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Autore: Lady Antares Degona Lienan    16/05/2006    9 recensioni
Un ipotetico incontro dei due gemelli Asakura al di fuori di ogni contesto.
Più che una vera e propria storia, una sceneggiatura di un momento.
Un momento che sfugge.E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hao Asakura, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled Titolo: Dove Non Ci Sono Vincitori
Autore: L.A.D.L.
Pairing: //
Genere: teatrale, drammatico, triste.
Raiting: R
Disclaimer: SK non mi appartiene. Tutti i diritti sono riservati. La fanfic non è a scopo di lucro.
Note: La verità è che per una volta è tutta colpa della Light. Si, perchè mi ha infilato la tipica pulce nell'orecchio.
E dannazione se è tenace 'sta pulce!!
Ovvero sia: perchè tutti adorano oppure non sopportano Hao, e non trovo persone che lo apprezzino con discrezione e senza farsi venire i cuoricini agli occhi ogni volta che lo sentono nominare?
La risposta che mi sono data è che Hao è il cattivo della storia. E i cattivi o li odi oppure li ami.
Nel senso... anche se trovo che il suo sia un carattere dalle mille sfaccettature, sono in molti [non abbiatemene, ci casco anche io] a vedere il suo come un carattere fortemente stereotipato.
Trovo non sia così.
Quindi ecco una shot che in realtà è un lungo dialogo tra Yoh e Hao. E i personaggi sono strettamente ambigui.
Nel senso. Niente incesto, temo di non averne le capacità, ma qualche velata affermazione riguardo al loro amore fraterno si.
Non voglio un Hao cattivo e Yoh buono. Voglio due personaggi fortemente divisi dalle loro ideologie, ma per certi versi dannatamente simili.
Se no dove sta il divertimento?











Dove Non Ci Sono Vincitori
Perché uccidere qualcuno a volte non vuol dire odiarlo
Unico










A volte mi chiedo perché ci facciamo così tanto male.
Ci avviciniamo, per poi allontanarci di nuovo.

«Sai…» Yoh ruota leggermente il volto e fissa il fratello con espressione assorta. C'è il vuoto nei suoi occhi scuri. «A volte…» poi tace.
Sembra quasi che il vento giochi a scomparire e ritornare dopo brevi ed ansiosi istanti.
«Cosa, Hao?»
«Perché siamo qui?»
Il gemello sorride e si ributta verso terra, sprofondando dentro i teneri germogli di prato.
È primavera.
«Spiegati meglio. Potrei risponderti che siamo qui perché ci siamo incontrati per caso, perché è qui che il vento ci ha portato.»
«Ma poi…» gli occhi di Hao sono fissi verso il cielo mentre aspetta. Cosa, non lo sa nemmeno lui.
«Poi la risposta è sempre la stessa, fratello.»
«Già.»
«Siamo qui perché siamo noi a volerlo.»
Non c'è silenzio che possa confortarli, non c'è vento che possa addolcirli, né sonno accoglierli.
La verità è che non sono amanti perché sono fratelli, ma a volte questo loro non basta.
Conoscersi così a fondo, sapere cosa pensa l'altro. Sono sensazioni difficili da comprendere. Ma quando alla fine superi questa soglia, un passo dopo l'altro, il legame che ne ottieni risulta forte.
Inscindibile.
«Perché continuiamo a farci male, Yoh?» per la sera di oggi Hao ha solo tante domande, forse troppe. «Perché continuare a vedersi come fuggiaschi…» nella voce carica di rimpianto c'è incertezza, paura di una risposta che potrebbe non piacergli.
«Perché sei mio fratello. Sei parte della mia famiglia. Vada come vada»
Eppure il tono quasi dolce del fratello risulta essere piacevole, fresco.
E la risposta gli piace.
«Ho ucciso alcuni dei tuoi amici. La tua ragazza è in fin di vita. Non mi odi.»
Hao non ha paura della morte, perché lui quella figura ammantata di nero l'ha già sconfitta. Due volte.
Però quell'affermazione, "non mi odi.", avrebbe tanto voluto essere una semplice domanda.
Non mi odi, Yoh?
Non senti la rabbia crescere dentro di te, l'ira prendere il controllo del tuo corpo?
Lo sciamano ha paura, ancora una volta, di una semplice risposta. Sebbene suo fratello gliel'abbia già data, teme che sia solo una bella bugia.
Sul volto del minore fiorisce un sorriso triste, ma in fondo è giusto così, pensa Hao. È primavera. «E' per questo che io alla fine ti ucciderò, fratello.»
Va bene così, si dice l'altro. Mi ucciderà, ma non mi odia.
«Eppure, Yoh… adesso mi stai parlando. Se avessi voluto uccidermi… l'avresti già fatto.»
«Non è vero. Ti ucciderò perché questo è il mio destino, ma non sarà oggi, e nemmeno domani.»
Entrambi si agitano inquieti sul prato, i vestiti macchiati di verde e la bocca piena di vento. Yoh si stringe le ginocchia al petto. Forse ha freddo.
L'altro si consola strappando fili d'erba per poi gettarseli alle spalle.
«Lo stai facendo anche adesso, Hao.»
Il gemello gli lancia un'occhiata interrogativa. Non ha capito l'affermazione.
«Intendo… uccidere senza senso. Lo hai fatto ancora.»
«Non capisco.»
«I fili d'erba, fratello. Che ragione avevi di ucciderli? Ti avrebbero fornito alcun aiuto, una volta morti?» è inevitabile e sottointeso il doloroso paragone fra quei germogli e molti dei suoi amici.
«Una ragione c'è.»
Il giovane Asakura tende le orecchie. Forse i suoi amici non sono morti per niente. Magra consolazione, in ogni caso.
«Mi sono divertito.» aspetta un attimo. «Vedere il dolore nei loro occhi, come tante piccole stelle.»
«Non ti bastano quelle che sono sopra di noi?»
«No. È come se non brillassero più, mi capisci Yoh?»
Diamine se capisce. Ha passato una vita ad allenarsi per sconfiggerlo. E quando finalmente l'avrà fatto, che ne sarà di lui?
«Hao.»
«Dimmi.»
«Perché mi hai chiesto, due mesi fa, di cominciare a vederci qui?»
"Ghiaccio nelle vene" gli pare d'improvviso un'espressione troppo blanda.
«Non lo so.«
«Va bene.» Yoh Asakura si alza, spazzolandosi i pantaloni dai fili d'erba ormai morti. «Posso fare un'altra domanda?»
L'altro non gli risponde.
Ha come l'impressione che non lo farà mai.
«Perché hai ucciso i miei amici?»
«L'ho già detto. Sono stati dei bei giocattoli.» la bocca è piegata in un ghigno, ma i suoi occhi rimangono neutri, spaventosamente opachi.
E improvvisamente entrambi capiscono.
Forse Hao vuole sentirsi dire che Yoh lo odia. Perché così sarà più semplice ucciderlo, quando saranno uno di fronte all'altro. Perché sarà un motivo per non dirgli che quasi lo ama.
«Fratello… la mia offerta è sempre valida. Saresti un ottimo aiuto per la realizzazione dei miei piani.«
«Lo sai che non posso.»
«Balle, Yoh. Tu non vuoi.»
«E non posso.» si sorridono con tranquillità, assaporando momenti che il destino ha tolto loro la possibilità di vivere.
«Non ci sarò, domani.»la voce di Hao è dolce, eppure amara.
«Nemmeno io.»
«Mi spiace di non aver mai parlato con te. Mi sarebbe piaciuto poterlo fare.»
«La prossima volta in cui ci parleremo…» Yoh sta già camminando quando la voce di Hao lo richiama. Gli dà le spalle. Si ferma e si volta con lentezza verso di lui. «Sarà dove non ci sono vincitori.»
«Dove non ci sono vincitori…»ripete sussurrando. «Sarà bello potersi rincontrare lì.»
«Già.» il vento è finalmente tornato. Anima il mantello di Hao con movenze sceniche.
«Promettimi che…» esita, incerto.
È il maggiore a completare la frase con un sorriso. Di questa vita inutile non sa più che fare, vuole solo passare oltre. «Promettimi che laggiù giocheremo, Yoh. Promettimelo.»
Un altro sorriso compare sul viso espressivo del gemello, che annuisce dolcemente. «Promesso. Mi spiace Hao. Ma non posso odiarti.»
Le stelle sono scomparse, una nube oscura il cielo.
«Non importa.» e per una volta è vero.
Non gli importa.





   
 
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