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Autore: Tati Saetre    15/09/2011    20 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo – E’ tempo di essere felici.
 
Sette anni dopo…
 
BELLA’S POV
 
“A me questo piace molto.”
Alzai gli occhi al cielo, dopo l’ennesimo consiglio di Alice.
No, a me quell’abito bianco non piaceva affatto. Era… troppo.
Il velo troppo lungo, il punto vita messo troppo in evidenza a causa della pancia enorme che mi ritrovavo.
“Sono una balena, Alice!”
“Oh, ma che dici!” Si avvicinò, dandomi un lieve buffetto sulla testa. “Tu sei perfetta. E la pancia si vede a malapena!”
“Dici?” Non ne ero del tutto sicura.
Avvicinai tutte e due le mani alla mia pancia, accarezzandola lievemente.
Ero incinta di sei mesi, e quella pancia si vedeva! Ed anche bene!
Un abito bianco non andava bene. Volevo sposarmi, ma non andava bene.
Mi fasciava troppo, e no. Non andava bene.
“Bella, sarai perfetta. Per mio fratello saresti perfetta anche con un sacco dell’immondizia addosso.”
“Peccato che così sembro una balenottera spiaggiata!” Sbuffai, alzando le braccia in alto.
Maledetti ormoni.
Quello che facevo ultimamente era innervosirmi per tutto quello che riguardava il matrimonio, e poi piangere.
Piangere, fino a non avere più la forza necessaria per farlo.
E Edward ed Alice, mi ammonivano sempre per questo.
Ero pessima.
Una pessima madre, ancor prima di diventarlo.
Alice si mise dietro di me, massaggiandomi lievemente le spalle.
“Ora tu ti provi altri vestiti. Tutti quelli che vuoi, Bella. Il matrimonio sarà fra quindici giorni. E devi stare calma, capito? Sei bellissima, così. E se decidi di andare all’altare con una tuta premaman, ci andrai.” Fece una smorfia con la bocca quando pronunciò le ultime parole.
Certo, Alice non avrebbe mai immaginato che andassi all’altare con una di quelle tute enormi, e che la maggior parte delle volte erano anche orrende.
“Non andrò all’altare con una tuta premaman.” Annuncia, scendendo dal piedistallo che era al centro del salone. “Però neanche con questo vestito. Alice, mi fido di te. Sei diventata una stilista molto rinomata, in quasi tutto il mondo. E lo so che mi sto cacciando in un pasticcio, ma… Che ne pensi di disegnare tu il mio abito da sposa?” Allargò gli occhi a dismisura, diventando rossa.
“Cosa? Bella, ne sei sicura? Cioè… io non disegno abiti da sposa!” Sbottò, iniziando a camminare per il salone.
Ecco, ora iniziava ad agitarsi. E dopo di lei anch’io!
“Alice! Non ti ho chiesto che devi farlo per forza! Solo che… non ho trovato un vestito che mi piaccia, e sono convinta che tu farai un ottimo lavoro… sempre che tu lo voglia, ovviamente!” Sorrise, avvicinandosi nuovamente a me.
Questa volta si alzò in punta di piedi, per poi abbracciarmi.
“Vorresti davvero farmi da cavia, Isabella Swan?” Sussurrò nel mio orecchio, con la voce emozionata.
Le accarezzai la schiena in modo gentile.
“Certo. Tutto e di più, per la mia cognatina preferita!”
“Ottimo!” Alice si staccò repentinamente da me, prendendomi per mano e trascinandomi verso il camerino.
Con il suo aiuto riuscii a sfilarmi l’abito pieno di merletti e paillettes, infilandomi un vestito lungo e largo.
Ottimo, per il mio stato attuale.
“Quindi, su cosa posso basarmi? Cosa vuoi per il tuo abito? Perline a quantità?” Questa volta la smorfia la feci io, mentre ci dirigevamo verso casa Cullen.
“Se fai una cosa del genere, ti denuncio Alice Cullen.” Lei rise sommessamente, parcheggiando nel vialetto.
Riuscii a scendere dalla macchina senza nessun problema, anche se la pancia mi faceva piuttosto male da un po’ di giorni.
“Bella!” Sorrisi ad Esme, stampandole un bacio in guancia.
Era giovedì. E tutti i giovedì, ci riunivamo a casa Cullen, per la cena in famiglia. Ed io, ormai, facevo parte della famiglia.
“Edward?” Domandò Alice, facendo capolino nella cucina.
“Ha chiamato per dire che tarderà di qualche minuto. Ed ha chiesto di aspettarlo.” Spiegò Carlisle, salutando sia me che la sua bambina.
“Hey, Bella! Che ne pensi di queste? A me piacciono!” Esordì Rosalie, entrando anche lei in cucina con una bomboniera in mano.
Un’altra cosa che odiavo dei matrimoni, era scegliere le bomboniere.
Stavamo organizzando quella maledetta cerimonia da più di quattro mesi, ed ancora dovevo decidermi su quale prendere.
Scartai immediatamente quella che Rosalie aveva in mano.
“Giallo… canarino?” Chiesi scettica, allontanandomi da quell’orrore. “Rose, grazie per il pensiero, ma proprio non mi piace. Qualcosa di più semplice?”
“Okay, vado a dare un’occhiata.” E sempre a passo spedito, si diresse nuovamente verso l’ufficio di Carlisle.
Sì, quel povero uomo il cui ufficio era stato trasformato in una sala di prova.
“E per i fiori hai già deciso?” Mi voltai verso Esme, sorridendole amorevolmente.
“Non ancora. Pensavo a qualcosa di viola.”
“Il viola è orrendo.” Sbottò Alice, socchiudendo gli occhi.
“Ed il matrimonio è il suo.” Continuò Esme, dandole una piccola spintarella per spostarla di qualche centimetro.
“Ed il viola è orrendo.”
“Ma volete lasciare in pace mia moglie?” Questa volta il sorriso che spuntò sulle mie labbra era enorme, mentre girai la testa.
Edward, con la sua solita valigetta in mano si avvicinò per stamparmi un bacio sulle labbra.
“Ciao.” Sussurrò, staccandosi qualche secondo dopo.
“Ciao.” Mi ripresi parzialmente, continuando a sorridere come un ebete.
“Allora, come procede?” E lui ovviamente era il primo a sapere com’era il mio stato d’animo ultimamente, dovuto sia alla gravidanza che all’imminente matrimonio.
“Mmh.” Borbottai, mentre una smorfia dipingeva il mio volto.
“Non bene, direi.”
“Non riesce a trovare il vestito.” Disse Esme, poggiando la sua mano sulla mia.
“Oh, per questo non c’è problema!” Alice batté le mani euforica, facendo un piccolo saltino su sé stessa.
Tutti nella stanza si voltarono verso di me.
“L’hai trovato?” Chiese Esme, sorridendo.
“Oh, Bella! Sono felice per te!” Disse Carlisle.
“Perché diamine non me l’avete detto? Sarei venuta con voi!” Sbottò Rosalie, quasi arrabbiata.
“Qualche indizio?” Domandò invece Edward, carezzandomi una spalla.
“Non l’ha ancora trovato.” Spiegò Alice, accasciandosi sul divano. “Ma conosciamo la designer!”
“E’ un bel passo avanti, Bella! E’ famosa?” Chiese tutta eccitata Esme.
“Veramente se ti volti la vedi con i tuoi occhi.”
Tutti si voltarono, trovandosi davanti al sorriso a trentadue denti di Alice.
“Tu sei pazza.” Soffocai una risata, guardando negli occhi Carlisle.
“PAPA’!” Alice indignata si alzò, per fronteggiarlo.
“Tesoro, io amo tutto quello che crei, ma sei sicura che Bella voglia un tuo abito?”
“Perché no?”
“No… non so.” Fece finta di pensarci, quando tutti conoscevamo la risposta.
Lo stile di Alice era alquanto… vario. Colori accesi, e accessori da ogni parte. Però, avevo messo in mano a lei il giorno più bello della mia vita.
“Uff! Non vi fidate mai di me!” Sbottò lei, alquanto arrabbiata. Anche Esme le si avvicinò, accarezzandole dolcemente i capelli.
Intanto, io seduta sulla mia sedia di legno guardavo tutta la scena.
“Ne sei proprio sicura, eh?” Sussurrò Edward nel mio orecchio, facendomi ridacchiare.
“Sì. Mi fido di lei.” Spiegai, posandogli un altro bacio sulle labbra.
“Ed io mi fido di te.” Rispose, ricambiando.
 
Quindici giorni dopo…
 
Mi passai una mano fra i capelli, agitata come non mai.
Di certo, essere agitata non mi faceva bene. Né a me, né alla mia bambina.
Guardai per un istante il riflesso allo specchio, ammirandomi.
Alla fine Alice aveva fatto un lavoro perfetto. Il vestito bianco non aveva perline o paillettes, e ricadeva perfettamente sul mio corpo.
Perfetto.
“E’ tutto perfetto, dentro. Tu sei pronta?” Appunto…
Annuii, voltandomi verso Rose.
“Sì… credo di sì.” Balbettai, incerta.
Cautamente si avvicinò, posandomi tutte e due le mani sulle mie spalle.
“Bella, è normale.” Iniziò, sorridendomi amorevolmente. “Mi sono sposata anch’io, ed è normale avere una fifa pazzesca. Ti chiedi se quello che ti sta aspettando qui fuori sia davvero l’uomo della tua vita, quando sai perfettamente che è lui. E tu hai una cosa che io non ho avuto Bella. L’amore della tua famiglia, e quello della famiglia Cullen.” Finì, con gli occhi lucidi.
Non potevo biasimarla.
Il suo matrimonio si era svolto in una piccola Chiesa in Alaska, con pochi amici e la madre di Rosalie.
Niente di più. Neanche i parenti di Emmett.
L’abbracciai di slancio, intralciata dalla mia pancia sempre più enorme.
“Grazia, Rose.”
“Oh, tesoro! Non piangere ora, va bene?”
“Certo.” L’assicurai, con la voce roca.
Ero pronta.
Potevo affrontare tutto quello.
Certo, che potevo farlo.
“Charlie ti sta aspettando all’entrata.” Annunciò, dileguandosi dopo due minuti.
Buttai un’altra occhiata allo specchio, uscendo dal camerino formato da un gazebo malfatto con un tavolo ed una sedia di plastica dentro.
Mio padre era proprio là fuori, che si sistemava la cravatta nervosamente.
“Hey.” Si voltò di scatto, guardandomi dalla testa ai piedi.
“Sei bellissima, Bells.”
“Non esagerare.” Lo spintonai, diventando rossa come non mai.
“Pronta?”
In risposta strinsi il suo braccio, stropicciandogli la giacca sul polso.
Tu… cerca di non farmi cadere, va bene?”
“Stai tranquilla, Bells.”
Sospirando Charlie tirò l’enorme porta di vetro, lasciandomi totalmente basita da quello che trovai davanti ai miei occhi.
Avevo dato ordini precisi ad Alice e Rosalie, su come volevo il mio matrimonio. E ci avevo pensato proprio due giorni prima.
Entrai, guardando le sedie di legno poste alla mia destra e sinistra, dove c’erano gli invitati.
Tantissimi, invitati.
Poi, proprio vicino a quel piccolo altare creato lì per lì, c’erano due sgabelli alti da un lato, ed altri e due dall’altro.
Due a destra, per Esme e Carlisle.
Due a sinistra, per papà e Sue.
E poi, guardai proprio dinnanzi a me.
Edward era perfetto.
Nel suo smoking nero, con il sorriso a trentadue denti che aveva stampato sul viso.
Solo per me.
Deglutii, stringendo ancora di più la giaccia di papà.
E poi, tutti i miei dubbi andarono a farsi benedire.
Dentro di me c’era nostra figlia.
Ero circondata dal legno, e da un bancone con sopra bicchieri di vetro.
Mi stavo per sposare, nel nostro Pub.
E davanti a me, c’era proprio lui.
Il ragazzo del Pub.
 
**
 
NOTE:
E’ davvero finita? Sì.
‘Il ragazzo del Pub’ è finita. Sembra ieri, che scrivevo il primo capitolo di questa FF. Ed eccoci qui, giunti alla fine.
A me questo finale piace, stranamente.
Volevo dirvi che ho pubblicato una piccola One shot, che trovate QUI.
Poi, per la storia degli EXTRA: io vorrei scriverli, ma non ho proprio idee. Metto la storia come CONCLUSA, ma se volete leggere delle scene in particolare, basta che me lo dite. Io valuto, e se mi stanno bene inizio a scrivere e poi postare.
Non so davvero cos’altro dire… se non un GRAZIE immenso. A tutti voi. Dal primo all’ultimo, davvero.
Quindi, ci sentiremo nelle mie altre storie, vero?
Lo spero ;)
Un abbraccio immenso. :**
Tatiana.  
   
 
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