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Autore: Ivory    02/06/2006    5 recensioni
La fine si avvicina per Jin Kazama...? Una lotta disperata contro il suo "demone" interiore, una lotta difficile, che lo porterà a ricordare i momenti più importanti della sua vita.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DEVIL WITHIN : MEMORIES

CAPITOLO 1 – Come tutto cominciò.

Cos’è rimasto di me…?

Cosa sto diventando…!?

…Un mostro, ecco la verità. La cosa dentro di me è ormai stanca di rimanere latente. Vuole uscire, vuole possedermi. Vuole vincermi a tutti i costi, è indomabile, ed è troppo, troppo potente. E io, sono troppo, troppo debole.

Questo “omaggio” ereditato da mio padre, dentro di me non ha fatto altro che crescere sempre di più, in tutti questi anni. Una crescita lenta, che adesso sta per esplodere in tutta la sua forza e malvagità. Riuscirò a resistergli? Non lo so…sento che la mia anima verrà presto inghiottita dalle fauci dell’oscurità eterna. Tutto ciò mi fa tremare dalla paura come un bambino…

Adesso, che ho ancora un cuore umano…voglio ricordare. I momenti più belli, ma anche quelli più brutti.

Ricordare…

Ricordare per un’ultima volta la mia esistenza, gli attimi più importanti della mia vita, prima di perdere per sempre questa debole coscienza umana che si sta spegnendo sempre più…

Ricordare di te, mamma…quanto mi manchi. Se tu non te ne fossi mai andata, la mia vita sarebbe stata certamente diversa. Diversa e felice, una vita in cui tu saresti esistita ancora. Ma purtroppo, il destino con me…con noi…è stato crudele.

Vorrei tornare all’infanzia felice che mi hai donato. In quella grande casa di legno nel bosco, circondati dalla natura. Luogo di gioia, ma anche il luogo dove tutto il mio patire ebbe inizio…

PARTE I

Era una bellissima serata d’autunno. Il sole era calato da un po’ ormai, e in cielo cominciavano a vedersi i primi bagliori della luna.

Jin aveva 10 anni.

Era nella casa di legno dell’isola di Yakushima, dove viveva con la madre, nell’elegante dojo con le pareti decorate e il morbido tatami, e si stavamo allenando. La madre aveva detto di averlo fatto costruire, insieme a tutta la casa, quando scoprì di essere incinta di lui. Lei era molto brava nelle arti marziali, era una professionista. Raccontava spesso a Jin dei vari tornei ai quali aveva partecipato, in particolar modo di uno:

Il Torneo Del Pugno Di Ferro…il Tekken. La più importante competizione di lotta al mondo.

<< Mamma…sono a pezzi! >> disse il piccolo Jin, interrompendo l’allenamento. Era esausto, sentiva il kimono appiccicarsi fastidiosamente alla pelle sudaticcia, e i capelli nerissimi e corti pregni di sudore. Non si stavano allenando da nemmeno un’ora, ma dopotutto era ancora troppo giovane nonostante, sia chiaro, l’ottimo allenamento di Jun, sua madre.

Si accasciò sul tatami. La madre le si avvicinò, e anche lei si assettò al suo fianco, senza mostrare il minimo segno di stanchezza.

<< Riposati pure, Jin. Oggi ci siamo allenati abbastanza! >> disse lei facendo un bellissimo sorriso, scostando i capelli corvini e lucenti, lunghi fino alle spalle e decorati con un nastro bianco.

<< Mamma, credi che stia migliorando? >> disse lui, mentre si alzavano diretti verso la cucina.

<< Ma certo, Jin, diventi ogni giorno più bravo! >>

<< Anche più di te…? >>

<< Uhm…adesso stai esagerando, tesoro mio!!! >> rispose lei, dandogli un pizzicotto giocoso sulla guancia. Jin si toccò la gota dolorante, arrossendo, e disse con severità:

<< Insomma, mamma! Lo sai che mi da fastidio quando fai così…sono grande, ormai! >>

<< Certo! Un adulto di dieci anni…! >> disse lei facendo una giocosa linguaccia.

Il piccolo ricambiò il gesto, e in men che non si dica entrambi scoppiarono a ridere a crepapelle!

Giunti in cucina, la mamma prese una caraffa di succo di frutta, e la mise sul tavolo insieme a tre bicchieri. Jin guardò curioso…perché erano tre?

<< Perchè tre bicchieri? Siamo in due! >>

<< Lo so, non sono ancora diventata rimbambita, sai…? Ne ho messi tre perché tra un po’ dovrebbe arrivare… >>

“Ding, Dong” , il suono del campanello interruppe Jun, che si avviò ad attraversare il corridoio che conduceva alla porta d’ingresso.

Mentre il piccolo attendeva in cucina, riuscì a Sentirla salutare l’ospite, che aveva una voce molto familiare a Jin.

La voce della madre e dell’uomo si avvicinarono sempre di più. bastò un’occhiata: i suoi inconfondibili capelli lunghi raccolti in una coda, il solito look da sbirro trasandato e il volto simpatico. Era Lei Wulong, agente di polizia cinese.

Era stato un collega della madre, quando lei lavorava ancora nella polizia, molto prima della sua

nascita. Era passato un bel po’ dall’ultima volta che l’aveva visto, non si aspettava minimamente quella visita così improvvisa.

<< Ciao Jin! Come stai? >> disse il cinese, salutando il bambino con un gran sorriso.

<< Lei!! Da quanto tempo! >> strepitò Jin, correndogli incontro.

Gli piaceva, Lei. Era sempre stata una brava persona, inoltre lo trovava perfetto per la madre…

Lei si assettò al tavolo, mentre Jun gli versò il succo di frutta nel bicchiere:

<< Allora, Lei…come va il lavoro? >>

<< Non bene, Jun… >> rispose lui, ingurgitando il succo << …è un periodo difficile per la polizia questo. Anzi, non solo la polizia. Persino i servizi segreti stanno indagando! >>

Jun si assettò anche lei al tavolo:

<< Ti riferisci…a quello che penso io? E per quello che vuoi parlarmi, vero?>> chiese nervosa all’amico, che annuì. Jin notò una strana espressione nei suoi occhi. Conosceva bene ogni cosa di sua madre, e quando aveva quello sguardo significava che c’era sicuramente qualcosa che non andava per il verso giusto.

Poi, improvvisamente, lei si voltò verso di lui

<< Jin, scusami, potresti lasciarci soli per un po’? >>

<< Eh? Perché? >>domandò offeso Jin. Non voleva essere messo in disparte di una conversazione tanto importante…!

<< Jin…per favore, non è il momento di discutere questo! >> disse lei, puntando il dito fuori dalla cucina. Jin si alzò sbuffando, e si diresse verso il corridoio, richiudendo la porta.

Stava per andare in camera sua, ma…la curiosità era forte. Si giròi, e guardò a guardare la porta chiusa alle proprie spalle. Doveva sapere…

Camminando sulle punte si avvicinò e appoggiò l’orecchio sulla soglia, in modo da poter ascoltare ogni minimo bisbiglio dell’altra stanza.

<< Su parla… chi ha fatto fuori, questa volta…? >>domandò la madre a Lei.

Chi ha fatto fuori questa volta…chi? Si domandò Jin

<< L’ultima vittima è… Wang Jinrei. E’ scomparso una settimana fa…ricordi di lui, vero? >>

<< Certamente…era un anziano cinese che praticava lo Shin-Irokugoken. E anche lui come gli altri… >>

<< …Aveva partecipato al Tekken. Già… >> concluse infine Lei.

Il loro discorso non fece altro che allarmare Jin ancora di più. Il ragazzo attaccò ancora di più l’orecchio alla porta, non doveva tralasciare nemmeno la più piccola parte del discorso.

<< Quindi, Jun, ti prego…devi assolutamente abbandonare questa casa sperduta e andare in un posto sicuro! >>

<< Lei…questa è la mia casa…io sono una guardaboschi adesso. Non posso lasciare questo luogo. Io…! >>

SBAM! La mano di Lei aveva picchiato violentemente il tavolo. Jin rimase a guardare la scena attraverso il buco della serratura: sua madre era rimasta impietrita dallo scatto d’ira del cinese.

<< TI PREGO, JUN! Come puoi rifiutarti ? Pensa a tuo figlio…!!! >> continuò lui.

<< Io…certo che ci penso a mio figlio! Non permetterei mai che gli accadesse qualcosa! >> disse poi lei, alzandosi velocemente dalla sedia e poggiando le mani sul tavolo.

<< Allora, Jun, ti prego…devi partire il più in fretta possibile lontano da qui. Vai in un posto sicuro…una grande città! Un luogo in cui tu e tuo figlio non possiate mai restare soli! >>

Jun cominciò a fissare il pavimento con aria malinconica.

<< Io però…non voglio scappare. >> disse, con voce tremante << Quel mostro…ha rapito la mia cara amica Micelle! E Paul, Marshall Law, e molti altri partecipanti al torneo miei amici! E non so nemmeno se siano ancora vivi! Devo sconfiggerlo! Non possiamo lasciarlo continuare! Prima o poi, riuscirà comunque a trovarci…! Io resto. Jin lo affiderò a qualcuno per un po’…! Non ho scelta! >>

<< Ti sbagli, Jun! Ci sono ancora molti altri combattenti che in questo momento sono al sicuro. E anche tu devi fare come loro, e, come anche io, ho intenzione di fare! >>

I due rimasero in silenzio, senza guardarsi minimamente. Lei Wulong aveva davvero un’espressione triste. Poi, lentamente, allungò la sua mano sopra quella di mia madre. Il cuore di Jin cominciò a battere forte…

<< Non voglio che ti accada qualcosa. Lo sai bene…io potrei renderti felice. E anche tuo figlio, potrebbe essere felice…ti prego! Vieni via con me! >>

<< Lei…io…! >>

Jin non poteva fare a meno di vedere il poliziotto avvicinare lentamente il volto verso quello della madre. Per quanto quel momento lo avesse tanto atteso, stranamente cominciava a sentire una profonda rabbia ribollirgli dentro…

Ma prima che lui toccasse il viso della donna, lei si voltò intimidita.

<< Scusami. Io…non provo quello che provi tu. Non sono ancora riuscita a dimenticarmi di lui. Mi spiace. >>

Lei si allontanò imbarazzato, e silenzioso. Poi disse:

<< Jun...prima o poi, dovrai dimenticarlo se vuoi avere una vita felice. Devi cancellare il passato. E’ per il tuo bene! >>

<< Kazuya non è semplicemente parte del mio passato. E’ il padre di mio figlio. Ed è l’unico uomo che abbia davvero amato. E continuerò a farlo nel presente come nel futuro.>>

Wulong distolse lo sguardo da Jun. Il piccolo Jin riusciva a vedere la sua mano destra stringersi in un pugno di sconforto. Poi disse:

<< Almeno, promettimi che te ne andrai. >>

<< Te lo prometto. Partirò all’alba con Jin…>>

<< Bene. Chiamami quando sarai sbarcata dall’isola. >>

<< Lo farò. >>

<< Bene. Direi che ci siamo detti tutto…a presto, Jun. Stà attenta, mi raccomando! >>

<< Anche tu sei in pericolo. Cerca di stare attento più a te stesso piuttosto di preoccuparti per una sciocca come me…>> disse poi lei accennando un sorriso.

Lei ricambiò il sorriso << Non sei affatto sciocca! >> e con un cenno di saluto si avviò ad uscire dalla casa.

fine parte 1.

  
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