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Autore: Marzolina    15/09/2011    4 recensioni
"Non mi importa un fico se sei anoressico, bulimico, sordo, cieco, chiromante, pazzo, incasinato, dinoccolato, asfittico, atavico, mannaro o solamente stronzo. Basta che dai peso a quello che dico, a quello che penso, a quello che provo, a quello che sono. Dammi peso"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
Collisione interstellare

Salgo. Un silenzio irreale inonda questa piccola stanzetta asettica e sterilizzata. Mi sollevo leggermente sulle punte dei piedi e guardo in alto. "Pensa leggero" mi dico, ma c'è quella pizza avanzata che ho finito oggi per colazione che - da qualche parte nei meandri dello stomaco - mi ricorda con una certa malignità la pesantezza della mia situazione.
Un sospiro eloquentemente carico di rammarico e riapro gli occhi. Io e il dietologo ci fissiamo per un lungo momento: è una lotta atavica, la nostra,che dura da circa tre anni a questa parte, da quando mia madre ha improvvisamente deciso che avere una figlia grassa era la peggior disgrazia che la vita potesse rifilarle.
"Vallo a dire alle madri dell'Africa Nera -penso intanto fra me e me -che se vedono due etti di ciccia in più sui loro marmocchi indicono una festa con tanto di danze, falò e shamano pronto a ringraziare gli déi".
Ma qui, sfortunatamente per me, non siamo in Africa.
-Ah, Spica, Spica. Hai messo su un altro bel chiletto questo mese-
Ed io sono costretta a togliermi l'elmo e a gettare a terra la spada: ancora una volta ha vinto il dietologo.
Mia madre, in ogni caso, a quelle parole emette un singulto oltraggiato e scatta in piedi con tutto un tintinnare di bracciali e orecchini.
-Ma è impossibile!- esclama furente mentre io mi rivesto lentamente, ferita e umiliata come solo i guerrieri che assaggiano l'ennesima bruciante sconfitta possono essere.
-Lei deve fare qualcosa! Cosa deve mangiare in meno? Cosa? Me lo dica!-
Non l'ho mai vista così inviperita - sarà anche colpa di quel Giorgio o Giordano che l'ha mollata senza tanti complimenti qualche giorno fa.
-Signora, mi dispiace - fa intanto il dietologo forse ancora più affranto di lei (eppure ha vinto, diamine! Cos'è quella faccia da martire?) -ma non posso eliminare più niente dal programma alimentare di sua figlia. L'unica soluzione sarebbe quella di farle fare dello sport.-
A quella parola mi si gela il sangue nelle vene e tutto il mio essere si ribella neanche avesse detto "carneficina di gattini" o "falò di libri di Benni".
Mia madre, dal canto suo, mi rivolge uno sguardo da pitone del Borneo davanti a un topino troppo appesantito per scappare.
So esattamente cosa vogliono dire quei due occhi a fessura: "Te l'avevo detto". Sono anni che continua a tormentarmi con la malsana idea di fare "un po' di moto" ma è l'unica questione su cui sono rimasta irremovibile.
Diciamocelo, avanti: le palestre non vogliono gente grassa. E' la dura realtà.
L'inflessibile allenatrice di pallavolo aborrisce la prospettiva di avere tra le sue schiere di gambelungheculisodi la prima cicciottella tutta cosce che passa e l'abbronzata coach di nuoto si inizia a preoccupare della taglia del costume già quando le ti si presenti di fronte infagottata con sciarpa e cappotto. Per non parlare del calcio! Se non sei un fulmine nella corsa in cinque nanosecondi ti ritrovi in panchina oppure a bighellonare tra i pali della porta.
Ma mia madre queste cose non le capisce. Non le vuole capire.
Lei che va in palestra cinque giorni a settimana, lei che ha fatto del tapis roulant la strada della sua vita e del pilates lo scopo ultimo della sua esistenza. Lei che ha più creme antirughe in bagno che effettive rughe in faccia. Lei che si tinge i capelli di rosso e si fa fare i massaggi rassodanti. Lei che affitterebbe un alchimista per farsi fabbricare l'elisir dell'eterna giovinezza. Lei che invece è giù vecchia, ma non lo capisce.
In ogni caso, dopo aver lautamente pagato il mio aguzzino, mia madre afferra il suo cappotto di pelliccia taglia 42 e mi lancia in malo modo il mio giubbottone arancione fosforescente taglia 48.
Uscendo nella sala d'aspetto cerco comunque di darmi un tono, una faccia alla "ehi, non è andata tanto male", ma lo studio medico non è insonorizzato e la sfuriata è stata ampiamente sentita da tutti.
Alcuni mi guardano con curiosità, altri con commiserazione... ma proprio mentre sto per guadagnare (finalmente!) l'uscita, sbattocadoinciampo contro qualcosa di duro e spigoloso e finisco col sedere per terra (quasi mi sarei aspettata di rimbalzare). Qualcuno ridacchia.
Guardo in alto e quello che al momento del fatale impatto mi era sembrata una scrivania o un elemento di arredo di qualche genere, vedo in realtà che è un tizio.
Altissimo, emaciato, con una faccia malata che più che altro sembra la decalcomania di un teschio. Due occhi chiarissimi e sporgenti si puntano nei miei per qualche secondo e rimango sconcertata perché quello che vi leggo non sono altro che sorpresa e ribrezzo.
Non mi aiuta neanche ad alzarmi - ci mancherebbe - gli faccio evidentemente schifo (o paura) e non vuole neanche sfiorarmi con un dito.
Una voce chioccia lo toglie dall'impaccio: "Arturo, vieni. Tocca a noi". E il pazzo rinsecchito si allontana con due poderose falcate chiudendosi la porta dell'ambulatorio alle spalle. Per la prima volta leggo il cartello che vi è appeso sopra:

"Dottor Caloncini. Medico Dietologo.
Specializzato in disturbi dell'alimentazione.
Obesità
Obesità adolescenziale
Sovrappeso
Bulimia e Anoressia"

   
 
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