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Autore: __WeatherlyGirl    11/09/2011    1 recensioni
No, non fraintendetemi, non si stava pentendo, voleva solo essere considerata un’ultima volta. E poi spegnere quel telefono, per sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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I ricordi fanno male, avevano detto. Vero. molti, quasi tutti, alcuni in particolare. E quello era terribile. Il ricordo della gioia scava gallerie nell'animo. Gallerie profonde e nascoste, perfino a te. La gioia provata in quel momento si tramutava ora in dolore, sofferenza e lacrime. Emma piangeva, accostata al ciglio della strada, appena fuori dalla stazione. Si rivedeva bambina, una bella bambina paffuta e felice. Ora era una ragazza: alta, magra e triste. Cosa preferiva davvero? Un momento particolare aveva in testa; anzi, due, strettamente collegati: l'inizio e la fine di un sogno. Era un febbraio, lei era in quinta elementare ed era tornata a casa da catechismo con la baby-sitter, sua madre era già lì, ad aspettarle. E con lei il suo pianoforte, nuovo, appena comprato. In fondo al salone eccolo che spuntava nel suo marrone mogano. Emma era saltata addosso alla madre ridendo dalla gioia: lo desiderava, più di ogni altra cosa. E poi ecco l'altro giorno: luglio. I facchini erano in casa a portarlo via, carcassa di sogni infranti. Quello era diventato il pianoforte, strumento di masochismo. Trappola di ricordi. E quei giovani ragazzi forti lo stavano portando via, per sempre. Cosa poteva rimanerle da fare?, guardava quell'operazione fingendo di esserne compiaciuta. In fondo l'aveva chiesto lei. Ma non sempre si desidera ciò che si chiede, e così quel pianoforte era diventato ancora più terribile in quel momento. Gemeva lasciando quella casa. O era un'illusione della coscienza?
Chissà, sta di fatto che ora era sul ciglio di quella strada, sentiva adesso lontani i fischi dei treni e anche le voci. Aveva il biglietto per Firenze, ormai Bologna era diventata troppo triste per poterci ritornare. In un solo giorno, con poche semplici azioni, era riuscita a cambiare per sempre la propria esistenza. Peccato che ancora non sapesse se in bene o in male. Così Firenze le era sembrata una buona meta, un posto dove nessuno l'avrebbe cercata. Niente amici; niente parenti; niente ricordi. Nulla la collegava a Firenze, se non quel pezzo di carta, quel biglietto che aveva in mano. A Venezia non sapeva come muoversi, invece era stata a Firenze, sapeva almeno dove andare. In realtà conosceva soltanto i monumenti ma almeno questo le dava sicurezza. In fondo cosa poteva fare? Era una questione di tempo, prima o poi - e lei sperava poi - l'avrebbero trovata, e la parte più difficile sarebbe iniziata. Di nuovo domande, di nuovo volti familiari...di nuovo quei dannati ricordi da cui si sentiva perseguitata ovunque andasse. Questa è la vita, tanti ricordi. Tante belle sensazioni provate che si possono rievocare. Ma perché a lei, in quel momento, evocavano soltanto un'infinita tristezza?

   
 
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