Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: pilgrim81    16/09/2011    10 recensioni
Una missione sotto copertura che non va come dovrebbe, una chiacchierata a cuore aperto tra "donne" e tante emozioni contrastanti da gestire. Questo riassunto fa schifo ma non son mai stata brava neanche a scuola! Enjoy
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Central Park al tramonto era uno spettacolo da mozzare il fiato. Non importava averlo già visto per trent’anni, tutte le volte riusciva a catapultarla in quell’atmosfera magica e surreale che solo quel grande parco era in grado di offrire. Nel mezzo di una grande metropoli e allo stesso tempo immersa nel verde e separata dal cemento e dai grattacieli tipici di Manhattan. Per un istante poteva immaginare di essere altrove, in montagna, lontana dal caos e dalla routine giornaliera.

Si incamminò lentamente verso la statua di Alice nel paese delle Meraviglie, la sua favola preferita. Se avesse mai avuto una figlia, l’avrebbe chiamata così, sperando che quel nome l’aiutasse a vivere la vita da sognatrice spensierata che anche la protagonista del racconto aveva avuto.

Sapeva il giro che, turni permettendo, Josh faceva per mantenersi in forma, lo stesso che avevano fatto insieme per un’estate intera: doppio giro del lago, deviazione verso la statua di Alice e uscita dal parco dal lato della Fifth Avenue (Josh adorava correre sudato in mezzo a tutti i ricconi che facevano shopping sulla Quinta per farli scansare schifati). Poi doccia a casa del chirurgo (spesso insieme) e cena abbracciati sul divano ascoltando musica o guardando un film. Non sarebbe sopravvissuta quell’estate senza di lui.

Lo vide svoltare l’angolo che lo portava alla statua, con la sua tenuta da jogging e le cuffie agli orecchi. Lo vide sorridergli, con un sorriso sincero e felice, quando si accorse di lei. Fece un profondo respiro e affrontò le sue responsabilità.

************************************************

Kate Beckett era sempre stata una persona riflessiva, ma mai come in quella settimana, aveva sfruttato ogni singolo momento libero da impegni per sviscerare, senza paura, le sue profondità.

La rottura con Josh era stata dura: il chirurgo non l’aveva presa benissimo, soprattutto considerato che, nonostante l’argomento non fosse stato esternato chiaramente, era ben conscio che la causa di quella rottura aveva un solo nome: CASTLE.

Era uscita dal suo appartamento in lacrime, con dei sensi di colpa enormi, consapevole di aver ferito un uomo straordinario che le era stato vicino e l’aveva fatta ridere quando nessuno pensava di riuscirci. Non aveva sbagliato niente con lei e in diversi momenti si era sentita pronta a fidarsi di lui e a raccontargli di sua madre. Ma quando arrivava il momento c’era sempre qualcosa che la tratteneva, qualcosa che la frenava dall’aprirsi completamente.  E forse, inconsciamente, quel qualcosa aveva ancora lo stesso nome: CASTLE.

Era passata una settimana da quella chiacchierata al caffè e la rottura con Josh: al distretto non si era fatto vivo e non si erano sentiti neanche per messaggio. Da un paio di sguardi intercettati tra Ryan ed Esposito aveva intuito che era rimasto in contatto con loro in questo periodo, ma nessuno le aveva detto niente.

Non sapeva se fosse pronta a rivederlo, ad affrontarlo. Ma Alexis partiva per Boston quel giorno e voleva esserci. E solo per questo aveva preso coraggio e adesso stava per bussare alla casa dello scrittore.

La faccia di Rick passò dallo stupito al felice in un attimo quando aprì la porta. Evidentemente non si aspettava di vederla. Kate gli sorrise timidamente, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore. Le faceva piacere vedere quel sorriso sul volto dello scrittore: aveva temuto del risentimento per essere sparita per tutto quel tempo.

“Ciao, Castle,” bisbigliò timidamente.

“Kate! Ciao… io… accomodati,” disse facendo spazio alla detective. Chiuse la porta dietro di sé e rimasero a guardarsi in silenzio per un paio di secondi che ad entrambi parvero ore

Era passata solo una settimana ma le sembrava un secolo che non lo vedeva. E forse era solo la sua nuova consapevolezza, ma le sembrava diverso: quello sguardo arrogante e dispettoso che normalmente sfoggiava aveva lasciato spazio alla dolcezza e alla tenerezza. Possibile che non si fosse mai accorta di questa sfaccettatura della sua personalità?

“Sono felice di vederti, Kate,” la voce di Castle la risvegliò dai suoi pensieri.

“Sono passata a salutare Alexis, non sono in ritardo vero?” vide il suo sorriso appannarsi, ancora forse non aveva ben digerito l’imminente partenza della figlia.

“No, è di sopra a fare la valigia. O meglio, la sua quarta valigia. Credo l’abbia fatta e disfatta almeno quattro volte! Forse se vai a darle una mano decide finalmente cosa portare,” le disse con la mano verso le scale che portavano alla camera dell’adolescente.

Kate sorrise a Castle e si incamminò sulle scale. Bussò delicatamente alla porta di Alexis ed entrò alla sua risposta. Non appena la vide scoppiò in una risata: Alexis seduta sul letto con aria insoddisfatta che fissava la sua valigia che le sarebbe stata sufficiente per un anno intero!

“Non c’è niente da ridere, Kate! Ho riempito la valigia di cose orrende e Ashley non vorrà neanche guardarmi.”

“Ti dirò due cose signorina: la prima è che non credo esista vestito sulla terra che possa renderti orrenda. La seconda è che se Ashley è davvero innamorato di te, ti vedrà bella anche con la tuta da ginnastica che usi quando hai la febbre!”

Voleva aggiungere anche il punto tre: gli uomini non si accorgono neanche se hai un completino intimo un po’ più sexy (che magari hai acquistato apposta per loro) piuttosto che i mutandoni della nonna in certi momenti. Ma decise che questo tragico aspetto dell’universo maschile avrebbe dovuto scoprirlo a sue spese, non aveva senso rovinarle l’idillio in questo momento.

“Lo so… e non è vero che non c’è niente di carino… sto solo scaricando le mie paure su quella valigia,” piagnucolò Alexis.

“Direi che la tua analisi è perfetta!” disse Kate sedendosi sul letto accanto a lei. “Ehi, guardami! Eri così felice due settimane fa, che cosa è cambiato adesso?”

“Lo sono ancora Kate ma…”

“Ascoltami: vivi questa vacanza al minuto. Non pensare a cosa farai tra un’ora o domani o tra dieci minuti. Vivila secondo per secondo e fai solo e soltanto ciò che vuoi fare in quel secondo. E vivilo appieno! Qualsiasi cosa farete, ovunque vi condurrà questa vacanza nella vostra relazione, sarà magica e non capiterà così spesso di riprovare quella magia,” le disse accarezzandole gentilmente una guancia.

“Le paure ci saranno sempre nella vita Alexis. Paure e insicurezze ti accompagneranno per sempre. Alcune di esse devono essere superate con coraggio, altre vanno rispettate e va dato loro il tempo di sparire. Sono le paure che ci mantengono in vita e ci proteggono dal male o dal dolore. Almeno fino a quando non decidiamo che la persona che hai di fronte valga il rischio di scoprirsi e vincere le insicurezze. Mica penserai che solo perché sono più vecchia di te io non ne abbia vero?”

“Ne hai?” chiese debolmente Alexis.

“Più di quante immagini! E forse più di te in questo momento! Vai a Boston e divertiti. Fai tutto e solo quello che ti senti di fare e saranno tre giorni splendidi.”

“Grazie, Kate,” le disse buttandosi al collo prima di essere interrotta da un battito alla porta.

Si voltarono entrambe e videro spuntare la testa di Rick.

“Milady, il principe è arrivato.”

Alexis sorrise e scese le scale con la valigia, seguita dal padre e da Beckett.

“Così tu saresti Ashley?!” chiese Kate infilando una mano in tasca in modo che il calcio della sua Sig Sauer casualmente apparisse dalla giacca. Ashley sembrava un ragazzo apposto, ma meglio che capisse immediatamente con chi avrebbe avuto a che fare se avesse ferito Alexis.

“Sì Signora… ehm, Detective… Detective Beckett,” disse farfugliante il ragazzo.

“Kate va benissimo,” disse allungando la mano per salutare il ragazzo già sufficientemente intimidito.

“Forse dovremmo andare se non vogliamo perdere il treno,” disse Alexis per toglierlo dall’imbarazzo.

“Sì, meglio. Buona giornata, Signor Castle, e anche a lei, Detective Kate… Beckett… Signora!”

Beckett riuscì a mala pena a contenere la risata prima di abbracciare forte Alexis per salutarla.

“Buona vacanza Alexis e non dimenticare, VIVI ogni attimo senza pensare a quelli dopo…” le disse all’orecchio stringendola ancora più forte. “No, ecco… magari se poi decidete di fare un certo passo pensateci alle conseguenze… tuo padre non è pronto ad essere chiamato nonno ancora, ok?”

Alexis rise e la strinse ancora più forte per ringraziarla prima di spostarsi e salutare suo padre. Vide i due guardarsi intensamente per qualche secondo prima che Castle cedesse e la stringesse a sé con tutte le sue forze. Se lei era stata attenta a non farsi sentire da Castle (e ci era riuscita evidentemente visto che non era stramazzato al suolo alla parola “nonno”), lei percepì indistintamente il “ti voglio bene” che padre e figlia si scambiarono prima di separarsi.

Alexis salutò nuovamente entrambi con la mano e uscì di casa lasciandoli imbambolati a guardare la porta. Kate cercò di scacciare dalla testa quanto gridasse “famiglia” tutta quella scena e si concentrò su Castle, cercando di decifrare le sue sensazioni.

“Tutto bene?” gli chiese appoggiando la sua mano sull’avambraccio.

“Non posso più chiamarla la mia bambina, vero?” disse con voce tenera.

“Lo sarà sempre, Castle. Mio padre ancora mi chiama così!”

“Grazie” le disse Rick guardandola.

“E di cosa?”

“Di esserci per lei e soprattutto… di quel giochetto che hai fatto con Ashley, con la pistola.”

“Io? Non ho fatto nessun giochetto,” disse mal celando il sorriso.

“Certo, Detective, come no! Se non altro spero che ci pensi una volta in più prima di farla soffrire.”

“E’ la mia speranza Castle, ma sai, è un uomo, non si può sperare in tanta furbizia.”

“Ahhhh, sento una vena polemica nei miei confronti!”

“Solo perché hai la coda di paglia” sorrise. Chiuse gli occhi e ridendo scosse la testa, “Sai Castle, un tempo li trovavo irritanti, ma adesso mi sono mancati questi battibecchi.”

“A me sei mancata tu,” disse guardandola dritto negli occhi.

La sua espressione di panico doveva essere plateale dato che Castle fu prontissimo a deviare abilmente e tornare a toni scherzosi e argomenti neutri.

“Ti va un bicchiere di vino con me? Ho bisogno di compagnia per eliminare dalla mia testa immagini che includono mia figlia, Ashley e un letto,” disse correndo verso la sua riserva di vini e tirando giù due bicchieri dalla credenza.

“Banale Castle, perché mai dovrebbero obbligatoriamente usare un letto?” rispose avvicinandosi al bancone della cucina e afferrando il bicchiere che Rick le aveva già preparato. La faccia di Rick si contorse maggiormente al pensiero.

“Beckett abbi pietà. E’ già abbastanza dura così.”

Beckett sorrise e sorseggiò il vino con aria divertita. Torturarlo rimaneva sempre il suo passatempo preferito.

“Ma questo potrebbe darmi interessanti spunti per il passato di Nikki Heat… Ti spiacerebbe condividere con la classe?” sorrise Rick appoggiando le braccia al bancone e avvicinandosi a lei.

“Sì che mi dispiace. L’ultima cosa che voglio è vedere la mia vita sessuale stampata su carta e a pubblica utilità di tutti. Mio padre ha già letto i primi due libri e ho durato sufficientemente fatica a convincerlo che è solo frutto della tua fantasia e niente è tratto dalla realtà.”

“Non credo che avrò mai il coraggio di incontrare tuo padre. Va beh, Beckett, visto che sei così riservata dovrò limitarmi a inventare le follie della ribelle Nikki e dei suoi incontri hot nei bagni delle discoteche,” sorrise con un po’ di timore.

Kate sorrise abbassando lo sguardo. Doveva ammettere che Castle aveva del fegato a riportare in ballo l’argomento in quel modo. Se non fosse stato per lui, lei lo avrebbe evitato volentieri. Ma adesso era impossibile evitarlo.

“In realtà, la ribelle Kate dell’adolescenza non si faceva abbordare in discoteca così facilmente,” sorrise al ricordo, “E in tutta la vita mi è successo solo due volte di trovarmi nei bagni di una discoteca a intrattenere corporee conversazioni con uomini.”

Rick fece il giro del bancone e si sedette accanto a lei.

“E com’è andata?” disse flebilmente.

“Il primo è andato all’ospedale per un colpo ben assestato in zone poco piacevoli,” disse sorridendo alla smorfia di simpatizzante dolore di Castle. “Al secondo ho quasi slogato una spalla,” aggiunse portando la mano sul braccio di Castle. “Come sta?” chiese con preoccupazione.

“Beh, vista la fine che ha subito il mio predecessore, non mi lamento affatto,” le sorrise coprendo la mano di Kate con la propria. Kate rise ed istintivamente intrecciò le dita con quelle di Castle.

Si guardarono per un lungo istante prima che Kate rompesse il silenzio.

“Anche io ti devo delle scuse Castle. Non ero arrabbiata con te… o almeno, non solo. Come hai ben intuito ero molto più arrabbiata con me stessa che con te. Niente fino ad adesso aveva mai interferito col mio lavoro e rischiare di mandare a monte un’operazione per colpa mia sarebbe stata una cosa che non mi sarei perdonata.”

“Sei troppo dura con te stessa. E io ti devo delle scuse enormi per il mio comportamento da adolescente ferito nell’orgoglio.”

Vide il suo sguardo serio passare in un attimo a quello scherzoso a cui era abituata.

“E rimanendo nel mio atteggiamento adolescente, devo dire non mi spiace l’idea di farti questo effetto, Detective. Ed io che credevo di esserti del tutto indifferente.”

Kate rise e alzò gli occhi al cielo prima di confessare: “Mi sei tutto tranne che indifferente, Castle.”

E lo sguardo di terrore le si dipinse in faccia quando si rese conto di cosa aveva detto. Sperare che lui non lo avesse sentito era inutile. Dal modo in cui la stava guardando era chiaro che aveva sentito tutto.

“Davvero?” chiese lo scrittore con un soffio di voce.

Mentire adesso non aveva più senso. Una settimana di pensieri e riflessioni avevano portato ad un’unica soluzione: era innamorata di Rick Castle.

“Davvero,” confermò guardandolo negli occhi.

La mano di Rick si posò sulla sua guancia e il suo pollice le sfiorò le labbra. Kate chiuse istintivamente gli occhi a quel tocco leggero. Il cuore iniziò a batterle a ritmo forsennato e la sua mania di controllo iniziò a vacillare fino a perdersi completamente quando il dito fu sostituito dalle labbra di Rick.

Le mani di Kate si portarono sulla sua camicia, quasi a cercare il sostegno che quel bacio le stava togliendo. Delicato e allo stesso tempo pregno di sentimento, con quel bacio percepì tutto l’affetto che quell’uomo, lo sbruffone sciupa femmine, provava per lei.

Nessuno dei due sembrava aver fretta di approfondire quel contatto: entrambi sembravano apprezzare appieno quello sfiorarsi, sfuggirsi e morsicchiarsi le labbra che tacitamente avevano accettato.

Quel bacio era totalmente diverso da quello prepotente e passionale che si erano scambiati nel night club. Anche quando le loro bocche si erano schiuse e le loro lingue avevano iniziato a cercarsi e a danzare insieme,  la dolcezza di quel bacio non diminuì. Se il primo bacio era da catalogarsi tra quelli passionali, questo aveva decisamente un’altra definizione: SENSUALE.

Rick con quel bacio languido, dolce e allo stesso tempo carico di erotismo, la stava corteggiando. Ogni volta che usciva con un ragazzo nuovo immaginava il bacio perfetto (rimanendone spesso delusa). Con Rick poteva finalmente ammettere di averlo provato. E questo, come sempre, la terrorizzava.

Le mani, poggiate sui suoi pettorali si strinsero, imprigionando tra le dita la camicia di Castle e improvvisamente Kate si staccò da quel bacio e poggiò, col fiato corto, la testa sulla spalla dello scrittore.

Poteva distintamente sentire sotto la sua mano, il cuore di Rick galoppare a duemila battiti al minuto e il suo respiro altrettanto affannato. Non voleva guardarlo negli occhi per paura di leggervi risentimento per questa brusca e inspiegata interruzione.

“Dimmi quali sono le tue paure, Kate,” sentì la profonda voce di Rick sussurrarle nell’orecchio, mentre con la mano le percorreva la schiena.

Alzò lo sguardo verso di lui, stupita di quanto riuscisse a leggerle dentro.

“Ho sentito quello che hai detto ad Alexis prima… Voglio tutto di te, Kate, la tua testardaggine, la tua dolcezza, la tua malinconia, la tua gioia e anche le tue paure. Sono pronto a rispettarle una per una e a darti il tempo di realizzare che sono l’uomo per cui vale la pena affrontarle. Chiedimi quello che vuoi: tempo, spazio, qualsiasi cosa per fartele superare, ma ti prego, non facciamoci bloccare. E’ Josh a frenarti?”

Riappoggiò la testa sulla sua spalla e strinse a sé lo scrittore.

“Ho lasciato Josh una settimana fa,” disse dando il tempo a Castle di assorbire la novità.

“Rick… la mia paura è una sola… soffrire. Ho una fottuta paura di soffrire. Sono rimasta in piedi dopo l’omicidio di mia madre ma mio padre è quasi sprofondato. E non so se per un’altra grande sofferenza avrei la stessa forza e non voglio toccare il fondo come ho visto fare a lui. Non sono mai arrivata a legarmi veramente a nessuno dei ragazzi che ho frequentato, proprio per evitare di soffrire nel momento in cui se ne fossero andati, ma con te,” disse alzando la testa e guardandolo, “Con te le mie più forti barriere protettive sono crollate. E più lottavo per non legarmi a te e più ti intrufolavi in parti di me sconosciute persino a me stessa. E nonostante sia certa che finirei per farmi molto male con te, non riesco a ignorare ancora quello che provo.”

Il sorriso di Rick si aprì nuovamente e le prese il volto, incorniciandolo nelle sue grandi mani.

“Kate, non posso prometterti che non ti farò mai soffrire, arrabbiare o rimpiangere questa decisione. Sono un istintivo, un passionale, un uomo con una voglia ancora matta di giocare, quindi sì, ci saranno giorni in cui ti esaspererò. Ma posso prometterti una cosa, Kate Beckett, non passerà giorno in cui non ti dimostrerò quanto ti amo e quanto ti sia grato e riconoscente per aver avuto fiducia in me. Questa fiducia da parte tua è il regalo più grande che nella vita potrò mai ricevere e non intendo in nessun modo rovinarlo.”

“Ti chiedo solo una cosa: frena la tua istintività e dammi tempo di abituarmi a noi e a questa nuova cosa. Per un po’ sarò naturalmente tentata di tagliarti fuori, mi conosco. Dammi il tempo di lottare con me stessa prima di grandi dichiarazioni, grandi cambiamenti e grandi proposte, ok?”

“Ehi, come sapevi che ti avrei chiesto di trasferirti qui immediatamente?” disse rompendo la tensione Rick.

Kate sorrise prima di tirare a sé il corpo di Castle e ricominciare a baciarlo. Adesso la dolcezza aveva lasciato posto alla passione e all’ansia di procurare e ricevere quelle sensazioni che solo loro sembravano essere in grado di provocarsi a vicenda.

Le mani di Rick scivolarono sui suoi fianchi e la tirarono maggiormente a contatto col proprio corpo. Quella sensuale danza di bacini interrotta bruscamente due settimane prima prese nuovamente vita e i gemiti di entrambi risuonavano nel loft. Questa volta era Kate a dettare il ritmo e Rick sembrava quasi intimidito da lei. Ma poi sentì le grandi mani dello scrittore intrufolarsi sotto la sua maglia e trovare il primo contatto con la sua morbida pelle. Con una lentezza esasperante le risalirono il torace prima di fermarsi proprio sotto il suo seno.

Kate rilasciò il respiro che non si era accorta di trattenere in attesa di quel contatto che invece Castle le stava negando.

Staccò le labbra dalle sue e le portò sul suo orecchio, alternando sul suo lobo piccoli morsi e percorsi imprecisati con la lingua.

“Kate…” il suo nome uscì strozzato dalla bocca di Rick. Se la loro eccitazione non fosse già chiara dalla mancanza di parole, i loro corpi uniti non lasciavano dubbi.

La mano di Rick si intrufolò sotto il bordo del suo reggiseno ma sembrava frenata nell’andare oltre. Non più capace di resistere all’attesa, Kate afferrò il polso dello scrittore e portò la sua mano a pieno contatto col suo seno. Chiuse gli occhi e lasciò cadere indietro la testa, lasciando sfuggire un pesante sospiro alla sensazione delle sue dita su di lei. Riportò lo sguardo in quello di Castle. I suoi occhi erano diventati blu profondo anche se rimaneva sempre, sul suo volto, un’espressione di timore e incertezza.

Intrecciò le sue dita  alla mano di Castle rimasta sul suo fianco. Sussurrare “permesso accordato” bastò a trasformare il fino ad allora timido Castle, nell’amante focoso che aveva sempre sospettato fosse.

La mano sul suo seno iniziò a torturarle lentamente un capezzolo mentre l’altra era scesa sul fondoschiena ad aumentare l’attrito tra i loro corpi. E nel loro bacio si perdevano i gemiti che ormai nessuno dei due riusciva a contenere.

Interruppero quel contatto per impellente mancanza di ossigeno. I capelli di Rick andavano un po’ in tutte le direzioni e il suo sguardo passionale aveva lasciato spazio anche a quella scintilla di giocosità che lo contraddistingueva. Si guardarono e scoppiarono a ridere insieme.

“E se spostassimo il divertimento sul grande letto che c’è a pochi passi da qui? Troppo banale per l’impavida Kate Beckett?” le sussurrò col sorriso sulle labbra abbracciandola.

“Io ho detto solo che il letto è banale, non che non adori la banalità,” rispose iniziando a slacciare i bottoni della camicia di Rick e baciando languidamente ogni nuovo pezzo di pelle scoperta.

“Ma se continui così non garantisco di arrivarci,” rispose sfilandole la maglia e gettandola dietro di sé. Kate sorrise sul suo petto, felice di avere la conferma del suo potere su di lui.

Il reggiseno di Kate sparì dietro il bancone della cucina un secondo dopo e quel vuoto fu immediatamente colmato dalle mani e dalla bocca dello scrittore.

Camminarono impacciati fino alla camera, nessuno dei due pronto a staccarsi dall’altro. Se il prezzo da pagare era qualche soprammobile rotto da un incauto urto, Rick era assolutamente disposto a pagarlo se la ricompensa era una Kate semi nuda tra le sue mani.

Arrivati al bordo del letto l’atmosfera tornò nuovamente seria, consci che il passo che stavano per compiere avrebbe cambiato per sempre le loro vite.

Le mani di Castle accarezzavano distrattamente i suoi fianchi e le loro fronti poggiate insieme creavano un circolo solo loro, dove il mondo esterno era bandito.

“Sei sicura? Hai detto che vuoi tempo e sono disposto a darti tutto quello che ti serve.”

Sorrise alla premura dello scrittore e come quella prima volta, ma con un altro Alexander, fu lei a prendere le mani di Castle e a portarle sul bottone dei suoi pantaloni prima di slacciare i jeans dello scrittore senza mai staccare lo sguardo dal suo.

Si ritrovarono nudi su quel letto king size tra risa e momenti di cocente passione. Rick faceva l’amore esattamente come viveva ogni singolo giorno: in modo appassionato, dedicato e generoso, pronto a portare risa e scherzi in ogni momento e a diventare dannatamente serio quando si trattava di dimostrare tutto ciò che provava per lei.

E con sua somma gioia, l’ormai non più adolescente Rick Castle, manteneva egregiamente i ritmi di quella giovane età.

“Time out,” disse Kate col fiato corto e accasciandosi sopra di lui dopo la terza volta che le aveva fatto raggiungere vette che pensava esistessero solo nei film e nei romanzi.

“Non dirmi che sono riuscito a distruggere l’instancabile Kate Beckett,” disse posandole un dolce bacio sulla tempia, anche lui in piena fase di recupero fiato.

“Anche se odio alimentare il tuo già sufficientemente sviluppato ego… you got me, writer,” disse girandosi a guardare il sorriso gongolante sulla faccia del suo nuovo amante.

“Yes!” esclamò alzando un pugno al cielo. “Brillante tattica, Castle,” disse a sé stesso camuffando la voce e fingendo di essere un qualche allenatore di chissà quale squadra, “Distruggere l’avversario prima che lui distrugga te.”

Il pugno sulla spalla che ricevette da Kate lo riportò alla vita reale.

“Ouch! Lo sai? Che rimanga tra me e te…” disse Rick avvicinandosi al suo orecchio e sussurrandole dolcemente, “Ero terrorizzato all’idea di non averti definitivamente distrutta… Non ce l’avrei proprio fatta se mi avessi chiesto un’altra replica,” disse con faccia preoccupata. La risata serena di Kate riecheggiò nella stanza e contagiò anche Rick.

****

Quando si risvegliarono, qualche ora dopo, la stanza era immersa nel crepuscolo. La testa di Kate appoggiata sulla sua spalla, la sua mano che disegnava forme prive di senso sul suo petto e le loro gambe intrecciate insieme: se pensava a quante volte lo aveva immaginato quando lui era soltanto il suo scrittore preferito le sembrava quasi irreale adesso viverlo.

“Kate,” sentì il suo nome rimbombare nel suo torace.

“Mmmh,” rispose lei poggiando il mento sul suo petto e perdendosi nei suoi occhi azzurri.

“Io ti…”

“Shhhhhhhhhh,” gli disse portando la mano sulla bocca dello scrittore ad impedirgli di parlare, “Dillo e il record mondiale di velocità sui 100m di Bolt sarà spazzato via in un attimo dalla sottoscritta.”

Il sorriso dello scrittore si allargò sotto la sua mano. Le prese un polso, le baciò il palmo della mano e lo appoggiò sul suo petto.

“Il fatto di non dirtelo non vuol dire che non lo provi comunque, lo sai vero?”

“Sì, e tu sai che per me è lo stesso solo… ho bisogno di tempo, Rick, e quello che ho detto prima vale lo stesso, nonostante lo straordinario sesso appena condiviso,” aggiunse alzandosi sulle braccia e sfiorandogli le labbra con un bacio.

La afferrò per la vita e la trascinò sopra di sé. Kate decise di porre resistenza e quel discorso dannatamente serio si trasformò in una giocosa lotta tra risate e lenzuola.

Rick non solo era un bambino intrappolato in un corpo da adulto, ma riusciva a tirare fuori la bambina Kate che si era addormentata il giorno della morte di sua madre.

Il gioco venne interrotto dal suono di un cellulare.

“Rick, è un messaggio, devo vedere chi è, potrebbe essere la centrale,” disse tra le risa mentre cercava di liberarsi dalla sua presa.

Arrivò al margine del materasso e afferrò i suoi pantaloni rimasti in terra da prima. Prese il cellulare e lesse il messaggio.

Il volto di Rick si affacciò da sopra la sua spalla. Le lasciò un bacio sul braccio e poi vi si appoggiò col mento.

“E’ la centrale?” chiese preoccupato di dover interrompere quel pomeriggio.

“No, è Alexis,” sorrise Kate nascondendo lo schermo agli occhi di Rick.

“Alexis?? Che dice?” disse allungandosi e cercando di afferrare il cellulare dalla mano di Kate.

“Rick, fermo, non vuoi saperlo!” rise lei cercando di tenerlo lontano.

 “Ma se si tratta della mia bambina, voglio sapere tutto,” disse con un ultimo colpo di reni afferrandolo.

Si rigirò sul lato e si appoggiò alla testata del letto con sorriso soddisfatto in volto.

“E’ stato fantastico e dalla seconda volta in poi… WOW! Grazie Kate??? Kate! Dovevi impedirmi di leggere questo messaggio!” disse piagnucolando e buttandosi giù con il cuscino sulla testa.

“Cosa stavo tentando di fare prima?” disse afferrando il cellulare dall’inerme mano di Rick e togliendogli il cuscino dalla testa.

“Adesso la mia fervida immaginazione da scrittore non riesce a fermarsi… lo sapevo…” disse portandosi entrambe le mani sul volto.

Kate sorrise all’immagine del padre sconvolto di fronte a lei: non lo avrebbe mai confessato, ma sperava di rivivere le stesse scene con una piccola Castle che avesse i suoi riccioli ribelli e gli occhioni blu del padre. Decise per adesso di andargli solo in soccorso. Montò sopra di lui, portando una gamba dall’altra parte del suo bacino, gli afferrò le mani che gli coprivano il viso e le poggiò sulle sue gambe.

“E se distraessi la tua brillante mente di scrittore con qualche diversivo?” disse maliziosamente iniziando a muovere sopra di lui il bacino e non lasciando adito ad interrogativi su che tipo di distrazione avesse in mente.

“Davvero?” chiese Castle come un bambino a cui è appena stato concesso di comprare il suo giocattolo preferito.

Kate sorrise  e si abbassò sulle sue labbra.

“Per una volta che ho il piacere di essere io la fonte di distrazione…” sussurrò prima di perdersi nuovamente in Rick Castle.

The End

Angolo autrice: ed eccoci alla fine di questa fatica! Spero vi sia piaciuta almeno la metà di quanto sia piaciuto a me scriverla.
Ho altre ideucce in testa ma adesso devo concentrarmi a scrivere qualcosa di più importante, la mia tesi, e quindi Castle deve aspettare. Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito e, soprattutto, auguro a tutti un grandioso 19 settembre! CI SIAMO!!
Bacio


  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: pilgrim81