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Autore: Leopimpa    18/09/2011    2 recensioni
A volte è bello restare in silenzio, dimenticarsi di tutto, ascoltare il proprio respiro, che insieme ai battiti del cuore creano un meraviglioso sottofondo, è allora che l'anima inizia a raccontare....
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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primavera

I suoi occhi amano il cielo, da quando quella debole luce li ha invasi. Quel   timido raggio di sole, straziato e ferito a morte cercò rifugio nei suoi occhi, in quell'immenso oceano  che ancora non aveva conosciuto la tempesta. Lei è venuta con la pioggia di un giorno di primavera dominato dalle tenebre. Lei venne in pace, ma subito i suoi occhi si sriempirono  con le immagini di una battaglia, una delle tante battaglie della guerra di sempre: la luce, le tenebre. Primavera  all'inizio fu spettatrice ma dopo non molto lei stessa diventò terreno di scontro fra le due forze.  Imparò in fretta l'arte della guerra perchè "Venne alla luce" ma la prima cosa che vide fu una soffocante cappa oscura che l'attirava verso di sè; pianse e rabbrividì perchè lei, lei amava la luce. Nessuno comprese le sue lacrime, fin da subito dissero che era strana e addirittura cattiva. Nessuno immaginava quanto detestasse essere manipolata. Lei non sapeva, ancora non sapeva che la sua vita sarebbe stata un eterno passaggio di proprietà, tra mani diverse. Primavera è come un testimone, passa per le mani di tutti, senza appartenere a nessuno. Cosa pensa dunque un testimone dopo aver realizzato di essere un oggettino adibito ad essere manipolato? Si augura solo che termini la staffetta, che qualcuno cessi di correre e si impossessi di lui, nella consapevolezza della sua esistenza dannata osa solo questo minuscolo desiderio, ma non è per un oggetto desiderare. I suoi occhi erano blu e incontaminati come il mare aperto, i suoi occhi anelavano al cielo, e il cielo anelava ai suoi occhi. Primavera gli donò un po' di quel blu e lui fece dei suoi occhi il suo specchio. Nacque in una grande città, ma il destino aveva in serbo bem altro per lei. Vide il cielo seguirla, attraverso i finestrini di un'utilitaria grigia. Cinquanta chilometri più a ovest c'era un insignificante paesino, grande come un fazoletto. Questo era ed è il suo regno, la sua prigione, una gabbia placcata di finto oro che tutt'oggi la imprigiona. All'inizio si cibava del necessario per respirare, alzare la testa e ammirare il cielo, il soffitto o qualunque cosa si trovasse sopra di lei. Primavera  non sa perchè è così attratta da tutto ciò che è sopraelevato, sa solo che i suoi occhi amano il cielo, e qualsiasi cosa gli sia più vicino rispetto a lei stessa. I giorni passavano, uno dopo l'altro e lei li trascorrava scrutando il ragno, per piccoli frammenti di eternità, chiedendosi perchè lei era lei e perchè il ragno era il ragno e soprattutto chi aveva deciso che lei fosse lei e che il ragno fosse il ragno? Le sue riflessioni terminavano con una leggera irritazione dovuta al fatto che il ragno non si ponesse il problema. I giochi non le interessavano più di tanto, la intrigavano le bambole di porcellana, apparentemente così vere, contemporaneamente così dannatamente finte. Erano loro a tenerle compagnia nei lunghi pomeriggi estivi, la illudevano di non essere sola e questo le bastava. Lei odia le illusioni, ma ora che ha realizzato che la sua vita è un'illusione ha capito che non può odiare la sua vita. La sua infanzia è l'opaco vetro di un abbaino in un giorno d'autunno. E' cupo e la cupidigia è serva fedele delle tenebre. L'oscurità è innamorata di lei, la desidera fino allo sfinimento, vuole possedere lei e con lei la luce che da sedici anni  custodisce nei suoi occhi. Quel fioco bagliore è ancora al sicuro, nonstante le seduzioni che il mondo oscuro le ha inflitto. Lei ha vacillato, è stata più volte in bilico fra la salvazza e il baratro, ma non ha ceduto alle forze del male. Le tenebre provano verso di lei una straziante ossessione, tutt'ora non corrisposta. Primavera non aveva molte amicizie, non parlava con gli altri, non per timidezza e neanche per pigrizia; semplicemente per mancanza di necessità. La sua dannazione era è e sarà continuare ad amare, sempre, infinitamente, con tutte le sue forze fino a privarne del tutto il suo esile corpo, sino a farsi mancare il respiro. Si tratta di un baratto fra amore e veleno. Primavera riceve dosi industriali di veleno, dopo averle lavorate per qualche mese e sminuzzate per bene le vuota in un tritatutto detto "dimenticatoio" e il prodotto finale è nuovo amore, più vero, più intenso e una quantità industriale di fiducia nel genere umano. Lei è cosciente dell'assurdità di tutto ciò, ma è anche consapevole di essere l'ingranaggio di un perverso meccanismo diabolico e se è questo il suo ingrato compito, non sarà ccerto lei a sottrarsi. Primavera sta molo attenta a desiderare perchè il desiderio è un lusso che non può, non deve permettersi. Questo è forse ciò che più di tutto non riesce ad accettare, ma c'è la vita a ricordarglielo ogni volta, sfoderando i mezzi più crudeli a sua disposizione. Lei soffre senza lamentarsi, ogni giorno, tutti i giorni, per questo Primavera ha fottuto la sofferenza, seducendola, assecondandola fino a ridurla ad una perversa goduria. Eppure lei fino a non molto tempo fa era felice, gioiva di una felicità amara, malata e diabolica ma tutto ciò per lei era il massimo, sentiva di avere tutto, non desiderava più niente. Ogni tanto piangeva lacrime di vera gioia, era incredula e si chiedeva il perchè di tutto ciò, e singhiozzando mormorava di non meritare nulla. La vita la fece giungere ad un passo dalla felicità assoluta, solo per accrescere il suo dolore poi. Fu una breve giornata invernale, alternata da coni d'ombra e fasci di luce e sporadicamente gli uni prevalevano sugli altri. Lei ama la libertà, ma una volta che la possiede no sa cosa farsene, di lei e della sua libertà. L'oscuro raggio di sole si impossessò della sua anima, tutt'ora la possiede. Lui però apparteneva al mondo oscuro, e non riuscì ad adempiere al suo compito e le spezzò il cuore. Lei non festeggia il carnevale perchè è mascherata tutto l'anno, la sua vita è un eterno carnevale. L'oscuro raggio di sole le ha levato la maschera, e accecato dal forte bagliore che emanavano i suoi occhi gliela ricucì addosso.  Così mentre zampilli di sangue le rigavano il volto lei piangeva, l'ago cuciva, sino a confondere la maschera con il suo volto. Era così aderente che le chiuse la bocca, le schiacciò gli occhi e le soffocò le lacrime. Su quella maschera era dipinto un eterno sorriso.

  
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