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Autore: mieledarancio    21/09/2011    9 recensioni
«Sai qual è la verità, Near? Che tu sei il pidocchio più orripilante che abbia mai visto e che se soltanto non avessi questa fottuta febbre ti avrei già preso a schiaffi come faccio sempre! Il tuo comportamento mi dà ai nervi!», gli urlo in faccia, sperando di ricevere da lui una reazione sincera.
Lui mi scruta, stranamente attento.
Abbasso lo sguardo, troppo codardo per guardarlo in quei suoi occhi vuoti ed ammettere che ogni volta che vi scorgo dentro anche la più piccola emozione il mio stomaco si contrae in una morsa dolorosa.
Rafforzo la stretta sulle sue spalle e lo spingo con più forza contro il muro.
«Tu mi... mi fai letteralmente impazzire.»
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Senza emozioni, il tempo è solo un orologio che fa tic-tac".
(Equilibrium)









Prologo
- Nothing -









Un fantoccio bianco e senza vita che come un fantasma passa le sue giornate nella sala comune della Wammy's House, seduto nella sua solita posizione - la schiena ricurva in avanti, una gamba piegata contro il petto, l'altra abbandonata lungo il corpo -, troppo impegnato a completare uno stupido puzzle bianco per ricordarsi di vivere. Il viso inespressivo, gli occhi vuoti.
Near.
Un inutile pidocchio.
Più precisamente, il pidocchio migliore di tutto l'orfanotrofio: i suoi voti sono sempre eccellenti e il primo posto è perennemente occupato dal suo nome.
Io chi sono, invece? Il numero che lo segue. Un fottutissimo numero due.
Non importa quanto ostinatamente provi a superarlo: Near rimane sempre il numero uno; il più intelligente; il migliore; il futuro successore di L.
Bastardo...

«Ehi, Mello!». La voce di Matt distoglie la mia mente da questi pensieri irritanti.

Sbattendo più volte le palpebre, cerco di concentrare la mia attenzione su di lui e di lasciar perdere per un istante soltanto il mio rivale, che come ogni giorno è intento a giocare sul pavimento della sala comune con i suoi orrendi pupazzetti. Quasi con rabbia, mordo la tavoletta di cioccolato che stringo fra le mani e ne stacco un pezzo più grande del solito. Non voglio ammettere nemmeno a me stesso di essermi incantato per la millesima volta a guardare quel pidocchio. Il mio odio per lui mi induce a scrutarlo, a studiare ogni sua singola mossa, nonostante le conosca a memoria. Voglio cercare di capire se lui riesce a percepire i miei sentimenti. Sono sicuro che può, anche da questa distanza. Near sente i miei occhi su di sé, ma non reagisce in alcun modo.
Questo mi fa imbestialire.

«Stai ancora guardando Near?!», sbotta Matt sconvolto. «Amico, quando la smetterai di farti rovinare la giornata da quel tipo?».

Mai.
Near è il mio rivale. Non posso smettere di pensare a lui e ad un modo per superarlo. La sua sola presenza, la sua sola vista, il suo solo... odore mi nausea. Non lo sopporto, dannazione! Lui non può vincere!

«Hai ragione. Non ne vale la pena», mormoro con difficoltà.

Nascondere la verità a Matt è sempre difficile per me: lui è l'unico che considero amico, qui dentro. Non importa quante persone io abbia attorno, non importa se la mia popolarità mi ha permesso di avere a che fare con ragazzi che cercano continuamente di soddisfare ogni mio desiderio... Matt rimane l'unico degno della mia stima. Perché lui è la sola persona che si sia mai interessata veramente a me. Non perché sono il secondo della classifica, non perché sono popolare... Semplicemente perché sono io.
Ma ciò che riguarda Near non lo posso raccontare neppure a lui. È un sentimento particolare, un odio troppo profondo per essere espresso a parole. È una cosa mia.

Abbozzando un sorriso sbilenco, con i denti stacco un altro pezzo dalla mia cioccolata. «Programmi per oggi?», gli domando con la bocca piena.

Matt sembra felice di avere finalmente tutta la mia attenzione su di sé e non la smette neppure per un secondo di agitarsi sul posto. «Potremmo giocare a qualche videogame!», esclama con gioia. «Oppure fare una partita di calcio!».

In pochi secondi mi rendo conto di non averlo ascoltato neppure per un istante: il mio sguardo è di nuovo fisso su Near. Lo considero un essere ripugnante, eppure non posso far a meno di guardalo. Vorrei tanto capire il perché...
Lui continua a fare il suo puzzle, ignorando tutto e tutti. Il più delle volte mi viene da pensare che tenda ad estraniarsi in un mondo tutto suo - un mondo orribile, ovviamente -; non trovo altra spiegazione al suo comportamento. Non è possibile che un essere umano non provi alcuna emozione.
Da parte mia, non comprendo neppure il mio desiderio di ottenere una sua reazione. Forse lo faccio perché sono stufo di essere l'unico che si rode il fegato a causa sua. Per una volta soltanto, vorrei essere io quello che gode nel vederlo soffrire. Sono sicuro che lui lo fa sempre quando sono io ad infuriarmi.
Non avrò pace finché non sarò riuscito nel mio intento.

«E se invece ci divertissimo un po' con il pidocchio?». La mia voce si è fatta improvvisamente strana: c'è quasi una nota di malignità in essa. E in effetti è così.

Un ghigno si disegna sulle mie labbra e il sorriso di Matt scompare dal suo viso. Quando mi comporto così, sa che cercare di farmi cambiare idea è inutile. Sa che, quando il mio corpo freme per far del male a Near, è meglio non irritarmi con proposte del tutto diverse.

«Se è quello che vuoi...».

Sì, è esattamente quello che voglio. Oggi ho bisogno di sfogarmi su di lui.
Volto il capo e rivolgo nuovamente lo sguardo a quel pidocchio, l'espressione compiaciuta ancora presente sul mio viso. Lui è lì, tutto solo e indifeso, e non sa cosa lo attende. Mi viene quasi da ridere.

«Matt...».

Lui mi osserva, già consapevole di ciò che sto per dire.

«Raduna i ragazzi».









Nascosto dietro l'angolo insieme ai ragazzi, mi sento tutto un fremito. Questa è la sensazione che provo ogni volta che sto per pestare Near: un brivido mi attraversa la spina dorsale, il mio stomaco comincia a fare le capriole e gli angoli della mia bocca sono perennemente rivolti verso l'alto in un ghigno malefico.
Picchiarlo mi fa sentire... vivo.
Ad un tratto, da lontano riesco a sentire dei passi leggeri e in parte incerti: il pidocchio deve avere le gambe addormentate, dopo essere stato per ore seduto in quel modo assurdo. So per certo che è lui, perché quel suono potrei riconoscerlo anche ad un miglio di distanza.

«Mello, è il momento?», mi domanda Bruce, forse il ragazzo più violento del mio gruppo.

«Non ancora».

Devo aspettare che sia più vicino. Questa volta voglio vedere la sorpresa nei suoi occhi. Voglio vedere la paura. Voglio assaporare il gusto della vittoria.
Near si fa sempre più vicino e il mio cuore batte come un tamburo contro il petto, quasi volesse creare un buco e uscire. Devo controllarmi. Devo essere lucido.
Matt è al mio fianco, Bruce, Hugo, Rik e Gabe invece sono alle mie spalle e attendono il segnale per uscire allo scoperto e saltare addosso alla preda.

«Mello?», mi chiama Matt, ma io non lo ascolto.

So che a lui questo gioco non piace. Il più delle volte rimane semplicemente fermo a guardare, l'espressione del volto contrariata; proprio non riesce a comprendere il mio divertimento. Da parte mia, non lo obbligo a far nulla. È libero di scegliere.
Proprio quando Near sta per raggiungere il nostro nascondiglio, prendo una decisione: questa volta anch'io voglio semplicemente guardare. Voglio godermi lo spettacolo. Lascerò fare il lavoro sporco agli altri, ma avrò comunque ciò che voglio: la sofferenza del pidocchio.
Ed ecco che arriva il momento.

«È tutto vostro, ragazzi», mormoro con un ghigno malvagio dipinto sul volto.

Near volta l'angolo e potrei giurare di aver visto per una frazione di secondo i suoi occhi allargarsi leggermente, prima di tornare i soliti inespressivi di sempre. I miei compagni scattano in avanti, uscendo allo scoperto; Rik e Gabe lo afferrano per le braccia, bloccandolo, Bruce e Hugo gli si posizionano alle spalle. Il pidocchio non dà segno di essere spaventato, ma neppure sorpreso.
Come diavolo è possibile?! Lo odio, maledizione! Lo odio! Perché non reagisce?! Perché non prova a scappare, a difendersi a... fare qualcosa?! Qualsiasi cosa! Scommetto che aveva già previsto questo agguato, ma non ha comunque fatto niente per evitarlo; ed anche ora che ci è finito in mezzo è completamente indifferente. I suoi occhi sono vuoti, il respiro è lento e tranquillo, il corpo rilassato.
Non capisco.
Mi avvicino a lui, scrutando il suo viso in silenzio. Lo studio attentamente, ma non vedo traccia di quell'emozione che speravo di trovare. Avvicino il mio volto al suo, digrignando i denti.

«Sai cosa sta per succederti, vero?», gli chiedo minaccioso.

Lui lentamente annuisce, come se fosse la cosa più naturale del mondo. «Fai pure», mormora apatico.

Dischiudo appena le labbra, basito. Non è umano.
I ragazzi aspettano il mio segnale per cominciare il lavoro, ma ancora non riesco a darglielo. Sono sconvolto.

«Va sempre a finire così, Mello», borbotta Matt alle mie spalle. «Non dirmi che non te l'eri aspettato. Ormai dovresti aver imparato».

Ha capito ciò che provo, ha capito la mia rabbia.
Dannazione, sì! Sapevo che sarebbe finita così anche questa volta, ma ho voluto comunque tentare, nella speranza che fosse diverso! La verità è che sono veramente stupido: non so quante volte questa scena si sia ripetuta, ma per mesi ho continuato a perseverare e a portare avanti questa cosa; spero sempre che Near reagisca e che il mio desiderio di vendetta si realizzi, ma non succede mai. Eppure continuo a provarci... Perché? Forse perché non riesco ancora a concepire il fatto che quel pidocchio sia così... vuoto?
Potrei fermarmi, arrivato a questo punto, tanto non avrei alcuna soddisfazione.

«Allora, Mello?», mi chiede Bruce, eccitato. Lui è sempre quello che non vede l'ora di agire.

Ma no... Non mi fermerò. Se sono destinato a sbagliare ogni volta, allora tanto vale sbagliare fino in fondo.
Distolgo lo sguardo e mi allontano.

«Procedete».

Il sospiro sconsolato di Matt, l'urlo di vittoria dei miei compagni, nessuna reazione da parte di Near. Ecco come finisce sempre la storia.
Il suono dei pugni e dei calci rimbomba per gran parte del corridoio a quest'ora deserto. Il pidocchio incassa i colpi silenziosamente e non un suono esce dalla sua bocca; si limita soltanto a stringere i denti e le palpebre; si limita a sanguinare e ad accettare i lividi sul suo corpo; si limita ad accasciarsi e a venire sorretto forzatamente dalle braccia di Rik e Gabe.
Io assisto alla scena, in silenzio. Matt, ad un certo punto, distoglie lo sguardo.
In teoria, dovrei provare pietà per quel fantoccio bianco che dopo poco viene lasciato cadere a terra stremato. In pratica, non ne provo affatto.
Per me, Near, non è niente.

































NdA: Salve a tutti! Sono emozionata se penso che questa è la prima long Mello/Near che scrivo e pubblico qui su EFP. Amo questa coppia e nelle ultime settimane non ho fatto altro che cercare e leggere fan fiction che la riguardassero. Sono fissata. Dopo "A red scarf around us" dovevo scrivere una long! Chissà se riuscirò a tirare fuori qualcosa di vagamente decente...
Allora... Che dire di questo prologo? Siamo soltanto all'inizio e, sì, non è proprio dei migliori... Però non si può avere tutto subito, no?
I prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi e più ricchi di dettagli. Descriverò meglio anche i singoli componenti del gruppo di Mello e darò molto più spazio a Near, che, poverino, in questo prologo le ha soltanto prese. ^^''
È sempre gradito un piccolo giudizio, positivo o negativo che sia.
Alla prossima!
   
 
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