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Autore: alessiasc    10/09/2011    8 recensioni
Sceglieresti l'amore vero o quello giusto? E' la scelta che deve fare Veronica. «Sai che prima o poi dovrai fermarti un secondo e scegliere, vero?» mi chiede Mac, guardandomi storto mentre appoggio il vassoio pieno delle solite porcate che prendevo al bar del college. Alzo gli occhi al cielo. «Oh Mac, lo sai che prima o poi dovrai rassegnarti e farti i fatti tuoi!» sbotto, sorridendo, ironica. Tutti i giorni da ormai due settimane, è sempre la stessa storia: Mac che mi dice, ripete, ricorda che dovrei chiamare Piz o Logan, per uscire con uno dei due. Per stare con uno dei due.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Duncan Kane, Logan Echolls, Veronica Mars
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Won't let you go.
Sceglieresti l'amore vero o quello giusto?


«Sai che prima o poi dovrai fermarti un secondo e scegliere, vero?» mi chiede Mac, guardandomi storto mentre appoggio il vassoio pieno delle solite porcate che prendevo al bar del college. Alzo gli occhi al cielo.
«Oh Mac, lo sai che prima o poi dovrai rassegnarti e farti i fatti tuoi!» sbotto, sorridendo, ironica. Tutti i giorni da ormai due settimane, è sempre la stessa storia: Mac che mi dice, ripete, ricorda che dovrei chiamare Piz o Logan, per uscire con uno dei due. Per stare con uno dei due.
Ma io so già bene chi ho scelto. Perché non è nemmeno una scelta che posso fare io, consapevolmente. Dio, perché nessuno lo capisce? Non ho ancora il potere di comandare il cuore.
Veronica Mars riesce a trovare l'assassino della propria migliore amica ma non sa tenere a bada il suo cuore che fa i capricci?
Esattamente. Per quanto io sembri forte e dura, sicura e decisa fuori, dentro di me ci sono le guerre per conquistare il territorio.
Cervello VS. Cuore - chi vincerà?
Il cuore, ovviamente, ha le armi segrete.
Perché non posso semplicemente scegliere con chi stare? Perchè, oh sì, la mia scelta consapevole sarebbe diversa da quella che invece mi impongono i sentimenti. Da anni.
«Ma tu hai già scelto, giusto Ver?» dice guardandomi con uno sguardo da volpe, sotto le sopracciglia scure. Il sorriso malizioso e la patatina fritta tra i denti rendono la scena molto da telefilm.
Si sporge per darmi una gomitata e mi fa l'occhiolino. La guado malissimo.
«Chi è dei due? Dai, dimmi chi è!» scuoto la testa. «E' Piz. Lo sapevo! E' Piz! Menomale, è decisamente più simpatico di Logan. Logan è... arrogante. Un bambino, e poi prende per il culo tutta la gente che vede e-» si interrompe di colpo e mi guarda dritta negli occhi. Io rimango ferma a guardarla con un'espressione confusa. «-non è Pit. Oddio, è Logan! So che è Logan, è lui vero? Che figura... No insomma, sai che non sopporto Logan!»
«Eh, non lo saprai mai, mia cara amica!» dico, sorridendole e facendole l'occhiolino. Lei sbuffa e tace, guardando il suo piatto e girando lentamente la pasta con la forchetta di plastica.
«Comunque, parlando d'altro, hai sentito tuo padre?» mi chiede, scocciata. Non era decisamente l'argomento di cui avrebbe voluto parlare, ma sapeva che non avrei ceduto. Nessuno, nessuno meno che me avrebbe saputo chi avrei chiamato fino a quando non sarebbe successo.

La mattina è passata molto lentamente, tra una lezione e l'altra. Entro in casa stravolta e mio padre ha un grembiule indecente e sta cucinando. Lo saluto, e mi siedo sul divano. Mi chiede com'è andata la giornata ma la mia mente è già da un'altra parte e non riesco nemmeno a sentire quello che dice.


Sono in ansia. Tutti i muscoli del mio corpo dimostrano la mia ansia. Mi sento tremare.
«Questa è una pessima idea» dico, scuotendo la testa. Mio padre davanti a me sta tagliando le verdure per la cena. E' davvero soddisfatto.
«No è buona!» dice convinto e sorridente. Mi viene voglia di strozzarlo.
«Lo dici solamente perché è venuta a te!» mi lamento.
«Ergo: non può essere pessima» risponde inclinando la testa. «E' matematico tesoro: me più idea uguale buona!» rimango in silenzio. E' inutile lottare, lui è davvero entusiasta della - secondo lui - brillante idea e continuerà a ripeterlo fino a morirne. Beh potrebbe essere una buona idea...
Non faccio in tempo a pensarlo che bussano alla porta. Faccio un respiro profondo e vado verso quest'ultima per aprirla. Fuori c'è Logan, il mio ragazzo, in tutto il suo splendore. E' la prima a cena a casa mia con mio padre. E' importante. Tutto deve essere perfetto, e a me tremano le gambe dalla paura.
«Ti aspettavi Sidney Potie?» chiede, ironico. Scuoto la testa, lui apre la bocca per parlare ma io lo fermo, lo spingo fuori e mi accosto la porta alle spalle.
«Niente battute, niente insinuazione, niente commenti. Non pensare nemmeno al fatto di avermi vista nuda o di aver toccato qualsiasi parte del mio corpo che sia priva di vita!» dico tutto d'un fiato. Sul viso di Logan c'è un sorriso. Il mio cuore non può fare a meno di scaldarsi a quella visione.
«Posso dire che i miei occhi ti adorano?» sorrido e mi viene voglia di saltargli addosso ma mi limito a inclinare la testa, sbuffare e mordermi il labbro. «Okay, ho capito: non devo chiamarti gattina, non devo parlare di massaggi.» butto la testa indietro e disperata lo imploro di andare a casa.
«Veronica, non dirò niente di sbagliato» mi assicura scuotendo la testa. Sorrido, gli porgo la mano e lui la prende nella sua, poi mi dirigo verso la porta di casa, la apro ed entrambi entriamo...


«Veronica? VERONICA?!» la voce di mio padre mi fa tornare sul pianeta terra. Scuoto la testa, per allontanare quelle immagini, ma me ne pento subito, e vorrei picchiare mio padre, così come avrei voluto fare in quel ricordo ormai lontano, per avere interrotto quella realtà ormai finita.
«Scusa papà, non mi sento tanto bene... non ho fame!» dico quando mi ritrovo con della verdura davanti agli occhi. Mi viene da piangere senza motivo. Mi alzo e senza aspettare che mio padre risponda, mi rifugio nella mia stanza. Butto la borsa che ho ancora in mano sul comodino e cade una foto. La raccolgo. Siamo io e Piz, un giorno in cui ci eravamo fermati in una di quelle macchinette per le fototessere. Erano nove foto tutte diverse. In una, nell'ultima, ci baciamo. Mi si stringe il cuore, porto la foto sulla scrivania e la nascondo sotto le scartoffie nell'ultimo cassetto.
Mi suona il telefono, lo tiro fuori dalla tasca e il nome con foto di Piz mi compaiono sullo schermo. Non rispondo. Cosa potrei dirgli se rispondessi? Ma dai.
Lascio il cellulare vibrante sulla scrivania e mi spoglio, per infilarmi una maglia e dei pantaloncini. Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce. Trovo il sonno solo dopo ore a fissare il vuoto in cerca di una risposta alla domanda che mi tormentava: L'amore vero o l'amore giusto?

Quando mi sveglio, il sole è ancora basso. Mi alzo e mi stropiccio gli occhi. Mi fanno un male cane e non li sento affatto rilassati. Vado in bagno e mi lavo la faccia ripetutamente per togliere quei brutti segni del cuscino e l'espressione da pesce morto che ho dipinta sul viso. L'idea di uscire di casa mi fa venire voglia di tornare sotto le coperte anche se non ho più sonno e nemmeno voglia di rimanere lì a pensare.
Tra il passare una giornata a letto a pensare e andare a scuola, scelgo la seconda opzione. Almeno il mio cervello è occupato da qualcosa di buono. Mi viene in mente anche che oggi ho da fare il turno in biblioteca, e mi cadono le braccia. Comunque, rimango sempre sulla mia scelta.
Mi faccio una doccia. L'acqua è calda e mi lava via momentaneamente le preoccupazioni. Mi insapono le spalle e le massaggio. Ho tutti i muscoli intorpiditi. Esco e mi asciugo. Mi vesto velocemente e, per finire, mi infilo una felpa verde, con il cappuccio. Prendo il cane, che mi gira intorno da quando ho messo piede fuori dalla mia stanza, e lo lego al guinzaglio, con l'intenzione di fargli fare un giro.
Lascio un biglietto a papà dove mi scuso per la sera prima e gli dico che sono uscita presto e che avrei lasciato il cane agganciato fuori di casa prima di andare a scuola. Lo lascio sul tavolo, vicino alla tazza ancora inutilizzata e il pacco di biscotti preparato la sera prima. Non ho nemmeno voglia di un caffè, lo prenderò al bar.
Esco e l'aria pungente del mattino mi pizzica la pelle del viso. Sento l'umidità poggiarsi sui miei capelli, che sono già ricoperti da una leggera rugiada dopo neanche mezz'ora. Faccio il giro dell'isolato, entro nel parco e lascio che Backup faccia i suoi bisogni in privato. Mi allontano un po', ma senza perderlo di vista, e cerco di rilassarmi. Prendo l'aria, butto fuori l'aria, dentro, fuori, dentro, fuori. Chiudo gli occhi e il trucco sembra funzionare.
Sono così tesa perché so che quando dirò sì a uno e no all'altro, o no ad entrambi, non potrò tornare indietro. Chi vuole quella ragazza che ti ha rifiutato per un altro solo perché le cose con quell'altro vanno male? Eh no, Veronica, non è così che va la vita. Se dici no ad uno dei due, non lo avrai più.
Backup torna indietro e interrompe il mio rito di rilassamento. Ha un'estremità del guinzaglio in bocca e mi tira. Vuole tornare a casa. Che cane pigro. Rido, mi abbasso e lo accarezzo. Lo coccolo come se fosse un bambino, gli gratto dietro le orecchie e poi gli bacio la fronte. Mi alzo e lui è legato e trotterella affianco ai miei piedi. Non vedeva l'ora di fare dietro front e tornare ad accoccolarsi nel suo angolino in salotto.
Arrivata a casa, di nuovo, noto che nella casella della posta c'è una lettera, così apro lo sportello e la prendo tra le mani. Nessun mittente. La apro, e scopro che non è una lettera ma un invito: La festa di compleanno di Duncan Kane. Sgrano gli occhi, incredula. Non parlavo con Duncan da almeno un anno. Alzo le spalle e penso che mi piacerebbe rivederlo. Alla fine, era il fratello della mia migliore amica, è il migliore amico del mio ex ragazzo e il mio ex ragazzo. Guardo la data e noto che è proprio per la sera successiva.
Un po' mi scoccia però, partecipare a feste del genere. Tutti in smoking e vestito firmato, in una stanza d'hotel lussuoso o, ancora peggio, a casa Kane, con i camerieri che girano come pinguini a servire drink e assaggi di cucina francese e italiana. Bleah. Però se non ci vado pensa che io non voglia vederlo. E non voglio che lo pensi. Sbuffo.
Ma deve essere tutto così difficile per forza nella vita?
E poi una scena mi appare davanti agli occhi in un secondo, come se qualcosa mi trafiggesse il petto. E' così veloce, spontanea e istantanea che mi devo reggere alla ringhiera per non cadere a terra.


Mi sposto leggermente con lo sguardo che vaga per la sala. Stringo un bicchiere di vino tra le mani e mi allontano dalla folla.
«Di nuovo sola?» la sua voce familiare mi apre il cuore.
«Naturalmente» dico con disinvoltura
«Conosco questa sensazione»
«Tu? L'anfetrione del più grande ballo alternativo della storia? Sono sicura che troverai un mucchio di ragazze..» rimane zitto per qualche secondo, io mi giro di schiena e sento i suoi occhi addosso. Sto per andarmene e mi muovo anche per farlo, ma poi ci ripenso e mi giro verso di lui, dondolando sulle mie gambe, come un'idiota.
Una canzone riempie la sala e sorrido. Sento i miei occhi brillare.
«Mi piace questa canzone..» lui si avvicina, io mi siedo sul tavolo e lui si siede affianco a me. Ha l'ultimo bottone della camicia aperta e il fiocco nero disfatto che gli cade sul petto. Si passa una mano tra i capelli.
«Sono sorpreso Veronica, come acuto osservatore pensavo capissi meglio le persone» lo guardo con un'espressione interrogativa. «Le ragazze? Non fanno più per me» abbassa lo sguardo.
«Allora cosa ti piace adesso?»
«Lo sai, tormentarti. Da quando ho il cuore spezzato» mi fa segno con la mano e mi sento male. Ovviamente la mia espressione rimane la stessa ironica e divertita che ho sempre dipinta addosso. Annuisco.
«Così Hannah ti ha veramente segnato, eh?» non faccio quasi in tempo a finire la domanda che lui risponde.
«Andiamo, lo sai che non parlo di Hannah» ci guardiamo negli occhi. Ora sì che l'espressione del mio viso si spegne leggermente. Lo guardo sorpresa e più confusa di prima. Lui sospira.
«La nostra storia è epica!» esclama. «Tu e io!»
«Epica come?»
«Dura per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri, epica!» ora la mia espressione è davvero spaventata e cerco di tornare la Veronica con un velo sul viso ma non riesco. Ho paura, ho paura di amare di nuovo. Di amare Logan, di nuovo.
«L'estate sta arrivando... e noi non ci vedremo mai più» dice, e il mio cuore pare scoppiare dentro il petto. Non avrei mai voluto sentire quelle parole. «Tu lascerai la città e...sarà finita.»
«Logan-» provo a dire ma lui mi interrompe di nuovo. Sembra gli ci voglia un incredibile coraggio per dire quello che sta per dire.
«Mi dispiace.. per l'estate scorsa. Se potessi cancellarla, io-» si avvicina di più. Ha le lacrime agli occhi e trema leggermente. Io mi sento cadere lentamente in un pozzo senza ritorno.
«Andiamo..» dico, sorridendo. «Vite rovinate, massacri, credi che una relazione debba essere così difficile?» chiedo. Un punto per Veronica, la risposta è scontata. Una relazione non dev'essere difficile, mai. Non così tanto.
«Nessuno scriverebbe canzoni se tutto filasse liscio..» dice lui. E mi spiazza. Guardo il vuoto in cerca di una risposta decente. Non c'è. Mi mordo il labbro. Lui mi guarda e io guardo a terra. Non stacca gli occhi dal mio viso nemmeno un secondo.
Così mi giro lentamente, verso di lui, un po' esitante. Incontro i suoi occhi. Dio, quanto mi fanno stare male quegli occhi, fonte di ogni mio dolore ma anche di ogni mia gioia. Il pozzo senza ritorno, eccolo lì, in quegli occhi.
Lui esita, poi alza una mano e mi accarezza la guancia con le dita. Abbasso lo sguardo. Poi alzo la testa imbarazzata ma lui la mano dal mio viso non la sposta e continua a guardarmi.
Mi fa girare verso di lui e incontro di nuovo i suoi occhi. Poi si avvicina, sempre di più, però lentamente, come se volesse darmi l'opportunità di spingerlo via. Ma io non ce la faccio.
Non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio.
E invece, un secondo prima che le sue labbra si posino sulle mie, scuoto leggermente la testa.
«Devo andare!» dico e faccio per alzarmi. «Devo andare» ripeto, mi alzo e con la sua mano ancora sulla mia pelle mi allontano, fino a sentire scomparire del tutto il suo tocco.



Apro gli occhi e alla fine sono a terra. Il botto non l'ho nemmeno sentito ma sento il dolore alla schiena e al sedere. Mi alzo e mi rendo conto che avevo davvero gli occhi chiusi. Ma quando li ho chiusi? Salgo in macchina e mi dirgo a scuola, ancora sconvolta.

Il vestito è a posto, il trucco anche e pure i capelli. Ma che poi, cosa mi frega se è tutto a posto? Non devo fare bella figura con nessuno.
Suono il campanello del portone che conteneva più ricordi di tutti i portoni del mondo, e attendo che qualcuno venga ad aprirmi. Poco dopo, Duncan apre la porta con un sorriso stampato sul viso e prima che io possa dire qualsiasi cosa mi stringe in un caloroso abbraccio che ricambio.
«Veronica! E' così bello vederti! Come stai?» annuisco.
«Emh, bene!» rispondo, ma lui sta già scappando di nuovo verso la porta per aprire a qualcun'altro.
E Logan fa la sua entrata. Duncan lo abbraccia e i due si stringono forte. Poi lo sguardo di Logan cade su di me e mi fa un cenno. Non fa in tempo a sbattere le palpebre che io sono sparita. Cammino fino alla piscina veloce come un razzo e mi siedo a terra. Non è nemmeno iniziata la festa - o almeno non per me, dato che sono in ritardo - e già è finita - sempre solo per me.
Odio stare lì, seduta a bordo di quella piscina. Il pavimento è asciutto ma io lo sento bagnato di sangue. Riesco a vedere la figura della mia migliore amica sdraiata su questo pavimento freddo e bianco, come la sua pelle, priva del liquido rosso che è fuori uscito dalla ferita che ha sulla testa. Quel sangue aveva pompato il suo cuore una volta, aveva alimentato il suo sorriso. Le labbra rosse di quel sangue avevano baciato Logan, mi avevano confidato i più terribili segreti e i pettegolezzi più meschini, ma anche le parole più dolci. Quelle parole che vorresti ti fossero dette proprio dalla tua migliore amica.
Non pensavo mai a Lily. Era davvero raro che ci pensassi, perché quando ci pensavo mi tornavano in mente tutti i momenti - belli e brutti - che avevamo passato insieme e, soprattutto, ogni volta mi sentivo in colpa. Perché amavo Logan, e Logan era il suo ragazzo, e lei, anche se passava la maggior parte del suo tempo a tradirlo, ricambiava l'amore che lui aveva provato per lei.
Alcuni passi mi fecero voltare di scatto, con il cuore a mille. Nemmeno mi ero accorta che i miei occhi lacrimavano. Qualche goccia infatti, già bagnava le guance.
Logan mi offre una mano, me la mette davanti agli occhi, e io non posso fare altro che guardarla per qualche secondo, poi afferarla e alzarmi in piedi. Queste stupide scarpe mi fanno barcollare.
«E' tanto che non veniamo qui, non è vero? In realtà, penso che non sono mai più venuto in questo punto preciso dopo la morte di Lily, se non forse una o due volte..» dice, tenendomi la mano stretta nella sua ma senza guardarmi negli occhi. Anche lui, come avevo fatto io poco prima, guarda il pavimento.
Non solo avevano ucciso la mia migliore amica, ma anche la sua ragazza.
«Già, forse anche io» dico, senza una logica. Non mi ricordo di essere mai tornata lì ma non sono nemmeno sicura di non averlo mai fatto.
«Senti... io so che è una scelta difficile e che-» «Non è una scelta» lo interrompo. Lui allora si gira e mi guarda negli occhi. Il mio stomaco fa una capriola, ma lo tengo per me.
«Io non devo scegliere tra te e lui, Logan, io devo scegliere tra me e.. me!» dico, convinta, ma in realtà non so bene nemmeno io di cosa sto parlando.
Lui mi guarda negli occhi e sorride.
«Sai prima pensavo a quando una sera, ad un evento simile a questo, mi hai detto che il nostro amore era epico. Mi ricordo ogni singola parola di quel discorso, ma ciò che mi ricordo meglio è quando, la mattina dopo, venni a dirti che non volevo perderti e ti trovai con Kendall. Non ricordavi niente di quello che era successo, non ti ricordavi il discorso... niente. Ricordo il dolore che provai quella mattina..» cerca di interrompermi ma alzo leggermente la voce per non farmi sovrastare. «Ma ricordo bene anche la tua espressione mentre le porte dell'ascensore si chiudevano. Eri triste, eri deluso da te stesso, Logan. Io ti conosco, ti conosco da sempre, conosco ogni lato di te, e mi spaventano tutti quanti in un modo diverso ciascuno» lui annuisce.
«Sai cosa mi ricordo anche?» dico, perché lui mi sta finalmente ascoltando. «Quando mi hai salvata, due volte. Una volta sei entrato armato di pistola in quel bar malfamato mentre quell'uomo cercava di strozzarmi e gliel'hai puntata addosso. Avevo così tanta paura quella volta, e vederti mi aveva fatto sentire così al sicuro. E poi, quando mi hai salvata sul tetto, la notte in cui Beaver ha molestato Mac e si è suicidato. Mi hai abbracciata forte e ancora una volta mi sono sentita al sicuro» dico e poi prendo un respiro. «Ma il punto è che per ogni bella storia posso trovarne una corrispondente in cui mi hai fatta sentire impaurita da qualsiasi cosa, sola e stupida!»
Il sorriso sparisce dalle sue labbra e il suo corpo colma la distanza che ci divide. I nostri corpi si sfiorano e lui alza una mano per sfiorarmi la guancia.
«Io ti amo Veronica, e so cosa ho fatto in passato, so che ti ho ferita, ma non succederà di nuovo, e lo sai. Lo sai perché io sono una persona diversa da quella che andava a letto con Kendall Casablancas. E sono diverso, grazie a te, al tuo amore e quella fiducia che non mi aveva mai dato nessuno prima. Io ti amo Veronica, non lasciarmi andare» lo sussurra e poi appoggia la fronte sulla mia. I nostri nasi si toccano e sento il suo fiato sul viso. E' fresco. Lo amo.
Mi alzo in punta di piedi e tocco le sue labbra con le mie, le nostre bocche diventano un'unica cosa. Mi appendo alle sue spalle e trovo l'equilibrio. Voglio rimanere così per sempre.
«Tra l'amore vero, e quello giusto, scelgo quello vero, perché sei tu» dico, e non mi sono mai sentita romantica come in questo momento. Lo bacio di nuovo.

Logan Echolls è la mia scelta, lo è sempre stato e sempre lo sarà.
E nel mio cuore, chiedo scusa alla migliore amica persa, per averle preso quella felicità che lei, comunque, si sarebbe lasciata scappare
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