Era una fredda notte d'inverno ad Amburgo.

Una ragazza stava seduta alla sua scrivania, al buio. Solo la luce della luna illuminava la sua stanza ancora spoglia, poichè la ragazza non aveva ancora avuto il tempo di sistemarla.

Scriveva. Scriveva al suo amore perduto. Scriveva alla sua gelida patria, la Russia.

Confessava ad un pezzo di carta il suo terribile segreto mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia pallida.

Si chiamava Olga, la ragazza, ed era splendida. Aveva 16 anni, era alta e sottile, con una folta chioma di lunghi e lisci capelli corvini che teneva sempre raccolti in una treccia.

Ella amava la sua terra, seppur essa fosse sempre fredda e sfortunata. E le mancava terribilmente. Aveva dovuto andarsene per non essere uccisa. Tutti la credevano una strega, la credevano diversa e malvagia

Così i suoi genitori l'avevano caricata su un treno e spedita dai suoi nonni paterni in Europa, in quanto suo padre fosse Tedesco. Loro almeno la avevano accolta con entusiasmo, le avevano dato una casa pulita.

Olga pensava che i tutta la genta che la indicava per le strade avvesse ragione.

Olga vedeva cose che nessuno vedeva.

Olga sentiva cose che nessuno sentiva.

Olga sapeva cose che nessuno sapeva.