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Autore: Titania    16/09/2011    3 recensioni
La storia mi è venuta in mente leggendo Lords Of Chaos. Praticamente è come mi immagino la notte in cui Burzum ha ucciso Euronymus. Spero di aver reso la storia verosimile, ma è così che penso sia successa la scena.
Genere: Dark, Slice of life, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Non capiva chi diavolo fosse il pazzo che citofonava a quell’ora della notte, ma non era arrabbiato per essere stato svegliato (tanto era raro che la notte dormisse), ma quanto perché non se lo aspettava: non erano state organizzate ronde o serate “speciali” per quel giorno. A quanto pare non si poteva stare tranquilli neanche nelle serate libere. Spense la radio ed andò a rispondere.
“Chi è?”
“Oystein, sono Varg”
E ora che vuole quel pazzo? “Cosa vuoi?”
“Devo parlarti.”
“Aspetta domani.”
“Arrivo da Bergen e mi sono sciroppato sei ore di macchina. Ora devi farmi salire!”
Tipico di Varg sputare questi ordini senza aspettarsi un rifiuto. La parola “no” sembra non esistere nel suo vocabolario, almeno finché non era lui a pronunciarlo. A questo punto Oystein aprì senza ribattere. Per quale astruso motivo uno come Varg Vikernes dovrebbe arrivare a Oslo da Bergen in una notte per parlare con lui? Non poteva telefonare? Cosa c’era di così importante? Bah, chi se ne frega! Conoscendolo forse voleva solo riempirlo di discorsi e poi rifarsi il viaggio in macchina.
Tanto meglio, così gli dico che non se ne fa più nulla. Pensò il ragazzo prendendo una bottiglia di birra.
Non sopportava più Varg e quel gruppetto di fanatici col cervello in pappa. All’inizio era stato divertente: l’idea di “ribellarsi agli invasori cristiani”, compiere gesti di protesta come bruciare chiese e avere atteggiamenti provocatori; ma quello che era partita come una cosa fra amici, grazie a Varg, era diventata una vera e propria setta con un capo indiscusso.
Oystein non era il tipo da farsi comandare a bacchetta da un imbecille neopagano. Non era il tipo da farsi comandare a bacchetta e basta. Nel giro di pochi giorni si sarebbe occupato solo della sua casa discografica e del suo negozio.
In pochi minuti sentì bussare, aprì e vide quella faccia da pazzoide sadico che era tipico di Varg. Essere un ariano biondo con gli occhi azzurri non gli toglieva quell’aura inquietante. Forse era questo a dargli l’aria del leader.
“Vuoi da bere?” Chiese Oystein porgendogli una birra, per tentò di scherzare: “E' norvegese, non ti darà allergia.”
“Mi devi dei soldi.” Disse il biondo appena entrato nell’appartamento.
“Oh… sei venuto qui da Bergen per dirmi questo?” Meglio fingere di ignorare la maleducazione dell’interlocutore.
“Anche.” Varg si sedette sul divano senza nemmeno chiedergli il permesso.
Lurido stronzetto tronfio.“Beh, se aspetti domani mattina vado in banca e prelevo quello che vuoi…”
“Mi devi dei soldi...” ripetè il biondino, “...me li devi ADESSO...”
Oystein rimase immobile per alcuni secondi. Quando voleva, quella specie di Hitler più alto e belloccio, sapeva far paura, ma non si scompose, annuì e fece per andare in camera.
“Come vuoi... prendo il libretto degli assegni e se mi dici la cifra…”
“Cos’è questa storia? Hai intenzione di torturarmi, Aarset?”
Oystein Aarset si bloccò e guardò Varg Vikernes: adesso era in piedi dietro di lui, il viso contorto in un espressione di cieca rabbia.
Qualcuno glie l’ha detto!*Pensò il ragazzo. Vaffanculo!!
“Cose che si dicono...” rispose “... stronzate che si dicono in un impeto di rabbia.”
“Cosa ti ho fatto di male da meritarmi la tua rabbia, Euronymus?”
Usare il mio nome d’arte… bah... "Non sei il leader che mi piace, Conte.”
A quelle parole, Varg scoppiò in una risata roca, simile ad un latrato e si avvicinò all’avversario.
“Leader? Io non sono un leader, Oystein. Devi vedermi come un… consigliere...”
“Ti vedo come un semplice pallone gonfiato.”
Quelle parole sibilate congelarono il biondo, facendo rispuntare quella smorfia adirata.
La frase che seguì peggiorò la situazione.
“Me ne vado.”
Adesso nello sguardo del ragazzo c’era una luce inumana; la luce della follia che covava dentro da tanti anni.
“Ti stai cagando addosso, Aarset?”
“Sto ragionando.” Replicò lui in tono freddo. “Non siamo più ragazzini e per quanto ci sforziamo il mondo non diventerà come vogliamo.”
Varg si mise a ridere. “Sei un povero coglione ingenuo.”
“IO? Pensa alle conseguenze! A tua madre, a quello che accadrebbe se continui, se vai un’ altra volta in prigione? Non pensi a tua figlia?”
“E’ per lei che dobbiamo continuare! Per darle un futuro. Perchè non sia presa in giro da figli della menzogna perché fiera di adorare Odino come suo padre! Per dare ai tuoi figli non ancora nati la libertà di non essere guardati male per l’educazione che darai loro!”
“Facendomi comandare da te? Oh, scusa, voglio dire “consigliare”!”
“Siamo in guerra, ed come in ogni guerra c’è b!” isogno di un comandante!”
“Bene, comandante, io chiedo il congedo."
Senza che se ne accorgessero le voci si erano trasformate da pacate in adirate ma quando Oystein disse ciò si zittirono per alcuni minuti.
Il biondo contrasse il viso in un sorriso sadico.
“Questo renderà più facile il mio compito. ”
Prima che il bruno se ne accorgesse gli aveva affondato un coltello nello stomaco.
Oysten se ne accorse avvertendo il dolore. “Varg! Ma sei impazzito?” urlò.
Ottenne come unica risposta un “Adesso non fai più lo sbruffone eh?”
Affondò nuovamente l'arma ma stavolta la vittima reagì spingendolo all’indietro e facendolo cadere.
“Tu sei pazzo!” Urlò cercando di correre verso l’uscita.
Venne raggiunto di nuovo e colpito ancora alla schiena. In qualche modo riuscì ad aprire la porta e si fiondò sulle scale gridando aiuto.
Udì solo la risata del suo aggressore.
“E’ agosto, Oystein, sono tutti in vacanza!” Sghignazzava.
Oystein aveva perso troppo sangue per fuggire e riuscì ad arrancare fino al secondo piano prima di afflosciarsi.
“Possiamo parlarne…” Mormorò, “Posso restare… e darvi un supporto finanziario…”
“Non sei mai stato utile, Euronymus” Rispose l'assassino mentre scendeva le scale. “Non hai assistito a molti incendi, non sei mai stato interamente convinto. Per vincere la nostra battaglia bisogna metterci anima, cuore e testa.”
Mentre Varg parlava, Oystein sperava di vedere arrivava qualche vicino, ma il palazzo era deserto.
"Sei accecato dalla paura e dagli scrupoli.”
“Varg …”
“Non capisci la fede che ci lega. Ridare alla Norvegia quella dignità che ci hanno tolto. Farla tornare allo splendore delle origini. Non hai compreso la grandezza di questo ideale, perché per tutto questo tempo sei stato mosso da un fine egoistico.”
Il pazzo che un tempo era stato Varg Vikernes si avvicinava sempre di più ad un Oystein Aarset terrorizzato e sempre più debole.
“Ti divertiva scaldarti ad un po’ di falò, ma ora che il divertimento se n’è andato… ci vedi solo il crimine.”
“Varg, ascoltami…”
“Stai guardando l' ombra di quella che sarà una grande opera d’arte. Non posso avere una mela marcia nel mio esercito.” Si era avvicinato abbastanza da poter toccare il giovane che cercava di alzarsi. a
“Ti supplico...” Varg sorrise “Non lo dirò a nessuno… pietà…”
“Tu avresti pietà di me?” Non ottenne risposta. “Come pensavo.” Lo spinse giù dalle scale. Il corpo di Oystein fece cadere una lampada che si ruppe. Non riusciva più a muoversi e capì di essere spacciato. L’altro continuava ad avvicinarsi. Il pazzo, il capo della setta, si sedette vicino a lui e lo guardò in quegli occhi disperati.
“Ma guardati... ” Sussurrò, “Non vali nemmeno le suole delle mie scarpe.” E lo finì con un ultimo colpo.
   
 
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