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Autore: Wren07    13/09/2011    6 recensioni
Tra caffè e granite, Kurt inizia un nuovo anno al McKinley - Nata inaspettatamente dall'astinenza in attesa della terza stagione.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anice

La lampada rimasta accesa dalla sera prima, l’ipod scarico, carte di gomme, monete sparse, un bicchiere contenente ormai solo i residui del latte caldo che Kurt continuava a preparargli ogni sera.  Il comodino di Finn era ingombro, come al solito, come ogni centimetro della camera un secondo dopo che vi mettesse piede.
- Finn! Dovresti saperlo ormai che la fascia oraria ha una forte influenza sulla traiettoria delle granite - sbuffò infine Kurt, non smettendo di muoversi agitato nella stanza, quasi a balzi. Era già vestito di tutto punto, la cartella in spalla, mentre gironzolava per la camera rassettando ossessivamente qualsiasi cosa fuori posto che gli capitasse a tiro.
- Mmm... Sì, certo, solo cinque minuti - bofonchiò Finn, rigirandosi tra le lenzuola. Solo dopo l’ennesimo sospiro spazientito di Kurt alzò per un attimo la testa dal cuscino e farfugliò assonnato: - Calmati, Kurt. E’ solo il primo giorno, non siamo alle Nazionali - per poi riaffondare accigliato la testa nel guanciale, borbottando ancora - Non siamo alle Nazionali, vero? -
Kurt, non avendo potuto udire l’ultima frase, rispose cantilenante: - Bene, è quello che dirò a Rachel. Ne sarà entusiasta, non credi? -
Poi si passò una mano fra i capelli e si puntò di fronte al letto del fratellastro. Da quella postazione, vide gli occhi di Finn spalancarsi di colpo e le sue labbra dischiudersi in uno sbadiglio, prima che si alzasse pesantemente per avviarsi in cucina a piedi scalzi, gli occhi ancora semichiusi, continuando a bofonchiare parole incomprensibili.

Rimasto solo nella stanza, Kurt tornò a sedersi sul proprio letto con un sospiro.
Già, era solo il primo giorno al McKinley, ma quello sarebbe stato il loro anno. Avrebbero conquistato le Nazionali stavolta, a qualunque costo. Non che avessero alternative, come Rachel aveva gentilmente ricordato a tutti i membri delle New Directions per l’intera estate, sottoponendo loro a tradimento dettagliati schemi di azione, completi di grafici, per raggiungere l’obiettivo. Ad ogni modo, tutti erano più motivati che mai, che fosse per quella costante assistenza, come avevano ritenuto opportuno lasciar credere a Rachel, per la frustrazione post-granita, o per ragioni ben più nobili e sicuramente evidenti che tuttavia Kurt era sicuro di non poter elencare al momento, senza caffè.
Certo, al McKinley i membri del Glee Club non erano ancora visti come celebrità e nei corridoi era più facile essere bersagliati da una granita che salutati da piccole folle adoranti, come forse nei sogni più fantasiosi di molti delle New Directions fino a quel momento.
Eppure, quell’anno Puck si era detto disposto a mettere da parte anche i suoi gloriosi piani per il Senior Year (che secondo alcune fonti riguardavano una già ben organizzata esplosione a catena nell’ufficio del preside Figgins), Brittany aveva affidato a Lord Tubbington la direzione di Fondue for two e c’erano buone possibilità che il signor Schue non fosse riuscito a salvare qualcuno dei suoi gilet prima di annullare la sua partenza per Broadway. Tutto per dedicarsi completamente al Glee Club. Perfino con vestiti decenti, forse.
Ed era già da mesi che Kurt aveva lasciato la Dalton. Non che gli sarebbero mancati quegli improbabili blazer o canarini da sotterrare - soffocò un mezzo singhiozzo al pensiero di Pavarotti - ma per tutto l’anno, per come si prospettava dai piani delle New Directions (be’, i piani suoi e di Rach...I piani di Rachel e...sì, i loro piani insomma), non avrebbe avuto così tanto tempo da passare con Blaine.
Gli sarebbe parso strano adesso non vederlo ogni giorno, ma non avrebbe potuto certo biasimarlo. Perché mai avrebbe dovuto lasciare anche lui la Dalton, dove aveva tutto quello che poteva desiderare? Era una sorta di celebrità lì. Nessuno si sarebbe mai sognato di insultarlo, né tantomeno di inchiodarlo ad un armadietto minacciandolo di morte, cosa non poi così inverosimile al McKinley, considerò amaramente Kurt.
Gli era sembrato inutile, quindi, insistere per convincerlo a trasferirsi, viste le sue reazioni ad ogni  minimo accenno a una prospettiva a tempo breve di una vita senza divisa da Warbler. Nello specifico, ogni volta che si toccava questo tema, Blaine cambiava argomento o si voltava verso la cameriera della caffetteria per chiedere un altro cappuccino medio. Kurt si meravigliava che non fosse ancora arrivato a tapparsi le orecchie cantando a squarciagola, come aveva fatto lui stesso in risposta alle tentate lezioni di Blaine di educazione sessuale.

Quella mattina, in ogni caso, prima della scuola, Kurt e Blaine avevano appuntamento in caffetteria e Finn e Rachel avevano proposto di unirsi a loro.
Più precisamente, la sera prima Rachel aveva insistito che la mattina del rientro sarebbe stata cruciale per la loro scalata al successo di quell’anno e non potevano permettersi un attimo di distrazione, per cui era indispensabile che lei, Finn e Kurt facessero insieme il loro ingresso trionfale a scuola come rappresentanti del Glee Club.
Prima che Kurt potesse concentrarsi su quel pensiero, meditando che in effetti un ingresso di gruppo avrebbe ridotto sensibilmente le probabilità di Rachel di essere colpita da una granita, il rumore di qualcosa di caduto e infranto (cosa che non lo sorprese minimamente) gli disse che Finn stava rientrando in camera.
- Allora andiamo, Kurt, pronto? - Strana frase da rivolgere a lui nella sua nuova giacca Marc Jacobs da un Finn ancora scalzo e intento a raccattare libri a caso da infilare nella sua borsa.
Finalmente, riuscirono ad arrivare alla caffetteria, dove probabilmente avrebbero già trovato Blaine e Rachel. Appena entrati, Kurt alzò la testa verso il bancone, ma fu bloccato da Finn, che lo fece voltare verso il tavolo più vicino all’ingresso. Lì sedeva da sola Rachel, gli occhi incollati su dei fogli davanti a lei, troppo impegnata a scribacchiare con un pennarello rosa per fare caso alla loro presenza.
Vedendola così pericolosamente assorta, per un attimo Finn fu incerto sul da farsi.  - Hey, Rachel -si decise infine a chiamarla, riportandola alla realtà, mentre gli si stampava sul volto un ampio sorriso. Poi si allungò dall’altra parte del tavolo per baciarla velocemente, mentre Kurt si guardava intorno perplesso, in cerca di Blaine. Non era da lui arrivare in ritardo.
- Ciao Rachel - sorrise poi, sedendosi.  - Oh, due cappuccini medi per favore - si rivolse alla cameriera, mentre poggiava incerto la cartella Burberry su una sedia vuota, cercando prima di valutare ad occhio se fosse ben disinfettata.
- Strano però, credevo che Blaine fosse già qui - riprese infine, decidendosi a posare la cartella, dopo che la cameriera ebbe preso anche le ordinazioni degli altri due. A quella frase, però, Rachel ebbe una strana reazione. Iniziò a raccogliere e riordinare rapidamente tutti i fogli sparsi sul tavolo e disse tutto d’un fiato, senza mai alzare gli occhi: - Oh lui, in verità, non penso che verrà, Kurt. Aveva detto di essere molto impegnato, sai, anche per lui è il primo giorno e... Noi dobbiamo discutere delle prove in ogni caso e non vorremmo mai che la concorrenza... - Ma Kurt non le lasciò terminare la frase.
- Aspetta, aspetta. Perché mai Blaine avrebbe detto a te e non a me di essere troppo impegnato per venire? E poi, la concorrenza? Devo ricordarti che sei anche uscita con lui non così tanto tempo fa? -
L’accostamento di quelle due idee sorprese tanto Kurt stesso da lasciarlo per un attimo a bocca aperta e con il braccio a mezz’aria. In quel momento, l’arrivo delle loro tazze di caffè permise a tutti e tre di affondarvi i volti senza ulteriori commenti, ma non impedì a Kurt di notare le occhiate che si scambiavano Finn e Rachel al di sopra di esse. Finn, evidentemente colto dal panico, la assecondò prontamente prendendo a parlare delle prossime audizioni delle New Directions e di quanto sarebbero stati terrificanti i progetti di Sue Sylvester quell’anno. Kurt per lo più tentava di sorridere e annuire in modo naturale (anche in riferimento a questi ultimi, cosa ben poco naturale, rifletté poi), mentre controllava il suo cellulare, che però non presentava tracce di chiamate o messaggi di Blaine.  Dopo aver indugiato ancora per dieci minuti, in seguito a suggerimenti che Kurt era sicuro di essere riuscito a far passare come del tutto casuali e disinteressati, finalmente si alzarono. Non prima che Kurt avesse trangugiato anche il secondo cappuccino ovviamente. Avviandosi verso la scuola, Rachel e Finn ripresero a parlare in tono neutro, nonostante continuassero ad evitare lo sguardo di Kurt. Lui, intanto, si manteneva a qualche passo di distanza piuttosto amareggiato, sicuramente solo per i due caffè senza zucchero, come teneva a precisarsi mentalmente.

Arrivati nel cortile del McKinley, furono accolti da un’insperata indifferenza. Tutti erano chiaramente intenti a borbottare e ridacchiare fra loro per qualcosa, ma la parte  insolita era che non sembrava che ne fossero loro la causa, né c’erano altri membri delle New Directions in vista. Giunti quasi al portone di ingresso, la Sylvester avanzò verso di loro, nella sua immancabile tuta, e passando si rivolse a Kurt a denti stretti: - E così sei riuscito a reclutare anche l’hobbit, eh, Porcellana? -
Subito dopo li oltrepassò, non degnando il trio neanche di un ulteriore sguardo. Kurt guardò gli altri due a bocca spalancata e per tutta risposta il sorriso di Rachel si allargò, mentre lanciava a Finn un’occhiata complice e lo trascinava all’interno.
Kurt, rimasto solo davanti alla porta, si bloccò di colpo. Aveva appena visto avanzare verso di lui Blaine, che portava degli occhiali da sole alquanto insoliti e... non era nella sua divisa da Warbler? Be’, probabilmente non aveva corsi alle prime ore e aveva voluto fargli una sorpresa. Evidentemente Rachel e Finn lo sapevano. Questo avrebbe potuto spiegare il loro strano comportamento, in effetti. Ma decisamente non spiegava la scelta di quei pantaloni e di quegli occhiali da sole, no. In più, dietro di lui, a distanza troppo limitata dal distributore di bibite, c’erano alcuni membri della squadra di football. Ma non poteva preoccuparsi anche di quello adesso.
- Ciao Kurt - lo salutò Blaine quando lo ebbe raggiunto, posandogli una mano sulla spalla, come se fosse la cosa più naturale del mondo che lui fosse nella sua scuola. Con quegli occhiali. Kurt, pur non potendo evitare di sorridergli, lo guardò incredulo. - Blaine? Ma cosa ci fai qui? Perchè non sei venuto in caffetteria? - il sorriso di Blaine continuava ad allargarsi - E cosa sono quelli? - aggiunse Kurt scandalizzato, alludendo agli occhiali del ragazzo. Solo allora il sorriso di Blaine si restrinse e lui cominciò esitante: - Be’, pensavo solo che avrebbero aiutato un po’ a confondermi, a farmi ambientare un po’, sai, subito dopo il trasferimento. Be’, ma sì, hai ragione, non sono il mio genere. Ok, li tolgo, non c’è bisogno di fare quella faccia. Cosa? Cosa c’è? -
Evidentemente Blaine era troppo impegnato a preoccuparsi dei suoi occhiali per capire che le espressioni di Kurt non erano dovute a quelli, ma ai ragazzi che si stavano avvicinando alle sue spalle. Finalmente Blaine si voltò, mentre già Kurt lo tirava per una manica, ma non fu abbastanza rapido da evitare l’impatto. In un attimo, Blaine si ritrovò ricoperto di liquido ghiacciato e bluastro, mentre lo oltrepassavano ridendo i tre ragazzi che lo avevano colpito.
- Questo è un omaggio per il primo giorno, perdente - fece il più grosso del gruppo, mentre gli piantava in testa il bicchiere della granita, rischiando di fargli perdere l’equilibrio.
- Blaine, tutto bene? - gli chiese subito Kurt, rimasto straordinariamente incolume. Blaine, la bocca ancora spalancata in una comica ‘O’ per la sorpresa, strizzò gli occhi.
- Ma certo - rispose, non suonando però del tutto convinto. - Uh, anice, vero? - aggiunse leccandosi un dito - Allora, dicevamo, che ne pensi del mio trasferimento? - Una smorfia gli contorceva il viso, nonostante il tono noncurante. 
Anziché rispondere, Kurt lo tirò in disparte e poggiò delicatamente le labbra sull’angolo sinistro delle sue. Solo un attimo dopo le staccò e disse: - Anice, sì, deve essere un nuovo gusto, avremo modo di provarlo di nuovo, tranquillo - e senza aspettare una risposta lo trascinò dentro, afferrandogli la mano.
- Forza, dobbiamo ripulirti al più presto. Ho spagnolo con Mr Shue alla prima ora - replicò alzando gli occhi alla faccia contratta e ancora bluastra di Blaine.
- Ma il metodo Hummel è infallibile in questo campo - continuò, stringendo di più la sua mano e voltandosi verso di lui con un sorriso, che Blaine ricambiò per quanto gli era possibile, inforcando di nuovo quegli occhiali.
Perché quegli occhiali? Be’, almeno avrebbe avuto molto più tempo per educare il suo gusto adesso, rifletté Kurt, passandosi una mano fra i capelli.
- Non ho dubbi - rispose intanto Blaine solenne, alzando un sopracciglio.
Continuarono a camminare ridendo, noncuranti dello strano spettacolo che dovevano offrire, Blaine completamente ricoperto dei residui della granita e Kurt inappuntabile, ma entrambi con ancora in bocca il sapore dolciastro dell’anice.


Wren's Corner

Salve a tutti e grazie per aver letto fin qui.
Onestamente non mi sarei mai aspettata di scrivere niente del genere.
Intanto questa è la prima storia che scrivo su Glee. Ma è decisamente leggera e spensierata per i miei standard.
Mah, sono ancora piuttosto perplessa, ma sperimentiamo.
Mi farebbe molto piacere sapere una vostra opinione, forse potrebbe risolvere qualcuna delle mie domande esistenziali.
Grazie ancora :)
Wren
   
 
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