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Autore: miss dark    18/09/2011    3 recensioni
Aspetto di riuscire a scrivere questa storia da quattro anni e anche se non ha inizio fine e svolgimento, è quella che ha più significato.
[Tutto il mio dolore, come sempre, solo ed unicamente a S]
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente grido

 

 

 

Lei è ovunque. Ovunque davvero.

Sulla faccia di tutte le persone che mi stanno attorno e che ballano così freneticamente senza fermarsi, senza fermarsi nemmeno per respirare. Pulsano come una vena scoperta e sembrano gridare “Siamo lei, siamo lei, siamo lei”. Non hanno un volto proprio, sempre e solo il suo viso, i suoi lineamenti e io non posso crederci, ma ormai sono accerchiata. Lei è ovunque e mi sta soffocando, come se volesse ricordarmi che senza di lei io sono di meno, che senza di lei io non posso ballare senza pensieri, che senza di lei io devo soffrire.

E ormai non sussurro più ma grido e chi mi vede si spaventa, perché fa paura una persona che non riesce a respirare a causa del dolore, perché faccio paura e mi faccio paura, ma non so reagire.

Mi guardi e mi dici “Io non sono lei” e io ti abbraccio e ti supplico di non lasciarmi mai e poi mai, che anche se impazzisco non è colpa mia e che ti chiedo scusa se la mia ossessione diventa tremore e se non riesco a rientrare, lì dove tutti sono lei.

Scusami se invece di divertirmi sto piangendo come se mi avessero staccato il cuore, ma non ce la faccio, la devo vedere, ho bisogno di lei. “Non c’è, Ele, non c’è”. E questo è colpa mia, è una fitta allo stomaco che non ho ancora imparato a sopportare. “Non ti meritava”. Ma io ora impazzisco e non me ne frega chi sono chi posso essere chi voglio essere, non me ne frega niente, perché se avessi lei nulla di tutto questo sarebbe importante, nulla conterebbe sul serio.

“Che ha questa?” “E’ solo in botta”. No. Non è così. Ho aspettato quattro anni prima di piangere quelle lacrime, prima di sputare quelle parole, quei pensieri che mi corrodevano, che mi corrodevano sul serio; ho aspettato quattro anni per farmi sopraffare da lei, da quella paura bastarda di non potermi fidare di nessuno. Ho aspettato quattro anni e non è né la musica ossessiva né il panico che mi fa mettere le mani nei capelli e riempire la faccia di trucco sciolto. E’ il dolore che ho dentro che finalmente esplode e non importa se sono in mezzo alla gente e se questa gente non capisce, se c’è chi mi dice solo di smettere. Non voglio smettere, non posso smettere, ogni giorno della mia vita non sono riuscita a smettere, come pensi che possa farlo ora?

“Sto impazzendo, sto impazzendo”, ma non è così. Sono impazzita per quattro anni, quattro anni a pensare sempre alla stessa persona che sicuramente non ha mai pensato a me in tutto questo tempo.

Io sono già pazza, sono già ossessiva, sono già pericolosa e spaventosa,

nulla di tutto questo è nuovo.

“Scusa, scusa davvero, ma non voglio più vivere” “Che cazzo dici, Ele” “Non voglio più vivere senza di lei, non è vita, capisci? Non è vita”. E non è vero che sono migliore senza di lei, non è vero che sono stupenda, non è vero che mi volete bene, non è vero questo posto, questo momento, non sono vera io, non è vera lei. Dio, niente è più vero! E’ solo un vorticare della sua immagine ed io non riesco a chiudere gli occhi, ma anzi li sgrano ed è come se chiedessi al dolore di uccidermi sul serio e non di farlo piano.

Perché, dimmi solo perché, devo sopportare questo delirio ogni volta che ti penso?

 

 

 

 

 

 

 

  
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