Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Leliwen    12/09/2011    3 recensioni
“Ma ti rendi conto che mi stai abbracciando?” “Chiudi il becco, sono la tua persona.”
Partecipante alla 3^EDIZIONE di LUPUS IN FABULA
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Weasley, Neville Paciock, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non ho mai nemmeno immaginato questo pairing... spero non sia venuto fuori troppo astruso...
E' un post7, il che implica che, beh, Fred è morto. Stecchito, andato. E George... credo che non sia stata una passeggiata per lui. Spero di non aver esagerato.




Your person.

 

Non riesce a smettere di guardarlo. Sono passati mesi, ormai, eppure non gli sembra di esser riuscito a far altro. Altro di utile, perlomeno. Ogni volta che ci prova, ogni volta che la sua mente propone l'idea di far qualcosa di diverso dal guardarlo, inevitabilmente si ritrova a slittare, come attratto da una forza irresistibile. Uno specchio infranto che ripropone la sua faccia, l'espressione ancora gioiosa nell'immobilità inevitabile della morte. Quindi non può  far altro, non c'è davvero altra scelta, che continuare a rimanere immobili e, quando lui è presente, a guardarlo.

Perché proprio lui?

Non se lo sa spiegare.

Ma gli piace la sensazione che gli dà allo stomaco, quel misto di morbidezza e fermezza che l'ha così tanto impressionato in quei pochi, drammatici, momenti.

E poi, l'espressione allegra e rigida di un sonno senza risveglio sembra quasi approvare: quando lo guarda, quando si perde nella contemplazione di quel viso gentile - inciso in tinte morbide nella sofferenza e nel dolore, eppure ancora così incredibilmente aperto al mondo, così fiducioso e pronto - non c'è nessun altro. Nessun fantasma, nessuna proiezione, nessun riflesso.

 

Ad accorgersi della sua fissazione era stato Percy.

Strano.

O forse inevitabile.

Dopotutto era proprio Percy a sentire di più il peso della perdita, ad avvertire la stessa stretta lancinante per quella morte assurda. Era lui che gli rimaneva accanto, mandando al diavolo la sua carriera, saltando giornate intere di lavoro solo per stargli vicino. Lo sapeva, non era poi così completamente dissociato. Proprio come sapeva che suo fratello non era arrabbiato con Perce, tutt'altro. Era orgoglioso che fosse tornato a casa. Ma come fare a dirglielo? Come fare, senza passare per matto, depresso cronico, schizzato completo?

Non poteva. Quindi gli permetteva di rimanergli accanto e di tenergli la mano. E, ogni tanto, anche lui gliela stringeva.

Tutti gli altri erano stati una massa informe e confusa di capelli troppo simili ma troppo diversi da quelli della metà perduta.

La prima volta che Neville li aveva raggiunti alla Tana, era stato perché aveva bisogno di Harry.

Percy era con lui, in veranda, a guardare le colline assumere i toni infuocati dell'autunno, colori così meravigliosamente assonanti ai suoi capelli, ai suoi occhi, al colore caldo della sua pelle. Perce sapeva quale fosse il corso dei pensieri del fratello e non aveva la forza di disturbare.

Neville, invece, non ne sapeva nulla.

Non sapeva nulla di tante cose. Non sapeva della famiglia, dei fili invisibili che si creano e che legano ogni individuo che ne entri a far parte, né della profondità di quel senso di appartenenza che resta dentro, accompagnandoti per tutta la vita, anche oltre la morte.

"Ciao Percy, ciao George! Harry è da voi per caso?" la sua voce squillante, quel timbro assolutamente diverso da quello di qualunque altro membro della famiglia, costrinse George a lasciare andare il panorama ed a volgere lo sguardo verso il nuovo arrivato, con labbra incerte ed occhi indecisi; come se avesse visto la cima di un nuovo legame e fosse indeciso su cosa farne, con ancora le mani piene di fili ormai recisi.

Non ricordò mai cosa si dissero poi, ma da quel giorno Percy aveva iniziato a contattarlo, a farlo venire a studiare da loro per la carriera da medimago che aveva scelto, a lasciarlo con George sempre più spesso. E Neville parlava. E parlava, e parlava. Di tutto e di niente. Un'incessante fiumara di  parole che avvicinava sempre di più quella cima, calandola fino a sfiorargli i capelli, a toccargli le mani.

 

"Mia madre ieri mi ha regalato l'involucro di una merendina. Poi è tornata indietro e mi ha portato tutta la scatola." Il grosso libro aperto davanti a lui, la grafite che rotea tra le dita molto più abili di quanto a prima vista non sembrino, gli occhi fissi sulla torta alla zucca che la Signora Weasley gli ha messo davanti un attimo prima di sparire oltre la porta della cucina con gli occhi arrossati per un pianto soffocato. "Credo sia il suo modo di farmi sapere che... non so, che forse c'è ancora, da qualche parte, che mi riconosce; forse solo come qualcuno che la va a trovare due volte la settimana. Mi sono commosso per una sciocchezza simile, oggi."

Neville sa cos'è il dolore.

Lo sa e non se ne vergogna più.

Conosce la compassione e detesta la pietà. Lo si capisce dal tono usato per pronunciare l'ultima frase. Si è commosso, non vuole pietà di qualcuno per questo.

"Non è una sciocchezza."

La voce esce raspante e spenta. Incerta su un paio di consonanti, troppo aperta per qualche vocale. Non ha più parlato da allora ed i muscoli del viso gli tirano sulla pelle sottile levigata da troppe lacrime solitarie, deformano la linea afflitta della labbra, aprendola nuovamente al mondo. Ed alcuni fili recisi scivolano dalle sue mani, svanendo nel nulla, lasciando il posto ad un nuovo legame.

Il sorriso che Neville gli rivolge è diverso da quello che ci si aspetta. Da quello che tutti gli altri si aspettano. Non ha quasi registrato il fatto che George abbia parlato, per la prima volta dopo mesi. Lo assume come un fatto normale e non come un evento da festività nazionale, come se sapesse che l'avrebbe fatto; proprio in quel momento o forse poco dopo, ma l'avrebbe fatto. Però gli è grato, per l'accettazione, la condivisione del dolore, per questo sorride.

"Sai," dice poi, con le labbra ancora increspate, "non ho mai voluto una famiglia grande. Avrei solo voluto una persona, accanto a me. Una persona cui raccontare i miei sentimenti, qualcuno da proteggere e che mi proteggesse. Una persona su cui contare." La sedia dondola sulle due gambe, mentre Neville si appoggia ai braccioli abbandonando la testa oltre le spalle, a scrutare un soffitto incasinato che sa di casa "Non dura mai a lungo, questa sciocca fantasia. Secondo mia nonna sono forte abbastanza da non aver bisogno di altri e probabilmente ha ragione. Sono sopravvissuto fino ad ora, no?"

Non è la voce, questa volta, sono gli occhi. Le parole escono ferme, sicure, quasi convincenti che sì, non ha davvero bisogno di qualcun altro. Le pupille, però, sono distanti, perse; sono alla ricerca di quella persona, di quella mano tesa, così attente da riuscire già a sentirla nell'aria, prima ancora che qualcuno, lì dentro, se ne renda conto.

Ed è come un risucchio inevitabile.

Una stretta comprime il petto di George e sente quasi una spinta premergli contro le scapole, obbligandolo ad alzarsi, a muovere passi incerti dalla poltrona - da cui ha osservato il panorama prima che lui arrivasse e da dove l'ha guardato, visto, fino a quel momento - alla sedia sbilenca dove Neville si sta dondolando pigramente, gli occhi ancora a scrutare l'intonaco per non permettersi di indugiare troppo sui propri desideri.

 

Il rumore della sedia che atterra sulle due gambe anteriori è come un tuono nella staticità della casa.

 

La Signora Weasley accorre immediatamente ma si ferma sulla porta, incantata.

Suo figlio è chino su Neville, in una posizione curva: gli sta stringendo le spalle col volto nascosto nel collo dell'altro. E Neville si è quasi rattrappito, bloccato, inchiodato da quel corpo più grande, nonostante la carenza di cibo dell'ultimo periodo.  Borbotta qualcosa piano, tra i denti, e la donna non riesce a capire, ma poi lo vede scoppiare a ridere.

C'è una traccia d'isterismo in quella risata, ma solo una traccia, mentre dice "Ma ti rendi conto che mi stai abbracciando?" posando le mani sui polsi incrociati sul suo petto.

Un bambino che non sa come reagire ad un abbraccio ed un altro che non se ne è mai negato nemmeno uno. Due ragazzi tanto diversi. Due uomini uniti da qualcosa di più profondo del dolore.

Perché il dolore non ti fa alzare dalla sedia che hai preposto a tua alcova, né ti fa trovare il coraggio di restituire un abbraccio.

Molly Weasley fa un passo indietro mentre nella stanza uno sbuffo, quasi risentito, scompiglia i capelli di Neville seguito da un rumore che si espande dal centro del suo petto, un qualcosa che torna incredibilmente a posto nonostante i cocci ancora invadano la stanza.

George, intanto, bacia la pelle del collo di Neville, stringendoselo contro per placarne i tremori e bloccare ogni recriminazione "Chiudi il becco, sono la tua persona." Afferma sicuro, rafforzando la presa sulle sue spalle e premendo una tempia contro l'orecchio di Neville.

Non vede le lacrime ma le sente.

Le sente sue. Ancora una volta, riesce a sentire un altro come fosse se stesso.

Ed è nuovamente, diversamente completo.

 




Leliwen - Your person
Pacchetto Z: George Weasley/Neville Paciock - citazione: Cristina: Ma ti rendi conto che mi stai abbracciando?
Meredith: Chiudi il becco, sono la tua persona.


Grammatica 9.30/10
Dunque, dunque: nella terza riga hai fatto un involontario cambio di genere, hai scritto "attratta" al posto di "attratto"
In questa frase-continuare a rimanere immobili e, quando lui è presente, a guardarlo- hai messo quella "a" prima di "guardarlo" che non è necessaria.
Sei volte hai cominciato le frasi con la "e" non sto ad elencartele, sono abbastanza evidenti.
Ti ho segnato tra le tonde una virgola che hai dimenticato -inciso in tinte morbide nella sofferenza e nel dolore(,) eppure ancora così incredibilmente aperto al mondo, così fiducioso-
Per il resto, ben fatto!

Stile 10/10
Una fan fiction triste, a tratti malinconica, decisa. Mi hai stupito, davvero, speravo di leggere una bella George/Neville e me ne sono addirittura innamorato.

IC 10/10
Sono anche io del parere che George sia rimasto decisamente segnato dalla morte del fratello, ho trovato azzeccata la scelta del silenzio a cui si è costretto per diversi mesi, fino al suo arrivo.
Neville che con il suo fare, le sue parole lasciate correre senza freno, riesce a sbloccare George, condividendo il suo dolore tanto da lasciarlo diventare "la sua persona" ottimo lavoro.

Uso del pacchetto 5/5
Un uso davvero ben pensato, mi è piaciuto sia lo sviluppo della coppia che l'inserimento della citazione.

Gradimento personale 5/5
Ho la mia George/Neville, ho la mia George/Neville e potrei andare avanti all'infinito!
Finalmente ne vedo apparire una, lo so è un pairing davvero -DAVVERO- insolito ma io adoro questi due insieme, ho in cantiere una storia su questa coppia e, spero presto, verrà alla luce.
Nel frattempo, posso continuare a leggere questa con un sorriso idiota stampato sulla faccia, ottimo lavoro ;D finirà sicuramente tra i preferiti!
Totale 39.30/40

 

Ehm... ho fatto le correzioni solo per ciò che ritengo un errore... XDDD

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Leliwen