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Autore: Lizzie_Siddal    14/09/2011    1 recensioni
[1864!Damon/Katherine]
Katherine fermò le proprie carezze, notando incuriosita il pezzo di metallo che Damon portava al collo, legato a un filo di spago.
"Questo è...”
Damon annuì, guardandola da sotto in su con un misto di rassegnazione e tristezza.
C'era chi teneva il crocifisso sotto la giubba militare e chi, come lui, quelle monete identificative – un'abitudine recente, ma che si era diffusa in fretta fra le truppe.
Nome, cognome, reggimento e luogo di nascita.
Il riassunto anagrafico di un pezzo di carne mandato al macello, una lapide in miniatura sul petto di un probabile futuro fantasma.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce | Coppie: Damon/Katherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The beauty of eternity'
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dk death

Titolo: Death will come and will have your eyes
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Damon/Katherine
Genere: Introspettivo, Dark, Angst
Avvertimenti: het, oneshot
Challenge/Prompt: scritta per il TVG!Fest @vampiregeometry, prompt Damon/Katherine – piastrine
Credits:
il titolo – tradotto in inglese - proviene dall'omonima raccolta di poesie di Cesare Pavese
Note iniziali:
-
Durante la Guerra Civile Americana, le piastrine identificative ancora non erano state ufficializzate nè avevano l'aspetto di quelle moderne. Alcuni mercanti e fornitori itineranti che seguivano le truppe cominciarono a vendere vecchie monete sulle quali venivano incisi i dati anagrafici, l'unità di appartenenza e la città di nascita dei soldati. Queste monete venivano poi forate e indossate con un cordino di spago. (fonte: qui)
- Lo so, avevo detto che “Deal” sarebbe stata l'ultima per il TVG, ma sono riuscita a finire questa, che anche se priva di senso, fa numero #sìsonounabruttapersona #noncadròmaipiùcosìinbasso #forse


Devo davvero dire a chi ho l'obbligo di dedicare ogni mia Datherine?


Le dita di Katherine tracciavano disegni invisibili sul torace sudato e ancora ansimante di Damon, mentre il ragazzo recuperava il battito e il respiro che lei gli aveva tolto poco prima.
Si sentiva felice e completo, Damon. Stretto alla donna che amava e piacevolmente stanco dopo aver fatto l'amore, era a casa in ogni senso.
Tornato dal fronte solo quella notte con una licenza di qualche giorno, non aveva potuto rimandare nemmeno di un minuto l'incontro Katherine – prima ancora di mostrarsi a Stefan, a suo padre o a chiunque.
D'un tratto, Katherine fermò le proprie carezze, notando incuriosita il pezzo di metallo che Damon portava al collo, legato a un filo di spago.

"Questo è...”
Damon annuì, guardandola da sotto in su con un misto di rassegnazione e tristezza.
C'era chi teneva il crocifisso sotto la giubba militare e chi, come lui, quelle monete identificative – un'abitudine recente, ma che si era diffusa in fretta fra le truppe.
Nome, cognome, reggimento e luogo di nascita.
Il riassunto anagrafico di un pezzo di carne mandato al macello, una lapide in miniatura sul petto di un probabile futuro fantasma.
Abituato a portare quelle piastrine sempre con sé dal giorno in cui le aveva comprate, Damon non si era accorto di averle addosso fino a quel momento - troppo preso dalla frenesia di stringere Katherine tra le braccia – l'unica cosa che gli facesse capire di essere salvo,
vivo.
"Questo è un segno di appartenenza, e tutto ciò che sarò, se dovessi morire” spiegò, graffiando con un'unghia la piastrina.
Si era macchiata di sangue, fango e sporcizia di ogni tipo assieme a lui, e il solo contatto con essa bastò a far riemergere memorie fin troppo vivide.
In un lampo, rivisse l'orrore dei corpi dilaniati, sentì le urla, gli spari, l'aria di decomposizione che ammorbava il campo, e la disperazione densa, appiccicosa – l'odore più marcio e intenso che avesse mai respirato.
Rabbrividì impercettibilmente, e sbarrò le palpebre, fissando Katherine per una volta senza vederla davvero.

"Damon?”
In quell'istante, i ricordi erano stati più forti di tutto, perfino di lei, che aveva il potere di annientare ogni preoccupazione e dolore, fisico o meno che fosse.

"Damon”
Katherine aveva dovuto chiamarlo almeno due volte, prima che ritornasse alla realtà.
Si scusò flebile, abbassando gli occhi, ma subito si irrigidì quando lei recise la corda della moneta con violenza.

"Cosa..?” tentò di dire, prima di zittirsi nel notare cosa lei stesse facendo.
Katherine si stava annodando lo spago attorno al collo, assieme al suo medaglione intarsiato di lapislazzuli.

"Non lo indosserete più, quando starete con me” ordinò Katherine con una freddezza improvvisa nella voce.
Lui annuì, attonito - quella vista lo turbava nei modi più sbagliati, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo.
Il suo cimelio imbrattato di morte sul seno bianco e florido di Katherine gli dava i brividi, e allo stesso tempo aveva un che di morboso e quasi affascinante.
Ma un momento dopo, Damon capì quel paradosso.
Si sentì d'improvviso calmo, sereno e al sicuro.

"Qui non appartenete a nessun esercito, non siete un soldato. Siete solo mio...” mormorò Katherine, chinandosi per baciarlo.
Quel gesto, quelle parole, erano una promessa di eternità.
Lei sarebbe stata l'unica a decidere il destino del giovane, e non avrebbe permesso a niente e nessuno, perfino alla guerra, di farlo al suo posto - contro ogni ragionevolezza, Damon ne fu certo per un unico motivo.
La vita e la morte erano scritte negli occhi di Katherine, semplicemente.

   
 
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