione», latrò con disprezzo Edric Vypren, fissando, glaciale, la sua gemella. «E poi, cosa c'entra proteggere me con il fatto che hai mollato il tuo ragazzo licantropo? Temevi che mi avrebbe aggredito?»
«No!» Sedette su un banco di quell'aula vuota, torcendosi le mani in grembo. Era l'unico posto sicuro per poter parlare, quello, l'unico posto dove orecchie indiscrete non sarebbero giunte ad udire i loro discorsi. «No. Lui non c'entra. E' una lunga storia.» «Puoi raccontarmela?»
«No. Non posso.»
Edric emise un sospiro di frustrazione, massaggiandosi le tempie con i polpastrelli. «Morgaine, non capisco. Se non puoi dirmelo, allora perché mi stai raccontando questa faccenda?»
Morgaine scivolò giù dal banco e gli si avvicinò, tremante. Nell'aria, Edric riuscì quasi a percepire la sua disperazione. «Qualcuno... Qualcuno mi segue. Mi sento osservata. Il sogno...» Edric posò entrambe le mani sulle spalle, incrociando il suo sguardo con determinazione.
«Stai diventando paranoica, Morgaine. Ripeti con me: nessuno ti sta tenendo d'occhio.» Scandì per bene le parole, come se si stesse rivolgendo ad una persona particolarmente ottusa, o con problemi d'udito. Gli occhi di Morgaine si fecero improvvisamente lustri.
«Ti assicuro che è così!», insistette, divincolandosi con energia dalla sua presa.
«Smettila di affidarti ai tuoi sogni!», sbottò Edric, visibilmente irritato. «Non hanno alcun significato.»
«Ma questo, di sogno, si è avverato.» La voce di Morgaine si ridusse ad uno stanco sussurro. «Sei mio fratello, il mio gemello; speravo che mi capissi. Mi sbagliavo. Ma sappi che se non fossi intervenuta, tutti avrebbero saputo.» Edric le lanciò un'occhiata spaventata, ind'ietreggiando lentamente.
«Chi? Come»
«Non importa chi, ma il come sì. Avrà scavato nel tu- nostro passato. Mi chiedo come ci sia riuscito.» Edric stringeva i pugni, gli occhi verdi puntati sul pavimento.
«Io volevo solo dimenticare...»
«Lo so. Capisci in che senso ti stavo proteggendo?»
Ma nessuna risposta arrivò da Edric, che aveva poggiato la fronte contro il muro, qualcosa di solido a cui appoggiarsi, come se temesse di scivolare a terra da un momento all'altro. Morgaine avvertì un suono strangolato. Edric stava cercando di non piangere, ma i suoi tentativi furono vani. Morgaine provò il forte impulso di correre da lui, abbracciarlo, rassicurarlo. Era stato il suo compito, sin da quando erano bambini, e Cynthia Vypren le ordinava imperiosamente "Prenditi cura del bambino, Morgaine, prenditi cura del bambino", quasi fosse stata una sorella più grande, invece che una coetanea di Edric. Erano gemelli che, eccetto per il colore dei capelli e degli occhi, poco si somigliavano. Ma l'aveva fatto, Morgaine si era presa cura di lui, accogliendolo nel suo letto ogni notte, in seguito ai suoi terribili incubi, raccontandogli le sue storie preferite prima di andare a dormire, in seguito alla morte di Cynthia, arrivando addirittura ad imparare la ricetta delle sue frittelle preferite, quelle al succo d'acero, per preparargliele la domenica a colazione. E ad Hogwarts erano stati ancora più uniti, ma Edric le si era congelato fra le dita. Era una statua di ghiaccio, così freddo e scostante e remoto. Sapeva cosa l'aveva cambiato, ma, silenziosamente, avevano pattuito di non tirare fuori quello scheletro nell'armadio, mai.
Morgaine voleva correre da lui e stringerlo fra le braccia, ma sapeva che in cambio avrebbe ricevuto solo disprezzo. Si voltò, abbassando silenziosamente la maniglia della porta, e se ne andò, lasciandolo a salvarsi la faccia e odiandosi per non essere riuscita a rimanere.

-

Sgattaiolarono fuori poco dopo la mezzanotte, avanzando silenziosamente per il grosso parco di Hogwarts ammantato di tenebra e infilandosi a passo svelto nell'oscurità della Foresta Proibita. Guidati da lei, giunsero alla radura - la sua radura - e, sedendosi a gambe incrociate uno accanto all'altro, formarono un cerchio che richiamava proprio quello che, in modo del tutto naturale, formava la natura stessa. Lily prese posto fra Scorpius e Albus, mentre Lysander Scamander e Rose Weasley borbottavano a mezza voce dei Lumos, quasi temessero di essere scoperti proprio lì, nel cuore della foresta.
«Oh, spegnetele pure, quelle bacchette.» Morgaine aprì il mantello e, dalle tasche interne, tirò fuori dei piccoli - ma vuoti - barattoli di marmellata. All'interno di ciascuno fece apparire un piccolo fuoco dalle fiamme di uno splendente turchese, che, oltre a tener caldo, illuminavano l'area circostante in modo addirittura più efficace delle candele. Poi venne il turno di Trystane di sfoderare il suo asso nella manica; apparentemente una bottiglia di succo di zucca, ma Lily avrebbe giurato che il contenuto non fosse esattamente quello.
«Che cos'è?» Rose, perplessa, lunghe trecce castane che le incorniciavano il viso e una mano stretta a quella di Lysander, fissò l'oggetto aggrottando la fronte.
Lily alzò gli occhi al cielo, un sorrisetto sarcastico che si faceva strada sul suo volto. «Olio di fegato di Ippogrifo. Secondo te che cos'è?»
Le labbra di Rose sbiancarono visibilmente, unendosi subito dopo a formare un'unica linea severa. «E' un alcolico, vero?» Solo coloro che la conoscevano a sufficienza sapevano quanto risultasse tormentoso, per lei, infrangere le regole. Gli altri avevano lo straordinario talento di uscire indenni - o quasi - da qualunque guaio; per Rose, al contrario, perfino la più minima infrazione voleva dire rischiare di perdere la fiducia e guadagnare la delusione di sua madre, Hermione Granger, o provocare una piccola crepa nella muraglia che si era accuratamente costruita negli anni e che costituiva la sua reputazione.
Morgaine si portò le mani bianche alla gola, afferrandosela in un gesto melodrammatico. «Un alcolico, dici? No, non sia mai!» Trystane sghignazzò, e Lysander, impacciato, abbozzò una lieve pacca sulla spalla della propria ragazza, che, in compenso, gli lanciò un'occhiataccia colma di disappunto.
«Sei pregata di piantarla, Weasley. Siamo appena arrivati e tu ci stai già rovinando la festa. Se non vuoi bere, nessuno ti costringerà a farlo», sbuffò Scorpius, spazientito, poggiando il capo in grembo a Lily e stiracchiando le lunghe gambe. Lei prese ad accarezzargli i corti capelli biondi con dita delicate, avvertendo il sangue affluirle con velocità sorprendente alle guance. Trystane fece finta di vomitare.
«Come sei riuscito a procurartela?» Edric si decise finalmente a profferire parola, dopo aver fissato uno dei tanti vivaci fuocherelli per interminabili attimi, perso nei meandri di chissà quali pensieri.
«Diciamo che ho corrotto qualche elfo domestico, giù nelle cucine», spiegò Trystane con aria decisamente compiaciuta, assumendo quella che secondo lui doveva essere una posa eroica, ma in realtà, a detta di Lily, lo faceva solo sembrare pronto a ricevere qualche escremento di piccione in testa.
«E ora...» Morgaine gli strappò la bottiglia dalle mani, piena d'entusiasmo, «che la festeggiata abbia l'onore di bere per prima.» Gli occhi di tutti i presenti vennero puntati sulla figura di Lily, compresi quelli di Scorpius, che parvero perforarla. «A proposito, dopo vorrei darti il mio regalo», aggiunse Morgaine, sottovoce, con fare da cospiratrice. Lily accettò la bottiglia che le stava porgendo tentando di mostrarsi il meno esistante possibile. Non aveva mai assaggiato nulla d'alcolico prima d'allora, escludendo quando, una volta, suo padre le aveva offerto un po' di vino dal suo bicchiere. E in quel caso, l'aveva sputato.
Morgaine sembrò leggerle nel pensiero. «Non si sputa», l'ammonì, palesemente divertita, sedendosi fra Trystane e suo fratello. Lily stappò la bottiglia e la avvicinò alle labbra; aveva un aroma dolciastro, pungente, e quando il liquido le scese giù per la gola, per Lily fu come se qualcuno le avesse acceso un paio di fiammiferi giusto giusto nei polmoni. Ma sorrise - aveva vinto la sfida - e domandò: «Ma cosa diamine era?»
«Whisky.» Il sorriso di Morgaine era quasi diabolico. «Particolarmente incendiario. Ah, il succo della vita. Da' qua.» Toccò a lei, poi a Scorpius, a Trystane, a Edric e infine Lysander. Mancava solo Rose, un dettaglio a cui Lily non stava neppure badando, le mani ancora fra i capelli di Scorpius e un calore incredibile che si diffondeva per tutto il suo corpo, sciogliendola in una maniera a dir poco deliziosa; le sembrava di flutturare nella sua stessa pelle, dimentica di tutto il resto del mondo e avvolta in una sottile membrana protettiva dietro la quale nessun problema pareva esistere più.
«Avanti, Rose, mica ti morde», stava tentando di convincerla Lysander, affabile, un braccio attorno alle spalle di lei.
«Ma io non ho mai bevuto prima d'oggi...»
«Non l'avrei mai detto.» Morgaine ridacchiò, fingendosi stupita. «Fallo. Questa è un'iniziazione.» Di cosa, non era ancora dato saperlo. Scorpius si drizzò a sedere, osservando con aria beffarda la scena.
«Quanto ci scommetti che non ci riuscirà?», sussurrò all'orecchio di Lily, facendola sussultare per la vicinanza.
«Ce la farà», replicò Lily, convinta. «Lo vedrai.»
Rose pulì l'imboccatura della bottiglia con la manica del mantello, poi attese. Qualcosa, dentro di lei, stava lottando.
Infine, bevve.
«Che ti avevo detto?» Lily guardò Scorpius con aria trionfante.
«Che ne potevo sapere? Finalmente ha deciso di smetterla di fare la sfigata a vita», mugugnò Scorpius, sconfitto.
Erano tutti iniziati, ora, come aveva affermato Morgaine.
«A cosa, esattamente?», si arrischiò a chiedere, la testa leggera e lontana come una piuma perduta nel vento. Avrebbe tanto voluto che Hugo fosse lì. Aveva finto un malessere, ma Lily sapeva che non aveva voluto accompagnarli perché, in presenza di Scorpius e degli altri, si sentiva a disagio; stesso discorso per Albus. A sorpresa, l'unica che aveva accettato era stata proprio Rose, convincendo, a sua volta, Lysander. Morgaine si alzò nuovamente in piedi.
«Noi siamo sulla soglia di un mondo dorato!(*)», esclamò, allargando le braccia. «Siamo giovani. Il mondo è nostro. Possiamo fare tutto ciò che desideriamo.»
«Possiamo essere un gruppo.»
«Possiamo diventare potenti.»
Fu il turno di Lily di mettersi in piedi. «Così potenti che nessuno potrà più ignorarci.» Guardava Scorpius dritto negli occhi. «Perché essere oscurati a vita delle ombre dei nostri genitori, quando potremmo farci i nostri, di nomi, vivere le nostre avventure, e diventare importanti, un giorno?»
E quando tutti raggiunsero lei e Morgaine, Rose compresa, un silenzioso patto venne stipulato, e l'ambizione mise loro le ali. Erano sulla soglia di un mondo dorato. Dovevano solo spiccare il volo e impedire che le loro ali venissero tarpate.
«Ancora tanti auguri, Lily.»

-

Portava al collo il regalo di Morgaine ed Edric, in tasca quello di Scorpius, e sul letto quello dei suoi genitori, una lettera che aveva rischiato quasi di commuoverla, e che aveva smesso precipitosamente di leggere.
Il regalo dei due gemelli era una collana sottile d'argento, che terminava con una piccola libellula e risplendeva contro la sua pelle chiara. Quello di Scorpius era molto più pratico; una lama, poco più grande di un pollice, sulla cui cima era stato inciso un minuto giglio. Un pensiero delicato e agghiacciante assieme, quello di Scorpius. "Non so se te l'hanno detto", l'aveva preso in giro Lily, "ma hanno inventato le bacchette per difendersi." Scorpius le aveva teso la lama. "Lo so", aveva ribattuto, "ma questa è più... efficace. Veloce. Può servirti al posto di un Avada Kedavra o un Diffindo, considerato che sei solita dimenticare la tua bacchetta in giro." L'aveva fissata, serio. "D'accordo", era stato il mormorio di Lily. Quella mattina, la testa le pulsava senza sosta e le sembrava di essere in coma. "Grazie." Aveva fatto per abbracciarlo, ma Scorpius aveva fatto un balzo per evitare la lama. "Sta' attenta", l'aveva redarguita, divertito. Della stessa tonalità fiammeggiante dei suoi capelli, Lily aveva riposto la lama nella tasca del mantello. Lettere e regali degli altri suoi cugini non erano stati così importanti, non tanto quanto quello di Scorpius.
Era nel suo dormitorio, a pettinarsi con cura davanti alla specchiera; si mordicchiò il labbro inferiore, stringendosi la camicia da notte contro il corpo sottile. L'ambiente era freddo, ma, in cinque anni, ci aveva fatto l'abitudine. L'orario era tardo, e la sua compagna di stanza, Cecily, non era ancora tornata. Forse era in compagnia di Jeremy Smith, l'unico amore della sua vita.
Jeremy. Era da tanto che non la importunava più. Ma Lily sapeva che stava solo aspettando di compiere la prossima mossa; non si sarebbe mai arreso con tanta facilità. Immersa com'era nei suoi pensieri, si accorse di lui troppo tardi.
Era nell'ombra, e avrebbe potuto essere benissimo uno studente. Ma ai maschi non era possibile entrare nei dormitori femminili, ad Hogwarts, sin dall'inizio dei tempi. La spazzola le scivolò dalle mani, allo stesso modo in cui lui scivolò via dall'ombra.
«Io posso aiutarti. Vuoi essere potente, non è così?»
Quando Lily tirò fuori la lama che le aveva donato Scorpius, sapeva già che nulla l'avrebbe potuta difendere.

(*) Anne Boleyn, The Tudors


Angolo Autrice
Ecco il nuovo capitolo! (Lo annuncio come se fosse una lieta notizia, ma lol) Non ho molto da dire, direi che parla da solo, e spero non faccia troppo schifo. E' un po' di passaggio, eccetto per l'ultima scena, che avrete sicuramente capito che è molto importante.
Sulla scena in cui Lily accarezza i capelli di Scorpius, però, vorrei spendere due parole. Come avrete afferrato, è ispirata a quella Draco/Pansy nel stesso libro: è voluto. Ma in questo caso, volevo far vedere che per Lily e Scorpius l'interesse è mutual, cioè a Scorpius non piace essere accarezzato così, tanto per; gli piace essere accarezzato da Lily. La cosa è, dunque, reciproca, mentre nel caso di Draco e Pansy era solo quest'ultima a provare davvero qualcosa, o così l'ho interpretata io.
Rispondo qui a Sansa e a chiunque altro voglia sapere qualcosa sul casting. Morgaine e Edric sono, rispettivamente, Natalie Dormer (Anne Boleyn in The Tudors... Come vedete, le ho fatto ripetere la stessa cosa!) e Richard Madden (Robb Stark in Game of Thrones). Ovviamente è così che li immagino io, voi siete liberissimi di usare la vostra fantasia. Per quanto riguarda, mi sembra di aver già parlato del casting per Lily e Scorpius; se non l'ho fatto ricordatemelo, così dirò qualcosa nelle note del prossimo capitolo!
A presto, spero, e vi ringrazio per le meravigliose recensioni (alla quale ho risposto una ad una, finalmente!). Siete dei fantastici sostenitori.

  
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