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Autore: Ksanral    17/09/2011    7 recensioni
Lily Evans, quindici anni, Prefetto di Grifondoro, studentesa impeccabile, abilissima pozionista, sta per cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts (Ricordate...? Quello del peggior ricordo di Piton).
Ma siamo sicuri che sia solo questo? Siamo sicuri che la storia sia andata esattamente come la pensiamo?
Volete sapere come mai Lily Evans rifiutava continuamente gli inviti di James Potter? Forse non è solo perché lui è così tanto pieno di sé...
Dal ventottesimo capitolo:
«Neanche morta, Potter! Neanche morta!»
«Ma non sai neanche cosa stavo per chiederti!»
«E da quanto aspetto di ascoltarti prima di dirti di no? Tanto, Potter, sia che tu mi stia per chiedere di uscire, sia che tu mi stia per chiedere qualsiasi altra cosa, la risposta sarà comunque “no”.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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= Ancora di Salvezza =

Nei giorni che seguirono, sviluppai una sorta di paranoia. I miei pensieri si aggiravano sempre intorno alle parole di Petunia, che avevano fatto più breccia nel mio cuore che nella mente, fino a farle espandere e lambire altre realtà della mia vita al di fuori di Sirius. Iniziai a dubitare dell’amicizia delle ragazze, della gentilezza di Remus e infine anche dei Potter. Erano Purosangue, pensai, perciò mi avevano accettato in casa loro per pena o pietà, come si fa con un animale ferito che si trova per caso: lo si accoglie finché non muore. Quindi, per evitare loro il disagio creato dalla mia presenza, mi chiusi in camera, uscendo solo per i pasti e ritirandomi il prima possibile e se James o il signor Potter provavano a venire in camera, fingevo di dormire o chiudevo la serratura con la magia. Una parte di me era consapevole di quanto insano e sbagliato fosse il mio ragionamento, la stessa che ogni notte si alzava per aiutare James e farsi confortare da lui – per quanto un ragazzo in lacrime preda di feroci incubi poteva arrecare conforto –, ma non riuscivo a evitare di pensarla a quel modo.
Cercavano di coinvolgermi, alle volte James entrava in camera mia, forzando anche la serratura, e si sedeva sul letto, anche se fingevo di dormire. Iniziava a parlare, cercando, credo, di stimolare la mia curiosità, ma io non volevo. Come potevo infliggergli il peso della mia presenza, per di più se avessi iniziato a conversare amabilmente?! Non potevo… Perciò continuavo a fingere di dormire, finché lui, sospirando, non si alzava e usciva. Allora scoppiavo a piangere, bagnando tutta la federa e le lenzuola, finché una piccola elfa domestica non appariva timidamente in camera per cambiarle. Scoprii che si chiamava Tinker e a volte, quando volevo distrarmi un po’, chiacchieravo con lei. Era piccola e buffa – per essere un elfo domestico, s’intende – e aveva uno strano accento, che non riuscii mai a definire. Però mi stava simpatica, la vedevo come mia pari e riusciva a strapparmi qualche sorriso, quando cercava di sfilarmi il cuscino da sotto la testa, senza disturbarmi.
Persi la cognizione del tempo, non sapevo più quanto tempo era passato, riuscivo a malapena a capire quand’era giorno e quando notte, per via delle urla di James nei suoi incubi. Io non dormivo, mi appisolavo, per poi svegliarmi prima di iniziare a sognare. Avevo pensato a una Pozione Soporifera, quelle che impediscono a ogni manifestazione inconscia di manifestarsi, appunto, ma avrei dovuto chiedere gli ingredienti e non me la sentivo.
Perciò quando un giorno dopo tanti, ma non diverso dai precedenti, James irruppe nella stanza cogliendomi di sorpresa e quindi sveglia e senza alcuna scusa per non ascoltarlo o non rispondergli, rimasi stupita di sapere che Hogwarts aveva chiuso per l’estate e che gli studenti erano in vacanza. Mi sembrò un mondo totalmente distante dal mio, parallelo, e sembravano passati secoli, se non millenni, da quando anch’io ne facevo parte.
«E quindi?» gli domandai, in tono piatto, privo di qualsiasi emozione.
«Quindi Sirius, Remus e Peter finalmente possono venire qui.»
«Bene.» non diedi a vedere quanto mi scioccò l’idea di avere altri maghi intorno, non si capì per nulla che già dopo quella frase stavo cercando una soluzione per sottrarmi a quell’incontro.
«Remus è anche tuo amico… Mi ha scritto che è molto preoccupato per te, dato che non hai risposto nemmeno a una delle sue lettere…» non ricordavo neanche di aver ricevuto lettere, tantomeno di averle lette.
«Mi dispiace…» risposi, mantenendo lo stesso tono.
«Penso che sarebbe carino da parte tua se…ehm…venissi a salutarlo. Solo a salutarlo, nulla di più. O se vuoi, può venire lui.» disse e sembrava davvero imbarazzato, ma dubitai di quella reazione. Dubitai delle sue parole, del dispiacere di Remus – che nonostante avesse un suo problema, era comunque un mago a tutti gli effetti – e dubitai di qualsiasi cosa esistente al mondo, tranne il dato di fatto che avevo perso la mia famiglia e ora stavo in piedi in una camera da letto.
«Ci penserò…» risposi, cercando una scusa per congedarlo «Ora devo andare a farmi la doccia. Tinker mi ha preparato il bagno.» il che non era del tutto una bugia. Mi voltai e mi diressi verso il bagno, lasciando a lui la scelta di uscire o aspettare in eterno il mio ritorno.


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Non sapevo più cosa pensare. Non sapevo più cosa fare per lei. Più provavo ad avvicinarmi, più la sentivo scivolare via in un luogo che, temevo, non avrei mai potuto raggiungere. Non volevo lasciar perdere, ma non sapevo cos’altro fare senza causare altri danni. Il fatto era che cercare di salvarla, salvava anche me. Mi evitava di pensare al dolore che provavo, mi evitava di rivivere gli incubi che mi assalivano la notte, prima che lei arrivasse. La verità era che mi ero reso conto di dipendere da lei per superare la notte e l’idea che lei si chiudesse in quella maledetta stanza, che rimanesse lì da sola a rimuginare mi stringeva il cuore ancor peggio che tutto il resto, perché – egoistico, lo so – non avrei più avuto il suo conforto se si fosse persa in quel mondo che la sua mente aveva creato. Ma non sapevo cosa avesse scatenato tutto, non sapevo nulla a dire il vero. Quando riuscii finalmente a parlarle, mi sembrò già troppo tardi. Il suo tono e la sua espressione erano vuoti, piatti, privi di qualsiasi inflessione, persino dell’irritazione che io avrei provato se qualcuno mi avesse detto cosa dovevo fare e che in situazioni normali avrebbe provato anche lei. Decisi che ne avrei parlato ai Malandrini, magari tutti insieme saremmo riusciti a organizzare qualcosa.

Quando i ragazzi arrivarono, per un istante, dimenticai ogni cosa. Vederli lì, accanto a me come lo erano da quasi sette anni ormai, mi dava un senso di sicurezza e tranquillità. Mi sembrava che potesse crollare il mondo, ma che noi saremmo rimasti, perché loro erano al mio fianco. Sedendoci in salotto e iniziando a chiacchierare del più e del meno, di stupidaggini che avevamo fatto o che volevamo fare, mi sentii per la prima volta da giorni sollevato. Seppi in quel momento che tutto si sarebbe sistemato, che sarei stato bene, che, anche se non sarei mai più tornato quello che ero prima, avevo davanti un futuro che avrebbe potuto riservarmi serenità o addirittura felicità. E se c’era speranza per me, forse ci sarebbe stata anche per Lily.
«Sono preoccupato per Lily…» disse Remus, come se si fosse trattenuto fin troppo e volesse affrontare l’argomento, interrompendo le pianificazioni per la successiva luna piena.
«Anche io… È sempre chiusa in camera, persa in un qualche mondo che si è creata…» risposi facendo un cenno al piano superiore. «Esce a malapena per pranzo e cena… Non so più cosa fare…» mi accorsi che il mio tono aveva un che di disperato.
«Cioè mi stai dicendo che Evans è in casa tua?» domandò Sirius.
«Sì… Pensavo di avertelo detto…»
«Ormai non do più credito alle tue fantasie su di lei…» commentò con una scrollata di spalle e al contrario di tutte le altre volte, mi fece ridere.
«Comunque sia, io vado a vedere se riesco a farla uscire… Tu cerca di spiegargli la situazione e tu invece cerca di ascoltare stavolta…» ci ordinò Remus, alzandosi e avviando al piano superiore. Dubitavo che ottenesse qualcosa.


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Sapere che Lily era sola, persa nel dolore, senza che io potessi fare qualcosa per aiutarla mi stava torturando. Vedere Remus alzarsi e tentare al posto mio fu un’ennesima pugnalata e ascoltare James raccontarmi tutto quello che era successo, sapere che lui sapeva molto più di me sulla sua situazione, mi uccise definitivamente.
«…E così, poi, il giorno del funerale, ho quasi preso a pugni sua sorella, solo che quel grassone del suo fidanzato si è messo in mezzo e gli ho fatto un occhio nero, tutto perché lei mi ha impedito di prendere la bacchetta. Ti rendi conto? Non ha voluto farle del male!» esclamò James, piuttosto arrabbiato.
«Hai fatto benissimo, Ramoso… Anche se non hai colpito quella Babbana.»
«Io credo che Lily sia dispiaciuta per la sorella e che si incolpi per quello che è successo…» aggiunse, apprensivo.
«Cosa te lo fa credere?» sapevo che aveva ragione, conoscevo abbastanza bene Lily per esserne quasi certo, ma avevo avuto un’idea e mi servivano più informazioni.
«Beh, che non abbia fatto nulla per zittirla, intanto. E poi, non ha risposto a nessuno dei suoi insulti ed è da quel giorno che si è chiusa in camera.»
«Magari è proprio per quello che le ha detto…» dissi, scrollando le spalle e cercando di essere il più indifferente possibile. «Ti ricordi il loro litigio?»
«Vagamente… Ero troppo impegnato a controllarmi…» sospirò e scrollò il capo. «L’ha chiamata mostro… Le ha detto qualcosa tipo che non è degna di stare al mondo… Ah, Sirius, non lo so!» esclamò frustrato.
«Dai non preoccuparti…»
«Sono preoccupato…» anch’io lo ero, ma non potevo dirglielo.
Stavo cercando qualcosa da dire, ma Remus mi precedette tornando con aria sconsolata.
«Non ha neanche aperto la porta…» disse sospirando «Non mi ha neanche risposto, a dire il vero…» James scrollò solamente le spalle, se lo aspettava.
«Provo io…» dissi, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo con Remus. «Me ne intendo abbastanza di famiglie che ti rinnegano…» dissi, come giustificazione. Senza attendere oltre, anche perché non sarei riuscito, mi alzai e salii al piano di sopra. Sospirai, lanciai un Muffliato su tutto il resto della casa e mi preparai a respingere qualsiasi incantesimo mi avrebbe lanciato contro non appena varcata la soglia.


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Avevo sperato che Remus non si facesse più vivo, ma poi sentii la serratura aprirsi: l’aveva forzata! Alzai lo sguardo indignata, per rivolgergli tutta la mia rabbia, ma non fu Remus quello che mi trovai davanti, bensì Sirius. Mi ritrovai in piedi, e senza rendermene conto avevo afferrato la bacchetta e cercato di Schiantarlo, ma lui era preparato e si protesse. Riprovai, ancora ed ancora, non sopportavo che fosse nella stessa stanza dov’ero io, magari per rinfacciarmi le cose che ormai avevo capito, troppo tardi, certo, ma ormai le avevo capite. Più provavo e più lui riusciva a difendersi, fino a che non decise di reagire e mentre stavo per lanciargli un ennesimo incantesimo, lui riuscì a Disarmarmi. La mia bacchetta cadde direttamente nelle sue mani ed io, per un attimo, mi ritrovai impotente. Lui mi si avvicinò con l’aria di uno che si avvicina a una belva feroce cercando di non farsi mangiare e così capii che ero davvero una belva feroce e potevo attaccarlo anche senza bacchetta. Non mi soffermai a pensare che era più grosso e più allenato di me, ma volevo soltanto che se ne andasse, che la smettesse di torturarmi. In meno che non si dica, però, mi aveva bloccata, tenendomi i polsi nella sua morsa.
«Vattene, ti prego…» mormorai, con le lacrime agli occhi.
«Non se ne parla proprio…»
«Ma perché? Perché non mi puoi lasciare in pace? Perché non puoi smetterla di farmi del male? Non me ne hai già fatto abbastanza?»
«Non voglio lasciarti in questo stato…» disse, come se io non avessi minimamente parlato.
«Ma perché! Ti faccio schifo! Tu mi odi!» urlai, era tutto quello che potevo fare.
«Io ti amo!» ruggì lui, indignato.
Mi pietrificai a quelle parole. Spalancai gli occhi e lo fissai dritto in volto. Ansimava per lo sforzo di trattenermi, avevo cercato di divincolarmi per tutto il tempo, ma nei suoi occhi vidi la verità. Quello che aveva detto, inspiegabilmente, era la verità.
«C-Come?» balbettai.
«Io ti amo…» ripeté, lasciandomi andare.
«Non può essere…» replicai «Petunia… Petunia ha detto che finalmente ti eri accorto che non ero degna di stare tra la tua gente, tra i maghi…» ero confusa.

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Ascoltai inorridito quelle parole e capii perché era caduta in quello stato.
«Oh cielo, Lily, ti sei lasciata influenzare dalle parole di quella bisbetica gelosa?!»
«Io no… cioè… Sì… Forse… Non lo so, Sirius!» mi disse angosciata e poi scoppiò in lacrime. Non sapevo se potevo abbracciarla o meno, non sapevo come avrebbe reagito, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa tornò a parlare. «E allora perché, Sirius, perché?» mi chiese e non c’era bisogno di spiegazioni, sapevo a cosa si riferiva e temevo le parole che avrei detto.
«Perché sono stupido! Perché sono un idiota di prima categoria! Perché mi sono lasciato trascinare…» dissi, non sapevo cosa dirle. Non potevo certo dirle che l’avevo lasciata per non ferire James, non potevo dirle la verità, dovevo farle ancora del male. Optai per una mezza verità. «Ho commesso un errore. L’errore più grave di tutta la mia vita e me ne pentirò per sempre. So che dovrò convivere con il senso di colpa e di vuoto che io stesso ho creato con la mia stupidità. Ma ti amavo allora e ti amo adesso. Tu non sei un mostro, sei una ragazza fantastica, la migliore che io abbia mai conosciuto. E non è vero che non sei degna di stare al mondo. E’ il mondo che non è degno di stare al tuo cospetto. Soprattutto, non lo sono io e non lo è lei.»
Vidi le lacrime scorrerle lungo le guance e riempirle gli occhi.
«Io non volevo crederle, non l’ho mai fatto…» disse, cercando di schiarirsi la voce. «Ma poi ha detto quelle cose su di te e io sono così… Così.. Distrutta, che non ho potuto fare a meno di rifletterci…»
«Lo capisco, ma le tue erano riflessioni errate…»
«No, Sirius… Sono morti per colpa mia!» esclamò convinta.
«Perché, sei tu che hai agitato la bacchetta per colpirli?» domandai, cercando di farle capire il concetto.
«No, ma…»
«Sei tu che hai dato ordine di farlo?» dissi, senza darle tempo di finire la frase.
«Ma se io non ci fossi stata…»
«Sei tu che hai messo al mondo Voldemort?»
«No, cosa vai dicendo?!»
«E allora perché dovrebbe essere colpa tua? Se non avessero avuto una figlia Strega, sarebbero stati comunque in quell’esatto punto, quell’esatto maledetto giorno, no?»
«Sì…» ammise, abbassando lo sguardo.
«E allora non è in alcun modo colpa tua.» sentenziai. «Sai cosa penso?» dissi, capendo che dovevo darle il colpo finale, per permetterle di uscire da quella situazione
«Cosa?»
«Io penso che tu abbia paura di affrontare la realtà. Penso che tu abbia paura di ammettere che non è colpa tua se sono morti. Ammettere che tu sei una Strega magnifica, che però non ha potuto fare nulla per salvarli. Penso che tu abbia paura di affrontare la loro morte, di affrontare il dolore che ti causa. Il vuoto che ti hanno lasciato.»
«Cosa?!» disse, a metà tra l’indignato e l’infuriato. «Tu credi?! Tu sbagli! Non è vero! Non è assolutamente… Tu non sai! Non mi conosci!»
«Io ti amo, Lily e ti conosco piuttosto bene…»
«Taci!» disse e riuscì, sorprendendomi, a schiaffeggiarmi. «Non dire più una…»
Ma non la feci finire, spinto da un impulso, o forse da un desiderio sopito da troppo, la strinsi tra le braccia e la baciai. Volevo che capisse che quello che le avevo detto era vero, che tutto ciò che le avevo detto era vero, dalla prima all’ultima parola. Sentii la sua resistenza opporsi, ma poi, in pochi istanti la sentii sciogliersi, abbracciarmi e ricambiare. Nonostante la situazione fosse delle peggiori, quello fu uno dei momenti migliori, perché non avevo più sperato di poterla stringere così, di poter sentire di nuovo le sue labbra sulle mie, anche se sapevo che sarebbe stata l’ultima volta.

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Con tutte quelle parole mi aveva confuso. C’era una parte di me, quella più razionale, che mi diceva di dargli ascolto, che aveva ragione, ma c’era un’altra parte che rifiutava qualsiasi altro punto di vista tranne il mio. Dalla rabbia che provai, però, capii che diceva il vero, ma che io non volevo ascoltare le sue parole. Quando ripeté di amarmi, non resistetti più, lo schiaffeggiai per farlo tacere, ma ottenni, se possibile, l’effetto inverso. Rimasi un attimo interdetta quando mi baciò, non mi sembrava vero, poi cercai di opporre resistenza, ma non mi sembrava giusto. L’unica cosa che mi sembrava giusta era ricambiare quel bacio disperato.
«S-Sirius… Non…» cercai di dire qualcosa, ma non sapevo esattamente cosa.
«Non preoccuparti, andrà tutto bene…» disse, stringendomi a sé e dal tono triste delle sue parole, capii che non si aspettava altro.
«Io ti amo ancora, Sirius, ma come… Come posso fidarmi di te? Mi hai tradita…»
«Lo so…» mi rispose, senza sciogliere l’abbraccio.
«Non credo di poter sopportare altro dolore… Non so come potrei continuare ad andare avanti se…»
«Non te lo sto chiedendo Lily… Non puoi fidarti di me, non posso permettermi di farti ancora del male, lo so…» ripeté.
«Quindi, cosa mi stai chiedendo, Sirius?» gli domandai ancora leggermente confusa.
«Voglio solo che tu sappia che non sei sola come pensavi.» disse, allontanandomi appena per guardarmi negli occhi. «Io non ti lascerei mai sola in una situazione del genere, nonostante quello che è successo tra noi. Ma anche James è preoccupato per te, per non parlare di Remus. E immagino che le tue amiche abbiano cercato di contattarti, vero?»
«Sì, credo di sì…» ammisi, sussurrando.
«Ma tu sei una testona e quanto ti metti in testa qualcosa è difficile farti cambiare idea…» rispose con una certa accondiscendenza che mi fece scoppiare a ridere.
«Adesso ridi anche!» commentò e prese a farmi il solletico, facendomi finire sul letto, ma senza smettere. Quando si fermò, eravamo sdraiati uno affianco all’altra, sembrava che il tempo non fosse mai passato.
«Cosa vuoi che faccia?» gli chiesi, come avrei fatto prima che tutto accadesse.
«Credi di potermi permettere di esserti amico? Credi di poterti fidare di me come tale?» capii lo sforzo che gli costò quella domanda, vidi nei suoi occhi la paura della risposta.
«Sì, lo posso fare.» risposi con un sorriso e lui mi abbracciò. Solo in quel momento capii quanto avevo avuto bisogno di un abbraccio del genere, di una persona forte che voleva starmi vicino. Avevo abbracciato James e lui aveva abbracciato me, ma era come se ognuno di noi due si aggrappasse all’altro per non affogare. Capii che la presenza di Sirius avrebbe sicuramente giovato a lui e probabilmente anche a me. Trascorremmo qualche altro attimo così, poi lui si alzò e mi tese la mano. «Come prima richiesta da amico, ti chiedo di alzarti e seguirmi.»
«Seguirti dove?»
«Ovunque io voglia guidarti…» rispose e per un istante vidi quello sguardo complice e malizioso che mi riservava sempre. «Di sotto, ecco dove…» aggiunse poi.
«Non posso presentarmi così!»
«Sei tra amici… Non ci importa l’apparenza e poi hai solo gli occhi un po’ rossi…» disse scrollando le spalle.
«E va bene…» risposi alzando gli occhi al cielo e afferrando la sua mano.
Scendemmo al piano inferiore, lui davanti che apriva la strada. Fu per quello che vidi l’espressione prima delusa sul volto degli altri, poi però la vidi accendersi nel momento in cui mi videro. Sul volto di Sirius un sorriso raggiante. E io capii che quel bacio, più di ogni altra parola, mi aveva salvata.


Note: sì, ci ho messo secoli, ma ormai lo sapete, non ho ispirazione e ho lavorato molto perciò avevo anche carenza di tempo. Note sul capitolo ne ho un paio soltanto. Avrete notato che c’è un continuo cambio di PoV, cosa che non c’era mai stata prima. E’ un’esclusiva di questo capitolo, non succederà più, o almeno non sarà la regola. Solo che mi sembrava opportuno coinvolgere la sfera emotiva di tutti. ^^ La seconda nota riguarda l’esclusivo punto di vista di Lily. La narrazione stessa, cioè sia le parti di dialogo sia le altre, è molto confusa, ma nè voluto. Lily stessa è molto confusa, perciò anche i suoi pensieri e le sue convinzioni lo sono. Credo di aver concluso!
Ringraziamenti: ringrazio tutti quelli che continuano a seguire questa ff, quelli che l’hanno appena scoperta e apprezzata e quelli che hanno recensito i capitolo precedenti, cioe: Roxar, Ella_Sella_Lella, Hadley92, EleisFearless, alemika, LadyNick, Valerie, May_Z, FloorJensen, BlackMoonRising.
Un ringraziamento particolare va a Sara, perché se non fosse stato per lei, non avrei finito questo capitolo ancora per molto tempo...

   
 
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