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Autore: Nusia    13/09/2011    18 recensioni
Robert e Kristen si sono lasciati dopo una relazione durata 5 anni. Dopo 4 lunghi anni Rob fa ritorno a Los Angeles, ma molte cose sono cambiate in quel periodo. Kristen si è sposata, ha avuto una bambina ed ha persino divorziato e lui? Beh lui ha vissuto tra il piacere di donne diverse e il rancore verso l'unica che abbia davvero amato. Cosa succederebbe però se durante una semplice uscita i due si incontrassero? e se Rob trovasse subito un feeling speciale con la figlia di Kristen? Joy, di appena 4 anni? E se Kristen custodisse un segreto? Cosa succederebbe se Robert ne venisse a capo? I due si amano ancora o tra loro non c'è altro che un reciproco rancore. E dire che sarebbe basta una piccola parola per non distruggere tutti i loro sogno. Sarebbe bastato dire RESTA!
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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28 Salve ragazze *-* probabilmente vi starete domandando se state sognando o meno. Beh siete sveglie e si, questo è il nuovo capitolo. Sono mortificata, non so davvero come scusarmi per l'enorme ritardo. Altri 6 giorni e sarebbero stati 2 mesi per la miseria!
Purtroppo sono successe alcune cose e c'è stato qualche incidente di percorso, inoltre le vacanze non hanno giocato a nostro favore. Il capitolo avrebbe dovuto scriverlo Marty ma praticamente non ha voluto farlo, insomma non se la sentiva di scriverlo per non so di preciso quale motivo, fatto sta che alla fine ci ho pensato io. Insomma siamo alla fine e non mi andava di sospendere la storia, per altro seguita da tante di voi, proprio agli ultimi due capitoli. Sarebbe stato stupido e senza dubbio immaturo. Volete o non volete sapere come termina?

Ci ho messo davvero il cuore per scriverlo, ci ho lavorato su un'intera settimana, ho fatto ricerche su ricerche, perciò spero di vero cuore che non vi deluda. Il capitolo gira tutto intorno alla nascita del piccolo Pattinson e visto che avendo 18 anni non sono ancora mamma mi sono dovuta affidare alla buona sapienza di google xD Scusate se ci sono errori tecnici, non è colpa mia ma sua xD
Detto questo ci leggiamo in fondo*-* Buona lettera.


p.s. VI ANNUNCIO CHE QUESTO E' L'ULTIMO CAPITOLO PRIMA DELL'EPILOGO.





"Resta"

28- Capitolo (Nusia)

4 MESI DOPO
Pov. Kristen

Me ne stavo a leggere tranquilla il mio libro preferito: “East of Eden” di John Steinbeck mentre una dolce melodia classica si diffondeva per la stanza facendo da sottofondo musicale alle vicende dei personaggi. Era assurdo come in quel periodo le mie tendenze musicale fossero cambiate. Non avevo mai ascoltato così tanta musica classica, ma da 3 mesi a quella parte la trovavo estremamente rilassante. Evidentemente al mio piccolo piaceva quel genere di melodie. E chissà una volta cresciuto sarebbe diventato un ottimo pianista, proprio come il suo papà. Magari sarebbe nato già con una testa piena di capelli scompigliati ad arte e una mano tra essi. Ridacchiai per il mio folle pensiero e mi accarezzai la pancia. Erano nove mesi ormai e tra una manciata di giorni sarebbe finita l’attesa e quell’angioletto, il nostro angioletto, avrebbe finalmente visto la luce. Prima di rimanere incita di Joy non avevo mai capito perché le donne incinte fossero sempre così belle, sorridenti e con gli occhi perennemente lucidi e brillanti, anche quando avevano la nausea o il bambino tirasse calci. Le avevo sempre guardate sconcertata quando affermavano contente: “Ha scalciato!” oppure “Oggi ho avuto la prima nausea. Non è fantastico?” cosa poteva mai esserci di fantastico nell’avere la nausea? Poi ho capito. Appena il dottore mi disse “Lei è incinta signorina” mi sentii diversa. Nell’ esatto istante in cui aveva pronunciato quelle parole non ero più in pena per me, ma per quella piccola creatura che mi cresceva in grembo. Non tenevo più conto delle mie esigenze, ma delle sue. Non mangiavo cose che sapevo potevano farle male, non facevo sforzi inutili. Tutto per lei, per tenerla al sicuro e farla stare bene. Era venuto tutto così normale che mi sembrava assurdo che proprio io, Kristen Stewart, fossi in grado di pensare e agire come una madre. Proprio io che avevo sempre guardato con occhio cinico quelle donne gioiose dei malori della gravidanza, mi ritrovavo a comportarmi nel loro stesso modo. Alla prima nausea uscii dal bagno sorridente, al primo calcio piansi di gioia.  
Si, da quel giorno la mia vita cambiò del tutto.
“Sei sicura di poter rimanere sola?” chiese Robert attirando la mia attenzione “Chiamo Dakota se vuoi riposare” alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a lui massaggiandomi l’enorme pancione. Nell’ultimo mese tutti volevano a tutti i costi farmi da babysitter. Era irritante!
“Non ho bisogno di nessuno ok? Voglio solo che tu faccia presto” guardò l’orologio al polso e mi stampò un bacio sulle labbra.
“Sarò qui tra tre ore esatte” promise per poi chiamare Joy che si materializzò al mio fianco.
“Fai la brava e non far stancare la mamma ok? E se succede qualcosa chiamami” scossi la testa divertita.
“Ha solo 5 anni Rob, non farla spaventare inutilmente” lo rimproverai accarezzando i capelli della nostra bambina. Lei sembrò offendersi e mi guardò male.
“Non sono piccola” puntualizzò per poi fare l’ok al padre e tornare a guardare i cartoni. Sbuffai.
“Contento? Adesso ho una bambina di 5 anni come balia” si aprì in un sorriso sghembo e baciandomi la punta del naso si allontanò.
“Ti amo” disse prima di sparire dalla mia visuale.
Tornai ad accomodarmi sul divano, poggiai la testa sul cuscino e ripresi il libro tra le mani.
“Cosa guardi?” chiesi a Joy sentendola ridere a crepapelle.
“SpongeBob” rispose. Annuii appena e quando un lungo sbadiglio mi colpì decisi di riposare un po’ gli occhi. Avrei finito il capitolo più tardi.
“Dormi?” domandò Joy avvicinandosi a me dopo qualche minuto. Scossi la testa e le sorrisi aprendo gli occhi.
“No amore”
“Papà dice sempre che tu e il fratellino dovreste dormire tanto” affermò con la sua aria risoluta. La guardai con la coda dell’occhio e feci una strana smorfia con la bocca.
“Non dare importanza alle parole di papà. A volte parta a vanvera” e a confermare le mie parole sbadigliai ancora.
“Cosa significa a vandela?” ridacchiai della sua sbagliata pronuncia.
“Parla troppo e inutilmente” biascicai chiudendo gli occhi “Torna a guardare SpongeBob”
Joy annuì e prima di tornare sulla poltrona mi lasciò un tenero bacio sulla guancia e quella fu l’ultima cosa che sentii prima di cadere tra le braccia di Morfeo.


A svegliarmi fu un fastidioso rumorio proveniente dalla cucina. Mi misi a sedere stropicciandomi gli occhi, poi mi guardai in giro in cerca di Joy. Che fine aveva fatto mia figlia?
“Joy?” la chiamai. Solo io potevo addormentarmi e lasciare sola una bambina di 5 anni.
“Sono in cucina” disse e quando la raggiunsi per poco non mi prese un colpo.
“Ti sei svegliata!”
“Scendi immediatamente da li sopra, se cadi come minimo ti rompi qualcosa” la richiamai agitata.
Mi avvicinai a lei e l’aiutai a scendere dal ripiano della cucina. Come aveva fatto a salirci?
“Scusa, ma avevo fame” si giustificò abbassando gli occhi per terra.
“Dovevi svegliarmi” neanche mi ero accorta di aver preso sonno.
“Non volevo” alzai gli occhi al cielo più irritata che mai. Nell’ultimo mese persino mia figlia mi trattava come una bambolina di porcellana!
“Non farlo mai più ok?” annuì sorridendo ed io ricambiai “Cosa volevi mangiare?”
“Le gocciole”
Non volevo prendere una sedia, perciò mi alzai in punta di piedi per afferrare il pacchetto di biscotti, ma non appena mi tesi verso di esso una fitta al basso ventre mi fece piegare su me stessa dal dolore.
Senza rendermene realmente conto lanciai un urlo spacca timpani e Joy sobbalzò spaventata.
“Mamma cos‘hai?” mi poggiai al tavolo e strinsi forte i pugni. Dannazione avevo dimenticato quanto, quel dolore, fosse intenso. Non riuscii a rispondere a Joy, ne a tranquillizzarla. Stavo per partorire cavoli! Mi erano appena venuta una contrazione ed ero in casa da sola, con una bambina di 5 anni che mi guardava terrorizzata. Avrei dovuto dare ascolto a Robert! Quando il dolore passò tirai un sospiro di sollievo e guardai l’orologio, erano quasi le 19, perché diavolo Rob non era ancora tornato?
“Mamma, stai bene?” sorrisi a mia figlia cercando di rassicurarla.
“Si tesoro, ma dobbiamo chiamare papà” le dissi “corri a prendere il telefono” sparì in un batter d’occhio e pochi minuti dopo mi piegai nuovamente su me stessa lanciando un altro grido. Avevo le lacrime agli occhi e per cercare di calmare le mie grida mi morsi la lingua facendola sanguinare.
“Non lo trovo” biascicò mia figlia con la voce tremante e gli occhi sbarrati dal terrore. Quando anche quest’altra contrazione passò mi rilassai e avvicinai a Joy.
“Tranquilla amore, è tutto apposto” le accarezzo il capo per calmarla “non piangere e cerca tra i cuscini del divano. Dovrebbe essere li”
Avevamo atteso 9 mesi questo momento ed ora che il piccolo protestava per venire al mondo, il mio futuro marito non era con me. Quell’ idiota di Rob non c’era. Stavo per avere una crisi nervosa e se non sarebbe arrivato nell’arco di 10 minuti probabilmente lo avrei ucciso il giorno seguente. Avevamo sempre dato per scontato che saremmo stati insieme quando sarebbero iniziate le doglie, ma evidentemente ci sbagliavamo.
“Eccolo!” urlò Joy dal salone e proprio in quel momento il campanello suonò. Qualcuno lassù mi voleva bene allora!
“Apri” ordinai alla bambina. Sentii la serratura scattare e Dakota chiedere a Joy cos’avesse. Bene, non era Robert!
“Corri la mamma sta male” e proprio in quel momento un’altra ondata di dolore mi colpì forte. Un’altra contrazione, altre grida, altre lacrime.
“Kris!” urlò Ota raggiungendomi spaventata. Aspettai che passasse anche questa volta, poi le sorrisi.
“Ho le contrazione e quel coglione di Rob non è qui” mi sorrise nervosa e posando la borsa mi aiutò a mettermi sul divano.
“È la prima?” chiese mentre afferrava dal mobile un borsone.
“è la terza. Arrivano ogni 15 minuti” spiegai quando tornò in salone con una valigia piena di roba.
Si avvicinò a Joy e le disse di non preoccuparsi, poi afferrò il telefono e digitò un numero.
“Il fratellino ti sta facendo male, mamma?”
“No amore, ha solo tanta voglia di vederti” mi accarezzò il pancione che sembrava più enorme di pochi minuti fa e annuì.
“Non farla male, lei è brava” disse riferendosi al piccolo. Mi commossi per quelle parole e alcune lacrime mi rigarono il viso.
Dakota tornò poco dopo e afferrando la borsa si avvicinò alla porta aprendola tutta, poi tornò da me e mi aiutò ad alzarmi.
“Dobbiamo chiamare Rob” affermai.
“Non risponde, lo chiameremo per strada”
L’aria mi si bloccò in gola. Cosa significava “Non risponde?”, si era forse ammattito? Quel bastardo del mio fidanzato aveva intenzione di farmi partorire da sola? Era stato lui a mettermi incinta e se voleva vedere il sole sorgere ancora avrebbe fatto meglio a raggiungermi il prima possibile.
“Andiamo” ordinò ancora la mia amica “Joy vieni, tieni aperta la porta” ci avvicinammo tutte all’ascensore e quando vi salii venni travolta dall’ennesima contrazione.
“Cavolo!” esclamai stringendo forte la mano ad Ota e serrando i denti. Non volevo far spaventare ulteriormente, mia figlia.
“Respira Kris, ritmicamente forza” feci come mi consigliò lei “ci sono io” sussurrò al mio orecchio raccogliendomi i capelli in una coda e togliendomi il sudore dalla fronte.
La guardai con gratitudine e per tutta risposta sorrise.
Già, lei c’era sempre, in ogni occasione futile o importante che fosse. Era la mia migliore amica, quella che per anni aveva asciugato le mie lacrime, quella che mi aveva aiutata a crescere Joy, a non demoralizzarmi, quella che gioiva con me ogni qualvolta la vita mi regalasse una vittoria o piangeva se c’era qualcosa che andava storto. Quella che quando, con Joy, mi si ruppero le acque si alzò nel cuore della notte e mi accompagnò in ospedale. Quella che in sala parto mi incitava a spingere e a dare alla luce il frutto del mio più grande amore. Quella che probabilmente non mi abbandonerà mai.
“Come sempre” mormorai quando le porte dell’ascensore si aprirono.
Salimmo veloci in macchina e prima che potessi rendermene conto sfrecciavamo già verso l’ospedale.
“Mi piacerebbe stringerti nuovamente la mano in sala parto” affermò rompendo il silenzio “Ma questa volta non tocca a me” la sua voce si incrinò alla fine della frase e con occhi lucidi mi guardò.
“La mia dolce mammina!” esclamò afferrando il cellulare e digitando, probabilmente, il numero di Robert “Adesso chiamiamo Rob e sarà meglio per lui che risponda” aggiunse poi tirando su con il naso. Joy nel frattempo restava in silenzio nei sedili posteriori e mi accarezzava teneramente i capelli.
Chiusi gli occhi e mi rilassai sul sedile in attesa di una nuova ondata di dolore, che sapevo sarebbe arrivata presto. Avrei dovuto sopportare, perché se il piccolo somigliava almeno un po’ alla sorella, allora avrei sofferto per molte ore.


Pov. Robert

Il servizio fotografico era andato alla grande, ma era durato più di quanto mi aspettassi perciò non avevo mantenuto la promessa fatta a Kristen. Entrai veloce in macchina e guardai l’orologio, erano le 19 e trenta, ero in ritardo di un’ora e mezza.
Afferrai il telefono dalla tasca e controllai chi mi avesse chiamato: Dakota. Cosa voleva? A rispondere alla mia domanda ci pensò lo squillare del cellulare. Risposi subito.
“Dakota dimmi”
“Idiota ti sto chiamando da mezz‘ora!” urlò esasperata. Alzai un sopracciglio confuso.
“Scusa ma ero impegnato dimmi tutto”
“Impegnato? IMPEGNATO?” ruggì “Kristen sta per partorire e tu eri impegnato?” quelle parole furono in grado di farmi aumentare i battiti cardiaci e bloccare le vie respiratorie. Cosa significava che stava per partorire? Il tempo non era ancora scaduto cosa…
“Ci sei ancora?”
“S-i scusami. Dove siete, dov‘è?” chiesi agitato azionando subito la macchina.
“Stiamo andando all‘ospedale. Fai presto, ha bisogno di te” e a fortificare le parole sentii delle grida assurde e Kristen imprecare di smetterla.
“Sto venendo” fu tutto ciò che riuscii a dire. Chiusi la chiamata senza attendere risposta e dando gas partii a tutta birra.
Guidai come un matto, come mai prima di allora, neanche quando volevo bloccare il suo matrimonio con Steve corsi così tanto. Stavo per diventare di nuovo padre per la miseria, avrei avuto il piacere e la gioia di condividere con lei il momento del parto, di vedere mio figlio nascere, era normale essere agitati. Volevo arrivare in tempo, godermi tutto senza perdermi altro. Se solo avessi saputo che sarebbe successo oggi non avrei preso impegni, sarei rimasto a casa con lei e Joy, l’avrei aiutata ad entrare in macchina, sorretta alla prima contrazione e confortato mia figlia che probabilmente, in quel momento, era terrorizzata. Cavoli, l’avevo promesso a me stesso!
Quando la strada diventò sfocata e qualcosa di bagnato mi rigò il volto capii di star piangendo e con l’adrenalina a mille spinsi ancora il piede sull’acceleratore e in pochi istanti raggiunsi l’ospedale.
Una volta parcheggiato raggiunsi l’entrata e chiesi alla infermiera dietro il bancone dove fosse la mia fidanzata. Mi guardò preoccupata, evidentemente il mio viso non doveva avere una bella cera.
“Si sente bene?” chiese preoccupata. Annuii.
“La mia fidanzata è appena arrivata qui” spiegai più tranquilla “Kristen Stewart” mi sorrise elettrizzata e iniziò a cercare su alcuni fogli. Sorrideva contenta e mi lanciava sguardi eccitati. Sperai con tutto il cuore che non mi avesse riconosciuto e che non fosse una nostra fan, non era il momento di firmare autografi, ma dalla sua espressione sembrava proprio che volesse porgermi un biglietto ed una penna.
“Faccia presto” l’esorta agitato.
“Secondo piano, reparto maternità, stanza numero 6. Congratulazioni” urlò mentre io ripresi a correre.
Piombai nella stanza ansante e fui costretto a piegarmi su me stesso per riprendere fiato.
“Rob!” esclamò lei dal letto.
“Scusa, mi dispiace tantissimo” ansimai avvicinandomi a lei e baciandole il capo.
“Adesso sei qui, va tutto bene” sussurrò stringendomi la mano. La guardai meglio e sospirai: aveva il viso ricoperto dal sudore e la pelle leggermente più bianca; le guance erano macchiate di rosso e le labbra di un colore più vivo, gli occhi tremendamente lucidi.
“Sono uno straccio, lo so” scossi la testa sorridendo.
“Sei bellissima” protestai piegandomi per baciarle le labbra “Joy e Dakota?”
“Sono andate a prendere qualcosa al bar. Joy si è presa una bello spavento” spiegò prima di impallidire e stringere forte gli occhi. Eccola lì, la prima contrazione che vedevo. Strinse forte la mia mano al punto da far diventare la punta delle dita quasi viola e urlò forte per poi accasciarsi nuovamente sul cuscino con il fiato corto. Mi faceva male vederla così e non poter far niente per alleviare il suo dolore.
“Non ce la faccio più” mormorò mentre calde lacrime uscivano dai suoi occhi. Gliele asciugai con dei baci.
“Si invece, ce la fai” dissi dandole forza “Respira e stai tranquilla”
“Facile a dirlo quando non sei tu a soffrire come un cane” ringhiò guardandomi male.
“Mi dispiace” le accarezzai i capelli per niente offeso dal suo tono di voce. Sia Ashley che Dakota mi avevano avvertito che in quei momenti si tendeva ad essere scortesi con tutti. Era colpa degli sbalzi d’umore e del forte dolore che ti annebbiava i sensi.
“Papà!” esclamò Joy entrando in camera e correndomi incontro. La presi in braccio scoccandole un bacio.
“Stai bene?” chiesi e lei annuì felice.
“La zia mi ha comprato un gelato” spiegò indicando Dakota. La misi giù e mi avvicinai a quest’ultima abbracciandola.
“Grazie, per tutto” mormorai
“Di niente inglesino da strapazzo” sciolse l’abbraccio avvicinandosi a Kristen.
“Quando l‘ultima?” domandò. Risposi io.
“Meno di tre minuti fa” annuì pensierosa lanciando uno sguardo all’orologio appeso al muro.
“Cominciano ad arrivare più riavvicinate. Quella precedente e l‘ultima hanno avuto uno stacco di 10 minuti” spiegò.
“Cosa significa?” ero a disagio, non sapevo esattamente cosa volesse dire.
“Significa che le contrazioni arrivano con poco distacco tra loro. Più passa il tempo, più arriveranno riavvicinate”
“Ti si sono rotte le acque?” chiesi a Kristen e lei negò con il capo.
“Bene, aspettiamo allora”


Pov. Kristen

Le undici e mezza. Erano passate quasi cinque ore e ancora non mi si rompevano le acque. Avevo chiesto alla dottoressa di romperle lei stessa, ma aveva deciso di aspettare ancora. La mia dilatazione, era estremamente lenta, in quel momento era di 6 centimetri e non sapevo quanto ancora avrei dovuto aspettare, ma stavo per impazzire, letteralmente. Le contrazioni arrivavano ogni 5 minuti ed erano una più forte dell’altra. Cole, Ashley e Kellan ci avevano raggiunti e insieme a Dakota avevano portato Joy fuori a giocare con il piccolo Dan. I miei genitori erano stati avvertiti e anche quelli di Robert si erano messi in viaggio. Tutti eravamo impazienti di vedere il nuovo membro della famiglia, ma lui sembrava volersela prendere ancora con comodo.
“Rob!” lo chiamai sentendo arrivare un’altra contrazione. Gli strinsi forte la mano ed urlai ancora una volta.
“Basta, fatelo uscire” ansimai e in quel momento sentii un liquido scorrermi tra le gambe e bagnarmi tutto.
“Grazie al cielo!” esclamò Robert chiamando l’infermiera.
“Bene Kris, si sono rotte le acque e sei a quasi 7 centimetri. Dobbiamo attendere ancora”


Erano passate 8 ore, ormai era notte fonda e le contrazioni arrivano ogni minuto. La mia dilatazione era di quasi 11 centimetri. Non ce la facevo più, avevo l’irrefrenabile bisogno di spingere, di far uscire fuori da me quella piccola creatura che per quanto bene gli volessi, in quel momento mi stava facendo dannare e sperare che tutto finisse il prima possibile. Anche il travaglio di Joy era stato doloroso, ma non come quello, almeno per quel che la sottoscritta ricordava.
Ormai non urlavo più, stringevo forte i denti e restavo in silenzio, mentre la voce di Rob e il suo continuo incitarmi mi coccolavano. C’era solo lui lì con me, gli altri aspettavano in sala d’attesa e da quel che avevo potuto capire c’erano proprio tutti. Mancavano solo i genitori di Rob che sarebbero arrivati entro le 7 di mattina. Chissà, forse il piccoletto voleva attendere i suoi nonni per uscir fuori! Mia mamma era arrivata qualche ora fa, mi aveva chiesto se volevo che entrasse con me in sala parto, ma quando gli ho indicato Robert mi ha sorriso senza aggiungere altro. Sapeva quanto per me fosse importante averlo al fianco in quel momento e cosa più importante sapeva quanto lui ci tenesse.
“Ehi, respira è passata anche questa” mi baciò la nuca per poi prendere ad accarezzarmi i capelli. Era pensieroso e quell’aria così seria proprio non gli si addiceva.
“A cosa pensi?” domandai con un filo di voce. Scosse la tessa sorridendomi dolcemente.
“A noi, al giorno in cui tutto è nato, a quello che abbiamo dovuto sopportare in quest‘ultimi anni e a quanto tutto sia cambiato in questi mesi” spiegò per poi scoppiare in una risatina. Non era divertito, nient’affatto, più che altro sembrava felice, sereno ed eccitato. Oh si, era eccitato! Lo capito dal modo in cui sgranava gli occhi, dal sorriso raggiante, dal suo toccarmi convulsamente i capelli e baciare frettolosamente ogni parte del mio viso. Quella era una risata incredula, quasi inaspettata e quindi magica.
“Quando sono atterrato a Los Angeles dopo ben 4 anni, mi sono sentito dopo tanto tempo inadatto e fuori posto. Sono sempre stato piuttosto critico con me stesso ma in quel momento mi sono sentito un fallito” sembrava rapito dalle sue parole, ma quando arrivo un’altra contrazione si fermò per darmi coraggio e poi riprese “Tutti i miei amici avevano bene o male raggiunto il loro obiettivo e tutti, ogni singola persona, era fidanzata se non addirittura sposata. Io ero l‘unico a non avere nulla.  A parte qualche ragazza occasionale vivevo solo per me e mia moglie altro non era che la mia carriera”
“Rob io…” volevo dire qualcosa, chiedere scusa per l’ennesima volta ma me lo impedì. Poggiò due dita sulle mie labbra pregandomi di stare in silenzio.
“Sai quando mi sono realmente reso conto di non aver fatto un cazzo nella mia vita? Quando ti ho incontrata in quel supermercato. Ti ho guardato negli occhi dopo tanto tempo e l‘unica cosa che avrei voluto fare era attirarti a me e baciarti come mai prima di allora, ma il rancore era troppo e vederti lì, con tua figlia non ha fatto altro che peggiorare la mia autostima” non sembrava triste, né arrabbiato con la sottoscritta. Mi stava raccontando una sorta di storia ed io avevo voglia di scoprirne il continuo, perciò non lo interruppi ancora.
“Insomma io ero rimasto aggrappato al passato, mentre tu ti eri lasciata tutto alle spalle andando avanti: ti eri sposata, avevi avuto una bambina ed avevi persino divorziato, senza contare che la tua carriera andava alla grande. Avevi tutto ed io un bel niente ed ironia della sorte la vita aveva voluto mostrarmelo così, tra un insulso corridoio di un market”
Gli sorrisi e prima che arrivasse un’altra ondata di dolore gli baciai le labbra sussurrando un “Mi dispiace, ti amo” frase assolutamente banale, ma cosa avrei mai potuto dirgli? Come avrei fatto a spiegargli che per quanto Joy rendesse la mia vita ricca, in realtà il mio cuore non era altro che un ponte vuoto dove nemmeno un vagabondo voleva sostare? Mi avrebbe creduto, questo si, ma in quel momento sarebbe stato davvero difficile mettere insieme più di qualche parola e articolare un discorso. Magari il giorno dopo, quando tutto quel atroce dolore sarebbe finito, avrei potuto raccontargli la mia versione della storia, che per quanto diversa, era senza dubbio ricca delle medesime emozioni.
“E adesso guardaci Kris?” disse attirando nuovamente la mia attenzione “Siamo qui, insieme, ho una figlia che dorme sulle sedie di una sala d‘attesa e un altro figlio che sta per nascere. In pochi mesi ho costruito tutto ciò che ho sempre desiderato. La vita mi ha regalato una famiglia. Adesso sono l‘uomo più ricco del mondo perché ho di nuovo te, Joy e questo piccoletto che se non si decide ad uscire da li dentro riceverà una bella ramanzina appena aperto gli occhi” mi sorride orgoglioso e con occhi scintillanti di gioia. Io mi lasciai scappare una risatina e poi lo abbracciai, per quanto le mie forze lo permettessero, forte.
“Ti amo Signor Pattinson”
“Anch‘io mammina”

Pov. Robert

“Inspira ed espira amore, così da brava” sussurrai al suo orecchio stringendole la mano. Eravamo finalmente entrati in sala parto e da 5 minuti a quella parte Kristen non faceva altro che urlare, spingere, respirare, piangere e maledire chiunque gli capitasse a tiro. Io le stavo vicino e cercavo di farle forza, ma era inutile. Per quanto cercassi di immedesimarmi in lei, per quanto volessi capire cosa provasse proprio non riuscivo a farlo. Insomma dovevo immaginarmi che un piccolo esserino doveva uscire da dentro la mia pancia per giunta da un posto che non era dei più spaziosi. Mi veniva il freddo addosso solo al piccolo pensiero. Lei soffriva, glielo si leggeva negli occhi ed io non potevo fare un bel niente a parte sperare che tutto finisse il prima possibile.
Durante tutta la gravidanza non avevo mai seriamente pensato a questo momento, la mia fantasia era sempre andata oltre tutto ciò perciò l’unica cosa che vedevo era un pargoletto tra le mie braccia. La mia mente non si era neanche minimamente sforzata di pensare a come avrebbe fatto mio figlio a vedere la luce, al male che Kristen avrebbe patito. In un certo senso mi sentivo in colpa.
“Spingi Kristen forza, vedo la testa vai” strinse forte gli occhi e fece come la dottoressa le aveva ordinato e più spingeva più il bambino usciva fuori, più l’ostetrica la incitava.
“Vai forza, un ultimo sforzo. È quasi finita” annunciò Caroline.
“No basta. Basta non ce la faccio più” ansimò “Non ce la faccio più Rob” le sorrisi per poi baciarle il capo imperlato di sudore.
“Si che ce la fai amore. Ce l‘hai sempre fatta e ci riuscirai anche questa volta. Sei forte” l’incoraggiai.
“Spingi Kris”
“Ma fa male. Tanto” protestò.
“Ehi, ci sono io qui ok? Stiamo sognando questo bambino da nove mesi. Nostro figlio Kristen, il fratellino di Joy. Puoi farcela, pensa a noi” mi guardò per qualche istante poi, senza perdere il contatto visivo, diede le ultime spinte e poco dopo le sue urla vennero sovrastate da un piccolo pianto. Era nato. Mio figlio era venuto al mondo ed io ero lì pronto ad accoglierlo.
“E‘ meraviglioso. Complimenti Kris, sei stata bravissima” si complimentò la dottoressa per poi sostarsi infondo alla sala. Probabilmente dovevano pulirlo.
“Voglio v-eder-lo” biascicò Kristen.
“Prima bisogna pulirlo e saturare te, poi sarà tutto vostro” spiegò un’infermiera allontanandosi.
Mi voltai verso Kristen e avvicinai il mio viso al suo.
“Ti amo Kris, ancora una volta mi hai reso l‘uomo più felice del mondo” confessai e solo quando lei mi passò una mano sulla guancia capii di star piangendo.
“Ti amo anch‘io Robert, più di qualsiasi altra cosa al mondo e amo i nostri figli” annullai le distanze e le lasciai un tenero bacio sulle labbra poi poco dopo la dottoressa si avvicinò per mettermi il mio bambino tra le braccia. Il mio cuore perse un battito quando lo strinsi a me e se possibile, le lacrime aumentarono a dismisura quando ad occhi increduli ammirai quegli occhi color cielo. I miei occhi. Mi avvicinai tremante a Kristen e quando anche lei lo ammirò scoppiò in un dolce pianto.
“Sei meraviglioso! Hai visto cos‘abbiamo creato?” annuii con il capo, incapace di aggiungere altro.
“Benvenuto al mondo mio piccolo Thomas Pattinson”
Sorridemmo in contemporanea, poi il mio pensiero andò oltre quella porta, dove ad attenderci c’era il nostro prima angelo: la mia piccola Joy che non vedeva l’ora di vedere il fratellino.
“Non mi manca niente” sussurrai più a me stesso che agli altri ed era vero. La vita mi aveva regalato tutto ciò che avevo sempre desiderato e glien’ero grato. Estremamente grato.
Ero così felice ed euforico che solo un’ora dopo compresi quanto fosse stato traumatico il parto. Bello da morire si, ma senz’altro pieno d’ansia e terrore. Per tutto il tempo avevo avuto la sensazione di svenire, mi ero sentito più volte mancare ma dovevo essere forte. Lo dovevo a me, ma soprattutto a Kristen. Lei che per quanto avesse vissuto nello sbaglio per anni, era stata forte. Forte perché aveva tirato su una bambina da sola, perché non si era mai persa d’animo e perché ha avuto il coraggio di riprendermi.
Oh si, la mia era senza dubbio una donna eccezionale!

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*______________* Allora cosa ne pensate? Il capitolo è più lungo del solito, ma voglio un vostro parere perciò lasciate qualche recensione anche se sò perfettamente che non ce lo meritiamo affatto =(
Un bacio, al prossimo e ultimo aggiornamento =D

per contattarmi: Nusia Efp







Nusia*
   
 
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