Sarebbero
troppe le persone a cui dovrei dedicare quest’ultimo capitolo…
È con grande
piacere che lo dedico a tutti i veri sostenitori della good ship, che ho avuto
il piacere di conoscere sul sito e tramite facebook.
Sapete che
mi sto riferendo a Voi.
Immense
Quando i suoi piedi toccarono terra, si sentì accolto
dalla familiare atmosfera di casa.
La Tana si stagliava sul fondo, poco lontano,
apparentemente instabile e pericolosamente traballante.
Ma Ron non conosceva nulla di più sicuro di quella
casa: era sempre stato un punto di forza nella sua vita.
Nella vita di tutti.
Si incamminò lungo il sentiero non asfaltato,
impaziente di raggiungere gli altri.
Impaziente di raggiungere…
Sorrise quando, sotto la quercia più alta del
giardino, il suo sguardo intercettò una figura familiare.
Non si stupì affatto di trovarla lì, all’ombra dell’albero,
intenta nella lettura di un tomo enorme
che, da lontano, sembrava contare almeno un migliaio di pagine.
All’istante, deviò il suo cammino, abbandonando il
sentiero.
La Tana era anche uno dei suoi punti di forza, ma
stavolta avrebbe aspettato.
Avrebbe aspettato ogni volta, se si trattava di
competere con lei.
Le arrivò alle spalle e, senza preavviso, si chinò a
lasciarle un bacio sulla testa, appoggiando il suo borsone sul tavolo da
giardino che suo padre aveva insistito a comprare un paio di mesi prima durante
una gita nella Londra babbana, insieme ad un aspirabriciole e ad una sveglia
elettronica che Hermione gli aveva pazientemente insegnato a programmare.
Lei sobbalzò, colta alla sprovvista. Alzò lo sguardo
dal libro, lasciando che i capelli mossi e fin troppo voluminosi le
schizzassero davanti al viso. Ma poi sorrise, alzandosi sulle punte per
salutarlo con un bacio sulla guancia.
- Mi hai spaventata! - protestò - Non ti avevo sentito
arrivare - disse lei, spostandosi sulla panca per fargli posto.
Ron si sedette, scoccando la lingua compiaciuto -
Ovvio che non mi hai sentito. Non sarei un ottimo Auror, quale invece sono, se
non riuscissi a fare cose del genere.
- Hai ragione, mea culpa - disse lei,
continuando a tenere il segno nel punto in cui era arrivata a leggere, non
riuscendo a nascondere un sorriso.
- E tu, piuttosto? Non posso lasciarti qualche ora che
subito ti ritrovo immersa in qualche libro - finse di rimproverarla, scuotendo
la testa - Hai venti anni. A venti anni non si studia! - continuò a scuotere il capo, fintamente
scocciato - Quante volte te lo devo dire?
- Devo, se voglio che mi prendano a
Magisprudenza - fece tranquillamente lei, chiudendo il libro per mostrare la
copertina. “Principi generali sulla Legge Magica”.
Ron emise un fischio - Allora… sembra che tu abbia
deciso.
La ragazza annuì, lasciando che la chioma vaporosa
ballonzolasse da una parte all’altra - Sì, credo sia la cosa migliore. E poi è
molto affascinante - disse convinta, animandosi, come faceva sempre quando
qualcosa la interessava in modo particolare - Il Wizengamot ultimamente si è
attivato in molti settori importanti e si stanno raggiungendo ottimi risultati…
voglio poter fare qualcosa anche io- concluse, entusiasta.
Davanti a quell’entusiasmo e a quella convinzione, lui
non poté fare a meno di sorridere orgoglioso - Credo che non potessero sperare
in una candidata migliore - disse, dandole un buffetto sulla guancia - E… pensi
di abbandonare il CREPA?
Questo gli costò uno sbuffo, di fronte al quale Ron
non poté fare a meno di sogghignare - Non è CREPA! -spiegò lei, pazientemente -
E’…
…C.R.E.P.A! C-R-E-P-A! - sillabò lei, spazientendosi
un momento - Perché è così difficile da memorizzare?
Ron ridacchiò, continuando a sfogliare un giornale
babbano che aveva trovato nella cucina di casa Granger. Era così buffo… tutto
grigio e statico - C.R.E.P.A…CREPA!
- disse lui - Che differenza vuoi che faccia, Hermione? Il concetto è quello.
La ragazza riemerse dallo scatolone, con i lunghi
capelli che le ricadevano sul viso e l’espressione contrariata. Li scansò con
poca delicatezza, guadagnando una visuale migliore per poterlo ammonire in modo
migliore - Certo che fa differenza, Ron! - si lamentò, infilando una pila di
libri nella scatola, per far posto sulla libreria che presto si sarebbe
riempita di nuovi tomi sulle creature magiche - Se questo progetto non lo
prendi sul serio neanche tu, figurati gli altri!
Il ragazzo lasciò perdere il giornale, ormai stanco di
quel momento culturale e la raggiunse al centro della stanza. Prese un blocco
di libri da un ripiano a cui Hermione non riusciva ad arrivare e glielo passò,
ricevendo in cambio un borbottato “grazie”.
Lei fece per prenderlo, ma all’ultimo momento Ron
glielo impedì, costringendola a guardarlo - Non è vero che non lo prendo sul
serio - le disse, imbarazzato - Anzi, dovresti essere la prima a sapere che da
un po’ di tempo gli elfi mi stanno particolarmente a cuore, no? - disse,
arrossendo.
Hermione si morse le labbra, celando un sorriso. Si
alzò sulle punte, stampandogli un veloce bacio sulle labbra - Forse potrei
saperne qualcosa, sì… - disse, maliziosa, sfilandogli dalle mani il blocco di
libri che sarebbe passato nella scatola, per poi finire nella soffitta di casa
Granger - Anche se hai uno strano modo di dimostrarlo, chiariamolo!
Lui fece una smorfia beffarda - Dubiti di me?
La ragazza gli gettò uno sguardo, ma non disse nulla.
Le sue sopracciglia erano talmente alzate che presto si sarebbero perse nella
chioma scura.
- Te lo faccio vedere io, allora! -disse, imbronciato
- C.R.E.P.A. - fece, elencando con le dita - Comitato per la riabilitazione per
gli elfi poveri e abbruttiti - continuò a segnare il conto - Tu accetterai lo
stage che ti hanno offerto nel reparto per la Cura delle Creature Magiche e
poi, fra un paio di anni, se riterrai che “il progetto abbia ottenuto risultati
soddisfacenti” - disse, riportando le parole che lei stessa aveva utilizzato in
precedenza - prenderai in considerazione l’idea di studiare Legge - concluse,
soddisfatto.
Hermione, che per tutto il discorso era stata in piedi
davanti a lui, con un sorriso divertito stampato in faccia, annuì, assumendo un’espressione
sorpresa - Allora ogni tanto mi ascolti quando parlo.
Lui si limitò a farle una linguaccia.
- Lo so, lo so… C.R.E.P.A.! - acconsentì lui,
scandendo bene ogni lettera - Va bene così?
- Ammirevole.
Ron sospirò, scuotendo la testa. Per caso, gettò un’occhiata
verso la Tana e si ritrovò ad aguzzare la vista quando scorse un certo
movimento sul tetto - E’… è Harry, quello?
La ragazza rise, voltandosi anche lei - Proprio lui.
Ron schioccò la lingua - Evidentemente, si sta
nascondendo da me. Sa che mi deve ancora una partita a Scacchi Magici e sta
cercando di evitarmi.
- O semplicemente sta sistemando l’antenna del
televisore - fece lei - Ma ammetto che anche la tua teoria sia parecchio
interessante - disse, fingendosi seria, mentre un’improvvisa folata di vento le
scompigliava i capelli ricci - Credibile, soprattutto, devo dire!
Lui si finse oltraggiato - Non mi starai mica
prendendo in giro, signorina?
Era abituato a quel tipo di discussione: lui ed
Hermione si rimbeccavano su quel punto da una vita.
Lei scosse le spalle, mordendosi le labbra - No. E’
solo che ho sempre pensato che quel gioco sia un tantino…
…da barbari, ecco - concluse, sedendosi sul divano
della Tana e incrociando le spalle.
Lui borbottò qualcosa di indistinto, mentre con un’attenzione
che non aveva mai dedicato a nessun compito scolastico, sistemava i pezzi sula
scacchiera.
- Come scusa? - fece lei, sporgendosi in avanti.
- Non ti piace perché hai paura di perdere! - si
decise a ripetere Ron, in uno slancio di coraggio, tentando di non distogliere
lo sguardo da lei. Fu tradito soltanto da un rossore che, malefico, si espanse
nella zona orecchie.
Hermione aprì la bocca un paio di volte. Aprì e
chiuse, aprì e chiuse, finché il suo cervello non sembrò aver selezionato la
risposta più adeguata - Io non ho paura
di perdere, Ronald! - disse, incrociando le braccia.
- Sì, invece! Hai paura di perdere perché non sai
giocare - disse lui, più sicuro, consolato dalla stabilità della sua linea
difensiva. Sistemò la scacchiera sul basso tavolino di fronte al divano e si
mise dall’altra parte, davanti ad Hermione - Ma non è colpa tua, Herm - disse,
sporgendosi per darle un colpetto sulla coscia - Quella degli scacchi è un’arte.
Non si può imparare: o ci nasci o non ci nasci.
Lei strabuzzò gli occhi, seriamente indecisa se
muovere leggermente il piede e far saltare per aria la scacchiera con tutti i
pezzi o scoppiare a ridere. Mantenne una via di mezzo.
- Ma io so giocare - disse, lentamente.
Lui sbuffò - No, non sei capace. Magari conosci la
teoria, va bene, ma non sai
giocare davvero.
- Io so giocare!
- E allora perché non giochi mai? - chiese lui - Perché
stai facendo tutta questa storia per non giocare, in questo momento?
Hermione tentennò un attimo prima rispondere - Perché
non mi piace, semplice.
Ron annuì, sogghignando - Non ti piace, perché non sai
giocare. Vedi? Tutto torna.
- Ma… ma questa teoria è assurda, Ron! - protestò lei.
- Invece è solidissima, a mio avviso.
Lei emise uno sbuffo - A questo punto io potrei dire
che non sai leggere.
- Che cosa? - chiese lui, confuso.
- Se il fatto che io non gioco a scacchi significa che
è perché non so giocare a scacchi, allora il fatto che tu non leggi mai, vuol
significare che non sai leggere - concluse soddisfatta, appoggiandosi al divano
- Tutto torna.
Ron si morse le labbra. Guardò la scacchiera
ordinatamente organizzata, poi passò ad Hermione, poi di nuovo alla scacchiera
- Sei sicura di non voler fare subito richiesta per studiare Magisprudenza?
- Va bene, va bene! - fece lui, portando le
mani avanti - Dato che sono un gentiluomo farò finta di credere a questa tua
stramba teoria sulla barbarità degli Scacchi, anche se entrambi sappiamo
che, sotto sotto, anche tu riconosci la mostruosa bravura del
sottoscritto - concluse, schioccando la lingua e gettando uno sguardo fugace
alla ragazza, tentando di mantenersi serio.
Come previsto, lei spalancò la bocca, emettendo un
suono indistinto, a metà tra l’indignato e il divertito. Ma i suoi occhi
ridevano, e Ron in quel momento penso che non avesse mai visto uno spettacolo
tanto bello.
- Devo ricordarle, signor Weasley, che l’ultima volta
l’ho battuta alla stragrande? - rimbeccò lei, sollevando le sopracciglia,
sorridendo soddisfatta.
- Questo solo perché hai avuto il migliore tra i
maestri.
- No, questo è perché ho una “mente brillante“!
- rispose lei, soffermandosi sulle ultime parole con maliziosa ironia.
Ron rise, scuotendo la testa - Sapevo io che quella
carica da Caposcuola ti avrebbe fatto montare la testa, prima o poi.
La ragazza rise, per niente offesa da quella battuta…
era da una vita che la gente elogiava la sua mente particolarmente dotata e lei
trovava parecchio divertente il fatto di poterci scherzare su.
- Cosa non può fare una spilla, eh? - disse, infatti,
annuendo in modo scherzosamente serio.
- Eh, già… - fece lui - E chi se lo scorda…
- Tutto bene, Hermione cara? - chiese Molly,
apprensiva, chinandosi sulla ragazza.
Quella frase generò un immediato silenzio tra i
presenti che subito si voltarono verso la ragazza.
Qualche minuto prima, durante una mattina di fine
agosto, l’arrivo di una civetta rossiccia aveva interrotto la colazione in casa
Weasley: erano arrivate le lettere ufficiali per l’inizio del nuovo anno
scolastico. Erano indirizzate a Ginny ed Hermione, le uniche che avrebbero
frequentato l’ultimo anno.
In via non formale, gli accordi con la McGranit erano
stati conclusi già da un paio di settimane e la professoressa si era dimostrata
ben più che felice di riavere Hermione per quell’anno.
Quando l’arruffata civetta aveva ticchettato contro il
vetro della finestra nell’ampia cucina della Tana. Ad aprirle era andata
Hermione che, tra le chiacchiere generali, aveva consegnato la sua lettera a
Ginny.
Dopodiché il silenzio.
In tre passi, Ron superò Harry che, nel frattempo
aveva abbandonato il suo waffle alla cannella e anche lui, insieme a Ginny e
Molly, fissava Hermione preoccupato,
andandosi a inginocchiare accanto alla ragazza
Dal canto suo, Hermione fissava pensosa la lettera che
teneva in mano, senza neanche averla aperta.
Scosse la testa, come riprendendosi da un momento di
isolamento mentale - Sì, sì… sì, va tutto bene! - disse, apparentemente calma,
distendendo le labbra in un sorriso incerto.
Ron le posò una mano sul ginocchio - Sei sicura?
Hermione annuì e senza aggiungere altro, gli passò la
busta, che affondò pesantemente nelle mani di Ron.
- Che diavolo…? - ma nel momento in cui realizzò, non
ci fu bisogno di terminare la frase. Sgranò gli occhi e, tastando la busta,
chiese - Pensi che sia…?
Hermione scosse le spalle, mordendosi le labbra - Cosa
altro potrebbe essere?
Si scambiarono uno sguardo complice, mentre gli altri
presenti li osservavano confusi.
- Ehm, scusate! - intervenne Ginny, ingoiando una
forchettata di uova al bacon - Vi dispiace illuminarci? O volete continuare a
farci marcire nell’ignoranza?
Molly la guardò severamente, ma dalla sua espressione,
condivideva in pieno l’osservazione di sua figlia.
- Oh, niente di che… - fece Hermione, nel tentativo di
mascherare la cosa - Non è nulla…
Ma Ron fu più rapido.
- E’ una spilla! - disse orgoglioso, alzandosi in
piedi e brandendo la lettera ancora sigillata come un trofeo.
Ginny lasciò cadere la forchetta, mentre Molly si
portava le mani alla bocca - Quella
spilla?
- Quella spilla!
Harry fece un gesto di esultanza, mentre Ginny batteva
le mani, felice.
- Un momento, un momento! - intervenne Hermione,
bloccando l’euforia - Non l’abbiamo ancora aperta! Non sappiamo cos’è! - fece
notare.
- Sì, che lo sappiamo - disse Ron, guardando la busta
- Ma per averne la certezza c’è un solo modo - fece per porgerle la busta -
Apri.
Hermione lo guardò incerta, poi, quasi spazientita,
affettò la busta e ne strappò il sigillo. In quell’immediato istante, una
spilla lucida e scintillante le scivolò tra le mani.
“Caposcuola Hermione Jean Granger”.
Harry riprese a congratularsi, mentre Ginny riprendeva
a battere le mani.
Ma il più felice era lui.
Con un urlo di vittoria, Ron la prese per le mani e la
fece alzare, piazzandole un dolcissimo bacio sulle labbra, con un tale
entusiasmo che ad Hermione mancò la terra sotto i piedi, nel vero senso della
parola.
- E’ fantastico, Herm! - le disse, ammirando la spilla
- Caposcuola.
Lei si morse le labbra, non sapendo cosa dire… Ron
sapeva che Hermione avrebbe preferito evitare quella scena in pubblico, avrebbe
preferito che la cosa passasse inosservata.
Perché lei odiava sentirsi al centro dell’attenzione,
soprattutto in casa Weasley…
Soprattutto dopo ciò che era accaduto in quella
famiglia…
La carica di Caposcuola era una frivolezza in
confronto a ciò che i Weasley avevano dovuto passare dopo la battaglia finale.
Hermione gli sorrise, incrociando le dita con quelle
di Ron, che ricambiò all’istante.
-Oh, Hermione cara - pigolò la signora Weasley,
alzandosi in piedi e congiungendo le mani - Congratulazioni! - estrasse il
fazzoletto da una tasca del grembiule - Ci voleva proprio questa bella notizia!
- si soffiò il naso - Un’altra Caposcuola in famiglia! - disse, mentre gli
occhi le diventavano pericolosamente lucidi e la voce pericolosamente incerta.
Ron aumentò la stretta attorno alla mano di Hermione,
per poi lasciarla andare.
Hermione fece qualche passo in avanti, accarezzando
dolcemente il braccio di Molly che tentava ancora di mascherare la commozione -
Grazie, signora Weasley… grazie.
Molly non la lasciò parlare ulteriormente perché, in
uno slancio, la prese fra le braccia, stringendola in una morsa affettuosa -
Oh, aspetta che lo sappiano gli altri! Una Caposcuola! - continuò a borbottare
contenta, tornandosene ai fornelli, probabilmente già intenzionata a preparare
una maxitorta per festeggiare… lasciando gli altri quattro con il presentimento
che quella spilla non avesse portato soltanto una svolta nella vita accademica
di Hermione.
Ma qualcosa di molto più importante.
- Fino a prova contraria,
dovrei essere io a dire “chi se lo scorda”! - si lamentò lei,
incrociando le braccia - Sbaglio o sono io quella che ha dovuto posare per sei
o sette dozzine di foto con quella spilla addosso?
Ron sbuffò - Volevi forse
negarmi la soddisfazione di immortalare quel momento?
- Ma è stato imbarazzante!
- fece lei, sbarrando gli occhi, tirandosi all’indietro i voluminosi capelli. Sembrò
pensarci su, poi aggiunse - Mai quanto alla cerimonia dei diplomi, comunque. Quando
hai fatto andare in tilt quella videocamera babbana - lo guardò scuotendo la
testa, mentre la sua bocca prendeva quella strana piega, quella che piega che
conosceva da anni.
La guardò negli occhi e si
rese conto che lo sguardo che lo ricambiava, era lo stesso, identico,
meraviglioso sguardo che si sentiva puntato addosso da una vita.
- Sono così orgoglioso di te -
disse, sospirando.
Ma prima che lei potesse
rispondere, qualcuno li interruppe.
- Non starai mica tentando di
arruffianarti la mia figlia preferita, Ronald Weasley?
Ron sorrise, non avendo
neanche bisogno di girarsi per capire chi fosse.
Hermione si avvicinò a passo
svelto, elegantemente fasciata nel tailleur da combattimento, come diceva
sempre lui, alludendo ai completi che Hermione indossava per andare a lavoro.
- Non oserei mai! - fece Ron,
alzando le mani - Diglielo, Rose.
La ragazza annuì - Puoi stare
tranquilla, mami! Nessun tentativo di plagio - fece, ridendo,
sporgendosi in avanti per dare un bacio alla madre.
- Mhm - commentò Hermione,
sorridendo.
- Piuttosto… - disse Ron,
allentandosi un bottone della camicia - La signorina vuole studiare
Magisprudenza. Chi ha plagiato chi, ora? - fece rivolto ad Hermione, nell’usuale
tentativo di punzecchiarla.
Il sorriso di Hermione assunse
la stessa identica piega che Ron aveva già visto pochi minuti prima - Cosa ti
aspettavi da mia figlia? - fece, stringendo tra le mani il viso lentigginoso di
Rose.
- Poi mi accusa di
arruffianarti, capito? - disse Ron, scuotendo la testa.
Rose sorrise, alzandosi in
piedi - Ok, ok! Siete assurdi - sentenziò, chiudendo il libro e
mettendoselo sotto braccio - Siccome questa discussione potrebbe durare ore, io
mi dissocio adesso, altrimenti rischio di fare tardi. Ma voi continuate pure! -
guardò l’orologio - Avete ancora un paio d’ore prima che faccia buio - li prese
in giro.
- “Fare tardi”? Dove
devi andare? - chiese subito Ron.
- A Diagon Alley - rispose
Rose, chiedendo aiuto a sua madre con lo sguardo.
- Con chi?
Hermione e Rose alzarono
contemporaneamente gli occhi al cielo.
- Santo cielo, Ron! -
intervenne Hermione - Lasciala andare senza farle il terzo grado!
- Con degli amici, papà -
rispose Rose, rimanendo sul vago più assoluto, poi, notando l‘espressione
imbronciata di Ron aggiunse- E poi, poco fa non sei stato tu a dirmi che a “vent’anni
non si dovrebbe stare a studiare” o qualcosa del genere? Ti sto
accontentando - disse Rose, utilizzando la sua migliore espressione innocente,
di marchio tipicamente Ronnesco.
Lui provò a ribattere
qualcosa, ma poco dopo, alzò le mani in segno di resa, sotto lo sguardo
divertito di Hermione che lo guardava a braccia incrociate, scuotendo la testa.
Rose si chinò a dargli un
bacio sulla guancia, stringendo ancora il libro tra le braccia - Vado a
salutare i nonni ed esco! Ci vediamo per cena!
Hermione le fece un segno di
assenso e poi, mentre Rose si allontanava, si chinò verso Ron, portando lo
sguardo all’altezza dei suoi occhi.
- “Qualunque cosa tu dica, potrà essere
usato contro di te”. Principi generali di Magisprudenza, capitolo uno. Deve
averlo appena imparato - e così dicendo gli posò un bacio sulle labbra.
Ron le afferrò una mano,
stringendola e baciandole il dorso - Vado a vedere se tua mamma ha bisogno di
aiuto per la cena. Vieni dentro? - gli disse lei, tirandolo.
- Resto qualche altro minuto e
ti raggiungo - fece, baciandole ancora la mano prima di lasciargliela.
Hermione si incamminò,
seguendo la scia di Rose che era quasi arrivata alla porta.
Ron le osservò da lontano e
come accedeva spesso quando si ritrovava a guardarli- lei, Rose e Hugo-,
provava un senso di completezza assoluta, di benessere, di grandezza…
Quando posava lo sguardo sui
suoi figli si sentiva completo, si sentiva soddisfatto, si sentiva orgoglioso.
Si sentiva tremendamente
felice.
E ogni volta che ci pensava,
si rendeva conto che tutto derivava da lei, nasceva da lei e grazie a lei.
Era lei ad avergli permesso di
essere completo, soddisfatto e orgoglioso.
Era lei ad avergli permesso di
provare quella gioia incommensurabile.
Era lei ad avergli permesso di
conoscere l’immenso.
Solo lei.
Fine
Ora la domanda è: a che punto avete capito che
la ragazza era Rose e non Hermione?
Ho adorato scrivere questo capitolo e sono
contenta anche del risultato.
Magari non raggiunge l’apice del romanticismo
per quanto riguarda la coppia Ron-Hermione, ma quando mi è venuta in mente
quest’idea, ho pensato che non ci fosse conclusione migliore.
Ritenevo che coinvolgere Rose, mostrandone l’estrema
somiglianza con Hermione, fosse il modo perfetto per…completarli!
Mi sembrava carino mostrare il risultato del
loro amore.
Spero che vi sia piaciuta, questo capitolo in
particolare.
Concludo questa raccolta, che è probabilmente
il lavoro di cui sono più orgogliosa in assoluto, ringraziando Voi, che
siete rimasti con Ron e Hermione “proprio fino alla fine” (vi è
familiare, eh?)
Grazie di cuore, avete reso questa raccolta
davvero speciale.
Titti