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Autore: Patta97    11/09/2011    4 recensioni
[- Ecco, Harry, questa sarà la tua casa… - Silente si diresse verso una delle casupole squadrate, il numero quattro.
- Lì?! Ma quei Babbani sono orrendi! Non esiste posto peggiore! – Minerva tentò di far ragionare Silente, agitata.
- Minerva, tranquilla. È Privet Drive, non Forks – disse pacato l’uomo.]
Questa long fic è nata dall'idea di "revisionare" i capitoli di "Harry Potter e la Pietra Filosofale" secondo le immagini divertenti che imperversano nel web. Ovviamente non si vuole offendere nessuno! Divertitevi e... lasciami un parere!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Ciao!
Avviso ulteriormente che questa fan fiction non vuole offendere nessuno, è solo un esperimento nato dalla voglia di divertirsi.
Buona lettura e lasciatemi un parere!
Chiara




Un uomo apparve all’angolo della strada di Privet Drive. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall’argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte. L’uomo si chiamava… Gandalf il Grigio. Aprì la bocca e parlò.
- Mi rincresce – disse con voce grave. - ma io sono Albus Percival Wulfric… - cinque anni dopo.
- …Brian Silente! Non è impressionato? -.
- Nonno, impressionato no, ma addormentato sì –.
Gand… cioè, Albus […] Silente riprende, sdegnoso, a camminare.
Frugò per un po’ nelle immense tasche interne della sottana rosso fuoco che portava indosso e ne tirò fuori, vittorioso, un oggetto misteriosissimo. Sembrava un accendino d’argento. Lo aprì con uno scatto lo tenne sollevato e lo accese…
Lo fece scattare più e più volte, ma niente, solo piccole scintille. Spazientito, stava per buttarlo addosso a un gattaccio soriano che lo guardava attento nella notte, ma fece un ultimo tentativo e finalmente poté accendersi il suo sigaro cubano.
Il gatto rognoso miagolò, graffiante. Silente si sistemò gli occhialetti su per il naso e lo osservò meglio. Poi sorrise.
- Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGranitt? -.
Il gatto si trasformò in una donna dall’aspetto severo, avvolta in un vestito verde smeraldo con le spalline di Crudelia de Mon.
- Come faceva a sapere che ero io? – chiese, scombussolata.
- Ho faticato un po’ a riconoscerla, in effetti – fece un cenno alle spalline. – Sono nuove? -.
La donna sorrise, civettuola. – Sono di mia cugina Crudelia! L’hanno rinchiusa per problemi cerebrali e mi lasciato in eredità queste! – spiega, con tono zuccheroso.
- Incantevole – commentò Silente.
La donna parve di ricordarsi qualcosa di importante.
- Albus Percival Wulfric Brian… - l’uomo la interruppe.
- Ti prego, Minerva – disse, greve. – Qualcuno ha mostrato disapprovazione per il mio nome completo… - spiegò, facendo un cenno sdegnoso verso il narratore.
- Capisco, Albus – si sforzò la donna. – Dicevo, sono vere le voci che si sentono in giro? -.
Silente arrossì violentemente.
- Si è saputo così in fretta? Eppure avevo detto a Severus di non farne parola con nessuno… - blaterava l’uomo.
- Ma cosa va dicendo! Parlo dei Potter! – sbraitò la McGranitt. Silente ammutolì, lasciandosi prima scappare un respiro di sollievo. La professoressa assunse un tono di voce più calmo. – Albus, è vero che… Lily e James sono… morti? E il piccino, il piccolo Harry… si dice che Voi-Sapete-Chi abbia cercato di uccidere pure lui, un bimbo indifeso! Ma che Harry ne sia uscito indenne… è vero tutto ciò? Come potete spiegarlo? – la donna espose il problema tutto d’un fiato, le lacrime agli occhi.
- Culo, Minerva – disse serio Silente. – Tutta questione di culo -.
La donna annuì, asciugandosi un lacrimuccia con una fazzoletto a motivi scozzesi. – Lo sospettavo… -.
- Ma non hai cercato conferme altrove? – chiese Silente, stupito. – Ci sono un sacco di feste, non si parla d’altro! Venendo qui mi sono imbattuto in quattro rave party! Sono stato l’anima della festa! – spiegò, orgoglioso. La McGranitt fischiò d’ammirazione.
Silente frugò nelle tasche e prese una bottiglia di vodka. Ammiccò alla stracolma bottiglia.
- Vuoi un po’ di vodka? – chiese, cortese.
- Vodka? – fece la donna sbigottita.
- Sì, è una specialità Babbana… ne vado matto – commentò, ciucciando dalla bottiglia.
Fece schioccare la lingua, soddisfatto.
La professoressa, la quale stava per rimproverare l’uomo in malo modo, fu interrotta da un improvviso boato che squarciò il silenzio della notte.
Una grande moto completa di sidecar planava verso di loro, priva di controllo.
Cozzò contro l’asfalto e la montagna che stava in sella rotolò giù in stile marines, ma, invece di puntare contro i due sbigottiti spettatori un fucile M40A3 con mirino di precisione, rivolse loro un fagotto di panni lerci.
La McGranitt non osò avvicinarsi, inorridita. – Cos’è? – chiese, indicando la montagna che adesso russava sonoramente.
- È Hagrid, Minerva. Affiderei a lui la mia stessa vita – annuì convinto, avvicinandosi. Bussò con un piede a quello che doveva essere il fianco dell’essere. Ma quello non si mosse.
Minerva si avvicinò e prese goffamente fra le braccia il groviglio puzzolente: era il piccolo Harry Potter. Mentre la donna sussurrava dolci “pucci pucci picci picci” al bimbo, affondandogli un dito rugoso nella morbida guancia, Silente si era procurato una batteria con tanto di piatti e si esibiva in motivetti rock suonati all’ultimo rave, incurante di trovarsi in pieno luogo pubblico e in ora tarda.
Finalmente Hagrid si svegliò ed alzò in tutta la sua considerevole statura. Prese a ballare, trascinato dalla musica. Silente smise di suonare, sgranando gli occhi.
- Ma allora eri tu che ballavi così soavemente al rave party di Bristol! – commentò, ammirato.
Hagrid arrossì e annuì.
– È stato lì che il piccolo si è addormentato… ha dei timpani resistentissimi! – spiegò.
Silente si ricordò improvvisamente di Harry e fece svanire la batteria e piatti con un colpo di bacchetta. Prese il bimbo dalle mani della McGranitt.
- Ecco, Harry, questa sarà la tua casa… - Silente si diresse verso una delle casupole squadrate, il numero quattro.
- Lì?! Ma quei Babbani sono orrendi! Non esiste posto peggiore! – Minerva tentò di far ragionare Silente, agitata.
- Minerva, tranquilla. È Privet Drive, non Forks – disse pacato l’uomo. La donna e Hagrid annuirono, battendosi una mano sulla fronte.
La donna notò una cicatrice a forma di saetta sulla fronte del bambino e chiese a Silente se fosse lì che il mago oscuro aveva colpito. Silente annuì.
- Le cicatrici possono mostrarsi utili, di tanto in tanto. Io per esempio ne ho una sopra il ginocchio sinistro, che è una piantina perfetta di tutti le discoteche di Londra… - illustrò.
Scavalcò il muricciolo del giardino e posò dolcemente Harry sul gradino, tirò fuori dalla sottana una lettera e la sistemò fra le coperte.
- Buona fortuna, Harry – sussurrò. Era tutto molto toccante…
Una sirena ruppe nuovamente il silenzio. Era l’allarme anti ladri di casa Dursley. La McGranitt, Silente e Hagrid si diedero al fuggi fuggi generale.
Harry Potter riposava tranquillo. A causa delle orecchie tappate dalla musica battente del rave party, non poteva sapere che Vernon Dursley uscì con un fucile a sale carico in mano, pronto a respingere i ladri, e che invece trovò un bambino puzzolente sul gradino di casa propria; né nei prossimi anni sarebbe stato spiaccicato dalla mole da lottatore di sumo professionista di suo cugino Dudley… Non poteva sapere che, in quello stesso istante, da un capo all’altro del paese, c’era gente che si riuniva in segreto e levava calici per brindare “a Harry Potter, il bambino che ha avuto culo”.

 
  
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