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Autore: Mia    16/05/2006    16 recensioni
Qual è il prezzo dell'amore?
Ginny Weasley l'ha pagato con la morte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Note dell'Autrice:

 

La nota OOC è stata inserita a scopo precauzionale, ma anche perché, non essendo la coppia Draco/Ginny canon, entrambi, per stare insieme, devono avere un lato OOC.

La storia è scritta in modo particolare: un narratore interno è come se interloquisse con la protagonista.

Questa sorta di "voce fuoricampo" è interpretabile in vari modi, uno di questi potrebbe essere la voce della coscienza o del subconscio.

La storia tratta di omicidio e suicidio.

 

 

Il morso del Serpente

Un sogno

Onirica realtà o concreta illusione?

 

Troppo a lungo hai tenuto nascosto il tuo segreto.

Troppo a lungo hai indugiato.

Perché? Perché lo hai fatto? Perché?

Pur di mantenere la tua immagine di figlia e sorella, hai lasciato che gli facessero questo.

Bugie, bugie, tutte bugie.

Mentire. Non hai fatto altro che mentire, per mesi e mesi, alla tua famiglia, ma le tue menzogne non sono servite a nulla.

Lo vedi cadere al tuo fianco ed urla di dolore squarciano l'aria greve, umida e scura di Notturn Alley. Il tuo grido ed il suo, che non riesci a distinguere uno dall'altro.

Lui cade ai tuoi piedi, urlando e contorcendosi sotto l'effetto della Maledizione Cruciatus.

Del sangue bagna le tue scarpe. Sgorga da una ferita che si è inflitto da solo, come per permettere al dolore di uscire dal suo corpo insieme al fluido vitale.

Tutto sembra muoversi a rallentatore, il tempo pare quasi fermarsi.

Tuo fratello, con la bacchetta ancora in mano, ti urla qualcosa che non senti, non comprendi, non vuoi né udire né capire.

-Ehi tu! Fermati!- la sua bacchetta è puntata contro di te.

Ma tu non senti, non ascolti.

Ti inginocchi di fianco a lui ed il vento ti scopre i lunghi capelli rossi, prima nascosti sotto il mantello nero.

Davvero speravi di nascondere la tua identità sotto un mantello?

La mano di tuo fratello si abbassa; ti guarda e solo una parola esce dalla sua bocca. Quella nota di stupore che l'accenta ti trafigge il cuore come il più affilato dei coltelli: -Ginny…?-

Ma tu non lo ascolti, non lo vuoi ascoltare e non rispondi.

Lui si contorce sotto di te; macabre smorfie di dolore gli deformano il viso.

Il suo bellissimo viso, quello di cui ti eri innamorata, ora non è che una maschera di dolore.

Lacrime. Calde, salate, confortevoli lacrime ti pungono gli occhi e ti scendono giù per le gote; e tu le accogli.

Bisbigli il suo nome, e vorresti sfiorargli i capelli; ma non osi farlo, quasi temessi che il tuo tocco possa contribuire ad aumentare il suo dolore.

-Ginny, spostati! Allontanati da lui!- questo urla tuo fratello, ora che si è ripreso dallo shock iniziale.

Sciocco, stupido ed invadente!

Non lo ascolti, non lo vuoi ascoltare.

-Draco…- questo il tuo straziante miagolio.

Lui non ti risponde, ma, a questo richiamo, spalanca i suoi occhi azzurro-grigi e ti guarda.

Quanto dolore in quegli occhi! Dolore che tu sai di aver alleviato con la tua presenza, con il tuo amore. Ma che prezzo può avere l'amore?

Mentre ti specchi in quegli occhi ti torna in mente tutto. Nella tua testa i ricordi si susseguono come una tempesta di neve: essi ti si presentano davanti un fiocco dopo l'altro.

Il Ghirigoro, con i suoi scaffali colmi di libri: lì lo hai incontrato la prima volta. Ti ritornano alla mente quelle poche battute, non certo amichevoli, che vi eravate scambiati.

La scuola. Il suo camminare con aria altezzosa per i corridoi, seguito sempre da quei due energumeni dei suoi amici.

Raramente avevate parlato, ma l'odio che i tuoi fratelli e tutti i loro amici nutrivano nei suoi confronti aveva condizionato anche te.

Al Ministero. Lì lo avevi ritrovato. Tuo padre lavorava lì, suo padre lavorava lì, e sia tu che lui avevate deciso di lavorare lì.

Poche occhiate furtive a quel volto pallido, ai suoi capelli biondissimi, ai suoi occhi grigi, ma quelle poche erano bastate.

Tuo padre non gradiva che gli parlassi e tu raramente lo avevi fatto, ma Draco Malfoy, come tutte le cose belle e proibite, proprio perché ti era stato negato, era diventato il tuo chiodo fisso.

Pensavi a lui di giorno e lo sognavi di notte. Un giorno capisti di essertene innamorata.

Questo pensiero ti aveva terrorizzata, spiazzata.

Come potevi esserti innamorata di una persona che conoscevi appena e che avevi sempre creduto di odiare?

Ma come avevi potuto odiare una persona senza conoscerla…?

Era veramente odio? Era veramente amore?

Pensieri; pensieri confusi ti affollavano la mente. Pensieri che, lettera dopo lettera, parola dopo parola, chiudevi in un diario come una bambina e che confidavi solo alla notte.

La tua famiglia.

Cosa avrebbero pensato di te se lo fossero venuti a sapere?

Lo odiavano.

Odiavano la sua famiglia, poiché dicevano fosse legata a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.

Come potevi confidare loro una cosa del genere?

E così i tuoi segreti continuavano a rimanere chiusi in un cassetto, e ad udirli solo il buio.

Diagon Alley. Lo avevi incontrato, lui ti aveva riconosciuta ed avevate iniziato a parlare.

Di cosa avevate parlato?

Sciocchezze, tutte sciocchezze: tu eri intenta a pensare ad altro.

Quel bacio. Come un serpente, lentamente, ti aveva presa nella sua morsa e fatta sua; e tu lo avevi seguito, ti eri lasciata avvolgere in quelle morbide spire ed avevi accolto in te quel dolce veleno.

Ti ha avvelenato la mente e il corpo, ma tu non te ne sei accorta.

Dolci i suoi baci, dolce il suo sorriso, dolci le sue parole sussurrate nel buio.

I tuoi segreti uscirono dal cassetto, ma solo il fuoco ad incontrarli. Non più segreti confidati alla notte, ma parole di passione sussurrate a lui nelle tenebre.

Tenebre…

Ombra, oscurità…

Un cimitero. Alberi gobbi e morti, privi di foglie, ti sovrastavano, simili a mani scarne di morti che si allungassero per afferrarti.

Scure figure, avvolte nei mantelli, ti circondavano, ma tu non le temevi: eri una di loro.

Affianco a te lui. Aveva plasmato la tua mente, aveva avuto il tuo corpo, ed ora dominava la tua volontà.

Ti aveva portato lì, promettendoti potere, gloria, onori; e tu avevi accettato, come sempre. Bastava uno sguardo di quegli occhi grigi per convincerti.

Quell'uomo potente, dalla grande magia… l'Oscuro Signore.

Mai lo avevi chiamato così prima di allora; quello era il nome che solo i suoi seguaci gli attribuivano.

La cerimonia ti passa davanti veloce, fulminea, come un fiocco di neve che il vento spazzasse via: non la ricordi.

Ma ricordi invece quel dolore lancinante all'avambraccio sinistro.

Quel marchio: impresso sulla tua pelle per sempre.

Credevi fosse un gioco?

Non credevi che presto ti avrebbero costretta a fare il tuo dovere?

Morte, sangue, dolore, odio.

Tutto questo non eri tu.

Sangue, odio, dolore e morte.

Tutto questo non era quello che volevi, eppure era ciò che eri costretta a seminare e raccogliere.

Uomini, donne, bambini: li uccidevi indifferentemente, costretta a sottostare a quel patto che avevi firmato col tuo sangue.

Odio, morte, dolore e sangue.

E tutto questo perché?

Solo per stare vicina a lui.

Sì, al suo fianco uccidevi e torturavi: questo il prezzo dell'amore.

Confusi; sempre più confusi i tuoi pensieri di morte e di sangue.

Un pub, un tavolo; una casa, un letto; un albergo, una stanza: un cimitero, una tomba.

Ogni luogo era luogo di morte e vi era morte in ogni luogo.

Ti chiamavano Mangiamorte.

Nome sempre pronunciato con odio dai tuoi famigliari, e tu non avevi mai osato dire loro il tuo segreto, per paura che il tuo nome venisse pronunciato con altrettanto disprezzo.

Tornavi a casa la sera tardi e dicevi a tua madre di esserti trattenuta al lavoro e lei ti credeva.

Dicevi ai tuoi fratelli, quando ti domandavano dove fossi stata, di essere molto stanca e loro ti credevano.

Dicevi a tuo padre, quando la mattina ti poneva la stessa domanda, di essere in ritardo al lavoro e lui ti credeva.

Ma tu mentivi, mentivi, sapevi di mentire.

Se solo tua madre avesse visto i tuoi vestiti macchiati di sangue, cosa avrebbe pensato?

Se solo i tuoi fratelli avessero visto l'innocenza sfiorita nei tuoi occhi, cosa avrebbero pensato?

Se solo tuo padre avesse avvertito la paura nella tua voce, cosa avrebbe pensato?

Ma tu ti nascondevi, nascondevi la verità come nascondevi i vestiti macchiati.

La porta della tua stanza era chiusa.

Se tua madre avesse potuto aprire la porta, ti avrebbe udita piangere e singhiozzare, ma l'unica testimone dei tuoi singulti rimaneva la notte.

E cosa sognavi?

Morti e morte. Coloro che avevi ucciso ti facevano visita nel sonno, per svegliare te che li avevi costretti per sempre a dormire. E passavi così le notti sveglia, abbracciata al cuscino bagnato di lacrime, immersa nelle tue paure e nei tuoi rimorsi.

Tutti questi ricordi ti sono passati davanti velocissimi, tanto che ora fatichi a distinguerli.

Ti riscuoti dalla tempesta dei tuoi pensieri, e concentri la tua attenzione su uno solo di essi.

Giace ancora sotto di te, straziato dal dolore del Cruciatus.

Richiude gli occhi e si contorce, come un serpente preso in trappola.

Tuo fratello è dietro di te, con la bacchetta ancora alzata, che controlla la Maledizione.

Tu non lo vedi, non lo senti, non lo ascolti.

Se solo avessi prestato più attenzione a ciò che diceva, forse avresti potuto impedirgli di compiere quel gesto.

-Draco…- sussurri ancora, accarezzandogli infine il viso pallido.

Ma lui non ti risponde, non avverte il tuo tocco. La ferita che si è inferto sanguina, continua a sanguinare, sporcandoti le scarpe ed il vestito.

Un lampo verde. Ti passa affianco senza che tu neppure te ne accorga e si avventa su di lui.

Niente più dolore, niente più sofferenza; niente più odio, niente più amore: solo l'oblio.

Mentre il sangue continua a sgorgare dalla ferita, lui si accascia ai tuoi piedi, freddo ed immobile.

Un sogno.

Vorresti che fosse tutto un sogno; che tutto quello che era successo e che stava succedendo fosse solo un sogno dal quale poterti risvegliare.

Onirica realtà o concreta illusione?

Lo fissi con sguardo attonito, ma non riesci a credere a quello che vedi.

Lui era con te, fino a qualche ora prima; ti aveva parlato, lo avevi baciato e le sue labbra erano calde e morbide, mentre adesso sono fredde e screpolate.

Era con te, aveva detto di amarti; o tu l'avevi detto a lui?

Ti aveva fatto promettere di abbandonare la tua famiglia, e tu avevi acconsentito; per lui, solo per lui, ma lui ora non c'è più.

Ma tu non ci credi, non lo vuoi credere e lo chiami, quasi pensassi che ti possa ancora udire e rispondere.

-Draco? – lo scuoti – Draco?! – lo chiami – Draco!- lo implori, ma lui non ti risponde.

Morto.

È morto al tuo fianco e tu non hai fatto nulla per salvarlo; nulla per alleviare il suo dolore, nulla per proteggerlo.

Perché le lacrime non bagnano il tuo viso?

Quelle che hai versato precedentemente si sono asciugate, seccate sul tuo volto, ma non ne avverti nuove che premono agli angoli dei tuoi occhi per uscirne.

Troppo grande il dolore perché le lacrime lo possano esprimere.

Tuo fratello è dietro di te; non osa toccarti.

Se solo potessi vedere il tuo viso, avresti paura di te stessa.

Un fantasma pallido e smunto, con gli occhi arrossati spalancati, increduli. Ancora non credono a loro stessi, a quello che vedono e hanno veduto.

Sei immobile; respiri appena, tanto che tuo fratello ti chiama per nome, sperando di riscuoterti.

Ma tu non lo senti, non lo ascolti.

Nulla ha più importanza ora che lui non c'è più.

Alzi lentamente il capo e ti guardi intorno.

Il mondo è diverso. È cambiato, come può mutare la notte buia e tempestosa illuminata improvvisamente da un lampo.

Tutto è diverso, pur essendo sempre uguale.

I tuoi occhi appaiono smarriti, incapaci di riconoscere in questo nuovo mondo quello di prima.

Li riabbassi, in modo da non essere più costretta a guardare quel vicolo buio e sporco; osservi il suo viso pallido, i suoi lineamenti.

Bellissimo e fatale anche nella morte.

Lui è il tuo mondo, ed il mondo senza di lui non sarebbe più stato per te.

-Ginny…-

Un richiamo. Un nome che deve, dovrebbe essere il tuo, ma non te lo ricordi più.

Qual è il tuo nome?

-Draco…- esce dalla tua bocca, in un tono a cavallo fra la domanda e l'affermazione.

Ti chini su di lui e appoggi la testa sul suo petto.

Speri forse di percepire il suo respiro?

Illusa.

Infine ti rialzi.

-Ginny…-

Ancora quel richiamo. Che sia rivolto a te?

Un tuono molto vicino squarcia l'aria, seguito poco dopo da una pioggia pesante e fitta.

I tuoi capelli sanguigni si bagnano e ti si appiccicano alla faccia.

Le lacrime del cielo lavano le ultime tracce delle tue.

Guardi di nuovo il volto bagnato di lui, i suoi capelli biondissimi sporcarsi di fango.

Nulla ha più senso, se non l'oblio.

Le tue dita affusolate si stringono intorno alle sue, fredde, gelide.

Si stringono attorno alla mano che teneva la bacchetta che non era riuscito ad utilizzare per difendersi.

Entrano a contatto con il legno e, improvvisamente, nella tua mente si fa largo un pensiero che diventa man mano più chiaro, più nitido e funesto.

Osservi per l'ultima volta il suo volto morto, bagnato dalla pioggia e gli posi un leggero bacio sulle labbra fredde.

Prendi poi la bacchetta.

La pioggia scroscia, il cielo piange e geme.

Un lampo getta una luce inquietante sulla scena.

Due corpi morti, l'uno sopra l'altro. Il tuo buttato scompostamente sul suo; la tua mano caduta sulla sua.

Qual è il prezzo dell'amore?

Sangue, odio, dolore e morte.

La morte ad unirvi; unirvi lontano da quel mondo che vi aveva voluti divisi.

Qual è il prezzo dell'amore?

L'hai pagato con la morte.

  
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