Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Angel666    15/09/2011    4 recensioni
Non sempre è facile accettare un cambiamento e guardare la persona che più si odia al mondo con occhi diversi. Dave sta compiendo un lungo percorso di riappacificazione con se stesso e con gli altri, e deve dimostrare a Kurt che vuole davvero diventare una persona migliore. Tra altri e bassi, e soprattutto con l'aiuto dei loro migliori amici, riusciranno a lasciarsi il passato alle spalle imparando dai propri errori. Ho sentito il bisogno di scrivere questa storia per mettere su carta tutte le cose che penso di questo personaggio, a mio parere complesso ma molto interessante, e forse è per questo che la trama è a stampo piuttosto riflessivo. Ho intenzione di seguire il filo degli episodi, ovviamente cambiandone una parte del contenuto per motivi di trama. Enjoy!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kurt:

La sveglia suonò alle 6:30 precise e il grugnito scocciato di suo fratello precedette il tonfo della malcapitata contro il muro. Ogni mattina era sempre la stessa storia.
Oramai Kurt aveva rinunciato a spiegargli che esisteva il bottone per spegnerla. Si alzò, mormorando un “Buongiorno Finn” alla matassa di coperte aggrovigliate sull’altro letto e fece slalom tra i vestiti sporchi sul pavimento verso il bagno. Il fratellastro dormiva con lui, in attesa che i lavori nella sua nuova camera fossero completi, e non sembrava averne fatto un dramma; probabilmente ancora terrorizzato dalla sgridata di Burt.
Kurt non aveva chiuso occhio quella notte e le sue occhiaie evidenti lo dimostravano: non solo stava ancora smaltendo la serenata forzata al tipo di Blaine (ora che si frequentavano sperava che l’amico gli facesse almeno cambiare pettinatura); ma si era ritrovato di fronte a Karofsky, senza riuscire veramente a parlargli. Sospirò ed iniziò ad applicare il correttore; quando Blaine glielo aveva detto pensava si stesse sbagliando, e invece dietro la vetrina di Breadstix c’era proprio lui. Aveva visto il panico sulla faccia per essere stato scoperto, ma Kurt non poteva lasciarlo andare via senza avergli prima parlato.
Il fatto che la cosa si fosse rivelata del tutto inutile bruciava parecchi a Kurt; era uscito fuori con le migliori intenzioni, e aveva finito con l’arrabbiarsi a morte. Ma in fondo Karofsky era fatto così: era imprevedibile; se ne era uscito con quella domanda sulla felicità e lo aveva mandato nel panico. Quando Blaine gli aveva chiesto come era andata, si era limitato a dirgli che non aveva fatto in tempo a parlargli. Ovviamente l’amico sapeva che stava mentendo, ma Kurt non se la sentiva di riferirgli il discorso sulla scuola: avrebbe dato il via a domande imbarazzanti e dispiaceri da parte sua.
Era logico che ci aveva pensato a tornare al McKinley: tutte le volte che davano un assolo a Blaine, tutte le volte che lanciava uno sguardo al suo favoloso guardaroba ed era costretto a mettere la solita divisa che cadeva male sui fianchi. Per non parlare della amicizie; i ragazzi della Dalton erano simpatici e tranquilli, ma niente in confronto al Glee Club e ai suoi scandali, alla sua adorata Mercedes, o Tina…era arrivato a sentire perfino la mancanza di quella pazza di Rachel Berry! Il bussare alla porta lo risvegliò dai suoi pensieri “Kurt sei vivo? Sono tre ore che stai chiuso lì dentro…io devo andare in bagno.” Finn.
Il ragazzo aprì la porta e si trovò di fronte il fratello ancora mezzo addormentato “ Tutto ok?”
“Certo. E’ tutto tuo il bagno.” Vedendo che Finn continuava a fissarlo, sbuffò esasperato “Che c’è?” “Ieri sera ho visto che parlavi con Karofsky, fuori da Breadstix.”
Kurt si morse il labbro. “E’ venuto per scusarsi.”
“E…”
“E niente, abbiamo parlato molto poco: mi ha chiesto scusa e io l ho perdonato. E’ tutto a posto.”
Un caldo sorriso si aprì sul volto di Finn, che corse ad abbracciare il fratello “ Oh Kurt sono così felice, è proprio vero che le persone cambiano allora…Karofsky alla fine mi sembrava davvero dispiaciuto per questa cosa. Magari adesso i suoi lo faranno anche uscire di casa.” Sbottò a ridere e andò a chiudersi in bagno.
Kurt si sentì malissimo: non gli piaceva mentire alla gente. In realtà lui non aveva mai detto a Karofsky che lo aveva perdonato, ne lui sembrava meritarselo. Se Finn avesse saputo della sua proposta di tornare al McKinley, di certo avrebbe spinto per farlo tornare.
La verità era che Kurt non sapeva cosa fare: non voleva deludere suo padre, e sapeva i sacrifici che stava facendo per mandarlo alla Dalton. Inoltre era un’ottima scuola, che gli avrebbe aperto molte più porte per il college in futuro, e non si trovava male con i compagni e gli insegnanti.
La porta del bagno si riaprì e apparve Finn sulla porta in asciugamano e con lo spazzolino in bocca. “Se con Karofsky è tutto a posto potresti tornare di nuovo al McKinley…”
Il panico salì nella gola di Kurt “Ma che dici? Insomma non c’era mica solo Karofsky lì: era tutta la squadra di football. E i ragazzi dell’Hockey. E se poi Karofsky ci ricasca? Non me la sento Finn; e poi papà ha già pagato tutto il semestre.” Aveva parlato così velocemente, che il fratello lo stava ancora fissando sconvolto, processando le parole. “Ok, era solo un’idea.” Con un’alzata di spalle si richiuse dentro il bagno.
Per evitare altre spiacevoli conversazioni Kurt si precipitò a scuola.

Erano passate un paio di settimane senza che l’argomento ‘Karofsky’ fosse riportato a galla. Quel giorno Blaine e Kurt erano seduti alla caffetteria della Dalton e Blaine aveva un’aria da funerale. A quanto pare l’affare con il tipo di GAP non era andato a buon fine; dopo un paio di appuntamenti si erano mollati. Kurt aveva provato a dirgli che chi ci aveva rimesso era stato quel tizio e i suoi capelli, ma con scarso successo. Era stanco di sentire Blaine lamentarsi su quanto fosse incapace nelle cose romantiche; così decise di distrarlo un po’.
“Stasera Rachel da una festa a casa sua, perché non mi accompagni? Da quel che ho sentito scorreranno fiumi di alcool , magari riesci a dimenticarti Jeremiah per un paio d’ore.” Buttò lì. “Non lo so Kurt, sinceramente non sono dell’umore giusto per una festa. “ si lamentò Blaine. L’amico gli presa la mano e la strinse “Credimi Blaine, una festa è proprio quello che ti ci vuole in questo momento. Sono stanco di vederti così giù di morale.”
Così, anche se di controvoglia, Blaine aveva accettato e si erano ritrovati tutti nel sotterrano degli orrori di casa Berry, ubriachi marci.
Dopo l’esperienza dell’anno prima a scuola, Kurt aveva saggiamente deciso di non bere neanche un goccio, e grazie a dio Finn gli faceva compagnia. Dopo neanche un’ora dall’inizio della festa i ragazzi erano tutti sbronzi: Blaine più di tutti, dal momento che ci aveva provato con suo fratello per dimenticarsi Jeremiah; Kurt era seduto in un angolo e guardava gli altri divertirsi, con aria annoiata.
Poco prima, durante il gioco della bottiglia, Blaine aveva dovuto baciare Rachel e Kurt si era sorpreso di non aver sentito nulla. Ovviamente erano entrambi ubriachi, Rachel poi era una ragazza e la cosa non contava; ma per quanto tempo aveva sognato quelle labbra per sé? Quanto aveva voluto scoprire che sapore avessero? Era stato talmente preso da altro ultimamente, da rendersi conto solo ora che i suoi sentimenti erano cambiati. Quello che provava per Blaine era pura ammirazione e grande affetto. Era stato l’unico ragazzo gay che conosceva, e che lo aveva aiutato a superare un momento difficile; l’unica persona con cui poteva relazionarsi davvero, e si era dimostrato un buon amico. Ma ora, più lucidamente, capiva che ci si era aggrappato per bisogno, non per puro sentimento. Anche quando era stato con Jeremiah aveva avuto paura, ma non era stata gelosia, bensì il timore di perdere il suo migliore amico. In fondo questo era sempre stato Blaine: un amico; non lo aveva mai illuso del contrario. Kurt sospirò: ora che lo vedeva cantare in duetto con Rachel si disse che non era lui la persona che voleva davvero. Un nome riaffiorò nella sua mente, e il respiro gli si bloccò in gola. Aveva bisogno d’aria.
“Vado in bagno.” Disse distrattamente a Finn, certo che gli altri non si sarebbero accorti della sua assenza.
Salì su in casa e si chiuse in camera di Rachel. Oramai aveva fatto quasi l’abitudine a quelle oscene pareti color confetto. Aprì la finestra e respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera. La testa ancora gli pulsava per il casino al piano di sotto. Il suo telefono in tasca pesava come un macigno. Ancora una volta si rese conto di voler sentire la sua voce più di ogni cosa al mondo. In fondo Karofsky non aveva il suo numero, avrebbe potuto riattaccare senza dire nulla. Che codardo. Perché non aveva bevuto neanche un coktel? Adesso sarebbe stato molto più coraggioso.
Accidenti, lui era Kurt Hummel, quello che non si faceva problemi a mettersi i tacchi e andare in giro per i corridoi mezzo truccato, non poteva farsi abbattere da una telefonata!
Pescò il telefono dalla tasca e compose il suo numero: l’ultima volta lo aveva trovato staccato, ma questa non fu altrettanto fortunato.
Karofsky rispose al quarto squillo. “Pronto?”
Kurt non riusciva a muoversi, a dire una parola o a riattaccare. Era fermo, seduto sul letto di Rachel, tra i suoi orsetti di peluche, senza respirare.
“Insomma chi è?” Dave stava iniziando a spazientirsi.
Kurt riattaccò di colpo.
Era veramente un’idiota: che diavolo gli era preso di chiamare Karofsky?
Il telefono prese a vibrare tra le sue mani: Dave lo stava richiamando.
“Coraggio!” la voce di Blaine gli risuonò in testa e decise di accettare la chiamata. Si portò il telefono all’orecchio, rimanendo in silenzio.
“Si può sapere chi diavolo sei?” sbottò spazientito Karofsky. “Non sarai mica un maniaco?” Kurt percepì una lieve nota di panico nella sua voce. La cosa lo fece sorridere.
“Strano come i ruoli si siano improvvisamente invertiti. Hai paura di me Karofsky?”
Un breve silenzio “Kurt?” la sua voce era stridula per la sorpresa “Come hai avuto il mio numero?”
“L’ho preso da Finn.”
“Perché?”
Quella domanda lo colpì in pieno; non lo sapeva bene nemmeno lui. “Non lo so, dopo il nostro incontro negli spogliatoi volevo chiamarti, ma poi non avrei saputo bene cosa dire.”
Dave sbuffò “E stasera?”
“Avevo voglia di sentire la tua voce.” Cazzo. Una frase più sbagliata non poteva venirgli in mente.
Dave era rimasto in silenzio. “La verità è che sono ad una festa a casa di Rachel e sono tutti sbronzi tranne me e mi stavo annoiando a morte, poi la musica mi stava facendo venire mal di testa e così mi sono rinchiuso in camera sua per avere un po’ di pace.” Disse d’un fiato.
“Sei nel covo della Berry?” C’era una nota di disgusto nelle sue parole.
Kurt rise “Sembra un incrocio tra la casa di Holly Hobbit e il camerino di Barbie…tu non sai che orrore, ma almeno qui è tranquillo.”
“E per quale motivo non ti sei sbronzato anche tu Hummel?”
Kurt sbuffò “Dopo aver vomitato sulle scarpe della Pilltsbury durante l’orari scolastico e aver rischiato una sospensione, cominci a rivedere le tue priorità.” Rispose.
Dave rise; era un suono bello, allegro e contagioso. Gli sarebbe piaciuto vederlo, non solo sentirlo. “Quindi ricapitoliamo: sei a casa di quella pazza della Berry, tutti i tuoi amici sfigati del Glee sono ciucchi come zucchine, tu ti chiudi in una camera e decidi di telefonare al tuo ex-bullo perché ti annoi. Scommetto che hai avuto serate migliori, eh Hummel?”
Kurt deglutì pesantemente. “A quanto pare non sono l’unico che fa gesti sconsiderati, o devo ricordarti San Valentino?”
“Touchè.” Concesse David.
“La verità è che ci sono un sacco di cose da dire Karofsky, ma nessuno dei due ha il coraggio di farlo.” Disse Kurt, prendendo a torturare un orrendo coniglietto di peluche sul letto.
“E pensi che al telefono sia una buona idea?” chiese Dave.
Kurt ci pensò su un attimo “Tu ce la faresti a parlare faccia a faccia?” chiese sarcastico.
“In realtà non lo so. Il fatto è che non saperi bene cosa dirti, Hummel. Ti ho chiesto scusa, ti ho detto che sono pentito e sto provando a cambiare se mai volessi tornare a scuola; sai perché l’ho fatto, non pretendo nemmeno il tuo perdono. Ti ho anche confessato che…” si interruppe. “Ora penso tocchi a te parlare.” Concluse con voce brusca.
“Domani. Da Starbucks alle 5. quello vicino alla superstrada, che è poco frequentato.”
“Che cos’è un appuntamento Hummel?” chiese Dave sorpreso.
“No, ma hai ragione tu: certe cose vanno dette faccia a faccia. Non fare tardi.” Detto questo attaccò senza aspettare una risposta, per paura di un rifiuto e per un’imminente attacco di panico. Che cosa aveva fatto?
Con un sospiro decise di scendere per controllare la situazione al piano di sotto.

Era il reggiseno di Brittany quello che pendeva dal lampadario? Della proprietaria non c’era l’ombra da nessuna parte. Buona parte dei ragazzi erano andati via con Finn per il primo giro di passaggi; dei rimanenti alcuni dormivano sul divano, altri per terra. Rachel era sparita chissà dove, ma grazie al cielo Blaine era lì, seduto per terra, intento a far girare la bottiglia da solo.
A Kurt fece tenerezza: non era abituato a vedere l’amico così fuori controllo. Blaine per lui era il ragazzo perfetto, il mentore pronto a sorreggerlo nei momenti difficili; molto spesso finiva per dimenticarsi che era un ragazzino come lui, con il cuore spezzato per giunta.
“Kurtie!” finalmente si era accorto della sua presenza “La bottiglia si è fermata su di te, quindi devo baciarti.”
Kurt arrossì leggermente “Non penso sia una buona idea…e poi puzzi di vodka che lo sento da qua, Blaine.” Ma l’amico non sembrava sentirlo. Gattonò fino a lui e prese a tirargli i pantaloni, per farlo piegare “Kurt! Perché non mi vuoi baciare? Sono davvero così brutto?”
“Ma che dici Blaine?” chiese lui sconvolto.
“Non piaccio mai ai ragazzi: con Jeremiah ho fatto un casino; ti ho spezzato il cuore a San Valentino; non ho mai avuto un ragazzo…sono un disastro!” prima che Kurt se ne rendesse conto, l’amico stava singhiozzando per terra. “E’ colpa della mia altezza, o delle mie sopracciglia, si lo so, è così!” ululò.
Kurt era sconvolto: un attimo prima rideva come un pazzo e ora non riusciva a respirare per i singhiozzi. Nessun’altro sembrava essersene accorto, continuavano a dormire nel loro coma etilico. “Dovrò accontentarmi di Rachel.” Piagnucolò.
Kurt si inginocchiò e asciugò le lacrime dal viso dell’amico. “Blaine, ascoltami bene: tu sei un ragazzo magnifico, dolce, sensibile e nel tuo aspetto non c’è assolutamente nulla che non va, credimi.” Arrossì. “Se Jeremiah questo non l’ha capito, ci ha perso lui.” Hai solo 16 anni, come fai a pensare che non avrai mai un ragazzo?” gli passò una mano tra i ricci morbidi e profumati, liberi dal gel, pensando che quelle parole calzavano a pennello anche per la sua stessa situazione. “Troverai qualcuno in grado di amarti come meriti, e credimi, non sarà necessariamente Rachel Berry…prima che le passerà la cotta per mio fratello avranno legalizzato i matrimoni gay in tutti gli stati d’America!”
Il moro lo guardò speranzoso, aveva smesso di piangere e sorrise sincero.
“Kurt…”si avvicinò pericolosamente al viso del soprano, tanto che Kurt poteva quasi contargli le ciglia “Sei il migliore amico del mondo!” dopo di che collassò definitivamente sul suo petto. Kurt tirò un sospiro di sollievo; era sicuro che Blaine non si sarebbe ricordato nulla il giorno dopo. In quel momento tornò Finn.
“Tempismo perfetto.”disse sarcastico.
“Bè, ho riaccompagnato mezzo Glee Club a casa, provaci tu a gestire un branco di ubriachi in macchina!” poi si accorse della posizione di Kurt “Che ci fa Blaine sdraiato su di te?” aveva una leggera nota di panico nella voce.
“Niente. Non lo vuoi sapere davvero. Dammi una mano piuttosto, dubito che si svegli prima di domani.”
“Lo lasciamo qui?” chiese Finn.
“Ma sei pazzo? Chi ci assicura che Rachel non lo violenti stanotte? Lo portiamo da noi.” Il tono era irremovibile.
“Sai che se Burt lo scopre finiamo nei guai, vero?” sussurrò il fratello terrorizzato.
“Finn, guardalo. Ti sembra pericoloso?” Blaine russava della grossa.
“Ci penso io a mio padre; tu ora levamelo di dosso che se inizia a sbavarmi sulla camicia nuova di Alexander McQueen sarò io a non saper rispondere delle mie azioni.”
“Ok, ma lo mettiamo da te che hai il bagno in camera…non si sa mai. Io dormo sul divano. Non voglio saperne nulla.”
Dopo aver portato il resto del Glee a casa ( non senza difficoltà); Kurt si ritrovò Blaine sdraiato accanto, nel suo letto.
Lo guardava dormire beato nella penombra della sua camera. A Natale avrebbe ucciso per un’occasione come questa: il suo meraviglioso migliore amico, ubriaco, nel suo letto. Avrebbe potuto chinarsi e baciarlo come se niente fosse; scoprire finalmente che sapore avevano le sue labbra. Probabilmente sapevano di vodka.
Il primo vero bacio gli era stato strappato brutalmente da una persona che odiava con ogni fibra del suo essere; aveva senso sprecare il secondo con un amico ubriaco? E poi non voleva tradire la fiducia di Blaine.
In quel momento vibrò il cellulare, accendendo una luce nel buoi. Un messaggio.
- Spero che tu sia sopravvissuto alle follie del Glee Club. Notte –D. –
Kurt fissò lo schermo per cinque minuti buoni senza capire se stesse sognando o no.
David Karofsky gli aveva appena mandato un messaggio della buona notte. Era impossibile da crederci, eppure era lì, tra le sue mani, nero su bianco.
Rispondergli che in quel momento si trovava a letto con un ubriaco Blaine Anderson poteva non essere una buona idea.
- Ho affrontato molto di peggio  Notte anche a te –K – Inviandolo si sentì come più leggero, e non poté fare a meno di sorridere nel buoi. Forse si stava solo scavando la fossa da solo, ma per ora era curioso di vedere dove l’avrebbe portato quella sottospecie di rapporto.
Si voltò verso l’amico addormentato e gli posò un casto bacio sulla fronte. Quello vero avrebbe potuto aspettare.




A/N: Dave si presenterà o no all’incontro con Kurt? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Spero che questo vi sia piaciuto ( recensite! Non siate timidi, vedo molte letture…) io personalmente mi sono molto divertita a scriverlo. Da parte mia mi dispiace per Blaine, dal momento che penso che Darren Criss sia veramente un bel ragazzo…ma mi ha fatto ridere autocommiserarlo. Il rapporto tra i due protagonisti sembra fare piccoli passi avanti, e poi giganteschi all’indietro. Posso dirvi che per rendere la cosa più credibile, non sarà facile. Nel prossimo capitolo verrà approfondito un nuovo personaggio. Chi mi dice qual è? Ho deciso di proseguire un punto di vista a capitolo, spero che la cosa sia più chiara. Vi avverto che ci avviciniamo un po’ all’angst, ma niente di ingestibile. Non ho ricontrollato benissimo questo capitolo, spero non ci siano troppi errori. Alla prossima, e fatemi sapere che ne pensate!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Angel666