Fumetti/Cartoni americani > Transformers
Segui la storia  |       
Autore: ChopSuey    16/09/2011    1 recensioni
[Transformers]
Ho imparato il concetto di “dogma” molto prima di conoscere la parola usata per descriverlo: “Sides ci sarà sempre” è stata la mia personalissima verità assoluta da che mi è dato ricordare.
All’epoca, però, non avevo ancora il minimo sospetto che questo sarebbe equivalso ad una vita infernale.

Fanfic in tre parti sui LamboTwins: AU, humanformers e disastri!
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Neanche la crescita e una maggiore padronanza del linguaggio hanno permesso a quel demente di capire il significato di “lasciami-stare-non-ho-bisogno-del-tuo-aiuto”.
Anche in questo caso avrei milioni di esempi da proporre, ma uno mi pare estremamente esemplificativo del fatto che il mio gemello sia inferiore al resto dell’umanità, indipendentemente dall’impegno che investe nello spacciarsi per un individuo di media intelligenza.
 
Avevamo sedici anni, e di sicuro avevo già capito che quella dei “sweet sixteen” era una cazzata inventata da adulti depressi e nostalgici.
Non è che qualcosa in particolare andasse male, ma allo stesso tempo niente andava davvero bene. Mi sentivo circondato da un branco di persone mediocri e fondamentalmente stupide, quasi tutto ciò con ci venivo a contatto mi dava noia se non fastidio, e l’unica pace la trovavo nella pittura e nella comprensione che solo mio fratello, nonostante la sua idiozia, riusciva a darmi.
 
Era quindi un periodo buio e di incazzatura costante per il sottoscritto, che da adolescente doc non voleva altro se non essere lasciato in pace quando il momento lo richiedeva.
Essere chiuso in casa, con la febbre a quaranta e troppo debole persino per prendere in mano una matita costituiva proprio l’epitome di tale momento: quel giorno volevo solo sonnecchiare sul divano, ascoltare musica e imbottirmi di medicinali.
 
Questo era proprio quello che ero riuscito a fare al mattino, dopo aver convinto mamma che no, per una volta non stavo fingendo di stare male per non andare a scuola e no, non avevo nemmeno intenzione di ridipingere le pareti del salotto (incidente di cui preferisco non parlare) se mi avesse lasciato a casa da solo.
Con la casa silenziosa tutta per me e l’assenza di un gemello rompiballe (che aveva implorato fino all’ultimo nostra madre di lasciarlo a casa per prendersi cura del suo fratellino malato), ero riuscito a recuperare il sonno perduto la notte precedente, fatta di lenzuola sudate, assurdi incubi incentrati su robot giganti dagli occhi rossi e un appello delirante perché Sides mi salvasse da una chiave inglese volante. Ammetto di dire cose senza senso, quando ho la febbre.
 
Allo scoccare dell’una erano però ricominciati i sudori freddi. Mio fratello sarebbe tornato dopo poco, mentre i parents sarebbero arrivati solo in tarda serata: questo significava almeno cinque ore in balia dell’idea che mio fratello aveva di assistenza ai malati.
 
Quaranticinque minuti dopo la Bestia di Satana era tornata.
Senza nemmeno togliersi la giacca Sides era corso in salotto, mi aveva preso la testa tra le mani con una morsa degna di un wrestler professionista più che di un fratello preoccupato, aveva appoggiato le sue labbra gelate sulla mia fronte, congelandomi ben oltre lo strato epiteliale, e aveva chiesto quasi in lacrime: - Come stai, Sunny? - .
 
Stavo troppo male per lamentarmi con coerenza dell’abominevole nomignolo che non mi aveva abbandonato da quando ero ancora troppo piccolo per oppormi con veemenza ad esso, quindi avevo optato per spingerlo via con un mugolio e rannicchiarmi sotto le coperte.
 
Chiaramente l’implicito “lasciami stare” sotteso alla mia reazione era un messaggio troppo sottile perché i neuroni in decadenza di Sides lo cogliessero, quindi l’imbecille aveva concluso che stessi implicitamente chiedendo il suo aiuto.
 
- Tranquillo Sunny! Ci sono qua io adesso! - .
 
Ecco. L’aveva detto.
 
Ero fottuto.
 
Lo stress della situazione aveva probabilmente causato un’impennata verso il basso nei miei fidi anticorpi, tanto che la febbre era risalita fino a lasciarmi stremato e inerte di fronte alla tv (drammaticamente sintonizzata su Studio Aperto e il rischio di estinzione del panda rosso). Non ho perciò memoria di cosa accadde precisamente, so solo che venni riscosso dal torpore da un improvviso sobbalzare del divano, prima che la voce di mio fratello sussurrasse: - Tieni Sunny! Mangia qualcosa, ti sentirai meglio… - .
 
Non è un’esagerazione, ero paralizzato dal terrore.
 
Dal famoso episodio dei quattro anni, avevo questo sano timore di rimanere in spazi confinati assieme a mio fratello, soprattutto se contenitori pieni di sostanze di vario tipo erano coinvolti. L’immagine di Sides con in mano una tazza ricolma di una brodaglia fumante rientrava totalmente in quello che il mio sano e superbo cervello etichettava come pericolo.
 
Di fronte al sorriso disarmante e totalmente idiota del cerebroleso che mi ostino comunque a chiamare gemello e a quell’arma impropria e bollente che insisteva a spingermi tra le mani, era solo una la cosa da fare: avevo preso quello schifo, me l’ero appoggiato in grembo e avevo cominciato a studiarlo perplesso immergendoci il cucchiaio.
Sides non si era mosso dal mio fianco, e mi guardava con quel sorriso incoraggiante e vagamente minaccioso che sfoderava ogni volta che si aspettava qualcosa da me.
 
Non avevo speranza di successo.
 
Potevo solo ingoiare quella sbobba e pregare che tutto andasse bene.
 
Alla prima cucchiaiata (“Signore aiutami, sono troppo giovane per morire”) avevo pensato che l’influenza e l’assenza di percezione da parte delle mie papille gustative non fossero così male, dopotutto; alla seconda (“Buddha, reciterò il Sutra del Loto ogni giorno, ma ti prego non lasciare che questo cibo indegno mi uccida”) avevo deciso che la consistenza quasi gelatinosa potesse essere ignorata; alla terza (“Manitù, tu che sei grande e potente, assistimi”) avevo capito che la lingua era ormai completamente insensibile a causa dell’ustione di terzo grado a cui era stata sottoposta; alla quarta (“Zeus”) avevo storto la bocca in una smorfia che Sides aveva scambiato per un sorriso di ringraziamento; alla sesta (“Allah”) avevo cercato di convincere il mio ostinato e culinarmente incolto fratello che ero già pieno; alla cinquantesima (“Primus”, dato che avevo cominciato pure ad inventare divinità) avevo finalmente finito quell’obbrobrio, e potevo tornare ad ignorare il resto del mondo, cioè il mio gemello.
 
E’ stato due ore dopo che il calvario è iniziato davvero. Avevo cominciato ad avere i sudori freddi, le dimensioni della mia lingua sembravano essersi triplicate, faticavo a respirare e avevo una nausea incredibile. Ovviamente non potevo far altro se non soffrire in silenzio, pena attirare l’attenzione di Sides che per il momento era – Deo gratia -  concentrata sulla Xbox.
 
Dopo un’altra mezz’ora di virile sofferenza, però, non avevo potuto far altro che alzarmi di scatto dal divano, correre in bagno e, senza neppure avere il tempo di chiudere la porta, avevo cominciato a vomitare l’anima.
Ancora.
E ancora.
 
Quattro ore e un viaggio all’ospedale dopo avevano reso chiaro che la mia era la normale reazione a una grave intossicazione da cibo, connessa al fatto che quel deficiente che avevo deciso di rinnegare come fratello avesse usato lo yogurt sperimentale fatto in casa da nostra madre come ingrediente chiave della sua zuppa di merda.
 
Quella volta non solo ebbi la riprova di avere un deficiente come gemello, ma come pure mia mamma non fosse del tutto a posto, dato che bloccò la sfilza di (meritatissimi) insulti che stavo riversando su Sides con una tirata sull’egoismo del vostro umile Sunstreaker, ingiustamente accusato di essere incapace di apprezzare gli sforzi di un amorevole fratello.
 
E’ stato per un miracolo che non ho aperto la portiera della macchina per sfuggire alla pazzia che imperversava nella famiglia, limitandomi invece ad un urlo di frustrazione strozzato e un vaffanculo sussurrato.




Ed ecco il secondo capitolo! C:
In lieve ritardo rispetto alla schedule che mi ero prefissata, ma ho ricominciato a lavorare (e sono pure in depressione... == )
Anyway, spero che enjoyate i twins in questo nuovo, avventuroso (?) capitolo! C;

E adesso corro a vedere 21! ♥
E...se mi lasciate un commentino mi fate felice! C:
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Transformers / Vai alla pagina dell'autore: ChopSuey