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Autore: argentmist    20/09/2011    3 recensioni
Estate a Villa Varia. Lussuria e Bel seminano caos e distruzione tra anatre cannibali, cucine esplosive e gente che si ritrova a sua insaputa a indossare vesti dalla dubbia natura.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Belphagor, Lussuria, Superbi Squalo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Villa Varia’s

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Villa Varia -Italia - un’ afosa giornata estiva

Tutti sapevano che era meglio tenersi alla larga dalla squadra di assassini scelti della famiglia Vongola, anche se qualche incauto sventurato che tenta di sfidare la sorte c’è sempre.
Ma quello che nessuno sapeva,o si immaginava, che se lasciati a riposo potevano diventare un pericolo pubblico peggiore del solito e quel giorno uno di loro ne avrebbe subito le conseguenze.


Villa Varia era stranamente tranquilla quel giorno.
Non si sentivano, come solitamente accade, le indignate urla da soprano di uno spadaccino usato impropriamente come bersaglio per il lancio del bicchiere, né le inquietanti risatine di un principe fissato con i suoi coltelli e gli spargimenti di sangue.
Conoscendo gli inquilini, quel silenzio aveva un che di preoccupante, ma la spiegazione era molto più semplice di quel che si poteva pensare e non comprendeva nessun tragico scenario. Molto semplicemente, anche i migliori combattenti non possono fare nulla contro la calura estiva…o meglio, quasi tutti.
Infatti, nonostante tutto, c’era qualcuno che aveva la forza e la voglia di architettare loschi piani a danno dei propri compagni. D’altronde bisognerà pur trovare un modo per far passare il tempo, come ad esempio fare ikebana, far esplodere accidentalmente la cucina per aver mischiato sostanze adatte più a un laboratorio chimico che alla zona cottura, darsi all’allevamento di anatre cannibali…
Ma stiamo divagando.
Tornando ai nostri complottatori, che altri non sono che Lussuria e Bel, avevano appena deciso l’identità della loro nuova vittima.
L’anno precedente era toccato a Levi, con il “piccolo” incidente della cucina, anche se in teoria l’intenzione era quella di eliminare gli orrendi mustacchi di Levi (ma che invece sopravvissero) e non era previsto che saltasse in aria tutta la stanza. Cosa che era costata innumerevoli insulti e altrettanti colpi di pistola da parte del boss che li aveva poi costretti tutti a ricostruire la cucina.
Da quell’esperienza trassero due conclusioni: la prima, i mustacchi di Levi sono a prova di esplosione chimica e molto probabilmente anche nucleare, e la seconda, se volevano conservare la pellaccia era meglio non  giocare più ai piccoli chimici.
Per questo avevano deciso di tenere , per cosi dire, un “ basso profilo” e il ruolo della vittima quest’anno sarebbe toccato a Squalo.

Il compagno in questione, del tutto ignaro di quello che gli sarebbe capitato, si stava occupando della manutenzione della sua spada nella tranquillità del piccolo dojo della villa, quando venne colto alla sprovvista da un colpo ben assestato alla nuca che lo fece crollare sul pavimento in legno.
L’ultima cosa che vide prima di perdere i sensi furono i ghigni poco raccomandabili di Lussuria e Bel.

Caricatosi in spalla lo spadaccino svenuto –si, tramortirlo era parte essenziale del piano – i due si diressero verso la stanza di Lussuria dove si trovava tutto il necessario. Tra l’altro l’ingrato compito di trasportare quel peso morto che rispondeva al nome di Squalo – e i cui capelli al momento stavano ramazzando il pavimento, che ne aveva decisamente bisogno – era toccato a Lussuria dopo che Bel si era rifiutato sostenendo che “ i principi non fanno i facchini“.
Dopo aver attraversato il giardino che collegava il dojo alla villa, notarono con sollievo che l’albino non dava segni di ripresa, cosa che, se fosse successa prima del dovuto, avrebbe decretato la loro dipartita. Squalo li avrebbe senza dubbio ammazzati, non importa se al momento fosse disarmato: un modo lo avrebbe trovato di certo. Sempre se prima fossero sopravvissuti all’onda d’urto provocata dalle sue fin  troppo dotate corde vocali. Di sicuro, se non avesse intrapeso la via della spada avrebbe sfondato nel mondo della musica lirica.
Ad un certo punto Bel avvistò Fran dall’altra parte del salone che stavano attraversando e per richiamare la sua attenzione gli lanciò contro un paio di coltelli accompagnati da un’
ordine invito: “Vieni Rana! Ci sarà da divertirsi ushishishi~! “

***

Squalo si risvegliò annaspando.
Qualcuno gli aveva gettato addosso dell’acqua con l’intenzione di svegliarlo anche se la quantità usata faceva pensare più a un tentato omicidio per annegamento.
Ebbe solo il tempo di accorgersi che non si trovava più seduto sul pavimento in legno del dojo ma sdraiato su una superficie molto morbida, con tutta probabilità un letto, quando venne investito da una brusca domanda ma dalla voce familiare: ”Che diavolo ci fai nella mia stanza, per di più conciato in quella maniera?” a cui seguirono, entrando nel suo campo visivo, un paio di occhi rossi altrettanto familiari.
Ancora mezzo tramortito per la botta alla testa , si alzò a sedere ascoltando solo la metà di quello che il boss andava dicendo e gli borbottò in risposta un “me lo chiedo anch’io”anche se non capiva cosa non andasse bene nella sua solita divisa.
All’improvviso si ricordò chi l’aveva tramortito e che, molto probabilmente, lo aveva scaricato li chissà per quale assurdo motivo.
Si alzò di scattò dal letto urlando rabbioso e con l’intenzione di marciare fuori dalla stanza in cerca di vendetta, quindi non si accorse subito di quello che stava realmente indossando.
Ma quando sentì il freddo del pavimento in marmo sotto i piedi nudi – nudi? quei disgraziati gli avevano pure fregato gli stivali! –  fu costretto ad abbassare lo sguardo e constatare che quello che stava indossando non era decisamente la sua solita divisa.
“ VOOOOOI! Ma io quei due li ammazzooo!”
I due in questione dopo averlo tramortito, avevano fatto sparire i suoi abiti per sostituirli con un kimono di foggia indubbiamente femminile, blu scuro mentre l’obi legato in vita era di un verde sgargiante.
Ma non era finita qui.
Evidentemente non ancora soddisfatti, i nostri due stilisti mancati gli avevano raccolto i capelli in una lunga treccia legata con un nastro in tinta col kimono.
Se prima reclamava “solo” vendetta, adesso era passato alla triade massacri-sangue-e-distruzione, e, con l’intenzione di mettere in atto i suoi propositi omicidi, si avviò spedito verso la porta…che non raggiunse mai perchè dopo pochi passi venne bloccato da qualcosa che tirava a livello della nuca.
Era Xansus che dopo aver afferrato l’estremità della treccia, la tirava verso di sé come se fosse una fune costringendo cosi il suo sottoposto a seguirne il movimento ed arretrare, se non voleva rimetterci lo scalpo.
Quando l’intera lunghezza della treccia fu arrotolata intorno alla sua mano e la sua schiena gli aderiva quasi al petto, diede un leggero strattone alla base dei capelli – come per avere una presa più salda –  e si abbassò a mormorargli all’orecchio: “ Credi che ti lascerò andare in giro vestito cosi, sotto gli occhi di tutti gli altri?” Dopo di ché con la mano rimasta libera gli afferrò il mento facendo così voltare il viso verso di lui e come un predatore, si avventò sulle sue labbra e dopo avergli liberato i capelli, scostò un lembo del kimono suggendo e marchiando quella pelle nivea che man mano veniva alla luce.

***

I nostri complottatori, che fino a quel momento avevano origliato dietro la porta per udire le reazioni al loro malefico piano, rimasero di sale – e anche Fran per una volta diede segno di essere in possesso di muscoli facciali che consentivano espressioni diverse dal suo solito atteggiamento apatico – quando le urla di rabbia si trasformarono in urla di tutt’altro genere. Si allontanarono, sperando che il loro compagno avrebbe dimenticato i suoi propositi omicidi nei loro confronti visto che al momento era alquanto impegnato in ben altre attività, e lo sarebbe stato per molto, molto tempo.




  
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