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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    15/09/2011    1 recensioni
[5927 Day][5927]
"Lo stomaco del Decimo, mentre si avvicinavano alla struttura ospedaliera, era contratto e si sentiva sul punto di vomitare, anche gli occhi si stavano riempiendo di lacrime e non serviva a nulla massaggiarsi le tempie nel tentativo di calmarsi e riacquistare il sangue freddo: non poteva stare tranquillo in quella situazione, non senza avere chiare prove che Hayato stava bene."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ACCIDENT

Accompagnato da Yamamoto, che aveva insistito perché non andasse da solo, non nelle condizioni in cui si trovava, Tsuna sedeva al fianco del suo Guardiano della Pioggia, che guidava: non riusciva a parlare, sentiva solo il cuore rimbombare forte nel petto, assieme alle parole che, poco meno di cinque minuti prima, avevano spezzato quella quiete e quella spensierata tranquillità nella Base della Famiglia, in Italia.

Hayato aveva avuto un incidente nel centro di Palermo ma nessuno era stato in grado di dirgli nulla.

Quando era arrivata la telefonata, lui era con Takeshi nello studio, intento a mostrare al suo fidatissimo amico le cose più urgenti di cui occuparsi mentre lui e Gokudera sarebbero partiti per una brevissima vacanza.

Nulla di speciale, solo un qualcosa per celebrare i loro ormai cinque anni assieme.

E poi, quella chiamata da parte di Fuuta, che si era ritrovato per caso ad assistere all’accaduto, mentre rientrava.

Il ragazzo sembrava particolarmente sconvolto, ma era stato in grado di istruire il fratello maggiore sulla direzione da prendere prima di salire a bordo dell’ambulanza per non lasciare solo il Guardiano della Tempesta.

Tsuna aveva seriamente rischiato di svenire, Yamamoto l’aveva visto sbiancare dinanzi ai suoi occhi, ma il loro piccolo Boss era più forte di quello che sembrava e, pur con voce tremante, aveva impartito l’ordine, o forse meglio dire la supplica, di accompagnarlo all’ospedale per raggiungere l’argenteo.

Takeshi aveva annuito e, cinte le spalle dell’amico col braccio, aveva spiegato sommariamente la situazione a Ryohei e agli altri, chiedendo loro di avvertire Bianchi, in quel momento in aeroporto per riportare Reborn, di ritorno da una missione, a casa.

Lo stomaco del Decimo, mentre si avvicinavano alla struttura ospedaliera, era contratto e si sentiva sul punto di vomitare, anche gli occhi si stavano riempiendo di lacrime e non serviva a nulla massaggiarsi le tempie nel tentativo di calmarsi e riacquistare il sangue freddo: non poteva stare tranquillo in quella situazione, non senza avere chiare prove che Hayato stava bene.

Quando arrivarono a destinazione, il ventenne non si curò neppure di aspettare che la macchina si fosse fermata: infatti, non appena Yamamoto ebbe rallentato dinanzi al pronto-soccorso, Tsuna si lanciò fuori dal mezzo come un razzo e si precipitò all’interno dell’edificio, col fiato mozzo e gli occhi spalancati; era conscio di aver attirato parecchi sguardi stupefatti e curiosi ma non era quello l’importante!

Trafelato, si poggiò al bancone dell’accettazione, dove un’ infermiera, intenta a mettere a posto delle cartelle cliniche, lo guardava con preoccupazione: “Gokudera Hayato… Ha avuto un incidente poco fa. Dov’è?” chiese con voce arrochita; lei frugò per qualche istante tra i fogli di cui era ingombra la scrivania, poi ne tirò fuori un bigliettino, vergato in una calligrafia a stento decifrabile.

“Lei è…?” chiese subito, puntando i suoi grandi occhi azzurri sul bruno: “Sawada Tsunayoshi, sono…” si morse un attimo le labbra prima di continuare, “Sono il capoufficio di Hayato Gokudera.”.

Nonché suo partner.

Ma forse era meglio non specificare questa particolarità nel rapporto che intercorreva tra loro: già la definizione di capoufficio gli stava stretta però era quello che più si avvicinava alla realtà.

Certo non poteva dire di essere il Decimo Boss della Famiglia Vongola e che quel giovane dai capelli color dell’argento era il suo braccio destro, oltre che amante.

“Tsuna-nii!”

La voce di Fuuta bloccò sul nascere qualunque affermazione la donna potesse fare, mentre il ragazzino dalla lunga sciarpa a righe correva incontro ai due, abbracciando il “fratello maggiore”: “Hayato-nii sta bene, l’ho visto poco fa. Aveva perso i sensi per la caduta ma si è risvegliato e ti cercava…” bisbigliò il giovanissimo, trattenendo le lacrime di commozione.

Le ginocchia di Tsuna sembravano seriamente sul punto di cedere per il sollievo.

“Venite, sarà contento di vedervi.” dichiarò il biondo, facendo per afferrare il polso di Takeshi, ma l’infermiera li bloccò: “Solo uno per volta.” esclamò piccata.

Yamamoto sospirò e, sistematosi la cravatta, spinse Sawada in avanti: “Se entrassi io al tuo posto, minimo mi farebbe saltare in aria.” ridacchiò lo spadaccino, “Sbrigati, io resto qui ad aspettarvi.” gli disse con tono rassicurante.

Il Decimo gli rivolse un sorriso riconoscente, prima di andare dietro al “fratellino”.

§§§

Quando il Cielo spinse cautamente la porta della stanza dove era stato messo il suo Guardiano, la prima cosa che vide, non appena all’interno, fu il viso corrucciato di Gokudera, disteso sul lettino con una spessa benda a fasciargli la fronte ferita e gli abiti di sartoria stracciati.

Uri era nuovamente uscito dalla sua Box ma si era limitato a starsene sulle ginocchia del suo padrone, in attesa come lui.

Il bruno restò qualche istante sulla soglia, incapace di dire nulla e solo in grado di lasciarsi andare alle lacrime, e a qualche singhiozzo.

Singhiozzi che Hayato aveva sentito chiaramente, poiché si era voltato verso di lui, col viso illuminato da un tenue e affettuoso sorriso.

Ci fu un attimo solo di impasse, prima che il Decimo si fosse gettato tra le braccia spalancate  della Tempesta, affossando il viso sul suo petto: era terrorizzato.

“Juudaime, io sto bene.” lo rassicurò Gokudera con un filo di voce, mentre gli accarezzava i capelli: “Non è successo nulla.” gli disse, baciandolo con affetto sul collo e sulle mani; se possibile,  Sawada lo strinse ancora più forte.

Non aveva detto nulla, semplicemente aveva bisogno di sentirlo.

“Sei venuto sin qui da solo?” indagò subito l’argenteo, facendosi serio: non aveva visto nessuno in giro, tranne Fuuta che lo aveva, secondo il medico, accompagnato in ambulanza ed era seriamente convinto che Tsuna si fosse fatto la strada a tutta velocità di corsa.

“Takeshi è qui fuori, mi ha accompagnato lui…” bofonchiò con voce arrochita: “Probabilmente, se mi fossi messo a guidare, mi sarei schiantato alla prima curva.” ridacchiò, ma senza allegria, “Mi tremavano le mani…” ammise in un soffio di fiato.

Gokudera sospirò, sfiorando il volto dell’amante con le dita graffiate: “Mi dispiace di averti spaventato.” si scusò, baciandolo piano sulle labbra: “E anche il giorno del’anniversario…” aggiunse, rabbuiandosi, “L’importante è che tu stia bene.” lo prevenne Sawada, cingendogli la vita con le braccia e poggiando la testa sul suo petto.

Poi, si alzò sulle punte per ricambiare il bacio.

Quando si staccarono, malgrado gli occhi ancora lucidi e arrossati, entrambi sembravano stare meglio rispetto a prima, soprattutto Tsuna; con le mani intrecciate, Hayato aiutò il compagno a issarsi sul materasso, di modo da farlo accomodare tra le proprie gambe.

Forse erano stati anche i minuti peggiori della sua vita, ma il poter vedere ancora la vita pulsare negli occhi del suo Guardiano era tutto ciò che Sawada desiderava da quel giorno.

 

Per il 5927 Day!

   
 
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