Film > La favola del Principe Schiaccianoci
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Autore: Aya Lawliet ___backupFGI    15/09/2011    5 recensioni
Il signor Drosselmeier stava lavorando a un nuovo orologio. Questo aveva la forma di un castello delle favole, e non aveva cucù, ma due ballerini che allo scoccare di ogni ora s’incontravano, si sfioravano e si lasciavano con un bacio.
{Hans/Clara ♥ post-film}
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clara, Hans/Schiaccianoci, Un po' tutti, Zio Drosselmeier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vetrine ~

prompt: #099, clock

 

 

 

Quell’anno la neve sembrava destinata a non sciogliersi mai. Febbraio era alle porte quando i fiocchi lasciarono il posto ai primi, timidi raggi di sole; una mattina Louise era scesa per la colazione annunciando ai fratelli il suo fidanzamento con Erik; le lezioni di Clara e Fritz erano ricominciate; e pareva che il signor Drosselmeier avesse già fabbricato almeno quattro nuovi orologi.

Era, questo, ciò che forse impensieriva di più la famiglia – molto più della neve e dei preparativi per le nozze. Era già successo molte volte che Clara di punto in bianco si precipitasse al negozio del signor Drosselmeier per dargli una mano con il lavoro, ma mai spesso quanto quell’inverno. Louise aveva accennato qualcosa sul nipote del signor Drosselmeier, quel ragazzino coi capelli neri e l’espressione impacciata che di tanto in tanto si vedeva sfrecciare sotto la neve per le consegne. Fritz era puntualmente scoppiato a ridere, facendo notare che Clara era troppo poco Louise per pensare di «farsi un fidanzato». I signori si erano finora limitati a guardarsi senza parlare, ma sulle labbra della mamma sempre più spesso indugiava un sorriso a metà orgoglioso, a metà triste.

Che Clara stesse crescendo non c’era alcun dubbio. Tuttavia la si vedeva ancora, in molte occasioni, fermarsi di fronte alla vetrina dei giocattoli e perdersi in un mondo di fantasticherie, guardando dal di qua dei vetri il viso dolce di Trudy, la postura altera di Marie, assicurandosi di tanto in tanto che la gamba del vecchio Pantalone fosse ancora al suo posto. In effetti guardare i giocattoli sembrava il suo svago maggiore – quando, beninteso, non la si scopriva a infilarsi il soprabito per «correre dallo zio Drosselmeier, poverino, che ha sempre così tanto da fare». E per quanto il babbo soffiasse e sbuffasse, a nulla serviva ricordarle che adesso il signor Drosselmeier aveva in bottega un vero nipote – per contro, a quelle parole la fretta di Clara aumentava, disperdendosi nella folata della porta che si chiudeva alle sue spalle.

Febbraio era alle porte, e il sorriso della mamma assumeva un significato nuovo quando la ragazzina si ripresentava solo al calar del sole, mentre scendeva il freddo. Persino Fritz aveva smesso di ridere. Oramai si aggirava per la casa sbuffando e ripetendo categoricamente ai suoi soldatini che lui, per fortuna, non sarebbe cresciuto mai.

 

Il signor Drosselmeier stava lavorando a un nuovo orologio. Questo aveva la forma di un castello delle favole, e non aveva cucù, ma due ballerini che allo scoccare di ogni ora s’incontravano, si sfioravano e si lasciavano con un bacio.

«Noi abbiamo molto più tempo, ora, non è vero?» aveva chiesto Clara ad Hans, all’ombra del portone, guardando il giocattolaio attraverso la vetrina appannata e ormai quasi buia.

Hans le aveva soltanto sorriso, in silenzio. Non diceva mai molto dei suoi anni incantati; forse perché la vera magia era iniziata soltanto quando lo schiaccianoci era scomparso.

Il signor Drosselmeier lavorava, fingeva di non vedere e sorrideva tra sé e sé. La neve aveva appena iniziato a sciogliersi.

 

 

[ 500 parole ]

 

 

 

 

 

 

Nota: Non so se avete mai sentito parlare de La favola del Principe Schiaccianoci. Quanto a me, posso sinceramente dire che questo film è il primo vero ricordo della mia vita.

In un moto di nostalgia ho voluto tornare a guardarlo dopo tanti, tanti anni. Mi è parso terribilmente semplice, ingenuo, e ho sorriso al pensare a quanto mi sembrasse difficile da capire quando da piccolissima rabbrividivo di fronte agli occhi viola del Topo Re (nessun cattivo dei cartoni animati mi ha mai fatto altrettanta paura, mai!). Però la dolcezza – di Hans, soprattutto di Hans – l’ho ritrovata intatta, così tanto da commuovermi, e da farmi venire voglia di raccontare e condividere un autentico pezzettino di me.

Sul serio, spero che apprezziate.

   
 
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