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Autore: Lady Antares Degona Lienan    16/09/2011    2 recensioni
"E in questa nostra solitudine ci piace crogiolarci appena, come se – come se ci potesse apparire bella"
Erik e Charles. Un'antologia di ricordi.
XMFC-verse, in aggiornamento.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Aria, prato, senno: il freddo

 

 

 

Il vento carezzava l’erba premendo con violenza, usandola come verde trampolino verso il suo balcone e abbandonandola poi a se stessa, in balia delle scosse. Charles pensò che l’erba, in primo luogo, non avrebbe dovuto piegarsi alle lusinghe della brezza, né al suo abbraccio appassionato.

<< Professore >>.

<< Hank >>, lo salutò lui. Nel girarsi per rivolgergli un’occhiata mandò a sbattere la ruota destra contro lo stipite del balcone: la scossa riverberò lungo la sedia, su fino alla base della sua colonna vertebrale. Chiuse gli occhi, li tenne chiusi. Poi li aprì mentre spalancava un sorriso rosso come il sole che andava scomparendo. << Sto bene. Ah, c’era la porta sul mio cammino, temo. Non riesco ancora bene ad abituarmi alle mie nuove… misure. >>

<< Professore - >>

<< Ma imparerò!, ci sono molte prospettive diverse, nuove. Devo solo… entusiasmanti, sì >>.

<< - non fa troppo freddo, ora, per stare soli sul balcone? >>

<< Mio caro Hank, non sono meno solo di quanto non lo sia tu >>, disse. Gli occhi dell’altro lo fissarono da dietro le lenti, enormi e umani, stanchi. Alto, immobile al suo fianco, nuovamente perso senza un’altra figura blu accanto; la consapevolezza di aver contribuito al suo addio, un peso orrendo sul collo. << E in questa nostra solitudine ci piace crogiolarci appena, come se – come se ci potesse apparire bella >>.

Il sospiro breve del ragazzo si spense sulla sua spalla in un alito di vento. Charles cercò di non piegarsi verso di esso, ma la sensazione era inebriante. Chiuse gli occhi, di nuovo.

<< Con il senno di poi - >>, disse. Hank emise un breve risolino gutturale, scosse il capo. La peluria blu gli ondeggiò intorno al volto, docile.

Ad Hank non piaceva il senno di poi: gli lasciava sempre l’impressione di non aver pensato abbastanza quando ne aveva avuto la possibilità. Era lo stesso motivo per cui non piaceva a Charles.

A Charles, però, piaceva ancora di più l’alone di verità che circondava il fautore di tali inutili rivelazioni. Banalità mascherate da verità giunte in ritardo, giustificazioni adornate, vestite da rimproveri. << - non avremmo dovuto >>.

<< Cosa, professore? >>, chiese.

<< Parlare, Hank. Non avremmo dovuto parlare così tanto >>.

<< E pensare? Lo penso ancora. Come posso guardarmi allo specchio e credere che il mio aspetto sia quello che avrebbe dovuto essere? E come avrei potuto mentirle – mentirle ad alta voce? Che ne sarebbe stato dei nostri pensieri, professore? Non avremmo dovuto nemmeno pensare? >>

<< Mio caro Hank. Avremmo semplicemente dovuto pensare ciò che era giusto >>.

 

Col senno di poi, Charles non avrebbe dovuto pensare alle prospettive future. Col senno di poi, Charles non avrebbe dovuto pensare che ci fossero delle possibilità, seppur remote, che Erik rimanesse con lui. Non avrebbe dovuto.

Eppure, nemmeno con il senno di poi che lo investiva di un’aura di verità Charles avrebbe potuto prevedere un cambiamento così repentino nella mente di Erik.

Ed è in virtù di questo suo progetto folle che lui si ritrova a sbattere contro gli stipiti dei balconi ogni volta che vi si affaccia per aspettare un suo ritorno: Erik lo ha reso invalido, Erik lo ha reso vulnerabile. E gli ha dato la speranza: forse un giorno, così come sulla spiaggia, la sua mente subirà un capovolgimento totale e lui tornerà a calpestare i prati verdi davanti alla casa. Per questo, Charles aspetta. Lascia che il vento lo usi come piccola scala per salire ancora più in alto e viaggiare per il cielo, abbandonandolo a terra.

 

A volte si chiedeva se non era proprio questo ciò che Erik aveva fatto con lui: usarlo, abbandonarlo. Poi ricordò i piccoli baci e le carezze leggere e i brevi sorrisi, e quando Hank decise di riportarlo dentro la camera da letto, il freddo lo aveva completamente abbandonato.

<< Professore, lei è in grado di pensare ciò che è giusto? >> Hank si lasciò cadere sulla poltrona di fronte alla scacchiera e gli lanciò uno sguardo indecifrabile. Si spostò appena per essergli di fronte, e mosse il primo pedone bianco.

<< Adesso sì, caro amico. Adesso sì. >>

 

E intanto pensava: qui non dovresti esserci tu.

 

 

 

 

 

 

 

Sono come al solito partita da una sfida con la Sis: oggetto, l'attesa. Visto che poi non mi sembrava abbastanza, ho deciso di scrivere una piccola raccolta di momenti.

Ad maiora,

Ross

   
 
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