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Autore: La neve di aprile    18/09/2011    2 recensioni
Non è stato un capriccio, lo sa come lo sa che tutti quei passi, l'eco della vita che percepisce su di sé come un respiro non sono i capricci di un uomo matto con una scatola, no.
L'ha imparato col tempo, leggendo gentilezza dove molti scorgevano pietà, scovando indizi di una bontà così grande da aver bisogno di due cuori per poter essere contenuta in un corpo così umanamente fragile: no, non sono capricci i suoi viaggi e le sue soste e lei può avvertirlo nel suono vivace delle sue parole masticate in fretta, nella loro confusionario inseguirsi componendo spiegazioni, inventando e inseguendo una verità da stringere con ostinazione per mostrare a chiunque quanto meraviglioso sia l'universo con le sue mille meraviglie.
I passi, i suoi passi tracciano la mappa del suo cuore e della sua anima con una precisione che le riempirebbe gli occhi di lacrime se solo avesse occhi per piangere.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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No, il Dottore non mi appartiene -purtroppo.
No, neanche il Tardis -e questo è un doppio peccato.
No, decisamente niente di quanto sia stato estrapolato dalla serie Doctor Who mi appartiene.
Figuriamoci poi se ci guadagno qualcosa o se intendo offendere qualcuno.







SONGBIRD
a tardis love song





And I wish you all the love in the world,
but most of all, I wish it from myself.




Può sentire i suoi passi rintoccare frettolosi, impacciati, ingarbugliati come i fili logici dei suoi pensieri -corrono veloci, si fermano, cambiano direzione e imboccano bivi inaspettati; s'intrecciano con la stessa spensieratezza di un bimbo che ride e poi cambiano ancora, mai uguali, mai stanchi, fino a trovare ciò che cercano e lì fermarsi solo per il tempo di dire “ecco, hai visto, ce l'ho fatta anche stavolta”.
Li sente in ogni momento della giornata, in ogni istante del tempo e dell'universo, al di là del tempo e dell'universo direbbe quel piccolo grande uomo dello spazio, in quel bozzolo di sicurezze che ha costruito per lui nel momento in cui l'ha scelto per sé.
Non è stato un capriccio, lo sa come lo sa che tutti quei passi, l'eco della vita che percepisce su di sé come un respiro non sono i capricci di un uomo matto con una scatola, no.
L'ha imparato col tempo, leggendo gentilezza dove molti scorgevano pietà, scovando indizi di una bontà così grande da aver bisogno di due cuori per poter essere contenuta in un corpo così umanamente fragile: no, non sono capricci i suoi viaggi e le sue soste e lei può avvertirlo nel suono vivace delle sue parole masticate in fretta, nella loro confusionario inseguirsi componendo spiegazioni, inventando e inseguendo una verità da stringere con ostinazione per mostrare a chiunque quanto meraviglioso sia l'universo con le sue mille meraviglie.
I passi, i suoi passi tracciano la mappa del suo cuore e della sua anima con una precisione che le riempirebbe gli occhi di lacrime se solo avesse occhi per piangere.
Lo sente mentre trascina con sé il peso delle scelte sbagliate e degli errori più grandi, un bagaglio di rimorsi e dolori seminato lungo i sentieri di un'esistenza che non conta i minuta ma li divora uno dopo l'altro, li scuce e li ricuce di nuovo in forme nuove, li rivolta e lo scombina come tasselli di un mosaico in continuo mutamento di cui solo lui sembrava intuire il risultato finale.
Time can be rewritten.
L'ha sentito mormorare quelle quattro parole più e più volte mentre sorvegliava il sonno di un'ignara Amelia Pond, come una preghiera, e scavava dentro di sé, tra le sue idee migliori, per arrivare al lampo di luminosa genialità che gli avrebbe permesso di restituirle Rory Williams.
Non ha potuto vederlo, non ha occhi per farlo, ma ha potuto percepire le dita affondare tra i capelli rossi di lei in una carezza così distratta da poter sembrare casuale, ha potuto immaginare l'infinita sofferenza nascosta dietro ogni nuovo giorno, ogni nuova avventura, ogni nuovo mondo.
La fatica dietro quei sorrisi, man mano che il pensiero di averle rovinato la vita per egoismo si faceva sempre più grande e insostenibile fino a sbocciare nella crudele decisione di rinunciare ad ogni cosa.
Fede, fiducia, felicità.. lasciate andare davanti ad una casa come tante altre, con una macchina rossa nuova di zecca, il sacrificio che con nessun altro era riuscito a fare. Un abbraccio e un saluto, senza lacrime, solo il suono sordo di due cuori -i suoi, lei che non ha cuore perché è solo cuore si è sentita come andare in frantumi di riflesso nel tentativo di assorbire la misera desolazione della ritrovata solitudine- che diventano pesanti come macigni nello scegliere di rinunciare per poter salvare, pur sapendo di non poter essere perdonato, di non potersi perdonare.
Nel silenzio della sua esistenza muta ha imparato a conoscerlo e a capirlo ad ogni respiro, ad ogni passo.
Le giornate tristi, le giornate felici, le giornate facili e le giornate difficili sono diventate nel tempo solo un codice di rintocchi, echi e parole che risuonano a diverse intensità dentro di lei, che riecheggiano nelle immense vastità del suo amore, un amore che cede ogni cosa senza mai pretendere nulla; un'esistenza votata alla percezione della sua presenza e a monologhi a cui non può concedere risposta.
Ma amore è anche questo, direbbe se avesse una bocca per parlare e parlargli.
La paziente attesa di un giorno che non verrà mai, il gioco crudele degli dei che l'hanno costretta a non poter far altro che esaudire un desiderio dopo l'altro per lenire ogni male, l'avergli offerto il tempo e lo spazio in dono con la consapevolezza che nulla avrebbe mai potuto colmare la solitudine spietata dell'ultimo Signore del Tempo -non ci saranno mai abbracci per lei, non ci saranno baci e ci sarà sempre qualcuno a cui non potrà impedire di fargli del male, di incidere una nuova cicatrice che non potrà guarire, lei è l'emblema di un sacrificio che si tramanderà nel tempo fin tanto che lui avrà fiato in corpo, salvo poi spegnersi quando verrà abbandonata a sua volta rimanendo nulla più di una vecchia cabina della polizia abbandonata nell'angolo di una strada.
Lo sa, lo sa dal preciso momento in cui lui si è convinto di rubarla quando invece è stata lei a rubare lui.
Nel corso dei secoli non ha mai capito il perché di quella scelta e ha scelto di non pentirsene mai, avvolgendolo in tutto l'amore che è il suo spirito infinito è stato in grado di provare, abbracciando una vita che senza di lui si concluderebbe in un battito di ciglia.
Il TARDIS lo sa, lo ha sempre saputo.
Sa tutto, lo sa ancora prima che lui si chini sulla sua console e prema bottoni, tiri leve e piroetti sul pavimento lucido mentre le leggi dell'universo si piegano al suo volere, un volere così forte da spezzare spazio e tempo in frammento che gli offre su un piatto d'argento perché possa farne tutto ciò che desidera.
Lo sa dal momento in cui lui l'ha guardata per la prima volta e ha sussurrato sei la cosa più bella che io abbia mai visto.
I tuoi desideri sono i miei desideri, gli direbbe se potesse, perché dove sei tu io esisto.
Non c'è un'altrove per lei, non c'è scelta: ci sono solo gli occhi tristi di una delle creature più antiche del tutto, un'anima nobile che si fa chiamare Dottore e vaga in un labirinto di infinite possibilità cercando di aggiustare ciò che si rompe, ciò che è sbagliato, che non è come dovrebbe, circondandosi di persone per poter dimenticare ciò che le pieghe del palmo della sua mano lo condannano ad essere. Solo.
Lui è tutto ciò che ha mai desiderato, tutto ciò che ha e tutto ciò che vuole.
Non le interessa poi così tanto del vagare senza metà, sbirciando civiltà aliene dalla pelle d'argento o combattendo vecchi robot arrugginiti fatti di ferro e odio -tutto ciò di cui ha bisogno è che lui sia con lei, che torni sempre da lei, che stia con lei.
Si sono visti una volta soltanto e lei non ha trovato le parole, uno spirito così immenso costretto in un corpo rattoppato, come avrebbe potuto! ci ha provato, in ogni modo, a spiegargli quell'amore così grande e quando ha iniziato a sentire ogni cosa andare in pezzi, quando persino lui ha rischiato di perdere la speranza, lei ha semplicemente sorriso e ha fatto ciò che ha dovuto, senza che ci fosse bisogno di chiedere, senza che lui dovesse neanche pensarci.
I tuoi desideri sono i miei, io vivo se tu vivi, io sono felice se tu sei felice.
Sarebbe stato facile dirlo, sarebbe stato bello vedere come la sua faccia avrebbe tradotto le emozioni senza doverle ricercare nel suono di un respiro o di un passo o di una parola che non sarebbe stata diretta a lei.
Ma mentre il suo spirito, il suo infinito amore, si scioglieva in nastri di luce e riprendeva possesso di quella scatola più che è molto più grande all'interno, non le è sembrato importante.
Perché lui era il suo tutto e lo sarebbe sempre stato, senza bisogno di gratificazioni.
Perché il giorno in cui lui si era convinto di averla rubata, era stata lei che aveva rubato lui. E lui è l'unica cosa che importi davvero, nonostante sappia anche che niente sarà mai abbastanza.
Per questo lo ama come se non ci fosse domani e ad ogni domani lo ama sempre di più perché questo è ciò che veramente è, questo è ciò che ha scelto di essere, questo è quello che lui le ha permesso di essere, che lui le ha insegnato e le ha concesso di diventare.
Amore senza fine, tutto in una scatola blu.
La sua scatola blu.


And the songbirds keep singing,
Like they know the score,
And I love you, I love you, I love you,
Like never before, like never before.





FINE

   
 
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