“The Kunai of
Death”
-Last
Chapter Sixteen
"Sakura"
L’aria
fredda delle cinque del mattino le entrava dentro le ossa, facendola
rabbrividire ed arrabbiare ad ogni passo. Con la fretta di partire e di
preparare lo zaino, aveva scordato di prendere anche la mantella, che
sicuramente l’avrebbe protetta da quel freddo pungente. Ma non c’era tempo per
tornare indietro.
Svoltò
un paio di angoli, trovandosi davanti alle porte di Konoha, dove Tsunade e
Shizune erano immerse nella lettura di alcuni documenti, nell’attesa che la
squadra di recupero fosse tutta riunita.
Sakura
vide il team 8 che confabulava tra loro; a quanto ricordava, Kiba era stato
separato dai suoi compagni di sempre, e probabilmente stavano mettendosi
d’accordo su qualcosa in particolare. Lo stesso valeva per il team di Neji che,
visibilmente seccato, stava facendo delle raccomandazioni infinite a Tenten e a
Rock Lee.
«Buongiorno
Sakura.»
La
ragazza si voltò, trovandosi di fronte Choji e Shikamaru, vestiti di tutto punto
e pronti per andare a fare un po’ a botte. Mentre le passavano accanto, la
ragazza non poté fare a meno di scoccare una lunga occhiata a Nara, sperando di
leggere nel suo volto un indizio sulla nottata appena passata, ma niente tradiva
la compostezza del giovane.
«Fronte
Spaziosa, che stai facendo?»
«Ino,
che ci fai qui?» le chiese sorpresa e un po’ rasserenata nel vederla: solo poche
ore fa l’aveva lasciata in una situazione difficile, con le lacrime e Shikamaru.
Poteva essere successo di tutto.
«Sono
solo in veste di supporto. Stamattina sono stata da Choji a chiedergli scusa e…»
fece una pausa, nella quale distolse gli occhi da Sakura e arrossì lievemente,
«… e per dirgli che non sarei andata alla visita.»
Sul
volto di Sakura si dipinse uno splendido sorriso, sinceramente felice per quello
che Ino aveva lasciato intendere con quella frase. Istintivamente tornò a
voltarsi in direzione di Shikamaru, trovandolo sempre con le solite occhiaie, ma
questa volta nei suoi occhi c’era una luce diversa. Si muoveva in un modo
diverso, parlava con un tono più vivo, spontaneo.
«Ino,
sono davvero felice per te.»
«Dove
sei corsa con la mente, Fronte Spaziosa?»
Sakura
non capì, mentre alle sue spalle gli ultimi membri della squadra di recupero
raggiungevano la Godaime.
«Non
stiamo insieme. Non ancora, diciamo. E’ complicato, ci sono ancora delle cose da
sistemare e da chiarire… non parlarne troppo in giro,
ecco.»
«Temari?»
chiese Haruno, abbassando il tono della voce.
«Lei…
non sa niente, ovviamente. Shikamaru le parlerà dopo la
missione…»
«E
dopo sarà tutto a posto, no?»
Ino
fece un mezzo sorriso, senza annuire né negare. Sakura decise di non fare più
domande, sapendo in cuor suo però che il peggio per l’amica era passato.
Insieme
si avviarono verso il gruppo, che aveva già cominciato a parlottare tra loro per
decidere gli ultimi dettagli della missione.
Dei
mormorii di saluto si levarono da tutti, e fu solo in quel momento che Tsunade
si voltò a guardarle, fermando i suoi occhi sulla figura di
Sakura.
«Cosa
credi di fare, scusa?» le chiese accigliata, lasciando stare i documenti che
stava consultando.
Prima
che potesse rispondere, un urlo si levò dal fondo del gruppo, facendo girare
tutti.
«Ehi,
Ino-chan! Abbiamo messo su qualche chilo, eh?»
Kiba
scoppiò in una grossa risata, indelicato come solo lui poteva essere, ricevendo
una sonora gomitata da Tenten, proprio accanto a lui.
Ino
si irrigidì, serrando le labbra, incapace di difendersi. Non poteva certo
spiattellare a tutti che le sue nuove rotondità erano dovute non al cibo, ma a
un bambino; le avrebbero fatto troppe domande e Shikamaru si sarebbe sentito in
dovere di dire qualcosa, insinuando precocemente il dubbio nella mente di
Temari. No, doveva stare zitta e incassare il colpo, mostrando un sorriso falso
e quanto mai tirato.
Sakura
notò lo sguardo perso dell’amica e decise di ignorare Kiba rivolgendosi alla sua
maestra.
«Perché
non dovrei essere qui?»
«Perché
sei incinta, forse? Credi che ti mandi in missione in queste condizioni?
Scordatelo!»
«Non
può chiedermi una cosa del genere! Io devo andare da
Naruto!»
Intorno
a lei calò il silenzio assoluto, chi sconvolto, che sorpreso, chi semplicemente
curioso di sapere cose che finora erano state nascoste al dominio
pubblico.
«Sakura,
vedi di non farmi perdere la pazienza! Ho una guerra da mandare avanti, non
posso stare dietro ai tuoi capricci!»
La
voce di Tsunade si era alzata di qualche ottava e i suoi occhi guardavano
fiammeggianti la sua allieva, invitandola a provare a mettersi contro di
lei.
«Conosci
la legge e non riceverai un trattamento di favore. Potrebbe succederti di tutto,
metteresti a rischio il bambino e lo so che non vuoi
questo.»
Sakura aprì la bocca per ribattere, ma le
parole le morirono sulle labbra, facendola alterare ancora di più. Dentro di sé
infuriava una lotta fra la se stessa matura e cosciente, che mai sarebbe andata
in missione col rischio di un aborto, e la se stessa innamorata e irragionevole,
che avrebbe ucciso pur di andare a recuperare Naruto di
persona.
Ino
le mise una mano su un braccio, e fu quello il segnale che le suggerì che in
quel momento non avrebbe trovato nessun alleato, nemmeno nella sua migliore
amica.
Prese
un profondo respiro e si rivolse a Neji e a Kakashi, le persone del gruppo più
vicine a lei.
«Riportatemelo
indietro tutto intero. Vi prego.» supplicò con un filo di voce, delusa e
arrabbiata.
Neji
si limitò ad annuire.
Kakashi
le sorrise da sotto la maschera, affettuoso come un padre che sta per andare a
riprendere il proprio figlio, dopo che è scappato da casa per andare al parco a
giocare con gli amichetti.
Haruno
se ne andò correndo, seguita con lo sguardo da tutti i
presenti.
«Ino,
stalle dietro. Non voglio che faccia qualche sciocchezza delle sue.» soffiò
Tsunade.
La
bionda annuì e dopo aver sussurrato un “in bocca al lupo” generale, si avviò per
la stessa strada che aveva imboccato l’amica.
Dopo
dieci minuti, tutto il gruppo aveva inforcato i propri zaini e si stava avviando
fuori Konoha.
«Kakashi,
viaggerete senza ninja medico, dato che manca Sakura. Tenten e Hinata un po’ ne
sanno qualcosa di medic-jutsu, ma vedete di non farvi troppo male o sarebbe
realmente un problema.»
«Potevate
mandare Ino. Mi sembra che si sia abbastanza ripresa…»
Tsunade
fece una strana smorfia con le labbra, come a voler scacciare un pensiero
fastidioso dalla sua mente.
«Mettiamola
in questo modo, anche lei per un anno non avrà missioni da svolgere. Quelle due
sono talmente amiche che decidono di farsi mettere incinta nello stesso
periodo!»
Anche
se il tono di Tsunade era basso, parecchie orecchie captarono le sue parole, tra
cui quelle di Temari.
Mentre
vicino a lei Kiba borbottava qualcosa del tipo “Naruto, vecchio marpione” e “Quando torniamo ci sarà da ridere!”, i
suoi occhi acquamarina si posarono inavvertitamente su Shikamaru, che la
ricambiava.
Fu
solo un attimo, un momento di consapevolezza che attraversò il cuore della
kunoichi come uno spillo infuocato, facendole perdere il respiro. Capiva un
sacco di cose, molti comportamenti strani di Shikamaru adesso avevano un
significato, trovavano una sua logica, una logica che faceva male e aveva il
sapore del tradimento, dell’umiliazione, del dolore.
Temari
vide negli occhi scuri del ragazzo il rammarico, le scuse che avrebbe voluto
farle, ma che sarebbero servite a poco. Leggeva l’imbarazzo e la scelta che
aveva fatto, una scelta che non la comprendeva.
Ci
sarebbe stato tempo per discuterne, ma intanto la consapevolezza che non ci
sarebbe stato un domani nel loro rapporto, aveva scavato radici troppo profonde
per essere dimenticata.
Naruto
guardava annoiato il soffitto della stanza dove
alloggiava.
Gaara
era seduto poco distante su una sedia vecchia e logora, e osservava circospetto
fuori dalla finestra la gente che faceva avanti e indietro per la strada. Da
quando avevano visto quei due ninja del Suono, gli era stato proibito da Jiraya
persino di uscire ad allenarsi, così che le loro giornate erano diventate
estremamente monotone e controproducenti. Per uno come Naruto, abituato a fare
mille cose e a passare l’intera giornata fuori casa, stare rinchiuso in quelle
quattro mura lo faceva uscire fuori di testa; in più Gaara non era famoso per
essere una persona logorroica e socievole, per cui ogni tentativo di
conversazione falliva dopo nemmeno cinque minuti.
«Prenderò
la muffa, prima o poi.» sussurrò a malincuore, nascondendosi la testa sotto il
cuscino.
Il
Kazekage non si diede nemmeno pena di rivolgergli uno sguardo, preso com’era dal
setacciare l’ambiente esterno al loro nascondiglio.
«Mi chiedo perché
non attacchino il villaggio», fece Naruto dopo un po’, rivolgendosi a Gaara,
«sono quelli del Suono, non credo che si facciano tanti problemi a uccidere
delle persone in più».
«Non è prudente.
Ingaggiare una guerra non necessaria contro Iwa sarebbe inutile, ci perderebbero
soltanto uomini» chiuso il discorso il Kazekage con
sufficienza.
All’improvviso
sentirono bussare alla porta ed entrambi si alzarono di scatto in piedi, nel più
totale silenzio. Naruto si accostò alla porta, poggiando un orecchio contro la
superficie ruvida del legno. Un altro colpo.
«Non è Jiraya»
sussurrò appena Gaara, attirando l’attenzione di Naruto.
«Ho tenuto sotto
controllo l’entrata dell’edificio per due ore e non l’ho visto, deve essere
qualcun altro».
E con quel qualcun altro intendeva il Suono.
Nessuno sapeva che erano lì, quindi la lista dei loro possibili visitatori si
accorciava di molto.
Dopo alcuni minuti,
qualcuno fece saltare la porta del piccolo appartamento.
La porta schizzò
via, andando a frantumarsi contro la parete opposta; i cardini portarono con sé
pezzi di muro, un polverone grigiastro si alzò all’interno della stanza,
rendendola visuale pressoché nulla.
Tre uomini
avanzarono lentamente all’interno di quel monolocale, mentre i loro passi
risuonavano indistinti dopo il boato dell’esplosione. Quello che sembrava il più
giovane dei tre, controllò sotto il letto, dentro all’armadio e in
bagno.
Non c’era
nessuno.
«Uchiha-sama non ne
sarà contento» fece uno degli uomini, affacciandosi fuori dalla finestra.
Perlustrò la strada, poi alzò gli occhi in alto, controllando che nessuno fosse
scappato dal tetto.
«Non ci
sono».
«Forse le
informazioni erano sbagliate».
«O forse qualcuno
li ha avvertiti del nostro arrivo».
Quello che sembrava
il capo dei tre fece un ultimo giro per la stanza, per poi tornare in corridoio
e scendere le scale, mentre una donna anziana che passava di lì lo guardava
terrorizzata. Gli altri due lo seguirono in silenzio.
Quando la stanza
tornò al suo silenzio e la polvere ormai si era completamente adagiata al suolo,
un’asse del soffitto si mosse, rivelando un buso abbastanza grande da far
passare una persona.
Naruto si affacciò
a testa in giù, notando con disappunto il macello che quei tre avevano
provocato.
«Decisamente, il
mio appartamento a Konoha è più ordinato».
Con un balzò
atterrò sul pavimento, mentre Gaara lo seguiva a ruota.
«Dobbiamo metterci
in contatto con Jiraya-sama e trovare un altro posto dove nasconderci. Non siamo
più al sicuro» fece il Kazekage, calciando un blocco di muro che era caduto
nell’esplosione.
Naruto si sedette
sul letto, respirando forte, come a volersi dare una
calmata.
Mai come in quel
momento avrebbe voluto i suoi amici accanto; non per farsi difendere, ma giusto
per tirarlo su di morale. Aveva bisogno che qualcuno gli battesse una gran pacca
sulla spalla e gli dicesse “Ehi testa
quadra, fatti valere! E cerca di non fare troppo
danno!”.
Mai come in quel
momento, sentiva la mancanza di Sakura.
Note:
Un capitolo ogni anno è certamente una buona media. Il giorno della mia laurea, probabilmente sarò ancora a scrivere KoD, come mi ha fatto giustamente notare la Mimi. Ma pazienza. Il giorno in cui la finirò, è sicuro che mi metto a piangere.
Al prossimo capitolo (chissà quando ci sarà...)!