Hopeless
Quando la vita va via senza accorgertene.
Epilogo
Le
campane risuonano cupe, riecheggiano per la città come una triste litania di
morte, i parenti, le persone più care si affollano sul sagrato per il funerale.
Brittany
non esiste più, Brittany è volata via, Brittany ha ceduto alla malattia,
Brittany ha lasciato Nick mentre era tra le sue braccia, seduta sul panchetto
bianco del suo pianoforte.
Nick
si asciuga una lacrima che gli è sfuggita, ma non scoppia in lacrime: Nick,
come Brittany, non esiste più.
Il
ragazzo entra in chiesa scortato dalla sua famiglia, si siede vicino ai
genitori della ragazza e osserva le panche occupate: non c’è molta gente, in
realtà. La cerimonia è intima, senza seccature, ci sono anche tanti compagni di
classe che hanno conosciuto Brittany e ne hanno apprezzato l’onestà e la forza,
nonostante il suo carattere scorbutico.
Gemma,
la madre di Brittany, è piegata dal dolore, piange ininterrottamente sulla
spalla del marito, che le accarezza la testa, e nel frattempo urla qualche
perché come richiesta e nessuno le risponde. Chiede il motivo per cui ha
portato via sua figlia, la sua unica figlia e non riceve niente.
L’amica
stronza che la ragazza ricordava sempre, Emy, è scossa dai singhiozzi da
un’altra parte della chiesa, in un angolo: tra le mani tiene quella che deve
essere una lettera con la tondeggiante calligrafia della sua amica.
Nick
è apatico. Non piange, non commenta, non parla: guarda fisso la foto sorridente
della sua migliore amica, guarda i suoi capelli biondi, guarda i suoi occhi
azzurri, guarda quella che avrebbe voluto sin dall’inizio.
All’uscita
dalla chiesa per andare al cimitero dove Brittany riposerà per sempre, Nick non
si imbatte con nessuno, non si ferma a parlare con nessuno, neanche con la
famiglia della sua amica, e va verso il luogo dove andrà più spesso, da solo.
Joe piange, rompe gli schemi e la sua immagine da duro costruita con tanti
sforzi: non dimenticherà mai i suoi rimproveri riguardo ad Aileen, lei mai
saprà che ha lasciato la sua ragazza; Kevin non ci crede e i coniugi Jonas
tentano di stare con i genitori di Brittany il maggior tempo possibile per
confortarli, ma anche Denise soffre.
Quando
la bara e il prete arrivano, Nick è già lì a fissare il vuoto composto dalla
terra fredda, dove Brittany andrà e starà per sempre: è brutta, quella terra.
È’ marrone, è fredda, non è adatta a lei, alla sua personalità, al vestito
azzurro che le hanno messo addosso.
“Nick,
spostati” la voce triste di Joe lo risveglia e lo trascina lontano dai suoi
pensieri; il ragazzo si scansa e con la morte negli occhi vede il corpo della
sua migliore amica cadere giù, nel baratro.
E
ha voglia di urlare, di mandare a quel paese quel fottutissimo cancro che l’ha
portata via da lui, di piangere finché non ha consumato tutte le lacrime che ha
a disposizione, di gridare al mondo che è un’ingiustizia, e vuole morire anche
lui, vuole sprofondare nel baratro con lei.
A
fine cerimonia tutti se ne vanno tranne Nick, che rimane a guardare apatico la
terra che ricopre la sua migliore amica, la sua Brittany: una lacrima va a
bagnarla, un’altra e un’altra ancora. I coniugi Jonas se ne sono andati sotto
insistenza di Kevin e Joe per lasciare al figlio minore il tempo di assimilare
i fatti, ciò che è successo.
Nick
si siede sull’erba per guardare ancora quella terra smossa e nello stesso
attimo sente qualcuno che si siede accanto a lui e che con delicatezza gli
allunga una lettera con il suo nome scritto sopra. Il ragazzo sussulta alla
vista della scrittura elegante e tondeggiante di Brittany, l’afferra quasi
subito e se la rigira tra le mani, per poi voltarsi nella direzione di chi
gliel’ha porta: è una ragazza dai capelli scuri, che non dice niente e va via.
Emy. La voce di
Brittany lo aiuta a sapere l’identità di quella ragazza che nonostante tutto
aveva gli occhi lucidi.
La
lettera che ha tra le mani gli brucia da morire, scotta quasi, così il
diciottenne si muove ad aprirla con delicatezza, per non rovinare le ultime
parole di Brittany.
Nick,
se starai leggendo
questa lettera allora vorrà dire che sono già morta: l’ho data a Emy affinché
te la consegnasse, ma non so quanto contare su quella ragazza.
Devo dirti tante
cose, Nick, cose che tu non ti immagini neanche, cose che avrei preferito
tenere per me. Sai dove sei ora? Mi hai lasciato un biglietto con scritto che
mi porterai una sorpresa: spero che sia gradevole almeno, non come quelle degli
anni passati.
Mi dispiace, Nick.
Avrei dovuto dirti cosa stavo passando, avrei dovuto fare una cura e non
lasciarmi andare, avrei dovuto tante cose che non ho fatto, tra cui delle scuse
per il trattamento ricevuto nei primi giorni e tutti gli insulti rivolti a te e
alla tua carriera.
Per il resto
grazie. Grazie per avermi fatto passare queste meravigliose quattro settimane
come le migliori della mia breve vita, grazie per aver suscitato in me nuove
emozioni che avevo dimenticato nel tempo, grazie per essere stato qui in questo
momento, grazie per aver scaldato il mio cuore di nuovo.
Quando sei
arrivato, pensavo seriamente di impazzire e di odiarti, poi mi hai fatto sapere
del diabete, della tua carriera, della tua vita così incredibilmente perfetta…
e il mio cuore non ha retto. A quattordici anni ero innamorata di te, a
quindici pure e speravo che tu tornassi, a sedici ho perso un po’ le speranze,
a diciassette pensavo di averti completamente dimenticato, a diciotto mi hai sconquassata di nuovo.
Sinceramente non
ci sono parole per ciò che provo per te, non so come esprimermi e sai anche
come sono fatta: non sono brava a parlare, a mostrare i miei sentimenti, mi fa
sentire debole.
Come si chiama
quel sentimento che ti fa battere il cuore, vai in iperventilazione e roba del
genere, descritto in parole da romanzo di seconda categoria? Ah sì, si chiama
amore.
Nicholas, ti amo.
Scriviamolo così, di tutto in punto, perché tu possa capire quanto tu sia
importante per me anche se rischio la vita quando mi abbracci o mi baci sulla
testa o sulle guance.
Mai più proverò
una cosa del genere, lo sai, per questo ritengo sia giusto fartelo sapere:
quello che una persona trasmette si può capire a fior di pelle e tu, per me,
sei un enigma da risolvere; non so ancora cosa ti passa per la testa.
Ora basta, ho
paura che tu torni da un momento all’altro e che tu possa cogliermi in
flagrante di reato.
Quindi grazie per
tutto, grazie per queste emozioni, grazie per questo amore non corrisposto,
grazie per essere il mio migliore amico, per avermi sopportato per quattro
lunghe settimane, per volermi bene.
Ti amo,
Britt
La
carta della lettera è impregna di acqua salata, di lacrime che hanno cominciato
a scendere senza interruzioni, di perché gridati nella sua testa: lui amava
Brittany, ma era troppo occupato a guidarla nei ricordi per dare voce al suo
cuore e alla sua mente.
“Ti
amo” sussurra Nick, prima di chiudere la lettera, alzarsi e guardare verso il
futuro.
***
Dopo
la morte di Brittany, Nick restò una settimana nella casa dove aveva trascorso
le ultime quattro settimane e andò molte volte sulla tomba della sua migliore
amica.
Quando
tornò a casa, a Dallas, ebbe tante ragazze, tutte bionde e con gli occhi azzurri.
Tutte le giovani donne con cui usciva non avevano né gli occhi né i capelli
scuri. La famiglia Jonas si stupì ancora di più quando notarono
l’impressionante somiglianza della sposa, Lorelay, con Brittany, l’amica di
infanzia scomparsa. Joe e Kevin ben sapevano che Nick non stava convolando a
nozze con quella donna, ma con la sua migliore amica e la sua memoria: la sua
morte aveva lasciato in lui qualcosa di incancellabile, chiamato dolore.
I
suoi fratelli conoscevano da molto tempo il suo segreto, ma il minore non aveva
mai voluto ammettere di amare la sua migliore amica da quando aveva quindici
anni, eppure la cosa era emersa alla fine.
Sapevano
che ogni cosa che faceva Nick la faceva con Brittany, non con Lorelay. Parlava
con Brittany, rideva con Brittany, piangeva con Brittany, faceva l’amore con
Brittany. Una volta Nick era arrivato al punto di confonderle e chiamare la
moglie come la sua migliore amica.
Ora
è lì, di fronte a quella liscia pietra di marmo, da dove Brittany gli sorride.
“Papà,
chi è lei?”
Nick
sposta lo sguardo dalla tomba alla bambina cui stringe la mano, una bambina dai
capelli ricci e castani.
“Hai
visto, Brittany? Si chiama come te, era la mia migliore amica”
Quando
la bambina incrocia i suoi occhi azzurri con quelli del padre, Nick vede gli
occhi azzurri e profondi di Brittany.
“E’
bella” commenta la figlia, chinandosi a guardare la foto.
Nick
sospira, e fa a tempo a strofinare via la lacrima che è appena scesa dai suoi
occhi.
“Sì,
Britt, è molto bella – ripete sconfortato, - aveva quasi diciannove anni quando
è andata via”
La
bambina sfiora delicatamente la foto con le dita, poi tocca il suo nome inciso
in rilievo sulla pietra. Il silenzio si diffonde tra padre e figlia, e rimangono
molto tempo a guardare quell’immagine sorridente.
“Papà,
tu l’amavi?” chiede improvvisamente Brittany, spostando lo sguardo sul padre.
Nick
si stupisce dell’acume della figlia, ma non incrocia i suoi occhi e resta immobile
a guardare la foto della sua migliore amica. Poi la voce di Lorelay li distrae
entrambi e l’ormai uomo fa un cenno alla bambina affinché vada dalla vera
madre.
“Sì”
soffia poi a qualcuno di impreciso, quando la figlia si è allontanata.
Sta
rispondendo alla vera Brittany, quella che in questo momento è nel sottosuolo,
quella che gli sta sorridendo, quella che non aveva mai smesso di amarlo
nonostante fosse stato uno stronzo negli anni passati.
Nick
caccia una mano in tasca, ne tira fuori quella lettera sgualcita e la pone
sulla tomba di Brittany: il foglio scivola leggero sul marmo, grazie al venticello
che si è appena alzato.
Per
un attimo a Nick sembra di sentire Brittany che lo chiama e la voce si disperde
nell’ambiente grazie al vento: è come se senta la sua presenza nella natura e
ora, questa brezza che gli accarezza i capelli e il viso, è la sua migliore
amica.
A
Nick pare di sentire un “ti amo” ululato e abbozza uno dei suoi rari sorrisi: è
tanto che non lo fa, aveva smesso quando
Brittany se ne era andata, ma ora lei è lì con lui.
E si volta verso il futuro, ben sapendo che, nonostante lei non sia vicino a lui fisicamente, è nel suo cuore.
L'angolo di Mari
Io non so che dire. Hopeless è finito, per qualcuno "evviva, Hopeless è finito". Ma non sarò io a dire quelle parole, anzi, non posso non ripetere nella mia mente che la storia in cui ho messo me stessa è finita. Ehi, Mari, la storia è finita, tu hai finito di soffrire. Forse? Non lo so. So solo che più in qua non la rileggerò, perchè c'è qualcosa che me lo impedisce, qualcosa che ho lasciato e che mi fa sentire male ogni volta. Hopeless mi ha segnata, devo dirlo, è quella che ho scritto in una settimana, quella dove è esploso tutto, quella che sembrava più scritta da una dislessica, perchè a volta piangevo e non vedevo la tastiera e quindi sbagliavo tutte le lettere.
Non potete neanche immaginarvi quante cose lascio qui dentro. E' una parte della mia vita, ora non mi resta che andare avanti e sperare che tutto vada bene e non risprofondi nella depressione. Mi sono resa conto che alcuni capitoli sono patetici, come questo epilogo, che altri soddisfano soltanto un tre per cento di me, ma quando la scrivevo non ci facevo molto caso a quello che digitavo, ai fiumi di parole inutili che esprimevo, così ho deciso di non modificare niente, solo correggere magari qualche vocabolo o una ripetizione. Per il resto non ho modificato niente, tutto è come l'originale.
Vorrei davvero ringraziarvi infinitamente per aver sostenuto questa storia. Quelle 14 persone che ce l'hanno tra le preferite (chi non recensisce non abbia paura a farlo), quelle 3 che l'hanno tra le ricordate e quelle 13 tra le seguite. E QUELLE 121 RECENSIONI, cosa che io mi sogno nella mente. Grazie mille a tutti voi, non mi fate sentire una nullità. E se c'è una cosa che adorerei, sarebbe vedere Hopeless nelle Scelte, ma è un sogno ovviamente. Non è abbastanza matura per finire lì.
Ci saranno due Missing Moments, li posterò più in qua.
Ho deciso di abbandonare questo Fandom e di andare a intasare quello di Harry Potter o quello dei One Direction, perchè Louis ha bisogno di me per vendere le carote al mercato (?). Quindi grazie a tutti davvero :)
Grazie a Rebecca, perché è un'amica che ascolta sempre, per tutto. Ti voglio bene.
Grazie a Silvia, perché è una Stronzilla. Ti voglio bene.
Grazie ad Andreea, perché è una sclerotica nonché mia sorella gemella, che gestisce con me e Sarah il banco delle carote al mercato (?). Ti mao.
Grazie a Sarah, perché in qualche fottutissimo modo riesce a capirmi benissimo e perché il nostro banco é il più fruttuoso di tutti! Ti mao.
Grazie alla mia fotocopia Giulia, perché soltanto lei ha capito realmente il significato di questa storia. So che ce la farai. Ti voglio bene.
Grazie alla mia stalker Ilaria, perché, non si sa come, siamo Echelon, Parawhore e abbiamo tante cose in comune, e mi perseguita. Ti voglio bene.
Grazie ad Anna, perchè insieme tramiamo piani malvagi contro Delta e Bieber. Ti voglio bene.
Grazie a Elisabetta, perché - chissà come fa - mi sopporta.
Grazie a Marianna, perché quando posta quei meravigliosi banner sul nostro gruppo (specialmente quelli su Tom Felton) mi fa saltare gli ormoni.
Grazie a Irene e a Giulia, perchè quando è successo quella cosa spiacevole, si sono incazzate come delle bestie. Vi voglio bene :3
Grazie a Egg__s, conosciuta al mondo come Agata (merito della tua presentazione se so il tuo nome), per il meraviglioso banner e per quello altrettanto meraviglioso della mia nuova fic sugli One Direction.
Grazie a quei fottutissimi artisti che hanno fatto da colonna sonora a Hopeless: gli Evanescence, Miley Cyrus, i Paramore, the Pretty Reckless, i Muse, gli AC/DC e i Deep Purple.
Grazie a tutti voi lettori, per tutte quelle recensioni, grazie per aver vissuto Hopeless con me.
Maria Giulia