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Autore: daisy05    12/05/2006    17 recensioni
"Una sera, si ritirò in Biblioteca ed Harry si sistemò accanto alla finestra nella sala comune, ufficialmente per finire un compito d'Erbologia, in realtà a rivivere un momento particolarmente felice passato con Ginny sulle rive del lago”-JKR-HBP… "Bacchetta alla mano, bacchetta levata dinanzi agli occhi, bacchetta che apre spiragli di luce nell'oscurità; bacchetta che combatte, bacchetta che attacca quelle ombre che minacciano il tuo riposo, bacchetta che si incrocia con bacchetta sorella; bacchetta che cade a terra, bacchetta alla gola; bacchetta assassina." Dedicata a ]Anduril, Gigia990, Mary Potter92[
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora…sapete che se io non inizio con qualche parolina non sono mai contenta; premetto che era da molto tempo che desideravo scrivere una H/G, ma la visione che ho della coppia non me lo ha mai permesso, in quanto assolutamente impensabile dare voce a c

Allora…sapete che se io non inizio con qualche parolina non sono mai contenta; premetto che era da molto tempo che desideravo scrivere una H/G, ma la visione che ho della coppia non me lo ha mai permesso, in quanto assolutamente impensabile dare voce a ciò che io intendo per H/G in una shot…sappiate che una fic del genere era già in cantiere da molto, molto, molto tempo…ho tentato di rappresentare al meglio questa splendida coppia, concedendogli le sfumature e le attenzioni che meritava… diciamo che, anche se involontariamente, accontento quei lettori che mi avevano spinto a cimentarmi in una H/G…considerate parte di questa storia dedicata a voi, ragazzi che me l'avevate chiesta... ma…non aspettatevi grandi cose, e, in ogni caso, non è esattamente sullo stile di *Inside The Wind*, pur essendo dello stesso genere…detto questo…pensieri speciali!

 

Dedicata ad una Fanwriter d’eccezione, capace di entrare in punta di piedi nel mio cuore ed accarezzarne le corde, in un crescendo di emozioni sapientemente tessute…dedicato ad Anduril.

 

Dedicato ad una personcina che mi regala, sempre, parole gradite e che mi ha dedicato la sua prima opera…dedicato a Mary Potter92.

 

Dedicato alla sola persona che sapeva della lavorazione di questa Shot…e, in definitiva, ad una dei pochissimi individui sulla faccia della terra che possono vantarsi -o rammaricarsi, dipende dai punti di vsita...-di conoscermi per davvero…ti voglio bene, Gemella.

 

Spero davvero che vi piaccia.

 

                                                       *************

“Una sera si ritirò in Biblioteca e Harry si sistemò accanto alla finestra della sala comune, in teoria per finire un compito di Erbologia, ma in realtà a rivivere un’ora particolarmente felice passata con Ginny sulla riva del lago.”.

J.K.R-Capitolo 25- “Il Principe Mezzosangue”

                                                       **************

 

L’imbrunire della sera; sin da quando ero bambina amavo questo particolare momento della serata.

 

Una sfera amaranto che gioca a nascondino dietro nubi color avorio che, disposte in eleganti cortine, si preparano ad accogliere la notte…tanti, forse troppi, i ricordi legati a questo particolare momento della giornata.

 

Posso ancora sentire, tra le mie dita, quelle bambine di Ron, percepire, sulla punta del mio naso, pigiato prepotentemente, quasi con violenza, contro la finestra, il gelo che traspare dal vetro, mentre, nella raccolta cucina della tana, si diffonde l’aroma dei biscotti di mamma.

 

E l’alone biancastro sul vetro a forma di cuoricino, scomparso sotto gli indici insistenti di due bambini, timorosi dei possibili rimproveri della madre.

 

E la mamma che spolvera di zucchero a velo i biscotti.

 

E Ron che si combatte con i gemelli l’ultimo dolce.

 

E mio padre che mi fa volteggiare, sopra la sua testa, tra le risate di tutti i miei fratelli.

 

Può, un tramonto, un banalissimo, scontatissimo, semplicissimo tramonto risuscitare polverose emozioni sepolte nelle piaghe del tempo?

 

Crescendo,  le piroette ed i biscotti hanno lasciato il passo ad altri gesti, altrettanto rassicuranti nella loro quotidiano ripetitività; la mamma che passa il pettinino –quello con gli aghi stretti, ricordi? Quello che anche tua zia usava con te, dai!- tra i miei capelli ramati, Ron che si prende cuscinate da Bill, le boccette d’inchiostro frettolosamente chiuse e riposte nelle cartelle di cuoio, il rumore di pergamene piegate, l’aroma dell’arrosto, alto, nella sala grande, i battibecchi di Ron ed Hermione, scanditi da sei tocchi della pendola a muro, la pluffa che va a segno.

 

E poi…tu.

 

Tu ed il tuo sorriso; tu ed i tuoi occhi vivaci ed attenti; tu e la tua risata argentina; tu e le tue mani che mi sfiorano con lentezza esasperante; tu e lo specchio, testimone del mio volto arrossato; tu ed il cuscino, egregio oste dei miei gemiti incontrollati…dei nostri gemiti.

 

Le onde oceaniche si infrangono sulla costiera rocciosa, e le punte dei miei piedi si sollevano, mentre il peso del corpo si sporge verso quel mare così immenso ed incontrollabile…sei un po’ come il mare, Harry, lo sai?

 

Impetuoso nella sua forza distruttiva; rassicurante nel placido andirivieni delle sue onde; generoso nei suoi fondali; smeraldino nella sua superficie…sei mare, Harry…il mio mare.

 

Mi copro le spalle, nude, con una maglione di lana, ed il tuo profumo si fa strada prepotentemente nelle mie narici, riversandosi nei miei polmoni.

 

Il tuo maglione, Harry…quello che avevi gettato su di me, quella notte.

 

“Me ne vado…”.

 

Tre parole, Harry, solo tre fiati caldi che si sono levati dalle tue labbra, ad accarezzare il mio viso…a schiaffeggiare la mia anima.

 

Aspettare.

 

Parola che nasconde, in se, molteplici significati…molteplici realtà.

 

Madre che aspetta il sonno del proprio figlio, sul ciglio del letto; figlio che aspetta, paziente, Morfeo; soldato che aspetta, all’alba della battaglia, il discorso di commiato del suo Generale; Generale che aspetta, all’ombra di una tenda tremula, il corpo del suo sottoposto; donna che aspetta il suo uomo; uomo che aspetta la sua donna…aspetta, aspetta, aspetta…Aspettami.

 

“Ti aspetterò.”; sussurro esalato alle porte del paradiso, contro il tuo collo, nudo ed arrossato…promessa suggellata da te in me…ennesima dimostrazione del tuo infinito altruismo.

 

Regali sempre qualcosa anche a chi non lo merita…

 

E il bello è che avresti il coraggio di dirmi, “Sei tu ad esserti donata a me…”…ti odio Harry.

 

Ti odio e ti amo, si può?

 

Ti odio, perché, sei riuscito a domarmi…donna del ventunesimo secolo che si comporta come donna dell’ottocento…ragazza che, bacchetta a far polvere sul comodino, ti aspetta, placidamente scomposta sulle lenzuola che odorano ancora di te e me…nota bene, Harry, non di te o di me…ma di te e me.

 

Mi hai cambiato dentro, Harry…hai violato la mia persona, in tutti i sensi…fisicamente e moralmente, forzando la mia personalità, spingendomi ad adottare modi di essere che non rispondono al mio vero io…

 

Il tramonto mi sorride e si perde nelle acque tumultuose dell’Atlantico…rubino  che si fonde con smeraldo.

 

Ogni cosa mi ricorda te …sei veleno Harry….perché mi uccidi, uccidi la Ginny che tutti conoscono…la uccidevi da dodicenne inesperto, macchiato dal sangue di mostri millenari, e la uccidi ora…ricordo di un mondo che fu, di una speranza rinnegata dal corso del destino, tanto sfuggevole quanto imprevedibile.

 

Amo il tramonto, Harry, lo sai bene…ogni fase della mia esistenza è legata a quel cerchio di luce rossastro…anche quella…la rammenti, Harry?

 

“Per oggi abbiamo finito, ragazzi…potete andare!”; scope che planano leggere su prati tagliati all’inglese, piedi che toccano il terreno, molle e scivoloso, risate argentine che si librano nell’aria.

 

Ron si passa una mano tra i capelli rossi, umidi di sudore, per poi mollarti un’amichevole scappellotto sulla nuca.

 

“Amico, ti devo un favore…se non finivamo in orario neppure oggi, quella mi uccideva!”, esclama.

 

“Compiti arretrati, eh, Ron?!”, mormori, con un sorriso strafottente stampato sulle labbra.

 

Ron annuisce gravemente, sventolando la mano e lanciandosi contro la porta degli spogliatoi maschili; risate…

 

Mi avvicino e ti sfioro la schiena.

 

Solo compiti?”, chiedi al vento, sicuro che sia la mia mano quella che si è appena appoggiata sulla tua spalla.

 

“A quanto pare la primavera per Ron non è ancora arrivata…”, rispondo.

 

Con la coda dell’occhio, intercetto lo sguardo a dir poco furioso di Dean, che si carica la scopa sulle spalle…faccio per spostare la mia mano, quando la tua copre la mia.

 

Che guardi pure…non stiamo facendo nulla di male.”, esclami, fissando, duro, Dean, che sbuffa di rabbia a quella provocazione.

 

“A quanto pare, certa gente si trova nella squadra non solo grazie alle sue abilità sportive…”; mi volto di scatto, per rispondere all’affermazione di Dean e, solo vedendoti ad un palmo di naso da lui, mi accorgo che la mia mano non è più su di te.

 

“Ripetilo, se hai il coraggio…”; tremi di rabbia, e la mia bocca è talmente secca da non offrirmi neppure uno dei tanti fiotti di parole che, generalmente, sgorgano dalle mie labbra in queste circostanze…capisci, ora, cosa intendo, dicendo che sei capace di violentare il mio vero io, sino a redimerlo?

 

“Mi chiedevo come mai San Potter non fosse ancora accorso a soccorso della sua puttana…”, dice lui, senza abbassare lo sguardo.

 

Chiudo gli occhi e per un istante, una sola frazione di secondo, ho l’impressione che quei pugni che tanto stai contraendo si preparino a scagliarsi contro il viso del nostro compagno…ma, come da copione quando si tratta di te, mi sbaglio.

 

Brucia il fatto che ti abbia mollato per me, eh?!”; Dean boccheggia e, punto sul vivo, ti dà uno spintone, prima di andarsi a fare una doccia.

 

Incroci le braccia al petto ed inspiri profondamente…non ti piace a litigare, Harry, lo so bene…ma, quando si tratta di noi, sei disposto a gettare alle ortiche persino la tua imparzialità da capitano.

 

Mi avvicino a te e mi rifugio nel tuo petto, gli occhi bagnati di lacrime, e tu mi cingi la vita nel tuo abbraccio…inspiro il tuo profumo mescolato a quello acre del sudore e del vento.

 

“Stai…stai bene?”, mi chiedi, posando un bacio sulla mia tempia ed accarezzandomi i capelli.

 

“Sì…lo so che è stupido piangere, ma…ma…”; le tue carezze placano l’inarrestabile tremore della mia schiena…può una persona a cui hai davvero voluto bene pensare questo di te?

 

“Va tutto bene, Gin…tutto bene…”; mi sollevi il mento e mi concedi uno dei tuoi tanti sorrisi.

 

“Senti…che ne dici di una doccia e poi una bella passeggiatina nel parco?”; annuisco e, silenziosamente, ci separiamo.

 

Una manciata di minuti dopo, le dita dell’uno s’intrecciano in quelle dell’altro, i cravattini slacciati ed il primi bottoni della camicia aperti.

 

Un passo…ed un bacio, alla luce del tramonto.

 

Ci accasciamo sotto la quercia secolare posta sopra la collinetta che veglia sul Lago Nero; il “Calamaro Gigante”, come lo chiama Ron, muove i tentacoli ed increspa leggermente le placide acque scure.

 

Rotoliamo nell’erba, corpi che si sfiorano, occhi che si incatenano, mani che percorrono incessantemente la pelle dell’altro…Dio, quanto ti amo.

 

Le tue labbra accarezzano le mie e, proprio nel momento in cui tento di approfondire quel contatto, scoppi a ridere.

 

Mi scosto da te…

 

?! Non sai che esiste la parità tra i sessi?”, esclamo, suscitando in entrambi nuove risate.

 

Scuoti la testa.

 

“No, no, no…l’anno scorso, per sbaglio, ho sbirciato nel pensatoio di Piton…”; ti interrompo.

 

Seee…per sbaglio, Potter, ed io sono la piovra gigante…”; il tuo indice ripercorre le linee del mio naso.

 

“Mi stai a sentire?!”, esclami, con il sorriso sulle labbra; annuisco.

 

“Insomma…era un ricordo in cui apparivano anche i miei genitori…”; il mio buonumore svanisce, nel sentirti parlare dei tuoi.

 

Ti stringo maggiormente al petto, e tu accarezzi, con fare rassicurante, il mio ventre.

 

“Guarda che sto bene…più che per adesso, ti dovresti preoccupare quando tuo fratello ci vedrà tornare così tardi…non oso immaginare la faccia con cui mi accoglierà in dormitorio!”; e di nuovo a ridere, uno sull’altro…

 

“Insomma, c’erano i tuoi genitori…che c’entra, questo, con il fatto che tu mi sia scoppiato a ridere in faccia?!”.

 

“Era sotto questo albero che mio padre si dannava l’anima per conquistare mia madre…”.

 

Scoppio a ridere.

 

“James Potter che si danna l’anima per conquistare una donna? Gran bel tipo doveva essere tuo padre…”.

 

Annuisci.

 

“Ci mancherebbe, Weasley, il sangue non è acqua!”, dici.

 

“Racconta, che combinava Potter Senior per attirare l'attenzione di tua madre?”; incroci le braccia dietro al nuca ed io appoggiò il capo sul tuo torace.

 

Elaboratissime e sofisticatissime pratiche di corteggiamento…”; sposti un braccio sotto la mia schiena e mi fai aderire maggiormente al tuo corpo.

 

“Scompigliarsi ad arte i capelli…”.

 

“Come se ne avesse bisogno…”.

 

“…lanciare il boccino ed afferrarlo al volo in meno di due secondi…”.

 

“Ecco da chi hai preso questa vena esibizionista…”; leggero pizzicotto sul fianco e nuove risate.

 

“…e, udite udite, togliere le mutande a Mocciosus!”; scoppiamo a ridere fragorosamente.

 

“Togliere le mutande a…?”.

 

“Ah, già, tu non lo sai…mio padre, Sirius e gli altri, avevano soprannominato Piton Mocciosus…”.

 

“Che sta per…?”; ti mordi le labbra ed un piccolo solco si apre sulla tua fronte.

 

Mmm…non ho mai capito se è perché aveva sempre il moccio sul naso o perché sul suo naso scivolavano gocce di unto…”.

 

“E gli toglieva le mutande?!”.

 

“Così pare…”.

 

“Tuo padre sì che la sapeva conquistare una donna…”.

 

Ti volti, con un sorriso accattivante sulle labbra.

 

Ed io? Io la so conquistare una donna?!”; mi fingo pensierosa ed avvicino il

 mio volto al tuo.

 

Mmm…le ultime informazioni di cui dispongo mi dicono di sì…ma un controllino non ci sta mai male!”; le nostre labbra si toccano e le tue dita affondano nei miei lunghi capelli ramati…

 

“Ti amo.”, mormori, contro il mai bocca.

 

“Ti amo…”; soffio che si perde dentro di te…

 

Ti amo, Harry…ti amo.

 

“Aspettami”…io le mie promesse le mantengo, Harry…sei tu che mi hai mentito.

 

E ti odio, Harry…ti odio e ti amo.

 

Accarezzo la fredda lapide di roccia che si erge in tutta la sua maestosità, dando la spalle al mare.

 

Sei qui, Harry…e io sono qui con te.

 

Stanno arrivando…animati da vendette mai soddisfatte, da rancori mai sedati, da istinti di violenza che devono trovare sfogo…e io li aspetto, Harry.

 

Come aspettavo te.

 

Ma tu non sei venuto…e allora, Harry, vengo io.

 

La notte si fa strada, ed il buio avvolge anche questa piana fatta di roccia e erba, bagnata dal mare e dall’essenza del tuo corpo.

 

Bacchetta alla mano, bacchetta levata dinanzi agli occhi, bacchetta che apre spiragli di luce nell’oscurità; bacchetta che combatte, bacchetta che attacca quelle ombre che minacciano il tuo riposo, bacchetta che si incrocia con bacchetta sorella; bacchetta che cade a terra, bacchetta alla gola; bacchetta assassina.

 

Il sole cala anche su di me, amore mio…ma, spesso, la fine non è che un nuovo inizio…aspettami, aspettami come io ho aspettato te.

 

Dopo il tramonto, Harry…dopo il tramonto.

 

                                                                 ********************

 

Eccoci qui…sì, non esattamente gioiosa, senza contare che sono riuscita a rendere un “Momento particolarmente felice”, un tantino deprimente…così va, ragazzi…che dite, cliccate la scrittine in basso e mi lasciate un commento? Baci!

 

                                                                                  Daisy05

 

  
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