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Autore: Fuores    12/09/2011    1 recensioni
Deidara prova da tempo qualcosa per Sasori e, in un impeto di rabbia, gli dice tutto. Il marionettista non ricambia il suo amore... ma sarà veramente così?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Deidara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Deidara era nella camera, condivisa con Sasori e si stava divertendo a costruire statuette d’argilla, la sua arte; ne fece una con il volto del suo danna, gli assomigliava molto, anche se, preferiva l’originale. Mentre stava contemplando la sua nuova creazione, qualcuno irruppe nella stanza e il biondo fece appena in tempo a nascondere la statuetta dietro la schiena.
“Muoviti, il capo ci aspetta che deve darci i dettagli della missione”. Nascosta la statuetta, s’incamminò al fianco del compagno.
“Dovete rubare una pergamena custodita in un piccolo tempietto, questa contiene importanti informazioni per la nostra organizzazione. Una missione relativamente semplice, ma dovete fare attenzione, sarà protetta da ninja preparati; sbrigatevi a portarmela” detto questo Pain scomparve in una nuvola di fumo e lasciò soli i due ragazzi, i quali, presa sufficiente argilla e prese le marionette più fidate, ci incamminarono. Arrivarono al tramonto e decisero di sostare in una locanda per osservare il territorio e il tempio. Per tutto il tempo stettero in silenzio, Deidara sapeva che sarebbe stato inutile provare a fare conversazione con Sasori: lui parlava solo a monosillabi! Avevano preso una camera singola con il letto matrimoniale.
“Vado a fare una doccia” disse il rosso che ricevette un sì dal compagno. Quest’ultimo si stese sul letto e si mise a osservare il soffitto. Si sentiva strano, il cuore gli batteva sempre quando stava con lui o, semplicemente, quando gli stava vicino, voleva prendergli il viso e baciarlo, assaggiare il sapore di quelle labbra perfette, sentire il suo corpo sopra il suo… Pensando queste cose, non si era accorto che l’acqua aveva smesso di scorrere e che il soggetto dei suoi pensieri era uscito solo con l’asciugamano legato in vita. Sentendo la porta aprirsi, il biondo si voltò e si dovette trattenere dal non saltargli addosso, tuttavia non poté controllare il rossore che si faceva strada sul suo viso. Sasori, dal canto suo, lo guardò con il suo solito sguardo privo di emozioni e di sentimenti.
“C-Come ci organizziamo per domani?”
“Con quelle tue statuette distrarremo le guardie, io entrerò nel tempio, ruberò la pergamena e poi useremo il tuo gufo di argilla per portarci a una buona distanza” rispose il rosso, mentre si cambiava.
“Perché non lo usiamo per tornare direttamente al covo? Faremo molto prima”
“Ma così facendo verremo notati, non è facile trovare per il cielo un gufo bianco, enorme con due persone sedute sopra di esso; e poi tutti sanno delle tue statuette”
“Non sono semplici statuette!! Sono arte!!!”. Il marionettista non rispose, era inutile discutere con lui di arte, avevano idee completamente differenti: per Deidara era solo un momento effimero; per lui era qualcosa di eterno e proprio per questo ha deciso di trasformarsi in una marionetta: per essere immune al tempo… e ai sentimenti.
Il giorno successivo fecero tutto secondo i piani, con molto disappunto del biondo. Tutto procedette per il meglio, salvo alcuni ninja che, insospettiti, si misero a seguirli, ma riuscirono velocemente a sbarazzarsi di loro.
“Secondo te cosa contiene?” chiede il biondo mentre stavano tornando al covo maneggiando l’oggetto appena rubato.
“Non lo so, ma non toccarla così, è antica e con le tue mani potresti rovinarla”. Il compagno ci rimase male, gli insulti da parte del rosso erano all’ordine del giorno, ma lui sperava di essere considerato al suo pari, degno della sua attenzione. Il biondo mise via la pergamena e con sguardo triste continuò a camminare cercando di stare al passo del ragazzo alla sua destra.
“Fra poco pioverà, meglio trovare un posto dove ripararci”. Il rosso aveva ragione, le nuvole erano grigie, cariche di pioggia e nell’aria vi era elettricità che significava solo una cosa: l’arrivo di un temporale. Trovarono una grotta abbastanza grande da potersi sedere e riposarsi. Vi era un silenzio sovrannaturale, si sentiva solo lo scrosciare della pioggia.
<< Non mi piace, stare qui, solo con Sasori, sono agitato, le mani mi sudano, il cuore mi batte fortissimo… NON SO COSA FARE!!! >>.
Al contrario Sasori guardava con indifferenza la pioggia, infondo era solo un momento temporaneo che, prima o poi, sarebbe finito.
Ad un certo punto si sentì un rumore, non molto minaccioso, ma alquanto imbarazzante: dallo stomaco di Deidara si levò un lamento, molto probabilmente causato dalla fame. Il suo volto cambiò colore e divenne rosso per l’imbarazzo.
“Non dirmi che hai fame…” chiese il rosso.
“Beh? Cosa c’è di male? Tutti hanno fame!”.
“Io no. È questo il bello di essere una marionetta: non soffri la fame, la sete… non hai bisogno di nulla”.
“Non provi sentimenti…” ribatté il biondo abbassando lo sguardo.
“Esatto”
“Ma così non è vita! La vita è fatta di gioia, tristezza, ansia, felicità, reprimendo questi sentimenti è come se tu fossi morto, e tu non sei morto”. Il rosso lo guardò alzando un sopracciglio.
“Cosa t’importa?”
“M’importa eccome- disse Deidara alzando lo sguardo – io ti voglio bene, non voglio che tu diventi un essere privo di sentimenti!” Sasori spalancò gli occhi e, per la prima volta, il suo cuore perse un battito
“C-Cos-..:?”
“Non dirmi che non te ne sei mai accorto” ormai il guaio era fatto, tanto vale ammettere tutta la verità “Io sono innamorato di te, da tanto anche.. sei l’unica ragione per cui resto in questa stupida organizzazione”. Il biondo ritornò a guardare la pioggia, non riusciva più a sostenere lo sguardo e il suo silenzio era ancora più frustrante che un suo rifiuto; sapeva che non gli sarebbe saltato al collo, era pronto ad un suo rifiuto ad anche un suo allontanamento, ma non a questo!
 
 
Da quel passarono diverse settimane e la situazione nel covo stava diventando insostenibile, si sentiva che c’era un clima di tensione e i membri sapevano anche il motivo di tutto ciò; l’unico che non si accorgeva di niente era Tobi che, approfittando della lontananza fra i due compagni, ne approfittava per passare più tempo con il suo sempai. In quelle settimane non fu assegnata nessuna missione e così i due si trovarono a parlare a malapena e forzatamente.
Deidara si trovava in un prato vicino al rifugio appoggiato a un tronco.
“Le va di giocare con me?” chiese Tobi
“per l’ennesima volta: lasciami in pace!”
“È per colpa di quel marionettista, vero?
“No…” Tobi si sedette vicino al biondo e, per la prima volta, stette zitto. Piano piano la sua mano si avvicinò a quella del suo sempai e la prese nella propria e contemporaneamente si avvicinò al suo volto e lo baciò.
“Ma che…?!?”
 
Sasori stava cercando il suo Deidara per parlargli; in quella settimana gli era mancato e vederlo così triste, per colpa sua, lo faceva stare ancora peggio. Quando nella grotta gli aveva detto i propri sentimenti, non sapeva come reagire, per la prima volta fredda mente calcolatrice non sapeva come comportarsi o cosa dire. Da qualche tempo considerava il biondo diverso da tutti gli altri ninja, non era come gli altri membri, era dolce, solare ed è stato l’unico che è stato capace di far battere il suo cuore dopo tanto tempo. Lo amava, eccome se lo amava, ci aveva messo anni per capirlo e a causa del suo carattere lo aveva fatto soffrire.
Sapeva dove andare a trovarlo, andava sempre in quel prato e si sedeva sempre contro quel tronco.
Arrivò da dietro per provare a fargli una sorpresa.
“Ciao” ma subito notò la presenza di Tobi e, soprattutto, la presenza delle sue labbra su quelle del biondo.
“Cosa sta succ-…?” qualcosa al suo interno, proprio all’altezza del cuore, si ruppe.
“Vedo che ti consoli facilmente…” e se ne andò.
“Aspetta!” Sentì il grido di Deidara. Non poteva crederci, non credeva fosse capace di questo… evidentemente non lo conosceva bene come credeva.
Ad un punto senti delle braccia strette intorno alla sua vita e una testa contro la sua schiena
“Lasciami!” disse il più freddo possibile
“No, non voglio”
“mi devo complimentare con te, non pensavo fossi così subdolo”.
“Non sono subdolo, io ti amo… veramente”
“A me non sembra” non sentì il peso della testa sulla sua schiena, ma, al contrario, sentì le labbra del suo Deidara sulle sue. Lo stava baciando e dopo un momento di stupore, ricambiò. Durante il bacio Sasori si girò e abbracciò mentre l’altro gli circondò il collo con le sue braccia. Si dovettero staccare per mancanza d’ossigeno e Deidara lo abbracciò e poggiò la testa sulla sua spalla.
“Ti amo, non pensare mai il contrario, ok?” Il rosso annuì.
“non farlo più… fa male”disse posizionando una mano sul suo cuore. Deidara mise la sua su quella del compagno.
“Non ti preoccupare, non dovrai più soffrire, lo hai fatto per troppo tempo… ma quindi non diventerai più una marionetta?”
“Hn... ci penserò”
“Daiiiii fallo per me” disse il biondo con un’espressione da cucciolo irresistibile.
“A patto che tu non farai più esplodere ciò che ti troverai davanti” rispose il rosso incamminandosi. Deidara gli andò vicino e gli prese la mano con un sorriso a trentadue denti. Il rosso gli sorride di rimando e lo baciò.
“Ti amo piccolo piromane”
“Ti amo marionettista pazzo”
  
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